Questa sera, mentre ero a cena con mio figlio, dopo una giornata estenuante piena di impegni, affrontati quasi tutti correndo, e ancora un po’ sotto stress per il ritmo frenetico che da un po’ di tempo mi accompagna, mi sono sentita rivolgere questa domanda: “Mamma, ma tu lo sai che cosa stai mangiando?” Sorpresa lo guardai e alla mia muta domanda mi rispose: “non credo, perché sicuramente stai pensando alla giornata trascorsa, a ciò che hai fatto e a ciò che non sei riuscita a fare, e ancora starai pensando a domani, a tutto quello che ti aspetta, al modo migliore per programmarlo senza dimenticare nulla o lasciare niente di inevaso, assolvendo a tutti i tuoi doveri e compiti e anche molto di più ma sempre vivendo una vita incompatibile con gli affetti, con la felicità che può darti un tranquillo sorseggiare con calma un buon caffè, il piacere di una lunga telefonata ad un’amica senza doverle dire …scusa ma devo scappare.., la gioia di mezzora senza far niente se non esclusivamente quello che ti va di fare, magari leggendo quel libro d’arte che hai comprato e la cui lettura rimandi sempre alle ore tarde della notte quando sei più o meno sfinita e non riesci a goderne appieno del contenuto”.
Così è nato un dialogo tra di noi che, alla fine, mi ha fatto molto riflettere su ciò che costituisce la nostra esistenza che coinvolge anche il relazionarci con gli altri all’interno di rapporti affettivi, sentimentali, d’amicizia e quant’altro.
L’esistenza è fatta di tempo e ne ha bisogno per rispondere alle esigenze più profonde: gli affetti che richiedono di essere coltivati; l’intesa da costruire col partner giorno dopo giorno, il dialogo, che si regge sulla reciproca disponibilità.
I ritmi quotidiani e innaturali che scandiscono la nostra cosiddetta normalità sono determinati da bisogni, impegni e talvolta imprevisti che noi non riusciamo a considerare secondari. Ma se l’impegno supera il livello di tollerabilità del carico che possiamo sopportare, il costo che paghiamo sul piano personale e famigliare può diventare pesantemente insostenibile.
Gli effetti dell’accelerazione si avvertono anche nel corpo e nella psiche che registra fedelmente i tumulti trasferendoli ovunque, anche nella nostra vita intima sempre più turbata e carente di tenerezze da farla somigliare ad un lampo privo di emozioni. Per amarsi bisogna condividere il tempo e le passioni, occorre stare vicini.
Correre ci logora più di quanto possiamo sopportare, moltiplica lo stress, cioè la fatica che il nostro organismo deve compiere per ristabilire l’equilibrio, per riadattarsi ogni qualvolta è interessato da uno stimolo. Molte cose da fare, tanti pensieri in testa significano molto stress, dunque maggiore abbuffate di ansia. Il modo di vivere può ammalare. La velocità può ammalare. E ammalano senza farci sconti.
Ma c’è anche chi, in tutto questo trova un paravento, cioè un buon pretesto per evitare fastidiose riflessioni su se stessi e sulle proprie relazioni. E la velocità diventa un ottimo alleato per chi non ama complicarsi l’esistenza.
“..Non ho tempo per pensare, per parlare, dunque non so, Ma forse va bene così, in fondo cos’avrei da dire?”
Io invece proporrei di lasciarci catturare, ogni tanto, dalla lentezza del “dolce far niente”, gettando un pensiero a quando, rientrando per forza di cose nella normalità, ci dovesse capitare di funzionare troppo velocemente. Non crediamo, presuntuosamente, che il mondo, senza la nostra preziosa collaborazione, possa andare in malora, ma se scoprissimo che ci siamo infilati di nuovo nella strada sbagliata, consideriamo che forse è saggio fermarsi e tornare indietro.
Smorzare il ritmo, perciò non è un lusso ma una necessità.
nn c” un proverbio che dice =la gattina frettolosa fecemicini cechi.. io dopo tnto correre x cercare di arrivare a fare tutto ,un piccolo by passe mi ha dato alt.Ho capito che la vita si puo’ vivere in altri modi ,molto piu’ gratificanti ,mi sono guardata attorno con occhi diversi ,godendo anche di piccole cose che nemmeno vedevo prima………
buongiorno io dico che bisogna essere attenti per le cose che ci
circondano la fretta non porta…………..no alla tav
D’accordo con te Giuliano, quando..??
Franco e Lorenzo: era proprio quello che intendevo, “capire quello che hai nel piatto”. E’ partito tutto da una metafora tra me e mio figlio. Ma nulla a che vedere con “male di vivere” che è tutt’altra cosa.
Lieta: che noi donne abbiamo una marcia in più è sacrosanta verità.
Grazie a tutti.
E’ vero Lorenzo, oramai siamo su di un treno in corsa e a scendere in velocità ci si può far male! Scusa la metafora,ma ogni tanto un momento di riflessione è necessario….fare il “punto” con chi ci stà accanto….avere il tempo di assaporare un istante…non guardare l’orologio e le sue lancette per immergerci in un tramonto….recuperare un poco, solo un poco, la nostra vita intima con ritmi che siano circadiani e non impressi dal moto di un mondo che non aspetta.
Forse, dico forse, se riusciamo a far questo aiuteremo anche il futuro e chi lo vivrà,dandogli gli strumenti per recuperare un poco di umanità.
Lietaré, intendevo impronte in termini simbolici: cioé esempi, insegnamenti, guide, soprattutto per i più giovani. Ma è certo che non sono contro i colloqui, soprattutto quello fra genitori e figli.
scusa lore’ ma sei plantigrado hai ormoni non ho capì io so felice de non lassa’ impronte, sporcà magari un pvimento appena pulito, si deve contagiare non ormeggiare e mika voglio schiaccià nessuno e tutti abbiam il ns dafà anke se non è de livelli terreni ritenuti eccelsi
lore qui abbiam la tav alta velocità siamo umane siamo donne e la maggior parte di noi corre molto + di voi maskietti io ne ho esperienza diretta ci sono alcuni ke se senton pascià anke certi tonakoni co pensione divina dello stato militare per presunto esercizio spirituale
Spezzo una lancia a favore della velocità. E’ bello il testo di Francesca, molto gradevole e pieno di spunti degni dei migliori scrittori. Testo che ci dà notizia di un colloquio, ahimé quanto necessario, fra generazioni, in questo caso fra madre e figlio che si amano e desiderano dialogare.Ma poi? Che si fa? Ci si ferma a fare considerazioni, oggi, domani e dopodomani? Certo che no. La vita deve essere veloce, soprattutto se, come anche nel caso di Francesca, abbiamo cose da fare e da dire. Ed è nella velocità delle decisioni che assumiamo e delle azioni che svolgiamo che possiamo lasciare la nostra piccola orma. Per noi e per quelli, i giovani, che ci seguiranno.
In effetti, i ritmi della vita moderna sono tali che anche la persona più serafica e pacifica per carattere, di tanto in tanto si sente sotto pressione. Possiamo provare a cambiare almeno qualche abitudine e rielaborare costruttivamente quei pensieri o impegni che ci agitano.
Prima di tutto riconquistando un po’ di tempo per noi stessi.
Guarda quello che hai nel piatto e assaporalo, leggi quel libro d’arte, chiudi la TV e stacca il telefono, e lasciati catturare, ogni tanto, dalla lentezza del “dolce far niente!”
Con la chiacchierata fatta a tavola, ti sei appropriata del tuo tempo, ti sei fermata…
Se sei piena di cose da fare, prova a costruire una scaletta di valore degli impegni e imparare a dire “NO” ad alcuni di essi o diluirli nel tempo. E’ un po’ aziendale lo so ma serve credimi per fare bene e senza affanni.
Sul termine “stress”, cara Franci, ci sarebbe da fare un articolo a parte, magari con la meditazione?
certo ke la frenesia prima o poi ti porta a na brusca frenata perkè siamo di carne e animo e devon convivere. il fisico appunto si ammala a me è successo di non riuscì certi momenti camminare celere senz’altro anke n’osteoporosi latente, cmq necessità di riposo rilassante, dormire serenamente po’ ogni tanto, ke poi ti alzi arzilla vispa pimpante energica e probabile sono anke le energie strausurate e alimentazione sbadata, la gioventu’ ke va cmq vogliamoci bene lazzariamo e facciamo cose gradite in spazi diurni solo nostri…………ciao
Bellissimo il tuo scritto!
Tutta la letteratura è piena di questi “mali di vivere” da Berto a Montale a Pavese …….
E’ un pò che l’uomo ha abbandonato i ritmi del “viver buono” e si accartoccia in una frenesia che non da spazio ai sentimenti ed alle introspezioni.
Tutto scorre come un fiume in piena dove non puoi vedere la barchetta di carta o la foglia leggera,solo una superficie opaca che trascina ogni cosa,sempre uguale,sempre più veloce, sempre più fangosa.