Nella Divina Commedia Dante raccolse quanto di buono producessero i secoli antichi, per innestarvi le innovazioni richieste dalle mutate condizioni dei popoli e dai mutati bisogni, ed innalzandovi, come su base sicura, colla potenza del suo intelletto, un nuovo e più splendido edifizio, ”egli mutò", dice il Giordano, "al nostro mondo la sede, non la natura" e cosi , poté esser poeta morale e civile, utile a tutti i secoli .
Penetrando intimamente nel suo spirito e nelle sue opinioni vi si trova una filosofia nazionale, anello tra la scuola italiana di Pitagora e i pensatori italiani del secolo XVII: vi si trova la genesi delle lettere ed arti cristiane e la più sorprendente e meravigliosa sintesi non delle aspirazioni di una terra o di un popolo, ma di tutta l’umanità.
Le ragioni politiche che diedero origine all’Iliade furono pur quelle che ispirarono Dante, il quale al pari di Omero stampò nella sua opera un ritratto generale e compiuta dell’Italia e della sua epoca con un forte e più che poetico presentimento della civiltà che allora cominciava e che doveva quindi venire svolgendosi .
Perciò non è meraviglia che alla sua voce la moderna Italia si destasse, come si era destata l’antica Grecia alla voce di Omero.
Tutti i nostri più valenti letterati ed artisti sono figli di Dante.
Senza quel genio fecondatore, non so se avrebbe l’Ariosto cantato le imprese de Paladini di Carlo Magno, né il Tasso avrebbe cantato la conquista di Gerusalemme. o se il Sannazzaro avrebbe rallegrato i colli di Posillipo con le sue pastorali, o il Guicciardini avrebbe dettato le isterie italiane, o Machiavelli il Principe.
Non so se il Palladio avrebbe innalzato mirabili monumenti.
Ghiberti, Brunelleschi, Orcagno ebbero Dante per maestro. Michelangelo, sino all’ultimo dei suoi novant’anni esaltò all’Alighieri: Michelangelo, che lanciava tra le nubi il Pantheon, pur ribellandosi a Giulio II; Michelangelo, che con pitture e con disegni commentava le visioni della Cantica; Michelangelo, che affermava di anteporre le sventure di Dante al più felice stato del mondo e lamentava, in versi sublimi, le perdute illusioni. In Dante poi parla il fondatore della moderna civiltà europea ed il primo ed il più grande promotore della nostra risurrezione politica.
Grande fu l’influenza delle Cantiche dantesche e Dante fu esaltato dai maggiori poeti dell’800 come esempio insigne di nobiltà e di fierezza d’animo (Alfieri, Foscolo, Leopardi). A lui guardavano gli esuli, sulla sua tomba trovarono forza e conforto gli eroi del nostro Risorgimento.
Ringrazio anticipatamente per una buona lettura un saluto cordiale a tutti.
La vita e l’opera di Dante hanno avuto, senza dubbio, un’influenza determinante sulla cultura rinascimentale e moderna, ma non solo.
Numerosissimi gli scrittori e gli intellettuali che hanno utilizzato e continuano ad utilizzare la Commedia e le altre opere dantesche come fonte di ispirazione linguistica, espressiva.
Tracce dell’influenza di Dante si trovano persino nella Letteratura italiana del Novecento, con Eugenio Montale dove è frequente la ripresa di termini e formule del Dante lirico e del Dante della Commedia.
Anche con Primo Levi si trovano numerosi riferimenti alla discesa dantesca agli Inferi e uno dei capitoli di un suo scritto è strutturato come una ripresa del viaggio di Ulisse nel canto XXVI dell’Inferno.
Altre tracce, poi, sono presenti anche nella Letteratura straniera del Novecento con Eliot dove in un passo descrive una mattina londinese nella quale la folla delle persone che vanno al lavoro è associata all’immagine dantesca degli ignavi.
Ancora ultieriori riferimenti si trovano con il poeta argentino Jorge Luis Borges considerato da molti lo scrittore più importante del novecento, il quale ammirò la Commedia di Dante fino a dire che è la migliore opera letteraria di tutti i tempi.
Quindi la Divina Commedia si può dire abbia costituito l’OPERA x eccellenza dalla quale molteplici scrittori sono stati influenzati nei loro scritti.