Ecco un altro bel saggio d'arte della nostra "appassionata" Giovanna, sempre alla ricerca di artisti e relative opere d'arte da sottoporci,  che ci guida per mano, almeno per quanto mi riguarda, attraverso le bellezze artistiche, patrimonio culturale della nostra bella Italia.

Non si sono mai spese molte parole per apprezzare il talento delle donne che si sono distinte nell’arte, e penso sia giusto riscoprire un’altra artista molto dotata, sia nella pittura che nella musica.

Alle donne, infatti, se ben si analizza il loro percorso nella storia, non è mai stato permesso di esprimersi liberamente nel campo dell’arte e della cultura.

Il loro ruolo rimase sempre isolato e limitato a quello di muse ispiratrici, considerate fin dall’antichità esseri inferiori. Hanno vissuto per secoli oppresse dalle convenzioni sociali e da una  pretesa  inferiorità: nessuna poteva dar voce alla propria creatività nella produzione di opere che non fossero l’ornato o  il cucito, stretto confine da cui pareva impossibile smarcarsi.

1autoritrattoElisabetta Sirani, figlia di Giovanni Andrea, fu un esponente di primo piano del classicismo bolognese e europeo, e fu anche una figura complessa e peculiare.

Fu una donna glorificata come protagonista di una professione tipicamente maschile.

Figlia obbediente e rispettosa di Giovanni Andrea, allievo di Guido Reni, si affrancò tuttavia prestissimo dall’influenza del padre cominciando, fin da giovane, a dipingere su commissione, rivelando una straordinaria padronanza tecnica.

La sua tecnica era inconsueta per i tempi: realizzava soggetti con schizzi veloci, quindi li perfezionava successivamente con l’acquerello.

Elisabetta nacque e visse a Bologna della Controriforma: seconda città dello Stato Pontificio, in cui la vita era ricca e stimolante.

Nella pittura della Sirani l’esperienza femminile si incarna in uno straordinario virtuosismo tecnico e  una folgorante rapidità, che le permisero di realizzare in solo dieci anni quasi duecento opere.

Un’attività instancabile e quasi febbrile,  principale causa della sua malattia, che portò l’artista a una morte precoce, dovuta a una grave ulcera gastrica, all’età di 27 anni.

La sua morte improvvisa e inspiegabile fu accompagnata da un epilogo romanzesco. Lucia Tomelli, domestica della famiglia, venne sospettata in un processo di averla avvelenata, causandone la morte.

Tomba di Guido Reni ed Elisabetta Sirani, Cappella del Rosario, Basilica di San Domenico (Bologna)

E’ molto interessante affrontare le opere della Sirani, nelle quali il tono del rosso e del blu spiccano enormemente, e dove le madonne hanno il volto risplendente e vivo.

Elisabetta creò una scuola d’arte per fanciulle - la prima di questo genere – di cui furono allieve anche le sue due sorelle.

Fatto curioso: nelle sue opere Elisabetta amava apporre la firma sui bottoni, sulle scollature o sui merletti, come se fosse un ricamo: strategia di seduzione, tutta femminile.

Adesso vi mostriamo qualche "schizzo veloce" (prerogativa dell'artista) di cui si parla nel testo.

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 E per finire un video creato apposta per raggruppare  buona parte della produzione di Elisabetta Sirani.

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Pubblicato il 17 Marzo alle ore 21,40

7 Commenti a “ELISABETTA SIRANI (Bologna 1638-1665)”

  1. Giulio Salvatori ha detto:

    Giovanna, mi limito a dirti grazie per farmi conoscere , ancora una volta , una figura eccellente. Se permetti voglio invece soffermarmi sul tuo modo di fare “ricerca”. Uno scritto metodico e scrupoloso, dove emerge la passione della’arte , non tanto per l’articolista, ma il gusto di donare ai lettori , pagine fotografiche che rimangono impresse nell’animo.Anche nei precedenti articoli appare questa dote, che ben si colloca fra le ricerche dell’arte. E…detto da un -Maledetto Toscano – ti par poco ? Grazie

  2. giovanna3.rm ha detto:

    Grazie Flavio,mi fa molto piacere sapere che anche tu conosci bene Elisabetta Sirani e la sua particolare vena artistica. Infatti, in pochissimi anni riuscì a produrre innumerevoli tele, spinta da un furore quasi premonitore!
    Un caro saluto.

  3. flavio.46 ha detto:

    bisogna essere proprio bravi per ricordarci di un’artista che spesso viene dimenticata. Forse perchè visse molto poco anche se produse molto e molto bene. Ma non mi piace ricordarla come femminista, come si è fatto per la grandissima Artemisia Gentileschi e per la Frida Kahlo, preferisco pensarla invece come una grande artista illuminata che seppe esprimere nelle sue opere molta grazia e molto decoro proprio secondo gli insegnamenti e l’esempio e che aveva ricevuto da Reni. E lo dimostrò pecialmente nelle sue opere di carattere sacro (quelle di BOLOGNA: Battesimo di CRISTO, S.Antonio di Padova e il piccolo Rdentore, Madonna del Rosario; e quelle attualmente a Vienna: Sibilla e Madonna, Il Bambino e San Giovannino). E’ vero morì di morte improvvisa forse cruenta a soli 27 anni.
    Grazie Giovanna, sei proprio brava, ma questo te l’ho già detto.
    Ciao

  4. giovanna3.rm ha detto:

    Rosmarie, ti ringrazio per il tuo apprezzamento dell’arte di Elisabetta Sirani.
    Qualche mese fa, esattamente nel giugno 2009, ho scritto un articolo su Artemisia Gentileschi, grande pittrice, mostrando alcune delle sue opere. Se ti interessa, vai in Riflettiamo, Clicca su “Cultura”. A destra ti appariranno le varie date e se clicchi su giugno, uscirà Artemisia.
    Un caro saluto.

  5. rosmarie ha detto:

    Fateci conoscere altre donne artiste! Queta è fantastica…..i visi dei suoi ritratti hanno un’espressione molto dolce! Grazie Giovanna, e grazie Rosaria!

  6. lieta ha detto:

    ciao giovanna forse ho letto libro su elisabetta sirani e appunto la proponeva come donna autonoma anticipatrice di femminismo bella questa tua ricerca e i suoi quadri che ci mostri e così conosciamo anche noi, anche perchè mettete il titolo che ci porta a ricordarli meglio ciao giovanna complimenti co rosaria che poi ci imposta anche della bella musica è un piacere il video

  7. Lorenzo.rm ha detto:

    Giovanna, con pazienza di certosina, continua a proporre le sue ricerche sulle donne artiste. Mai fatica fu così meritoria. Da parte mia un pizzico d’invidia, ammirazione e gratitudine.

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