L'origine di questo nome pittoresco
Torta putana
attribuito a una torta sembra risalire agli anni immediati del dopoguerra.
Un noto ristoratore di Piazza delle Erbe, a Vicenza, aveva creato una torta - derivazione del "maccafame", antico dolce popolare vicentino - e non aveva ancora trovato un nome da darle.
Frequentatore assiduo del suo ristorante, tutte le sere, era un distinto signore, piuttosto taciturno, sempre vestito elegantemente di scuro.
Come allora succedeva spesso, improvvisamente mancò la luce e, essendo novembre e già buio, il locale piombò nell'oscurità più completa.
Un attimo di silenzio, poi un violento fracasso di piatti rotti.
Riapparve la luce.
Un cameriere che stava portando una torta in sala era inciampato, il piatto era volato fracassandosi mentre il dolce si era posato intatto sul piatto del distinto signore.
"La putana!", esclamò costui, e forse fu l'unica parola sconveniente che avesse mai pronunciato in pubblico.
A questo punto il ristoratore, con un grande sorriso, esclamò:
"Ecco il nome per la mia torta!".
Questa "putana gentile" è una versione ingentilita di quella famosa torta.
Questa la ricetta:
INGREDIENTI (per 8 persone)
-250 gr. di pane raffermo
-200 gr. di zucchero
-100 gr. di burro più quello per imburrare la tortiera
-100 gr. di cedrini
-50 gr. di uvetta sultaninia
-5 uova
-1 litro di latte
-rhum
-la scorza grattugiata di 1/2 limone (solo la parte gialla)
-la scorza grattugiata di 1/2 arancia (solo la parte arancione)
-lievito
-pangrattato
-fecola di patate
LA PREPARAZIONE
La sera prima affettate il più finemente possibile il pane raffermo e mettetelo in una capace ciotola. Irroratelo con il latte intiepidito, coprite con un canovaccio e tenetelo sino al giorno dopo in un luogo fresco e asciutto. Il mattino successivo sbattete energicamente il pane, che avrà assorbito tutto il latte, con una frusta in modo da ottenere una specie di crema bianca e omogenea. Unitevi, una alla volta, le uova intere, quindi lo zucchero, due cucchiaiate di rhum, la scorza grattugiata degli agrumi, il burro sciolto a bagnomaria, i cedrini tagliati a pezzetti, l'uvetta ammollata in acqua e ben strizzata, una cucchiaiata rasa di fecola di patate mescolata a un pizzico di lievito e fatta scendere a pioggia attraverso un setaccio. Mescolate vigorosamente amalgamando bene il tutto. Imburrate e cospargete di pangrattato una tortiera di 26 cm. di diametro e versatevi il composto. Cuocete la torta in forno a una temperatura di 190°C per circa 50 minuti, sino a quando la superficie sarà ben dorata. Levatela dal forno e lasciatela intiepidire nella tortiera prima di sformarla. E' ottima sia tiepida che fredda.
Vini consigliati: prosecco o moscato
NOTA
A riguardo del ''covercio'', tutti i siti internet danno questo nome al recipiente per preparare la torta ma, da quello che so io, il significato di covercio o coercio è ''coperchio''. Non vedo nessun nesso con il recipiente e non credo sia nemmeno chiamato così perchè è simile ad un piatto (cioè basso). Come potete osservare la torta diventa alta e non potrebbe essere contenuta in una forma liscia e bassa. Mi riservo di chiedere alle signore molto più anziane il nome del recipiente.
A ME E’ STATO RACCONTATO CHE L’ORIGINE DI QUESTA TORTA E’ STORICA. Pare che Napoleone, accampato a Verona, avesse dato ordine di evacuare e dar fuoco ad un convento di suorele che dava ospitalità ed assistenza a ragazze madri ed ai loro neonati. Le suore inviarono a Verona una delle mamme per chiedere a Napoleone di sospendere l’ordine di evacuazione. Il Sire stava pranzando con i suoi ufficiali e fece allontanare la donna facendole consegnare la tovaglia con gli avanzi del suo pranzo. C’erano tutti gli ingredienti per fare il dolce che la donna gli riportò il giorno seguente.
Il latte era stato offerto dalle mamme.
Napoleone apprezzò il dolce e … dicono, acconsentì alla richiesta delle suore.Io ci credo poco … la sua testardaggine e l’abitudine a perseguitare certi ambienti e tristemente nota.
E ora la ricetta: l’ho avuta da una cara amica di Bassano del Grappa ,è buonissima, semplicissima e …si chiama “Putana”. Al pane bagnato nel latte e ben strizzato si agiungono,4 cucchiai di zucchero, la buccia di un limone e di un’ arancia grattugiate, 2 tuorli d’uovo, 4/5 mele – 1 banana e 1 piccola pera affettate sottili; mandorle grossolanamente tritate, uvette ammollate nel Gran Marnier,pinoli e, alla fine le chiare d’uovo montate a neve e qualche goccia di estratto di mandorle.
Si versa l’impasto in uno stampo foderato di carta da forno.Vi si dispone sopra una spirale di fette di mele. Spolverare il dolce con abbondante zucchero e cuocerlo in forno preriscaldato per 45 minuti a 180°
Ciao a tutte.
Sabato sera ho cenata in un ristorante a Vicenza nel corso principale, per dolce mi é stato proposto la torta vicentina, mi hanno spiegato che era un dolce con polenta, mele , pinoli , io so solo che era buonissima . mi piacerebbe tanto avere la ricetta per proporla ai miei amici livornesi ,magari chiamandola con il suo nome e mi immagino le risate………
cara nadia sono di lonigo dunque la torta putana la faccio con una piccola variante al posto del pane metto la polentasai quella istantanea diventa morbidissima lo stesso.poi aggiungo assieme all.uvetta anche dei fichi.ciao liliana
Nadia, ciao anche io conosco questa focaccia ,e sono daccordo con tè , è un dolce casareccioo veneto , io abito a Dueville prov. vicenza. sei anche tum una vicentina come mè ,complimenti x la tua ricetta ,ciao MARILISA
ahahahah….lorenzo…..ti mette in confusione eh?
La torta sarà putana, ma buonissima. Se poi c’è anche la corrispondenza fra i due termini più sarà putana e più sarà buona? O più sarà buona e più putana? Mi sto confondendo. Brava Nadia.
pensa orni se inciampa ancora con una torta in mano…..ahahaha…meglio non pensarci!!!……che vuoi provare la torta…………???? si, aspetti la torta……e magari aspetti che la faccia io…..ahahh…non ci contare, te la faccio preparare da qualcuno!.
Smackkkkkk a te…grazie
ahahahah ciaoooo nadiaaaa ……vedi regione che vai torta che trovi……da noi famosa la torta barozzi che tu hai potuto assaggiare…e il nome va a ricordo dell’illustre concittadino jacopo barozzi detto il vignola e la torta putana prende il nome da una frase detta da un cameriere maldestro o sfortunato…speriamo che non inciampi piu’ …..ahahah..spero di poterla assaggiare perche’ il nome mi incuriosisce …si potrebbe provare anche accompagnata da un dito del mio mitico passito che dici ? eih aspetto una fetta ok….e altre ricette,,come la torta la peppa…ecc ahahahah ciooooo smackkkkk
Infatti Roberta, ho chiesto anch’io e la storia del ”covercio” è quella che ora vado a spiegare. Come dici tu si, serviva per coprire il composto perchè non entrasse la cenere ma il vero contenitore da noi si chiama ”tecìa”.
Forse hanno dato più importanza al covercio che alla tecìa.
Grazie per la spiegaziazione che hai dato Roberta.
Nadia io ho chiesto a mia madre della pentola per il dolce (Putana) che lei faceva quando era giovane. Mi ha detto che era chiamata così perche gli ingredienti cambiavano in ragione di quello che si aveva in casa questo solo per il ripieno. La pentola era alta e il covercio :coperchio veniva messo sopra perche allora si cuoceva sotto la cenere e il coercio veniva tenuto fermo con un mattone perchè non entrasse la stessa
Nadia, avevo il sentore che il nome della torta derivasse da “quella putana”, come dite voi con una sola “t”, ma adesso, dopo la tua chiarificazione ne ho la certezza e x di + noto che c’è anche quella ….”gentile”, ahahaha (chissà come sarà, non la torta ma l’altra, ahahaha). Molto divertente l’aneddoto sull’origine del nome e cmq tienici al corrente sulla storia del “covercio”.