Turiddu, ascuta, parramu ‘n pocu.
Sunu tri misi ca semu a Rroma e ‘ncuminciu a non capiri. Semu fuiuti o semplici turisti? Semu amanti o frati e soru? Chi stamu facennu cà, na’ capitali? U to’ travagghiu c’è e non c’è, Iù non fazzu nenti oltri a quacchi facenna. Casa non n’avemu. E menu mali ca to’ cucinu Carmelu ni ospitò. Sordi non si ni virunu. Me’ matri, disgraziata, chianci comu ‘na funtana. Me’ patri finìu d’incazzarisi. Me’ soru mi vulissi dari ‘na manu ma tu non voi. ‘Nsumma non ci viru chiaru, caru Turiddu. E poi da quacchi tempu non mi piaci mancu u to’ cumpurtamentu ‘Sta discoteca. Sti fimmini ca ti taliunu. Non sacciu chi diri. Certi voti sugnu dispirata. Facemu ‘n programma, stabilemu chi fari. Iù mancu ci dormu. E tu certi voti mancu ci sì. Raggiuni hai, Angilina, parramu, parramu. Accuminciamu do’ matrimoniu. Iù omu d’onori sugnu. Ninni fuiemu, no? E picchì? Pi maritarini. Pi chissu, fissamu ‘na data. ‘N misi, du’ misi? Partemu di cà. Mittemuni d’accordu pa’ chiesa. Picchì, ‘u capisciu, sta situazioni irregolari non mi piaci mancu a mia. Forsi è megghiu ca ni maritamu cà. Però, si voi, turnamu ‘n Sicilia a maritarini. No, è megghiu cà, facemu veniri ddi quattro parenti c’avemu e cu’ pochi sordi ci uffremu ‘n pranzu e ‘n pezzu di torta. Accussi ni mittemu n’autra vota ‘n grazia di Diu. Fattu chissu, po’ futuru si vidi. Non è facili ma spiramu di fari quaccosa di bonu. Va beni. E chissa è una, ma ‘a principali. Si putemu taliari na’ facci ‘a società, putemu cuminciari ‘u caminu. Pi l’alloggiu, stamu ancora ni Carmelu e travagghiamu. All’annu viremu comu va. Però, fattu ‘stu matrimoniu, muvemuni, apprufittamu da’ vita di Rroma, divirtemuni a’ discoteca e facemuni quacche viziu, frequentamu quacchi amicizia. Sai chi ti dicu? ‘A prima cosa è accattari ‘na machinedda. Chi camini cu’ l’autobus? Unni vai? Iù ‘a patenti ma’ pigghiai. Tu pigghiatilla macari, ca servi. Ma vulemuni beni, Angilina. Tu ‘a me vita si. E iù pi tia? Tu si ‘u me rispiru, u me’ cori. Prima di tia non canusceva omu e tu ‘u sai beni. Tu, inveci. Mascaratu! Ma va beni, Turiddu, mi mettu ne’ to manu. Pi cuntinuari chiddu ca avemu iniziatu e siminari chiddu ca è necessariu. Aiutami però e non lassarimi sula. Sula, dici? Sempri ‘nsemi stamu comu maritu e muggheri. E sempri di chiù dopo ‘u matrimoniu. Fiducia e amuri, Angilina. Tu cu mia e iù cu tia. Pi sempri. Traduzione Turiddu, ascolta, parliamo. Siamo da tre mesi a Roma e incomincio a non capire. Siamo “fuggiti” o turisti? Siamo amanti o fratello e sorella? Che cosa stiamo facendo qua? Il tuo lavoro c’è e non c’è. Io non faccio altro che qualche faccenda. Non abbiamo casa. E meno male che ci ospita tuo cugino Carmelo. Non si vedono soldi. Mia madre, disgraziata, piange come una fontana. Mio padre ha finito d’arrabbiarsi. Mia sorella vorrebbe darmi una mano ma tu non vuoi. Insomma, non ci vedo chiaro, caro Turiddu. E poi da qualche tempo non mi piace il tuo comportamento. Questa discoteca, queste donne che ti guardano! Non so che dire. Certe volte sono disperata. Facciamo un programma, stabiliamo cosa fare. Io non ci dormo la notte e tu certe volte non ci sei neppure. Hai ragione, Angelina. Parliamo, parliamo. Incominciamo dal matrimonio. Io sono uomo d’onore. Siamo fuggiti, no? E perché? Per sposarci. Fissiamo una data. Un mese, due mesi. Partiamo da qui. Mettiamoci d’accordo per la chiesa, perché, lo capisco, questa situazione irregolare non piace neppure a me. Forse è meglio che ci sposiamo qui, però, se vuoi, torniamo in Sicilia per sposarci. No, è meglio qua, facciamo venire quei pochi parenti che abbiamo e con pochi soldi offriamo un pranzo e un pezzo di torta nuziale. Così ci mettiamo un’altra volta in grazia di Dio. Fatto questo, in futuro si vedrà. Non è facile ma speriamo di fare qualcosa di buono. Va bene. E questa è una cosa, ma la principale. Se possiamo guardare in faccia la società possiamo anche incominciare il cammino. Quanto all’alloggio, stiamo ancora da Carmelo e lavoriamo. Passato un anno vedremo come va. Però, fatto questo matrimonio, muoviamoci, approfittiamo della vita di Roma, divertiamoci. La discoteca è una cosa. Costruiamoci qualche “vizio”. Frequentiamo qualche amicizia. Sai che ti dico? La prima cosa è comprarsi una macchinetta. Puoi camminare con l’autobus? Dove vai? Io la patente me la sono presa. Tu pure prendila, che serve. Ma vogliamoci bene, Angelina. Tu sei la mia vita. E io per te? Tu sei il mio respiro, il mio cuore. Prima di te non conoscevo uomo e tu lo sai bene. Tu invece, briccone (“mascaratu” è intraducibile). Ma va bene, Turiddu. Mi metto nelle tue mani. Per continuare quello che abbiamo iniziato e seminare quello che è necessario. Però aiutami e non lasciarmi sola. Dici sola? Stiamo sempre insieme come marito e moglie, e sempre di più dopo il matrimonio. Fiducia e amore, Angelina, tu con me e io con te. Per sempre.
Lorenzo! direi ad Angelina “ocio cara quello nn è cosa”…Troppo immaturo e poi sogna troppo….mandalo A LAVORARE!!!Fatti una vita indipendentemente da lui , goditi la capitale…. e cerca di respirare senza stu mascaratu…
Grazie Luciano. Sto rimuginando. Certo c’è stata una “scossa” intensa per i due giovani nel passare dalla Sicilia alla Capitale.
Lorenzo, C’è un legame espressivo tra QUESTA STORIA e i luoghi della loro nascita, Mi piacerebbe che la conclusione di questa tua storia finisca non solo come metafora di una rappresentazione, ma diventi una storia con la felicità dovuta e poter vivere felici in qualsiasi posto. Un saluto.
Titina, dopo qualche tentazione a Roma, non potrebbero lasciarsi e poi far pace e poi aspettare una bambina e poi tornare in Sicilia? Io immagazzino vostri suggerimenti.
Certo, però, che il ritorno sarebbe una sconfitta.
Lore, 2^ puntata molto simpatica e coinvolgente, pare che Angelina e Turiddu siano sulla buona strada verso un giusto matrimonio, e se Turiddu si facesse un po’ ammaliare dalle chimere di una vita metropolitana per lui nuova e piena di insidie? Dopo qualche peripezia, li farei tornare alla serenità dei loro affetti familiari, sempre innamorati come ora. Lore sta a te decidere se continuare oppure no, io, però, conto di leggere il prosieguo della storia.
Rosaria, può essere un’idea quella di farli tornare.
A me piacerebbe come dice Giulio …”e vissero felici e contenti”, ma nella loro terra, pero’,la Siclia. Qui potrebbero trovare un lavoro entrambi e, dopo qualche anno di sacrifici, comprare anche una casetta e quindi mettere su famiglia con due o tre figli (che utopia, la mia, ma almeno possiamo sperarlo e augurarcelo x loro come se fosse un nostro sogno da realizzare).In tal modo avrebbero vicino tutti i parenti e farebbero anche la gioia dei nonni.
Come sempre: …E vissero felici e contenti.
Grazie Giovanna.
Ho scritto questa seconda puntata della fuitina aderendo ad un consiglio di Titina. Vi prego di decidere voi se ci sarà un ulteriore seguito. E soprattutto datemi qualche idea sui contenuti. Il legame fra i due giovani si consoliderà o entrerà in crisi? Avranno un bambino? Torneranno in Sicilia? Aspetto fiducioso.
Lorenzo, che simpatica la storia di Turiddu e Angelina: questa è la seconda puntata, mi pare. Sono curiosa di sapere come andrà a finire la loro avventura, dopo la fuitina.
Sei sempre estroso ed efficace, complimenti.
Un caro saluto.