Sul quotidiano ''Il giornale di Vicenza'' datato mercoledì 9 dicembre 2009, ho trovato questo articolo che riguarda noi vicentini e non solo.

Esce un libro che indaga sul celebre detto popolare. Si presenterà venerdì 11 dic. Il libro di Antonio Di Lorenzo, vicecaporedattore de ''Il giornale di Vicenza''.

 

Tutto è iniziato per curiosità, ingrediente indispensabile per chi vuol essere davvero un giornalista. Ogni tanto l'interrogativo tornava a far capolino: da dove deriva questa nomèa dei ''vicentini magnagati''? Cosa c'è all'origine? Chi ha inventato questo detto che mi sono sentito ripetere perfino da un egiziano sul Mar Rosso? E per quale motivo si è affermato?

Il libro vuol dare un contributo a trovare risposte, a capire.

E' prima di tutto una ricerca sulle radici storiche e linguistiche, che arriva all'indietro nel tempo sino a cinquecento anni fa, quando questo detto nacque assieme agli altri ''blasoni popolari'' delle città della ''Serenissima''.

Che Vicenza fosse ''plena gattelis'' lo scriveva già Teofilo Folengo. E lui si trovava in un convento bresciano: si vede che la fama dei gatti vicentini era già arrivata fin lì.

Le sorprese della ricerca non mancano. La più importante è che nel documento più antico (datato 1535, scovato da Manlio Cortellazzo e pubblicato dalla Neri Pozza nel 1995) si abbinano i gatti vicentini, il che potrebbe voler dire semplicemente che sono furbi.

Senza accenni alle preferenze gastronomiche. Quelle cui si riferiva, invece, il celebre decreto salva-gatti del prefetto nel 1943 (E' vietato uccidere e mangiare gatti) che però non fu emanato solo a Vicenza, bensì in tutte le province d'Italia. Quindi, l'atto che dovrebbe provare in modo inconfutabile la nostra nomèa, in realtà non prova niente.

Virgilio Scapin, che pure ne ''I Magnagati'' racconta un'altra leggenda sull'origine del detto, trovò e pubblicò su ''Il giornale di Vicenza'' il manifesto -identico a quello vicentino- del Comune di Faenza, prefettura di Ravenna.

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Ho cercato di condurre una ricerca seria e approfondita, verificando le affermazioni, le leggende (senza prove), l'aneddotica popolare, cercando notizie nei racconti di scrittori, incrociando le opinioni e spulciando i dizionari. Ho puntato a coniugare profondità scientifica e leggibilità.

Gatton-gattoniSul versante del costume, l'identità Vicenza-gatto si è manifestata, specie negli ultimi cinquant'anni, in un'infinità di espressioni: il gatto diventa simbolo soprattutto dello sport, dal calcio (Gatton Gattoni) alla pallavolo, dal rugby allo sci; ma è ben vivo anche nella musica (Anonima Magnagati); è l'emblema del festival ambientalista oppure della rassegna di cartoon, è un dolce, la rassicurante casa degli scout, la rampante insegna di un bar; diventa il titolo di una rivista oppure trasforma il Gioco dell'oca nel ''Giro del gato''. E per finire anche il teatro a Vicenza, la città del Gato, è un teatro.....felino. Scoprirete perchè.

 
 
 
Anonima Magnagati

Anonima Magnagati

Alla fine mi sono reso conto che questo simpatico micio attraversa, anzi rispecchia, la vita di Vicenza, la racconta, la vive. Sempre silenzioso e felpato, sornione ma attento, pronto a scattare per cogliere l'opportunità.

   

 

Scusate, ma non è forse questo il carattere dei vicentini?

 

 ''VICENZA DEVE DEDICARE UN MONUMENTO AL GATO''

L'idea è un pezzo che frulla nella testa di Giuliano Caratti, il ''padre'' di Gatton Gattoni, simbolo da quindici anni del Vicenza calcio: ''se Vicenza è simboleggiata da un gatto-si è chiesto- perchè non trasformare questo leit-motiv in un simbolo che si possa toccare, insomma in un monumento? ''

Il vantaggio sarebbe duplice, spiega Caratti. Sarebbe un modo per dare una motivazione concreta all'orgoglio cittadino e anche per offrire ai turisti un motivo in più per ammirare Vicenza, nella sua tradizione più curiosa. Il progetto è preciso e si ipotizza anche il coinvolgimento di due aziende di primo piano, altrettanti simboli dell'imprenditoria vicentina nei rispettivi settori, come la Bisazza per i mosaici e la Zamperla per la statua. Il monumento, infatti, prevede che il gatto sia rappresentato mentre sta in equilibrio su un gomitolo: una scena simpatica per una statua da tre metri e mezzo. Nelle intenzioni, il gatto dovrebbe essere realizzato con i materiali e le tecniche della Zamperla, le cui giostre sono diffuse in tutto il mondo, mentre il ''gomitolo'' dovrebbe essere costituito da mosaici della Bisazza.

Si realizzerà il progetto? Caratti se lo augura.

A.D.L.

 

10 Commenti a “Perchè ci chiamano ”vicentini magnagati”…….Da ”Il giornale di Vicenza” (postato da Nadia)”

  1. Natasha ha detto:

    Io ho letto questo articolo per una ricerca e penso che quello che si dice sui vicentini no sia per niente vero e che i gatti siano gli animali più Carini al mondo

  2. carraro giuseppe ha detto:

    io sono un vicentino che abita in brasile e spendo piu di un salario minimo che qua e 530 reais per sfamare la miriade di gatti randagi…. da rua….. che si sfamano grazie al poco rispetto dell,ambiente, rovistando tra i rifiuti,lasciati regolarmente per strada. vicentino salvagatti….

  3. nicola ha detto:

    non dire gatto se non ce l hai nel sacco!!!!!forza vicenza!!!!!

  4. Giulio Salvatori ha detto:

    Tutto il mondo è paese, così dice un vecchio saggio.C’è una città vicino a dove abito io, che la loro specialità era il coniglio a cacciucco, e le trattorie erano famose per questo. Però, non avevano nessun allevamento di queste bestie e , nelle vicinanze non vi erano contadini: Inoltre, attaccate al filo o alla rete , vi erano molte pelli di gatto, tantochè si scoprì che il loro gustoso cacciucco non era di coniglio ma di gatto.
    Anche voi vicentini fate così? A proposito, a me è sparito il gatto e somiglia moltissimo a quello della foto…Sarò pure un -maledetto toscano- , ma qualche dubbio mi assale

  5. lieve ha detto:

    hahaha Nadia! Simpatici ‘sti Vicentini!!!! e simpaticissimo l’articolo! grazie!

  6. franci ha detto:

    Ecco perche’ l’altro giorno a Vicenza non ho incontrato l’ombra di un gatto…!!!
    Scherzi a parte Nadia, ha ragione Rosaria…..per caso il monumento al gatto lo mettete vicino a quello del Palladio??
    Una curiosa “unione” sacro-profano.

  7. alba morsilli ha detto:

    Genova ama i gatti quanto Vicenza città di mare essi servivono nelle navi per cacciare i topi fortunatamente il comune ha fatto dei gattai eravamo pieni di gatti randagi ed 1famiglia su 4 ha un gatto in casa

  8. lorenzo.rm ha detto:

    Nadia, è un monumento alla memoria? Come tale, per me gattaro militante, non sarebbe bello. Oltre al danno la beffa?

  9. Giulio Salvatori ha detto:

    Meno male che il monumento al gatto non lo fate con del Marmo Statuario, Michelangelo si rigirerebbe nella tomba.Brava Nadia

  10. rosaria3.na ha detto:

    Comunque….sempre “magnagat” siete e ora pure il progetto del micione gigante!!!! Cosi’ potrete vantare, oltre al grande Palladio, anche il grande Micio!!!! ahahaha, ovviamente scherzo, cmq grazie delle informazioni, Nadia!!!!

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