Siamo giunti alla tanto attesa ultima puntata de 'A FUITINA di Lorenzo.rm
Ricordate “A fuitina”? Adesso siamo arrivati davvero alla fine. Ed è una fine amara, vista dall’ex bimbo di cui abbiamo parlato precedentemente, Non è facile uscire dalle spire di un mostro primordiale che ti lega al passato. Il pessimismo è davvero d’obbligo.
Certo, può esser difficile la vita d’un bimbo
con babbo defunto e due mamme adoranti
senza alcun ritegno. E la storia proprio a Roma
successe, Roma che tante ne ha viste nei tempi,
e infatti non sarebbe capitale del mondo. Insomma,
per dirla papale, il tempo è passato, e Luigino
è cresciuto, fra risatine e allusioni. Due mamme,
eh? E chi è il vero padre?Oppure: poro babbo,
per queste megere s’è ucciso, per disperazione.
Ha studiato Luigino. E poco ha sofferto nel tempo:
due mamme perfette, gentili, amorose. Il grembiule
più bello? Era il suo. E così il vestitino. E così
le vacanze. Un dolce carattere aveva, il bambino,
e poi il giovane. Lindo, pulito, gradevole, buono
e, ancor più, intelligente. Ottimo poi da scolaro
e in seguito da studente. Orgoglio di mamme.
E così passò la sua vita fino a quando arrivò la
“chiamata”. Sì, l’ebbe Luigino, improvvisa.
Un bel giorno la ricevette, la buona novella, e alle
mamme lo riferì. Il Signore chiamò e mi disse:Vieni
a servirmi. E così egli fece. Da prete studiò,
e i voti raggiunse senza fatica, anche se lunghi
e impegnati furon gli studi. Ordinato fu, infine,
sacerdote, e il primo incarico ottenne, da vice
parroco, dove? Pensate, a Catania, terra d’origine
di una delle sue mamme. Dunque, a Catania di tutto
si occupa, in una parrocchia a due passi dal Duomo.
Organizza, Luigino, ogni attività, a tutte si presta,
in particolare assiste gli anziani, gli infermi, i poveri,
i giovani, ragazze e ragazzi. Tutti vogliono il prete
gentile, carino, affettuoso. E a lui chiedon sempre
consiglio, conforto.. Don Luigino, che si fa? Dove
andiamo? Don Luigino di qua. Don Luigino di là.
Il Figaro dell’opera sembra, quello un barbiere,
questo un giovane prete. E che prete! Amico, confidente,
confessore. Già, confessore. E venne quel tempo, il tempo
in cui, in confessione, gli si presenta Gaetano, detto
Tano, giovane inquieto e indeciso, dai mille timori ma
con la pretesa di essere audace. Gli parla, Gaetano,
del grande suo amore per Grazia, Graziella. Senz’arte
né parte che devono fare? Partire, fuggire? Che pensa,
il pretino, di una fuga d’amore? Trasecola Luigi
nel confessionale. No, no, no urla. Nooo! Esce tosto
e scuote Gaetano: Non farlo, non farlo. E racconta
la storia, quella che ha appreso dalle due mamme,
dapprima accennata e poi sempre più nitida e chiara.
Mai più le fuitine, dice. Con esse si perdon legami e radici
e la terra in cui vai non riesce ad accoglierti. Don Luigi
continua, continua a parlare. No, Gaetano, non farlo, fratello.
Parliamone insieme, se vuoi, con Graziella. Avviene il colloquio
e alla fine tutti contenti e decisi: no, non si parte. Don Luigino
si sveglia contento di aver riversato nei due parrocchiani
il bene di un aiuto partecipe, di un consiglio fraterno.
Ma arriva il postino con una missiva che giunge
dall’autorità: per Luigi è previsto un trasferimento veloce,
immediato in Romagna. Lasciare egli deve il siculo orticello,
tanto curato, per raggiungere luoghi lontani e diversi e ivi
diffondere il suo apostolato ed azioni concrete, tanto apprezzate.
Incredulo è il prete, scontento, impaurito, ma anche voglioso
di nuove esperienze. Ne parla con tutti gli amati suoi
parrocchiani. Organizza riunioni, un consiglio opportuno
dà a tutti, raccomanda se stesso ed ognuno al Signore. Parte
egli infine piangendo. Tanino e Graziella si guardano in viso,
s’abbracciano, continuano ad amarsi, sperare, aspettare.
Passano gli anni e niente di nuovo, di buono si vede finché
un bel giorno Tanino, abbracciando Graziella, le dice:
Sai, amor mio, qui niente di buono, di nuovo si vede. Perciò
accettai l’invito del nostro compare Cardillo di un lavoro saltuario.
Di consegne si tratta, più si consegna e più si guadagna. Bravo,
dice Graziella, allora possiamo sposarci. Sì Grazia, ci sposeremo
appena raccolto il gruzzolo necessario. Ma domani presto si comincia
il lavoro. Ci vediamo di sera, così ti racconto. Sì, Tano, fa lei. E va
a lavorare, Gaetano, dal compare Cardillo, ch’è gentile, elegante,
educato, davvero un signore, da tutti stimato, ma in odore di mafia.
Pubblicata il 19 Marzo alle ore 21,15
Mi limito a dire che la vita è:… un grade teatro, dove ognuno di noi ha un copione già assegnato da Qualcuno.Grazie Lorenzo
Si, Rosaria, finalmente è finita questa storia, che illustra un’avventura della mia terra con sviluppi al di fuori ma con situazioni e logiche simili. In fondo, le necessità, e la lotta, la volontà di migliorarsi sono i protagonisti con sembianze di persone che le incarnano. Ci si gira intorno ma le soluzioni continuano a non esserci. Speriamo sempre.
Si è conclusa questa storia dal sapore un po’ amaro che si è svolta attraverso tre generazioni. E’ vero che a volte gli errori dei genitori, anche se dovuti a circostanze varie, si riversano sui figli e poi anche sui nipoti. Una sorta di …nemesi storica?
Grazie Lietaré. Te abbraccio.
lorenzo scritto da te questo bell’intreccio de vita reale purtroppo, e’ bellissimo e fa capi’ certe situazioni che alcuni vivono sulla loro pelle ciao lorenzo complimenti ancora
La conclusione è amara. Tutti si aspettavano, e anch’io nel cuore, un finale da “vissero felici e contenti”. C’è stato quindi chi non s’è adattato “fuori” e chi ha subito ancora una volta il suo ambiente “dentro”. Ne ho raccolto immagini e sentimenti sperando che siano a voi graditi.