Sono un po’ lontani i ricordi di quando andavo costantemente a Napoli per lavoro. Si partiva da Roma la sera prima e si pernottava a Napoli in attesa del Consiglio di Amministrazione dell’indomani. Oppure si partiva di prima mattina, si faceva il Consiglio e si pernottava o si ritornava a Roma.
Ma se i ricordi di lavoro sono un po’ sbiaditi, sono nitidi quelli dei momenti in cui, colleghi romani e napoletani, stavamo insieme, per discutere, andare a passeggiare per la Riviera (un incanto, credetemi), andare a pranzo. E qui, fiere battaglie. Ad esempio: è più buona la pizza napoletana o romana? Ma lasciamo perdere il più buono, prendiamo il più giusto o il più genuino, ecc.
Insomma, quelle dispute non me le scorderò mai, anche perché alla fine lasciavano incomprensioni, malumori, per poco però.
Io ho avuto sempre una grande ammirazione per Napoli, grande capitale europea, con la prima nobiltà illuminata, con i primi rivoluzionari moderni, i primi martiri. E poi la natura: le isole, Posillipo. D’altra parte, la vera disputa, come spesso accade, non era fra napoletani e romani, che in fondo si rispettavano. La guerra si faceva fra napoletani e “chill’e fora”, i cafoni. Per esempio, in merito alla pastiera. La vera pastiera si fa a Napoli o a Salerno?
C’era un mio grande amico di origine salernitana, era nato a Torchiara, nel Cilento, che non sentiva ragioni. I napoletani avevano usurpato un merito che era e non poteva che essere della sua provincia: la vera pastiera si fa a Salerno.
I napoletani storcevano la bocca e sogghignavano: è un cafone, non capisce nulla.
All’ora del pranzo l’immancabile coinvolgimento del trattore: questa pastiera che ci porti è come si fa a Napoli o come si fa a Salerno?
La domanda la giro pari pari a Rosaria. Io quando andavo a Napoli la pastiera la mangiavo sempre e qualche volta la portavo a Roma. E, alla fine, non mi domandavo se avevo mangiato la versione napoletana o quella salernitana. Ma so che c’era polemica e che essa riguardava gli ingredienti ed i modi di cucinarla. E’ vero, non è vero? E’ importante, non importante? Per me, evviva la pastiera, ed evviva Napoli e Salerno!
Lorenzo.rm
Rosaria3.na risponde cercando di scavare tra i suoi ricordi per cercare di chiarire questa diatriba.
E’ vero, caro Lorenzo, esiste una pastiera napoletana fatta col grano e un’altra salernitana fatta col riso.
Io ricordo, quando ero ragazzina, che mia mamma, molto brava a preparare dolci e quindi anche la pastiera, diceva spesso che “chill ‘e fore” (quelli di fuori Napoli) facevano la pastiera col riso al posto del grano. Infatti spesso ne discuteva con mia nonna paterna nativa di Pompei (cittadina in provincia di Napoli, ma molto vicina al primo centro della provincia di Salerno): mia madre asseriva che la vera pastiera era quella col grano, mia nonna diceva quella col riso. (Anche la pastiera a volte ci si mette ad inasprire i rapporti tra suocera e nuora).
Penso che queste leggende contribuiscano a chiarire la diatriba:
La pastiera di riso salernitana
Comunque quella col riso, forse, e’ nata per far sì che potesse essere fatta anche in periodo non pasquale; infatti ricordo che allora, nella settimana precedente la pasqua, i negozi di alimentari si attrezzavano con grandi bacinelle di plastica che contenevano questa enorme quantità di grano venduto a peso, mentre oggi lo si vende tutto l’anno e confezionato in lattine o in vetro.
Quindi, concludendo, posso affermare che esistono due “filosofie di pensiero” sulla pastiera, ma comunque quella vera e più antica è senz’altro quella napoletana di grano, quella di riso è nata dopo in alternativa alla pastiera classica.
A riprova di quanto detto, dietro questo meraviglioso dolce napoletano, ci sono leggende, storie e racconti. Cosa di vero ci sia non è dato saperlo con certezza, ma ce ne sono due che, se permettete, vi narro. Una è scritta, ovviamente in napoletano, ma cercherò di tradurla quanto più fedelmente possibile e l’altra invece è già in italiano.
·A Napoli regnava Ferdinando II di Borbone che trascorreva il suo tempo saltellando (per indicare che era sempre di buon umore); al contrario, sua moglie, Maria Teresa d’Austria, era sempre corrucciata e non rideva mai, come se avesse dovuto superare tanti guai. Un bel giorno Amelia, la cameriera le disse: ”Maestà, questa è la pastiera. Piace a uomini, donne e bambini: uova, ricotta, grano e acqua di millefiori (o acqua di fiori d’arancio), impastate insieme con lo zucchero e la farina. La si può portare innanzi al Re e pure alla Regina.” Maria Teresa assunse il suo solito viso serio, ma, assaporando, diceva: ”E’ il Paradiso!” e le scappava pure un piccolo sorriso.
Allora il Re disse: ”E che diamine! Per farti ridere ci vuole la pastiera? Moglie mia, vieni qua, abbracciami! Questo dolce ti piace? E ora che lo so ordino al cuoco che, a partire da adesso, la faccia un po’ più spesso. Non solo a Pasqua, perchè così è un danno, altrimenti per farti ridere dovrà passare un altro anno!”
·La pastiera, forse, sia pure in forma rudimentale, accompagnò le feste pagane celebranti il ritorno della primavera, durante le quali le sacerdotesse di Cerere portavano in processione l’uovo, simbolo di vita. Per il grano o il farro, misto alla morbida crema di ricotta, potrebbe derivare dal pane di farro delle nozze romane. Nell’attuale versione, fu inventata probabilmente nella pace segreta di un dimenticato monastero napoletano, dove un’ignota suora volle che in quel dolce, simbologia della Resurrezione, si unisse alle uova, simbolo di vita, il grano tenero, bollito nel latte, a prova dei due regni della natura, la ricotta in augurio di fertilità per la pastorizia, le spezie in rappresentanza dei popoli lontani. E’ certo che le suore dell’antichissimo convento di S.Gregorio Armeno erano reputate maestre nella complessa manipolazione della pastiera, nel periodo pasquale ne confezionavano in gran numero per le mense delle dimore patrizie e della ricca borghesia.
La pastiera nella sua tradizionalità va confezionata con un certo anticipo, per consentire a tutti gli aromi, di cui è intrisa, di bene amalgamarsi in un unico ed inconfondibile sapore.
LA VERA PASTIERA E' QUELLA NAPOLETANA FATTA COL GRANO
Grazie, Lorenzo, di avermi dato l’opportunità di parlare ancora una volta di Napoli.
io sono della provincia di salerno e ricordo che mia mamma faceva sempre la pastiera di riso quella con il grano dopo ho saputo che si faceva anche con il grano comunque sono buone tutte e due
Per ribadire che l’origine è napoletana e si differenzia da quella salernitana dove puoi trovare a volte la crema e a volte addirittura il riso al posto del grano.
Ciao Rosaria
Maria Teresa d’Asburgo, “la regina che non sorride mai”, cos’ diceva suo marito Ferdinando II, un giorno cedette alle insistenze esercitate dal marito affinchè assaggiasse una fetta di un dolce napoletano che i servitori avevano appena portato in tavola. Si trattava di una profumata pastiera che fu oltremodo gradita, tanto che Ella, dopo averla gustata, sorrise compiaciuta. Pare che il re allora esclamasse: “Per far sorridere mia moglie c’è voluta la pastiera, ora dovremo aspettare la prossima Pasqua per vederla sorridere di nuovo”.
La pastiera ritenura, tra tutti i dolci, il più autentico di Napoli, è tipi ca delle festività pasquali e una volta si mangiava, per tradizione, esclusivamente in quel periodo. Sette sono gli ingredienti che la compongono: farina, ricotta, uova, grano bollito nel latte, acqua di rose e d’arancio (o “millefiori”), spezie , zucchero (a velo quello per guarnizioni).
Da: BORBONE & C. SpA – di Gianfranco Volpe
Neve, penso che tu abbia fatto la bava alla bocca, allora! L’hai assaggiata col pensiero, solo guardando la preparazione nel video. Ohhhh, mamma mia, allora dobbiamo rimediare!!!! E’ l’occasione buona x venirla ad assaggiare direttamente qui?
Grazie, Lorenzo, è vero che mi hai dato lo spunto, ma senza di esso, non avrei mai parlato della pastiera, non tanto per la ricetta (che ho dato x scontato e che non ho messo), ma per gli aneddoti che ruotano intorno ad essa. Quindi GRAZIEEEEEEEEEEEEEE
E poi comunque, va beh, facciamolo contento questo amico tuo, diciamo che è buona anche quella col riso, ma sssssssssss….. resti fra noi, quella col grano è + saporita!!!! ahahahaha
A ciascuno il suo. Cara Rosaria, sia ben chiaro, io ti ho dato solo lo spunto, l’occasione, ma sei tu l’autrice della splendida ricerca sulla pastiera. Napoli o Salerno, Salerno o Napoli? Rosaria, quella vera è napoletana ma come sapore? Non è buona anche quella di Salerno? Via, facciamo contento anche il mio caro amico del Cilento. Comunque, Rosaria, sono veramente felice di averti conosciuta.
l’ho appena assaggiata la tua pastiera napoletana Rosaria…..l’ho assaggiata guardando il video!!!
MMMMMMM…..certo che è buona e pensare che non sono tanto amante dei dolci!
Franci…..beata te che a Vicenza hai avuto modo di assaggiarla!
Quel giorno io sono riuscita a mangiare solo un po’ di lasagne al forno (cucinate, guarda caso da una napoletana)e un pochino di tiramisù…la pastiera, l’ho assaggiata il giorno dopo.
Non mi resta che augurarmi di assaggiarla a Napoli….
Ragazzi miei, Lorenzo e Rosaria grazie di questi bei racconti, interessantissimi entrambi dal proprio punto di vista, o di leggenda, o di tradizione; ma sapete cosa vi dico? se la pastiera e’ quella che ho mangiato a Vicenza e che ha fatto Rosaria allora wiva Rosaria, wiva la pastiera napoletana, wiva Napoli.
Un abbraccio a entrambi.
rosà, lo sai ke adoro napoli, ma non la pastiera e me ne dispiace molto. Ma x me ke non amo tanto i dolci tutti quei profumi ke contiene sono troppo ma apprezzo il dolce come uno dei migliori al mondo. Tu assieme a lorenzo siete stati fantastici nel parlarcene e vi ringraziamo tantissimo xkè tutto questo è tradizione….la nostra!
Molto interessante la storia della PASTIERA ( lo scrivo in maiuscolo, perchè se lo merita per la sua bontà ), che non avevo mai letto.Spesso gustiamo dei cibi senza chiederci chi abbia avuto la graditissima idea di regalarceli.Buonissima , gradevolissima : viva la PASTIERA e i napoletani !!!
Cara rosaria le tue ricette mi lasciano l’acquilina in bocca, è seguito, attentamente quanto scritto e soprattutto con la fantasia, e devo ammettere che la pastiera e veramente napoletana e buonissima.
Brava rosaria ti meriti gli elogi.
cordialmente
io sono della provincia di salerno e ricordo che mia mamma faceva sempre la pastiera di riso quella con il grano dopo ho saputo che si faceva anche con il grano comunque sono buone tutte e due
Per ribadire che l’origine è napoletana e si differenzia da quella salernitana dove puoi trovare a volte la crema e a volte addirittura il riso al posto del grano.
Ciao Rosaria
Esatto tutto, Flavio, ma non capisco l’ulteriore precisazione-
Maria Teresa d’Asburgo, “la regina che non sorride mai”, cos’ diceva suo marito Ferdinando II, un giorno cedette alle insistenze esercitate dal marito affinchè assaggiasse una fetta di un dolce napoletano che i servitori avevano appena portato in tavola. Si trattava di una profumata pastiera che fu oltremodo gradita, tanto che Ella, dopo averla gustata, sorrise compiaciuta. Pare che il re allora esclamasse: “Per far sorridere mia moglie c’è voluta la pastiera, ora dovremo aspettare la prossima Pasqua per vederla sorridere di nuovo”.
La pastiera ritenura, tra tutti i dolci, il più autentico di Napoli, è tipi ca delle festività pasquali e una volta si mangiava, per tradizione, esclusivamente in quel periodo. Sette sono gli ingredienti che la compongono: farina, ricotta, uova, grano bollito nel latte, acqua di rose e d’arancio (o “millefiori”), spezie , zucchero (a velo quello per guarnizioni).
Da: BORBONE & C. SpA – di Gianfranco Volpe
MARòòòòò CHE BUONA!!!!!!!!
ATTENTATOOOOOOOOOO………..AL GIRO VITAAAAA!!!!!!!
TVB…ROSàààààààààà
Rosaria, lo sai che una delle mie prossime mete sarà Napoli e dintorni, quindi….si, sarà l’occasione buona x assaggiarla direttamente sul posto.
Neve, penso che tu abbia fatto la bava alla bocca, allora! L’hai assaggiata col pensiero, solo guardando la preparazione nel video. Ohhhh, mamma mia, allora dobbiamo rimediare!!!! E’ l’occasione buona x venirla ad assaggiare direttamente qui?
Grazie, Lorenzo, è vero che mi hai dato lo spunto, ma senza di esso, non avrei mai parlato della pastiera, non tanto per la ricetta (che ho dato x scontato e che non ho messo), ma per gli aneddoti che ruotano intorno ad essa. Quindi GRAZIEEEEEEEEEEEEEE
E poi comunque, va beh, facciamolo contento questo amico tuo, diciamo che è buona anche quella col riso, ma sssssssssss….. resti fra noi, quella col grano è + saporita!!!! ahahahaha
A ciascuno il suo. Cara Rosaria, sia ben chiaro, io ti ho dato solo lo spunto, l’occasione, ma sei tu l’autrice della splendida ricerca sulla pastiera. Napoli o Salerno, Salerno o Napoli? Rosaria, quella vera è napoletana ma come sapore? Non è buona anche quella di Salerno? Via, facciamo contento anche il mio caro amico del Cilento. Comunque, Rosaria, sono veramente felice di averti conosciuta.
l’ho appena assaggiata la tua pastiera napoletana Rosaria…..l’ho assaggiata guardando il video!!!
MMMMMMM…..certo che è buona e pensare che non sono tanto amante dei dolci!
Franci…..beata te che a Vicenza hai avuto modo di assaggiarla!
Quel giorno io sono riuscita a mangiare solo un po’ di lasagne al forno (cucinate, guarda caso da una napoletana)e un pochino di tiramisù…la pastiera, l’ho assaggiata il giorno dopo.
Non mi resta che augurarmi di assaggiarla a Napoli….
Grazie a tutti, ma stavolta vi ho preso x la gola, ehhhh? Golosoniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!!!!!!!!!
Ragazzi miei, Lorenzo e Rosaria grazie di questi bei racconti, interessantissimi entrambi dal proprio punto di vista, o di leggenda, o di tradizione; ma sapete cosa vi dico? se la pastiera e’ quella che ho mangiato a Vicenza e che ha fatto Rosaria allora wiva Rosaria, wiva la pastiera napoletana, wiva Napoli.
Un abbraccio a entrambi.
rosà, lo sai ke adoro napoli, ma non la pastiera e me ne dispiace molto. Ma x me ke non amo tanto i dolci tutti quei profumi ke contiene sono troppo ma apprezzo il dolce come uno dei migliori al mondo. Tu assieme a lorenzo siete stati fantastici nel parlarcene e vi ringraziamo tantissimo xkè tutto questo è tradizione….la nostra!
Molto interessante la storia della PASTIERA ( lo scrivo in maiuscolo, perchè se lo merita per la sua bontà ), che non avevo mai letto.Spesso gustiamo dei cibi senza chiederci chi abbia avuto la graditissima idea di regalarceli.Buonissima , gradevolissima : viva la PASTIERA e i napoletani !!!
Cara rosaria le tue ricette mi lasciano l’acquilina in bocca, è seguito, attentamente quanto scritto e soprattutto con la fantasia, e devo ammettere che la pastiera e veramente napoletana e buonissima.
Brava rosaria ti meriti gli elogi.
cordialmente