ED ECCOCI ALLA "RIPRESA" DOPO LA PAUSA NATALIZIA .
QUESTO ARTICOLO PER LA VERITA' E' UN PO' DATATO (LORENZO NON ME NE VORRA'), MA L'ARRIVO DEL NATALE CI HA COSTRETTI A SOSPENDERE QUESTO TIPO DI PUBBLICAZIONI. ABBIAMO DATO UN PIU' AMPIO SPAZIO E SFOGO ALLA NOSTRA CREATIVITA' PUBBLICANDO PAGINE AUGURALI E FESTOSE PIU'ADATTE, SECONDO NOI, A TALE PERIODO .
Nel Corriere della Sera di un po' di tempo fa, alla prima pagina, mi è saltato all’occhio un articolo di Francesco Alberoni dal titolo riportato.
Ve lo voglio far condividere. Tratta della pochezza dell’uomo che, spesso, per non svelare le proprie debolezze, ama circondarsi di mediocri che non gli fanno noia. Così condannandosi anch’esso ad un destino di mediocrità.
Ma ecco Alberoni:
“E’ impressionante vedere il cambiamento che avviene in alcune persone quando, partendo da una condizione modesta, arrivano a posizioni elevate di fama, di ricchezza e di potere. Ricordo un bidello, che ogni giorno mi fermava per lamentarsi della sua salute, dei guai di sua moglie e dei suoi figli. Quando è stato fatto capo bidello non mi ha più fermato ma si è messo subito ad angariare i bidelli che dipendevano da lui. Ho visto episodi simili fra gli operai e gli impiegati. Non parliamo poi del campo politico. Prima delle elezioni alcuni politici ti salutano calorosamente e manca poco che ti abbraccino. Poi, appena ottenuta una carica, diventano inavvicinabili. Alcuni non si fanno più trovare al telefono e non rispondono alle lettere.
Col tempo ho capito che agiscono in questo modo perché sono convinti che il potere sia fondato sulla paura. Agli inizi della loro carriera invidiano i loro superiori. Li temono e, per ingraziarseli, si comportano in modo ossequioso, servile e talvolta, come il mio lamentoso bidello, cercando di impietosirli. Però, se li osservate bene, vi accorgerete che, nel profondo, sono pretenziosi ed avidi. Non si fidano dei colleghi, non li rispettano, li considerano dei concorrenti. Alcuni, nei dipendenti vedono solo individui invidiosi ed ostili che si comportano con deferenza solo per paura. Ecco perché quando salgono di grado diventano autoritari e dispotici: si sentono sicuri solo quando i loro sottoposti ubbidiscono tremando. Se ottengono cariche ancora più elevate vedono dappertutto dei rivali e perciò scelgono soltanto collaboratori mediocri che dicono sempre di sì.
Per nostra fortuna vi sono anche individui che si comportano nel modo opposto. Sono quelli che concepiscono il potere come leadership fondata sulla creatività, il merito e la capacità di ottenere risultati. Alcuni, quando sono all’inizio della carriera, a differenza dei primi, non hanno paura perché sono sicuri di se stessi e delle proprie potenzialità, e desiderano solo potersi esprimere, poter mostrare ciò che sono capaci di fare. Raggiunto il potere, non vedono in coloro che hanno talento dei potenziali avversari, anzi cercano dei collaboratori di valore e si circondano di esperti, di uomini di cultura, di artisti a cui chiedono giudizi, suggerimenti. I primi non hanno altra meta che aumentare il loro potere, mentre i veri leader hanno degli ideali, dei sogni e raccolgono attorno a sé tutti coloro che vogliono condividerli per realizzarli insieme”
Io sarei d’accordo su tutto. E voi?
Franco, in quella frase non c’era nulla di “totalitario” o “integralista”. Era collegata strettamente alla frase precedente secondo cui l’uomo spesso guasta le cose che tocca, magari, appunto, in nome di una sua intenzione “laica” e aperta al nuovo. Tutto il resto del tuo ragionamente lo condivido in pieno. E, naturalmente, i capi a cui mi riferivo erano terra terra quelli di un’azienda, di un ufficio, ecc. Ma ripeto sono d’accordissimo con te sulle valutazioni più generali.
Alberoni per me non è il massimo della teorizzazione morale. Non ho capito la frase di Lorenzo…..” una mente laica spesso più che liberare, inaridisce e fa regredire”…….Dobbiamo auspicare una mente “integralista” che non ha dubbi e che va diritta per la sua strada anche se è sbagliata ? Io tremo sempre davanti alla parola “capo”, “leader”, “uomo del destino” ,gli esempi della storia dovrebbero essere serviti.In generale i capi, i leader si sono sempre circondati da cortigiani e da yesman è naturale.Il potere è un patrimonio che deve essere difeso con le unghie , chi lo ragiunge è quasi sempre solo arrogante , egoista , prevaricatore. Credo negli uomini saggi, in quelli che anche ai vertici sanno collaborare, che riconoscono gli errori fatti, che sanno cedere le armi ai più giovani e ai migliori, crdo agli uomini veri non ai capi.
Alberoni per me non è il massimo della teorizzazione morale. Non ho capito la frase di Lorenzo…..” una mente laica spesso più che liberare ,inaridisce e fa regredire”……Dobbiamo auspicare una mente “integralista” che non ha dubbi e va diritta per la sua strada anche se è sbagliata ? Io tremo sempre davanti alla parola “capo”, “leader”, “uomo del destino”. Gli esempi della storia dovrebbero essere serviti. In genere i capi , i leader, si sono sempre circondati da cortigiani o yesman è naturale. Il potere è un patrimonio che deve essere difeso con le unghie ,chi lo raggiunge è quasi sempre solo arrogante , egoista , prevaricatore. Credo negli uomini saggi , in quelli che anche ai vertici sanno collaborare, che capiscono quando è il momento di cedere le armi ai più giovani o ai più validi , credo negli uomini veri non ai capi.
C’era un mio capo in passato che un giorno mi definì Saint Just per la mia enfasi rivoluzionaria. Mi disse che egli era in realtà più rigoroso e “cattivo” di Robespierre ed io, a suo dire, ero così. Tanta acqua è passata sotto i ponti da allora e la mia enfasi rivoluzionaria si è di molto annacquata e non con mio dispiacere. Un po’ tutti abbiamo avuto fra le nostre idee-cardine quella di cambiare il mondo, ma il mondo che abbiamo realizzato non è stato un granché. Io, fra le mie idee-cardine di adesso ho quella che l’uomo (in generale) riesce a guastare molte cose che tocca. E che la mente “laica”, spesso, più che liberare, inaridisce e fa regredire. Ma sono altri ragionamenti questi.
Tornando ai quesiti che si pone e ci pone Alberoni, dico che non bisognerebbe avere collaboratori mediocri, ma ciò diventa impossibile quando il capo è lui stesso mediocre. E non si possono avere collaboratori bravi e capaci se il capo è scadente e incapace.
Quindi il problema non è “ab initio” la qualità dei collaboratori ma la qualità dei capi. Abbiamo soprattutto bisogno di capi capaci e intelligenti, che a loro volta saranno in grado di suscitare energie positive in collaboratori capaci e intelligenti.
Nello sfondo però ci sono delle strutture, delle organizzazioni. Io sono stato sempre uomo di azienda e so che, volenti o nolenti, l’azienda deve prevalere quando c’è. Guai se ognuno si affaccenda, anche con intelligenza e capacità, da singolo, prescindendo dall’azienda di cui fa parte.
Ma anche questo è un altro discorso.
Non è facile trovare un collaboratore “su misura”… puo’ capitare di trovarne anche uno intelligente, sicuro e vivace… non è quello che ci vuole?… Pare di no, pare, che la vivacita’ sommerga, nn solo le emminenze grigie, (che hanno il potere di prendere decisioni senza assumerne le responasbilità e possono criticare il lavoro altrui), ma anche il leader + sicuro: quello che non sbaglia mai! Ma che ne facciamo di questo collaboratore? Questi , nn solo ha competenza, capacita’ e conoscenza,ma ha anche intuizione… pero’ la sua intelligenza è troppo vivace, e non riesce a nasconderla;non ha ancora imparato a ” lavorare”, e nn ha ancora capito come sia il “sistema azienda”… Troppo complesso per capire tutti i veri meccanismi che stanno dietro l’organigramma e le regole che uccidono lo spirito dell’uomo…Quanti giovani e brillanti ricercatori devono trovare spazio all’estero per potersi esprimere… solo perche’ la vivacita’ della loro intelligenza soffoca, e i meccanismi dei sistemi aziendali nn lo permettono , da noi…
Franci, il meccanismo l’hai perfettamente inquadrato ed individuato. Come potrebbe un capo che è arrivato ad essere capo facendo l’arrivista, scegliere collaboratori capaci ed intelligenti? Non potrebbe certamente. Ed hai perfettamente indicato la differenza fra ricco ed arricchito. Anche se si può osservare che il ricco scemo può cadere dal suo piedistallo per ingenuità congenita mentre l’arricchito, che conosce tutte le arti necessarie per arricchirsi, può essere scalzato con più difficoltà.
Luciano, amico mio, quanto hai ragione.In fondo il capo mediocre, come giustamente dici, può essere stato prima un servo mediocre e quando arriva al comando non fa che applicare lo schema consueto. E si instaura un moto perpetuo di mediocrità. Al vertice e sotto. Lo scritto di Alberoni disvela un problema davvero serissimo nelle nostre società cosiddette avanzate. E quando è il sangue che porta mediocri al comando?
I mediocri-arrivisti sono quegli individui privi totalmente di proprie sicurezze, ecco perchè si rodono di rabbia e gelosia nei confronti dei loro superiori o di chi detiene il potere. Ed ecco perchè, nel momento in cui…purtroppo…arrivano ad ottenerlo se ne servono nel modo peggiore possibile.
Piu’ o meno la stessa differenza che c’è tra ricco ed arricchito.
Lorenzo, rispetto quanto dici mi trovo totalmente d’accordo ma converrai con me L’ Italia è piena di mediocri abbiamo l’esempio in Parlamento, lì la mediocrità è una virtù, per i dirigenti politici, meglio avere i portaborse servili anche se mediocri e no dei collaboratori svegli ed efficienti. Ho sempre dubitato dei mediocri, specie quando sono in una posizione di comando, ricordo nel servizio militare appena un mediocre diventava, un graduato erano dolori, come si conoscono e meglio evitarli. Un saluto.
Giulio, nel lavoro se ne vedono tante. Non solo capi ignoranti che si circondano di collaboratori mediocri per affermare il loro predominio. Ma anche giovani arroganti che vogliono primeggiare a prescindere dalle loro effettive capacità. Senza considerare che nella maggior parte dei casi il lavoro di azienda è un lavoro collettivo e non individuale. Io avevo un capo che usciva letteralmente dai gangheri ogni volta che un nostro dipendente, bravo per carità, firmava i suoi appunti e proposte. Hai visto questo, diceva, si firma. Ma se volessi proporre il suo lavoro come frutto del nostro ufficio che faccio? Gli cancello la firma? E magari si offende? Non fu l’unico motivo ma fu uno dei motivi che fecero andar via il collaboratore dall’azienda.
Lorenzo:sulla mia strada ne ho incontrati tante di persone che intendevano -volare- sopra le teste altrui,però bisogna trovare il modo di tagliare loro le ali.Spesso, troppo spesso, ci si dimentica del vecchio detto – Chi pecora si fa, il lupo la mangia-E pertanto quello “spazio” che te lasci, è subito preso da questi soggetti che piano, piano ti mettono nell’angolo.I giovani, soprattutto i giovani, devono stare molto attenti e, con intelligenza, ricordarsi che questi tronfi individui , sono piccoli palloncini gonfiati che scoppiano al primo impatto reale.Però esistono, si pavoneggiano ,umiliano…Io, tante volte, ho fatto il loro gioco:gli facevo salire più in alto possibile e, con diversi modi, toglievo loro la scala e…precipitavano senza paracadute .E mi rivolgo ancora ai giovani che si avvicinano al mondo del lavoro, dicendo che questi signori, come ebbe a dire il grande Viani :- Quando lì si siedono, son tutti come me- Il solito -Maledetto toscano-
Non è un articolo facile anche perché pochi confesserebbero la loro debolezza di preferire mediocri a bravi. Ma Alberoni per me ci azzecca nell’approfondire l’argomento e nel dare una risposta giusta.