Il 7 dicembre 2005 è morto un Grande Uomo, di cui sono stato allievo, per il quale ho scritto un ricordo pubblicato sul giornale del Partito della Rifondazione Comunista, Liberazione. Lo ripropongo in Suo onore con qualche piccola modifica.
In ricordo del mio Maestro Paolo Sylos Labini
Quando Liberazione mi ha chiesto se me la sentivo di fare un pezzo su Paolo Sylos Labini la mia prima reazione è stata di sgomento. Era un grande, Sylos. Era tutto per me. Una sorta di Demiurgo che mi aveva tratto dal profondo Sud, ragazzo povero e senza apparenti prospettive, e mi aveva portato prima a Bologna e poi a Roma. Disinteressatamente, burberamente. Non avevo 19 anni quando l’avevo conosciuto, all’Università di Catania, nel 1958. Lui ne aveva 38 e insegnava Politica economica ai ragazzi di Scienze politiche ed Economia politica a quelli di Economia e commercio.
Sarebbe rimasto un rapporto normale fra studente e Professore se Paolo Sylos, come lo chiamavamo tutti, non avesse formato un gruppo di studenti per lo studio dell’economia siciliana finanziato dall’Istituto Gian Giacomo Feltrinelli e se io per fortuna, pur così giovane, non ne fossi venuto a far parte. E Sylos, che a tutti dava una paghetta di 10.000 lire, a me ne fece dare 15.000 perché dovevo studiare.
E la ricerca andò a buon fine.
E così Sylos mi fece andare a Bologna, non appena laureato, alla Scuola di Scienza dell’Amministrazione. Lui intanto era andato lì ad insegnare. E mi portò poi a Roma, alla Programmazione, dove progressivamente conobbi, da lavoratore precario, Luigi Spaventa, Pasquale Saraceno, Francesco Forte, Giorgio Ruffolo…e, in sintesi, tutta l’Intelligenza italiana.
I ragazzi di oggi non se ne renderanno conto. Ma quelli sono stati anni indimenticabili. Indimenticabili certamente per me, ma anche per il Paese Italia, preso da un fervore, da una frenesia di approfondimento, di cambiamento che pervadeva la politica, la società, e faceva presagire il raggiungimento di traguardi ambiziosi.
Era il trionfo dell’impegno, ma anche del gradualismo, della consultazione, della collaborazione e spiace ancora che non tutti se ne rendessero conto inserendo nel contesto della fucina della programmazione elementi di sospetto, o di massimalismo, tali da rendere difficile il cammino di quanti volevano cambiare, progressivamente, certo, gradualmente, ma inesorabilmente l’Italia.
Paolo Sylos è stato uno dei pionieri di questa battaglia. Grandissimo economista classico, vedeva nell’impegno di analisi e sintesi applicato a situazioni concrete il naturale scenario della sua attività di studioso. Non era certamente uomo di laboratorio ma di azione.
Come quando negli anni Sessanta aveva fatto studiare a noi ragazzi la Sicilia facendo comparire i nostri scritti in un ponderoso volume di 1.500 pagine. Conservo il libro quasi con religiosità. In esso Sylos, da capo équipe responsabile, presenta le monografie in un quadro sistematico osservando che i “punti emersi dalle indagini possono essere di particolare aiuto per la comprensione dei problemi fondamentali dello sviluppo economico siciliano e per l’azione di politica economica da intraprendere”.
Ne emerse un taccuino di impegni governativi, una tabella per il fare. Sylos la programmazione l’aveva nel sangue. E la trasmetteva ai suoi discepoli.
Sicché, quando se ne offrì l’occasione al livello nazionale, Egli la colse con tutto l’entusiasmo di cui era capace. Mi ricordo come se fosse ieri quando a Bologna, nei primi mesi del 1962, mi chiamò e mi chiese se volevo raggiungerlo a Roma alla Programmazione senza completare il corso biennale di Scienza dell’Amministrazione.
Dissi immediatamente di sì senza pensarci un istante. Come si poteva non dargli una mano in un momento così cruciale? E vennero i già ricordati giorni dell’impegno totale, senza riserve, dell’abnegazione, quando tanti giovani come me si occuparono di programmazione sull’onda di un sentimento che ci permeava, quasi non fosse una professione ma la vita intera, fatta di intelligenza, sensibilità e carne.
E Sylos era lì, a combattere la sua battaglia di Uomo, di Professore. All’inizio era Ministro del Bilancio La Malfa (Ugo). Che aveva presentato la cosiddetta Nota Aggiuntiva alla Relazione Generale sulla situazione economica del Paese ponendo l’esigenza di una programmazione intesa a contenere e ad annullare gli squilibri dell’economia e della società. Ed era nata la Commissione Nazionale per la Programmazione presieduta da Pasquale Saraceno. E Sylos e Giorgio Fuà facevano parte della Commissione. E non erano soddisfatti di quanto proponeva Saraceno. Volevano di più e di meglio. E fecero in pratica una controrelazione, dicendo: “Riteniamo che sia possibile compiere un ulteriore passo avanti, dalla diagnosi dei problemi verso la definizione del concreto contenuto di una politica di programmazione…”
Nel tempo le indicazioni di Fuà e Sylos sembrarono vincenti. Il programma fu fatto ed approvato per legge. Ma poi venne il secondo programma. E infine il Rapporto sulla programmazione di Giorgio Ruffolo prese atto di un fallimento. C’era stato un tentativo di trapianto ed era sopraggiunto il rigetto.
Certo la vita non si fermò. Le vicissitudini dell’economia, della politica, della società hanno prodotto, infine, in Italia un quadro profondamente nuovo. E, d’altra parte, non si può tornare indietro. Basti pensare alla fine dell’impresa pubblica. All’introduzione dell’euro. All’allargamento dell’Europa. E alla nuova situazione politica determinata da Tangentopoli, che ancora procede con sussulti impietosi e senza requie.
Paolo Sylos, negli ultimi anni, ha dato spazio soprattutto al sentimento, all’invettiva, allo scoramento, in questo quanto diverso dall’epoca in cui lavorava sui programmi, sulle politiche, sugli strumenti. Ma era forse inevitabile in un’epoca che ritengo di barbarie politica. Forse occorrerà attendere anni per ritrovare l’interesse, la voglia, speculativa, scientifica, culturale in cui abbiano posto preponderante, maggioritario, interessi generali, collaborazioni fra classi e categorie, prospezioni ed interventi intesi al raggiungimento di grandi obiettivi.
In questa nuova situazione Sylos sarebbe certamente più felice di quanto lo sia stato negli anni recenti prima di morire.
E riacquisterebbe l’ingenuo sorriso di quando, a Catania ritornò dall’esame di guida bocciato ancora una volta. O di quando in mare gli bucammo il gommone che gli avevamo regalato per le prossime nozze. O di quando, a dispetto dei richiami a musiche più impegnate, si ostinava a sentire nella radiolina le canzoni di Mina, chiedendo se condividevamo il Suo giudizio sulla bravura della cantante. E io: “Ma certo Professore, è la migliore”.
Era un cattedratico, un Accademico dei Lincei, il nostro più grande economista. Ma anche un Uomo semplice e buono.
Grazie Mario, amico.
lorenzo. NON TI CURAR DI LORO, MA GUARDA E PASSA.
Hai fatto bene ricordare il tuo Maestro che non conoscevo, ma ho capito che lo ricordi come Egli merita. Anche io ho avuto la fortuna di aver avuto un Maestro nella mia carriera. Non riesco a descriverne le ottime doti professionali ed umane perché….mi commuovo facilmente. Siccome Egli riposa nel cimitero di S.Pietro in Lama (LE), ogni volta che passo da quelle parti, vado a trovarLo per dirGli, davanti alla lapide e guardando la Sua foto: GRAZIE!! per tutto quello che mi hai insegnato. Ciao Lorè.
Cari signori, anch’io da ”giornalaia”, come dice Rosaria ho la facoltà di ”moderare”. Noto con grande disappunto che, nonostante i due commenti di Rosaria che vi invita alla calma, i commenti che portano ad uno scontro, non sono cessati.
Mi prendo la responsabilità di quanto segue: NON saranno più accettati articoli in questo Blog che minimamente possano dare adito a discussioni e a cattive interpretazioni. Per quanto riguarda gli articoli ”politici” è una nostra scelta non pubblicarli e non una costrizione. Infine, nel caso che la diatriba dovesse continuare, mi prendo anche la responsabilità di togliere tutti i commenti (futuri e passati) di ”botta e risposta”.
Non credo che la pubblicherai altrove. Qui serviva per fare propaganda. E l’hai fatta.
Parlare di una persona e esplicitare le sue opere non mi sembra propaganda Silos Labini insieme a Norberto Bobbio, Alessandro Galante Garrone ed Enzo siciliano scrisse un documento che a suo tempo fece epoca, lo riportarono tutti i giornali e lo si trova in molte biblioteche.Il titolo era :Appello contro la casa delle liberta.Nessuno può negare una cosa del genere.Se poi questa è provocazione si può benissimo cancellare il commento.Non è cosi che si cancellano i fatti .Si esegue solamente un atto di censura. E la notizia si puo benissimo pubblicare altrove.
In qualità di “giornalaia” e anche di “moderatore” di questo blog invito alla pacatezza e alla non provocazione, pena cancellazione dei commenti (ne ho la facoltà, a me è stato fatto x ben tre volte e non erano commenti provocatori). Qui non c’è una categoria dedicata alla politica; inoltre questo blog si chiama “INCONTRIAMOCI” non “SCONTRIAMOCI”. L’articolo su pubblicato è puramente commemorativo (non di carattere politico) e come tale va commentato. Si prega di attenersi alle norme scritte sotto i commenti di altri blog….vale anche qui pur non essendo scritto esplicitamente. GRAZIE!!!!!!!!
Lorenzo, di fronte ad una personalità così importante come Paolo Sylos Labini, la politica, i politicanti dovrebbero seguirne i suoi insegnamenti Un saluto.
Ma ora e sempre propaganda? Vergognati caro amico fissato.
Giusto elogio di una persona interessante e di uno studioso insigne. Di lui voglio ricordare una frase che è rimasta famosa per la sua preveggenza :
\ È necessario battere col voto la cosiddetta Casa delle libertà. Destra e sinistra non c’entrano: è in gioco la democrazia […]. A coloro che delusi dal centrosinistra pensano di non andare a votare diciamo: chi si astiene vota Berlusconi. Una vittoria della Casa delle libertà minerebbe le basi stesse della democrazia.\
Grazie Rosaria. No, non ho una laurea in Economia ma in Scienze Politiche seppure con indirizzo economico. Di Paolo Sylos vorrei sottolineare qui, ma l’ho detto nello scritto, la grande semplicità. Era una persona comune e lo sentivi vicino perché si mostrava come te, e non assumeva pose come fanno spesso tanti pavoni ignoranti
Lore’, ho avuto modo di conoscere questo Grande Uomo attraverso il tuo scritto, ma, parlando con mio marito, ho constatato che lui lo conosceva di nome e di fama, forse xche’ avete entrambi frequentato lo stesso tipo di Universita’ e avete lo stesso titolo di studio, se non erro (l. in economia e commercio).Comunque leggendo il tuo scritto si capisce che non solo x te è stato un Grande Uomo, ma lo è stato x molti. Grazie Lor x avercelo fatto conoscere.
io francamente non conoscevo, neanche di nome il signor Sylos, ma da come ne parli deve essere stato veramente un grande uomo.Un personaggio che ha fatto parte della storia italiana, quindi hai fatto bene a ricordarlo. Grazie.pin
Grazie a te Giovanna.
Grande uomo, Lorenzo! Ho avuto il piacere di conoscerlo anch’io, ispirava una grande fiducia e l’ho ammirato molto, anche se lui era molto schivo. Insomma, un gran bel personaggio, grazie Lorenzo di averlo ricordato, in modo così sincero e affettuoso.
Grande Rosaria, ti ringrazio soprattutto per le fotografie che sei riuscita a scovare.