Riprendo il mio cammino all’interno dei tesori dell’arte in un’altra avventura che parla l’unico linguaggio, immensamente generoso della bellezza.
Voi sarete curiosi di sapere dove sono andata questa volta. Restando nel tema da me iniziato poco tempo fa dei “Gioielli fuori porta” mi sono spinta fino all’ingresso della Val d’Aosta ed esattamente a Bard. In questo suggestivo borgo medievale, dove le rocce scendono ripide verso la Dora Baltea, sorge il Forte, un’imponente opera “tagliata” nella roccia e fortificata sin dai tempi più antichi. Passando attraverso varie vicissitudini, la Fortezza di Bard sostenne l’assedio del 1800 quando gli uomini di Napoleone varcarono il Gran San Bernardo per sorprendere l’esercito austro-piemontese.
Oggi, il Forte di Bard è il nuovo polo culturale delle Alpi Occidentali dove convivono prestigiosi spazi espositivi dedicati a mostre temporanee, oltre al Museo delle Alpi, spazi didattici per lezioni di attività di laboratorio, sale conferenze, spazi per promozione turistica e del patrimonio culturale valdostano.
Un grande poeta del romanticismo, Jhon Keats, avrebbe interpretato così questo luogo suggestivo: “una cosa bella è una gioia per sempre”.
Ed è in questa splendida cornice di fiabesco paesaggio abbracciato da monti innevati che inizia il mio percorso, e mi lascio condurre per mano in un cammino tra storia e arte costituito da preziosi dipinti, capolavori percepiti e raccolti lungo i tempi da generazioni di uomini e donne di un’antichissima famiglia europea. Vi parlo dei Principi del Liechtenstein che collezionano questi immensi tesori sin dalla generazione di Hartmann II nel 1544 per concludere con l’attuale Hans-Adam II che ha permesso la realizzazione di questa ricca mostra concedendo in esposizione gran parte delle opere di sua proprietà (..bontà sua..!!).
Dai fiamminghi Rubens a Van Dick, da Brueghel il Vecchio a Brueghel il Giovane, dagli olandesi Cranach il Vecchio a Rembrandt, passando attraverso la pittura italiana di Pietro da Cortona, Camillo Procaccini, Guido Reni, Canaletto, Francesco Hayez e molti altri. Cercherò ora umilmente di accompagnarvi in questa mirabile esposizione dove, ogni volta che entro in contatto con l’arte, mi rendo conto di essere testimone dell'essenza della bellezza che gli antichi hanno raccolto, magari racchiusa dentro una cornice e una figura che, nel suo linguaggio silenzioso mi provoca infinite ed intense emozioni.
Ancora una volta, posso affermare che vivere senza arte è come vivere senza amore, significa aver rinunciato a riempire il nostro "scrigno" di passioni, di emozioni, di elevazioni a ciò che rende sacro, all'intensità di sentimenti ma soprattutto alla condivisione di ciò che l'armonia, il pregio, la suggestione, lo splendore e il fascino fanno di un'opera d'arte il concentrato stesso di bellezza e permettono, a quelli come me, di meravigliarsi ogni volta di fronte a simili capolavori...come fosse la prima volta.
Ma prima di iniziare il percorso della mostra voglio farvi una breve panoramica di questa maestosa e stupefacente costruzione, al vertice della quale si giunge attraverso un percorso formato da tre spettacolari ascensori panoramici inclinati che salgono rasenti la roccia.
Ed ora iniziamo il percorso partendo dal barocco, percorrendo il classicismo fino al romanticismo.Le opere esposte in questa mostra sono più di 80, tutte mirabili e degne di nota. Non mi sarà, però, possibile presentarvele tutte. Ne ho scelte alcune che non sottraggono nulla, in quanto a magnificenza, a quelle non menzionate.
Entriamo ora nella prima sala tutta dedicata al maestro del barocco fiammingo: PETER PAUL RUBENS.
Nelle opere di Rubens i volti e le figure diventano corpi che quasi escono dalla tela. Attento nell’elaborazione pittorica della carne ma contenuto e severo sia nel soggetto sacro che in quello profano.
Circa 30 opere dell’artista fanno parte delle Collezioni del Principe, soprattutto dipinti giovanili che mostrano l’influsso della sua lunga permanenza in Italia dall’inizio del XVII secolo.
Come in questo “SATIRO E FANCIULLA CON CESTO DI FRUTTA” dove i contrasti chiaroscurali risentono sicuramente dell’influenza del Caravaggio. Affascinante tela con magnifico cesto di frutta che evoca i canestri dipinti dal Merisi mentre il viso ghignante del satiro riprende le famose “teste di carattere” che da Leonardo arrivano sino al Caravaggio con significato allegorico di tradizione fiamminga.
Di grandi dimensioni e d’immensa suggestiva emozione è “IL COMPIANTO DI CRISTO”. Sublime patetismo nel gesto della Madonna che si accinge a detergergli il volto estraendogli una spina dal capo.
ANTHONY Van DYCK fu collaboratore di Rubens nel suo laboratorio di Anversa, quasi “fratelli” nello studio pittorico tanto da notare, nei primi quadri di van Dyck una forte affinità con le opere del suo maestro.
In questo “RITRATTO DI DONNA” il corpo è vestito di colore pittorico, dominato dalla severa compostezza del volto e della postura.
Stupenda questa tela “MARIA CON BAMBINO” dove ritroviamo l’influenza italiana nelle tonalità argenteee di Guido Reni, nella posa assunta dalla Vergine che volge gli occhi al cielo.
JAN BRUEGHEL, IL GIOVANE con “IL TRIONFO DELLA MORTE” rappresenta, in maniera tragica e drammatica alcune manifestazioni della morte raffigurata come scheletro su un macilento cavallo e che falcia chiunque si trovi sul suo cammino.
JAN BRUEGHEL, IL VECCHIO, nel “PAESAGGIO CON IL GIOVANE TOBIA” ambienta la scena in un ambiente allegro ma fantastico. Da notare l’effetto di profondità esaltato dall’impiego mirato dei colori.
Tra gli olandesi spicca, per maestria indiscussa in quanto a cultura classica di un verismo fedele alla realtà, LUKAS CRANACH IL VECCHIO.
Questa “SANTA BARBARA” di modeste dimensioni faceva parte di una pala d’altare realizzata per uso privato quindi non pubblicamente esposta in una chiesa.
Ne “IL SACRIFICIO DI ABRAMO” cala un gran silenzio, il colore si fa primario, le creature emergono come dal sogno superando ogni limite di realtà.
L’unico REMBRANDT della collezione, fiore all’occhiello della mostra, è questo “CUPIDO CON LA BOLLA DI SAPONE” che rappresenta un divertito e grassoccio dio dell’amore che soffia con la cannuccia una bolla di sapone in una conchiglia con chiaro riferimento alla “Vanitas” cioè alla fugacità della vita e dell’amore.
Ed ora alcuni italiani.
Nella Bologna del 1614 fa da padrone l’accademismo di GUIDO RENI la cui arte figurativa sarà influenzata dalle metodologie seicentesche dei Carracci.
Fortemente intimo e cameratistico questo “SAN GIOVANNI EVANGELISTA CHE LEGGE”. Un giovane la cui accuratezza dei lineamenti del viso e la dolcezza dell’espressione si contrappone all’importante compito che sarà chiamato, in seguito, a svolgere come evangelista, prevedendone, sin da ora, la significazione del suo ruolo.
ANTONIO CANAL, detto IL CANALETTO, in questa straordinaria opera “PIAZZA SAN MARCO A VENEZIA CON CAMPANILE” è alle prese con il tema del vedutismo veneziano. Dall’originale inquadratura si percepisce, in un colpo d’occhio, il grande spazio dove si affaccia il cuore della città lagunare con tratti di vita quotidiana.
La panoramica è ancora vastissima e i dipinti sono tutti degni di nota ma voglio concludere con la massima espressione del romanticismo di fine Ottocento, FRANCESCO HAYEZ e il suo dipinto “IL CONSIGLIO ALLA VENDETTA”, immagine rappresentativa dell’intera mostra.
Hayez attinge ispirazione dalla storia e dalla letteratura teatrale italiana realizzando opere che si prestano all’esaltazione dei valori risorgimentali collocandole, però, in un vigore psicologico di ritratti romantici.
Questo imponente dipinto fa parte di una serie di tre opere che Hayez ha dedicato al tema della delazione per motivi amorosi. Vi sono raffigurate due giovani donne, una è la perfida Rachele che suggerisce all’amica Maria di vendicarsi dell’amante che l’ha tradita denunciandolo come cospiratore contro la Serenissima. Maria, dal bellissimo volto tormentato e contratto in una significativa espressione di profonda sofferenza e indecisione, non vorrebbe abbassarsi a tal vile azione perché, al di là di tutto, lei lo ama ancora e ad una persona che ami non faresti mai del male, anche se ti ha ferita a morte (ma questa è solo la mia interpretazione personale che esula dalla lettura ufficiale del dipinto).
Grazie a tutti e vi abbraccio con l'augurio mio personale di Buona Serenità e Salute per voi e per tutte le persone che amate.
Conosco un pò la Valle D’Aosta e il fore di Bard, lo vedo ogni volta che vado su,verso Verrès, ma tu me lo hai fatto vedere con occhi diversi. Grazie. Solo oggi ti ho letto, Sono nuova, vorrei tenere (salvare?) ma come faccio?
Grazie ancora
Franci, tempo di vacanze, tempo di ripasso. Bravissima e confermo.
Fernando, esagerato adulatore..!!! Grazie, grazie. Un abbraccio grande.
Signor Spielman von Zuhoerer (…ma quanto tempo ci vuole a scrivere il Suo nome..!!), posso chiamarti Spitz? E darti del tu? Ecco, mentre ti ringrazio degli immeritati ma graditissimi complimenti desidererei non usassi la parola “signora” davanti al mio nome, e neppure il “lei”, mi sento così a disagio a leggerlo. Io qui sono per tutti, Francesca o Franci, scegli tu e sono una persona semplicissima, che ha tutto da imparare e che lo fa anche coltivando una folle passione per l’arte. Scrivo solo di ciò che vedo di persona, altrimenti non riuscirei mai a descrivere le mie emozioni. Grazie ancora di avermi letta, Spitz. Il tuo commento mi riempie d’orgoglio.
Grazie Lorenzo, tanti Auguri anche a te e vedo con piacere, che gradisci lo stritoloso, usalo tanto in queste Feste.
Cara Sandra, sei sempre gentilissima nei miei confronti, spero di meritarmeli i tuoi elogi. Accetto volentierissimo l’abbraccio e lo ricambio con affetto.
Franci,grazie e’ sempre molto bello leggere le tue descrizioni ,conosco Bard ma l’ho rivisto volontieri cn i tuoi occhi adesso poi con la mostra chissa’ che bello ! questa estate ho visto qualche quadro del Canaletto in una mostra piccola ad ORTA ,e me li sono gustati,tanti auguri e se permetti un affettuoso abbraccio
Sei grande, Franci. Approfitto per inviarti tanti auguri e, se permetti, un abbraccio stritoloso come i tuoi.
Gentilissima signora Franci (Francesca?), ogni volta è sempre la stessa sensazione.
Mi piace leggere i suoi articoli: è una sensazione bellissima, si gioisce, si soffre, si pensa, si matura.. si è sempre in cammino con la conoscenza dell’Arte.
Credo che l’Arte sia una delle cose più belle che abbia creato l’essere umano..e l’Artista ci comunica qualche cosa su se stesso. Forza quindi sempre con questo entusiasmo e spero di potere apprezzare in futuro altre sue pubblicazioni.
Lei denota una particolare sensibilità per tutte quelle forme di espressione artistiche che sono figlie di un animo sensibile e profondo…anche un poco ironico.
Quando incontrerà un cielo grigio, una persona che le narra bugie, un posto poco accogliente, avrà dentro di sé una macchia di colore in più, che potrà utilizzare a suo piacimento, quando lo desidererà… magari in dolce compagnia.
Le auguro Buon Natale.
Froehliche Weihnachten und ein glückliches Neues Jahr!
Spielman von Zuhoerer (Spitz) Spielman von Zuhoerer (Spitz)
Cara AMICA, sei sempre SPETTACOLARE, questi luoghi a me sconosciuti rendono la misura della tua grande conoscenza dell’arte in generale .
Ti ammiro per la tua volontà di rendere noto a tutti il patrimonio arttstico italiano.
Grazie di cuore.