scritto da francesca il 17 03 2024
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Oggi scrivo dell'amicizia, di un qualcosa di molto importante, di un qualcosa che dovrebbe essere naturale e semplice.

Scrivo dell'amicizia, quella senza egoismo, senza ipocrisia. Di un grande rispetto, dell'essere inteso come persona.

Scrivo dell'amicizia, di un percorso che illumina e rincuora.

L'amicizia è sentirsi completi, è sentirsi a casa, è sentirsi pieni di gioia, è la paura di perdere l'unica cosa che dona vita al tuo respiro.

Ecco cos'è l'amicizia, non mette toppe, non solca il viso con lacrime amare, non spezza le ali, non accoltella con il tradimento, non dona frustrazione ma serenità.

L'amicizia non sono bei discorsi basati sulla superficialità del sentirsi superiori e onnipotenti che oltrepassano ogni confine nelle bassezze più remote, dove il quotidiano si trasforma in abitudine, in una routin accomodante che nulla a che fare con il verbo amicizia..

Questa è l'amicizia, un qualcosa che rimane nella pelle. un fiore che va coltivato, difeso, curato.

Carissimi amici di "Incontriamoci" basta con i mugugni, con i musi lunghi, viva l'amicizia, una cosa da non perdere mai.

Buona giornata buon tutto.

Gugli

scritto da francesca il 10 03 2024
                        L’autobus era in ritardo, come sempre. Ormai sapevo di dover passare, prima di entrare in classe, dal Preside a giustificarmi ascoltando, per l’ennesima volta, il logoro sermone sul disdicevole comportamento di una studentessa che spesso è in ritardo (frequentavo una scuola femminile).           Ma il mio pensiero era tutt’altro.           Lui si era staccato dalla compagnia e veniva verso di me.           Davanti a tutti, a bruciapelo sui miei occhi abbassati per nascondere un evidente tremore partorito da un’intensa emozione, mi dice: “Visto che siamo in ritardo, noi abbiamo deciso di “bigiare”, vieni con noi?” (ndr bigiare in milanese = tagliare scuola).           Nella mia mente i pensieri si agitano come uno tsunami e perdono quella parvenza di ordine che fatico ad ottenere. Vorrei rispondere un “SI” roboante ma invece: “Nnnon sso..ffforse è meglio se vado a scuola, i miei genitori non sarebbero d’accordo”.           E così è stato. Anche questa volta la mia timidezza aveva avuto la meglio.           Avevo 15 anni, frequentavo il primo anno di superiori. Lui era “grande”, di anni ne aveva 17 ed era al terzo anno di ragioneria, nella Milano della mia gioventù.           Mi sono innamorata di quel ragazzo biondo, brillante, spiritoso, intelligente, bello come un dio greco. Ovvio che avesse solo pregi, no?           Ma il nostro era un amore platonico, credo più da parte mia, forse lui mi considerava ancora troppo piccola. Ed io sognavo, sognavo e gli scrivevo fiumi di lettere che, immancabilmente non gli mandavo.           Poi, scelte e compagnie differenti ci hanno allontanato e fatti perdere di vista.           Ma il destino a volte si diverte. Dopo aver allontanato, sposta le pedine e gioca, da mascalzone,  a riunire.           Ricevo un invito da una mia amica per trascorrere il Capodanno a casa (cantina) di amici suoi.           Dopo aver pregato in ginocchio i miei genitori di lasciarmi andare (avevo solo 17 anni..!!) accompagnata, oltre che dalla mia amica che aveva un anno più di me, da mia sorella che di anni ne aveva ben 19, supplico la mamma di adattarmi un vestito per l’occasione. Il tempo era poco ma la notte di quel Capodanno non la dimenticherò, mi sentivo come Cenerentola.           Un tubino in taffetà viola con poche paillettes sparse a donare all’insieme un che di ottimo e raffinato risultato e un paio di scarpette di vernice nera, come l’ultima moda del momento richiedeva, mi hanno fatto volare sulla più alta nuvoletta che danzava nel cielo stellato, con la convinzione di essere la donna più fortunata del mondo.           E quella convinzione è diventata certezza quando, entrando in quella casa, ho visto chi era il figlio del proprietario: LUI, il bel ragazzo biondo, intelligente, ecc….ecc.. di cui ero ancora, a mia insaputa, innamorata.           Mi chiese di ballare al primo pezzo musicale che usciva dal giradischi e non smettemmo per tutta la notte. Il resto è stato una conseguenza stupenda.           Furono tre anni di sogno, di felicità, di attimi unici e irripetibili vissuti all’unisono.           Ma furono anche giorni di conflitti, di angosce, di scontri da cui scaturivano scintille accese per orgoglio e amor proprio creduti violati. Anni in cui la nostra maturità si formava sul fragile terreno dell’inadeguatezza, della confusione che generava impulsi difficili da frenare.           E il tempo ha fatto il suo corso senza aver pietà di noi, del nostro sentimento, senza fermarsi ad aspettare la nostra maturità. Ma l’orgoglio in Amore, si sa, pone limiti e fa tanti danni.           Quattro anni dopo.           Fuori dalla Chiesa, l’auto percorreva adagio la strada. Chissà perché l’autista aveva scelto di transitare proprio da quella via. Il ragazzo era fermo in mezzo alla strada. Al nostro passaggio si sposta di lato.           Lo superiamo.           Mi volto.           I nostri sguardi si incrociano. Per l’ultima volta.           Era il mio primo amore.           Non l’ho mai più rivisto.           Chissà cosa sarebbe stato se non fosse andata così.                      Francesca  
scritto da francesca il 1 03 2024

Di mia abitudine al mattino mi alzo presto per tenermi attivo,  esco di casa, svolgo le piccole faccende in casa.

Una passeggiata nel quartiere, abito in un quartiere storico della citta il "Pignone" che confina con un altro quartiere storico che è "San Frediano" con la sua porta e le mura trecentesche che dividono i due quartieri.

Passeggiando faccio la spesa nel vicino supermercato e nelle botteghe del quartiere, dopo aver fatto la spesa frequento un circolo "La Rondinella del torrino" vicino casa. E' un luogo di aggregazione ideale e per questo è molto frequentato dagli over 75, che con amici si scambiano chiacchiere soffermandosi per qualche ora.

Il luogo è bellissimo con un panorama meraviglioso dove si vede L'Arno, il Lungarno con degli scorci fra i palazzi del Cupolone e il campanile di Giotto e Palazzo vecchio.

Sono posti importanti per l'estate che è stata molto calda dove l'anziano può trovare un momento di relax.

Questa è una piccola storia del mio mattino vi auguro una felice giornata con simpatia e affetto.

Gugli.

 
scritto da francesca il 23 02 2024
I furbetti in sala d'attesa: “Non posso aspettare, il mio tempo è prezioso” - La Civetta di Minerva
Nei piccoli paesi ci si conosce un po’ tutti. Ecco che, trovandoti nella saletta d’aspetto dell’ambulatorio del tuo dottore, è ovvio che oltre al saluto nascono brevi discussioni e commenti.
Una volta, si dice sempre così, una volta, il tuo medico di condotta, se non ti avesse riveduto da tempo, sarebbe passato da casa a sentire come stavi. Si sedeva, prendeva un caffè e all’occorrenza ti prescriveva le cure del caso. Oggi no. Devi prenotarti per una visita o per una ricetta. E così, mi sono seduto nell’unica sedia rimasta libera consapevole che avrei passato la mattinata ad aspettare. Anche se facevo finta di leggere il giornale, ascoltavo i dialoghi dei presenti. Inoltre, noi, abbiamo l’abitudine di “spezzare” i nomi: Ro’ equivale a Rosa o Rosalba. Grà – Grazia, Marì - Marisa o Marina, Lorè – Lorenzo ecc. Ecco che proprio Lorenzo si rivolge alla signora vicina: < Oh Rò, e come mai sei venuta dal dottore? Hai una faccia bianca e rossa, si vede bene che sei in salute! >
C’è un attimo di silenzio, tutti i presenti aspettano la risposta.
< Caro Lorè, l’apparenza spesso inganna. Stanotte non ho mai dormito dai dolori. Mi partono dal piede e salgono fino alle spalle. La mattina, sono distrutta.
Mio marito mi ha fatto anche un massaggio alla schiena con una pomata. Ma, po’, a te che t’importa?>
Lorenzo faceva meglio a stare zitto, anche perché tutte le altre donne hanno preso le difese della Rosa. Prima una poi l’altra: < E voi uomini la fate facile, delegate sempre le mogli.>
Ma Lorenzo, che conosco bene, non ci pensa nemmeno a stare zitto e torna alla carica, sempre rivolto a Rosalba:< Oh Rò; ma mi dici se la tua vicina di casa si è calmata o è sempre attiva col secondo lavoro?>
Ci fu un silenzio irreale, nessuna paziente intervenne, era facile capire di che secondo lavoro si trattasse. Rispose frettolosamente un uomo con un risolino malizioso sulle labbra: < Si! Ha smesso, con l’avanzare dell’età passano i bollori della gioventù. Ma poi, lo faceva per mantenere la famiglia, era rimasta vedova. Del resto, il bisogno aguzza l’ingegno.>
Ci fu un momento di brevi risposte collettive. Intanto la segretaria chiamava il numero di prenotazione e Lorenzo entrò nello studio del dottore. Le donne presenti si scagliarono tutte contro di lui anche con qualche insinuazione. La Marì non esitò a dire:
< Cornuto! Che guardi sua moglie che mette la minigonna come fosse una ragazzina. Sempre con le cosce all’aria.>
Arrivò anche il mio turno. Il dottore appena mi vide si mise a ridere. Mi conosceva bene e aveva capito che avevo registrato tutti i dialoghi. Si parlò di musica ed altro. La “visita” continuò al bar vicino.
Sarà bene concludere come nelle indagini pubblicate sui giornali: fatti e personaggi sono puramente casuali e nascono dalla fantasia dell’autore.
Giulio Salvatori