Qualche tempo fa mi trovavo nella sala d’attesa del parrucchiere e per non leggere i soliti giornaletti di insulso gossip, ascoltavo, con totale disinteresse l’altrettanto insulso cicaleccio che mi circondava. Un dialogo, però ha catturato la mia attenzione. Due signore, si raccontavano le proprie vacanze. Nulla di strano, fin qui, se non le “mete” scelte da una, con famiglia al seguito, per trascorrerle, in cosiddetti “luoghi dell’orrore”. E l’orrore è venuto a me, ascoltandole.
Ci sono addirittura agenzie di viaggio che organizzano pacchetti-tutto-compreso all’interno del turismo dell’orrore.
Ma come si fa, dico io, anche solo immaginare di programmare visite ad Avetrana, con scatti fotografici annessi, trasformando questa cittadina in una destinazione da turismo macabro?
Come si fa ad andare in pellegrinaggio a Cogne per vedere la casa dove è stato massacrato il piccolo Samuele?
“Andiamo a visitare Perugia, è una splendida città ma soprattutto, con l’occasione potremo far visita alla “casa di Meredith”.
Da Garlasco (delitto di Chiara Poggi) a Parma (il piccolo Tommaso Onofri), da Novi Ligure (Omar ed Erika, i fidanzatini assassini) a Erba (la coppia che non sopportava i vicini rumorosi) è tutto un susseguirsi di idioti, magari con figli al seguito, che fanno la fila per farsi fotografare davanti al cancello di “questi” o con un fiore in mano sulla tomba di “quelli”.
E’ già preoccupante se uno non ha nulla da fare ma molto di più lo è se lo si fa deliberatamente, programmando il tutto.
E’ vero che la televisione e con buona compagnia di mass media hanno spettacolarizzato qualunque miseria umana, trasformandola in reality show, ma, signori, vogliamo contribuire a questo processo di degenerazione umana o, forse, resta ancora un po’ di spazio per un briciolo di umanità e di intelligenza?
Sono veri e propri deliri di menti depravate e scomposte. Ma dov’è il senso del limite? Si sta facendo delle tragedie una merce di orrido successo commerciale.
Io proporrei di vietare queste visite ripristinando il senso del pudore, del rispetto come simbolo di silenziosa compassione. Ma se questi comportamenti dovessero continuare a superare la decenza sarei del parere di censire questi soggetti per farli studiare da un’equipe medica specializzata. Sono certa che qualcosa di interessante verrebbe fuori da questa stupidità umana legata alla morbosità del sentirsi protagonisti della cronaca nera e dello show dell’orrore.
Stendiamo un velo pietoso, come si usa dire, e anche nel gesto che fece Socrate, venticinque secoli fa, di coprirsi il volto mentre moriva possiamo ritrovare riverenza e pietà nel proteggere i morti dalla sguardo curioso e morbosamente malato dei vivi.
Ciao Francesca, a distanza di qualche anno, come vedi, c’è chi ti scrive a proposito di questo argomento. Pensa che stavo cercando “l’orrido in natura” come ricerca su internet e come definizione di burrone, precipizio naturale, spesso associato alle cascate… Insomma: una ricerca da un punto di vista “morfologico”, passami il termine, soprattutto ambientale… Ad un tratto, l’occhio mi è caduto sul tuo blog ed ho cominciato a leggere e… sono inorridita! Non sapevo di questi “tour macabri” ed ho provato dispiacere al pensiero che hai dovuto sorbirti lo schifo di quelle donne, comunque, di quelle menti bacate! quante volte si muore nel corso della nostra esistenza? Spesso,a mio sommesso avviso. Soprattutto tutte le volte che ci imbattiamo nel sudiciume che sta caratterizzando ultimamente una fetta di umanità! Perché non gettare alcune porcherie da un orrido burrone? Grazie per l’opportunità di questo sfogo.
Un saluto.
è vero quello che ha scritto Franco la tv e giornali ti fanno una testa come un pallone, una cosa sola è bella fare clic con il telecomando e chiudi tutto.
Un bel esempio di famiglia, per i nostri bambini,
una famiglia che giura a spergiura il falso.
Siccome in generale siamo dei ficcanaso, fare il turista dell’orrore forse è sentirsi partecipi al processo( es:io ho visto la casa, la porta della cantina,)
Noi italiano ci piace molto fare gli affari degli altri ma non i nostri
Mi ricordo che circa due anni fa vi fu un articolo su Eldy …proprio sui “viaggi turistici” a Cogne …i “viaggi dell’orrore”. Chiamammo queste demenziali pratiche “pornografia del dolore”.
Cara Francesca ci sono “personaggi importanti” come Vespa ,che ti fanno i plastici dei luoghi dei delitti e con sadico risolino ti mettono in piedi uno show sulle tragedie umane.
Siamo anche questo noi italiani …intontiti davanti ai “grandi fratelli” con quel tanto di voyeurismo…che è sempre lo stesso che ci spinge ad andare a sbirciare tra le cancellate di casa Misseri.Siamo anche un popolo immaturo, poco colto (meno della metà degli italiani legge) , maleducato e caciarone.
Che ci vuoi fare !
il grado di demenza di alcune persone è proprio all’infinito. E poi parliamo che siamo in piena crisi economica e molte famiglie non arrivano alla fine del mese!!!
buongiorno…………è veramente assurdo la morbosità di tutti questi esseri…………..senza parole
Francesca ,mi ha veramente inorridito quanto ho letto ,anche se dopo quello che stampa e tv ci propinano ,non ci si puo’ aspettare molto di meglio,L’imbecillita’umana non ha veramente limiti,nfatti basta vedere individui che tentano di rovinare opere d’arte…….
Francesca, che dire, fino a che esisteranno certi cretini non finiremno mai di vedere anche le cose più belle deturbate con scritte insignificanti ed altre banalità.
Vietare?
Come si fa a vietare, ci si sentirebbe dire, è roba da medioevo, sa di repressione.
Turisti dell’orrore?
Il fatto che ogni giorno, su gran parte degli organi d’informazione, stampa, trasmissioni televisive, parlino ossessivamente di quei casi, induce molta gente a desiderare di vedere di persona quello di cui hanno tanto sentito parlare.
Hanno riempito la giornata perché altrimenti sarebbe stata vuota?
con tutto il bello ke ci circonda è assurdo, i figli ke posson imparà, ciao
Orrore, Francesca. Purtroppo la pratica del divieto è impossibile da seguire. Non ci resta che piangere.
Franci, purtroppo si sa, ”la mamma dei cretini è sempre incinta”.
Null’altro da dire.