cornici-fioccofiori narr e poesie

Riecco Giulio, con la sua "ritrovata" penna, dopo la pausa estiva,  che ci propone uno dei suoi ricordi  di fanciullezza  sempre in  maniera semplice,  piacevole e scorrevole.

 

Restando in tema attuale , dove in molti si danno da fare a fregare questo Stato, mi è venuto alla mente un episodio. Forse, se avessi seguito il mestiere di ladro, chissà che vita  agiata avrei  fatto. chierichetto_300        Quando ero ragazzino fare il chierichetto era un piacere. Abitavo vicino alla chiesa e, al primo tocco del campanile, mia madre mi preparava in fretta, altrimenti il prete bussava alla porta. Eravamo un gruppetto di amici e ci contendevamo il primato delle caramelle. Infatti il prete aveva  appiccicato un grosso foglio al muro sul quale vi erano scritti tutti i nomi dei chierichetti. Ogni messa  un puntino rosso che voleva dire: una caramella di premio. Eravamo già cretini a quel tempo. Ma, sapete, trenta caramelle al mese  erano tante. Con i tempi che correvano ne toccavano anche alla mamma e alla nonna.       La povertà era in tutte le famiglie, quella del mio amico era preoccupante. Se sua madre faceva il desinare, saltava la cena. Il sabato, giorno di cottura del pane, le altre donne le donavano un po’ del loro impasto. Così faceva qualche panetto in più.      Una domenica, in cui si festeggiava il Santo Patrono, la chiesa era piena di gente. Al momento dell'offertorio,  il prete ci fece segno di fare il giro con l'apposita borsa fra i fedeli , i quali donavano il loro obolo. Si portarono in sacrestia le borse piene di monete. Il mio amico furtivamente si riempì una tasca di spiccioli e, al termine della Mesa li portò alla sua mamma. Io, cretino come ho detto sopra, l'accompagnai.      Vi potete immaginare gli urli della povera donna; ci prese entrambi per le orecchie e ci portò al cospetto del prete.  La refurtiva fu restituita. Il parroco non disse niente. Nero come un corvo, annuiva alle scuse della mamma  del mio amico. Non capiva che il gesto del bambino era dettato dalla povertà: voleva aiutare la mamma.      Il paese è piccolo e la gente mormora. Quel giorno di festa, non solo saltai il desinare, ma anche la cena. Ricordo mio padre che tuonava :-Quanto è ladro chi ruba, che chi para il sacco-      Piansi tutta la notte . Capii però che, anche se la mamma dell'amico era poverissima, non si doveva rubare.      Però, anche se bambino, vidi che, dalla borsa del prete , non usci nessuna moneta .

Giulio

 

10 Commenti a ““LADRO” …di Giulio (Il maledetto toscano)”

  1. ANGELOM ha detto:

    Caro Giulio, quello che hai raccontato ha un significato profondo. Non condanno il gesto del ragazzo, perché l’istinto di essere furbi in un contesto dove la povertà primeggia è sempre in agguato, che l’amico lo assecondi è normale, colpevole dello stesso gesto, anche se lui stesso la riteneva da non fare. Da lodare la reazione e il comportamento della donna a riconsegnare tutta la refurtiva e del padre del ragazzo che l’accompagnava, che quantificava lo stesso gesto di ugual misura. Forse il parroco doveva essere più clemente ed avere un occhio di riguardo e giustificare il gesto, ma questo non è successo ,peccato. Rimarrà però nell’animo dei ragazzi una cosa fondamentale, la sicurezza che nella loro vita certamente non ripeteranno.

  2. Giulio Salvatori ha detto:

    Grazie a tutti , Vi ho sentiti veramente vicini, o come si dice da noi:-mi siete garbati .

  3. francomuzzioli ha detto:

    Il racconto dal sapore deamicissiano è splendido..con quell’esprimersi alla Collodi …”il desinare…il “panetto” …che rende tutto un pò antico (come siamo noi) …ma tanto caro.
    La saggia anarchia dei fanciulli è certo migliore della miopia del prete e della santa rigidità del padre.
    Giulio…non ci sono più questi bambini……ecco il problema!

  4. alba morsilli ha detto:

    mi hai fatto aprire un cassetto che era nel dimenticatoio,
    io andavo a messa e facevo la communione, perchè il premio era il cioccolato caldo, sai allora si stava digiuni dalla mezza notte puoi immaginare che ipogligemia aveva una bimba.
    Quanto ai sodini un altro episodio mi fai ricordare, un lunedì mattina ho visto il sacrestano in banca con un sacchetto di stoffa e l’impiegato pesarlo in base al peso era il valore.
    loro chiedono l’elemosina e poi hanno i conti correnti
    mentre una madre onesta sgrida un figlio che ha fatto tutto per fame.quanta ingiustizia anche per chi predica il vangelo

  5. francesca (franci) ha detto:

    Giulio, fare il ladro non paga, meglio quello che hai realizzato nella vita. Il tuo racconto non è solo una storia di estrema povertà, come peraltro a quei tempi ne esistevano tante, ma la morale avrebbe un grande significato anche oggi. Probabilmente esistono ancora famiglie serie che allevano i propri figli nel riferimento di valori come l’onestà, l’integrità morale e la rettitudine ma, purtroppo la maggior parte dei genitori, oggi, non sa neppure come il proprio figlio si sia procurato denaro per tanti acquisti (e non entriamo in dettaglio), figuriamoci poi controllare se sottraggono monetine da chissadove e a chicchessia.
    Il discorso ritorna sempre lì: alla base di ogni comportamento dei nostri figli c’è sempre l’insegnamento e l’esempio della famiglia.

  6. lucia1.tr ha detto:

    Sembra una pagina del libro Cuore, questo racconto scritto da Giulio. Una vicenda commovente con insegnamenti esemplari, oggi che si parla di QUESTIONE MORALE, dovrebbe essere tenuta d’esempio, sono convinta che la famiglia deve impartire per prima un’educazione basata su principi a cui i figli si devono attenere per la loro condotta di vita futura.

  7. nikodireggio ha detto:

    buongiorno giulio questo episodio vissuto è veramente divertente
    guarda la dignità di questa donna . per me è da applaudire
    i tempi erano duri,…..ma ti dico che in modo diverso sono ciclici………….grazie per avermi fatto sorridere immagino questi due chirichetti……….e il corvo nero lasciamo stare
    non è la mano che dona ma il cuore un sorriso

  8. edis.maria ha detto:

    Bellissima storia di altri tempi quando i genitori rimproveravano i figli per le loro mancanze, senza timore delle chiacchiere. Tempi di miseria grande come i nostri giovani neppure immaginano! Vogliamo essere più cauti nel giudicare il prete e pensare che, per non mortificare la donna, sia passato in un secondo tempo a lasciarle qualche moneta? Evvia, speriamolo almeno!!! aahhaahaah!!!

  9. marisa8.bs ha detto:

    è una bella storia ,di quando l,onesta era un valore,guai appropriarsi delle cose altrui,quando si rispettava le cose degli altri come fossero nostre.quando avevo le mie ragazze a scuola capitavo,che tornassero a casa con qualche giochino ,dicendo che era un regalo di una amica,il giorno dopo accompagnavo mia figlia a scuola e gentilmente ,riconsegnava il gioco all,amica scusandosi.perchè l,onesta in casa mio era e è un valore primario

  10. Lorenzo.rm ha detto:

    Che bella la tua storia, Giulio. E’ vero, non basta essere ministri di Dio per operare secondo i Suoi dettami. Se avesse dovuto seguirli il Prete avrebbe vuotato tutto il cesto delle offerte nel grembo della povera donna, e per di più girando il capo dall’altra parte per non vedere (non sappia la tua mano sinistra che cosa fa la tua mano destra). Ma così vanno le cose del mondo. Peraltro, anche voi bambini non è che facevate il servizio in chiesa per amore di Dio ma per le caramelle: furfantelli, ma eravate piccoli. La vita è un cumulo di contraddizioni. In questo sfondo è vivida, splendida, la madre bisognosa del bambino “ladro”. Povera sì ma mai ladra. Che bell’esempio. E’ proprio vero che la povertà si può vivere con dignità e grande forza morale. Oggi è fuori moda? Allora dico: abbasso la moda. Anch’io, quando ero ragazzo giocavo con la palla di pezza e andavo a scuola a piedi per chilometri non potendo pagare il mezzo. Ti abbraccio, Giulio.

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