Esistono persone che impostano la loro esistenza sul filo di una difensiva fortemente esagerata. Sono individui estremamente legati all’idea che, se fanno qualcosa a fin di bene, gli altri lo devono apprezzare e ratificare per forza.
Purtroppo non sempre è così e si costruiscono un mondo ostile dove, a loro dire, l’umanità intera ce l’ha con loro ed ogni avversità capita a loro.
Tutti, più o meno, siamo prudenti nell’allacciare relazioni con persone che non conosciamo e nell’accordare immediata fiducia a futuri potenziali amici, ma i maniaci della difensiva mettono in atto meccanismi così rigidi da compromettere addirittura le relazioni interpersonali e professionali.
E anche in ambito sentimentale queste persone incontrano notevoli difficoltà perché si autoconvincono di essere gli unici a dare a piene mani. Hanno l’irremovibile certezza di non ricevere mai abbastanza dal loro partner , in termini di amore, comprensione, disponibilità, elogi, complimenti, regali e quant’altro di inerente la sfera dell’amore inquinando il rapporto con malumori, recriminazioni e acute sofferenze che, inevitabilmente, si riversano sul partner creando conflitti non indifferenti.
Questi sono i problemi degli “incompresi a senso unico” che considerano solo sé stessi e i loro bisogni e mai la possibilità che proprio coloro dai quali si aspettano di essere capiti sperano, a loro volta, di ottenere apertura mentale da parte loro.
Nessuno è perfetto e capirsi non è sempre facile. Spesso queste persone sono prevenute e nella loro scarsa autostima si compatiscono restando vittima di vere e proprie manie di persecuzione.
Fra noi e gli altri, spesso si creano equivoci, nasce una forte incomunicabilità, si confondono i sentimenti non solo con quello che si dice ma anche con ciò che non si dice.
E ci si domanda, a volte: “ma parlo arabo?” identificando in una lingua sconosciuta il simbolo più forte delle incomprensioni scaturite non solo dal linguaggio verbale, ma anche con gli sguardi, i gesti, gli atteggiamenti.
Le persone estremamente critiche, o diffidenti che dir si voglia, sono cresciute in famiglie dove quasi tutti i componenti biasimavano il loro operato, le loro scelte, dove l’ambiente era pieno di critiche e condanne ingiuste nei loro confronti. Ecco che loro stessi, in futuro, vedranno negli altri, dei potenziali nemici.
La comunicazione ha sempre bisogno dell’altro per definirsi, ed è questo che ne fa un enigma. Difficile prevedere sino in fondo, le reazioni altrui.
Ecco perché, nel linguaggio comune, all’espressione “nessuno mi capisce”, abusato slogan degli incompresi (..o di chi si crede tale..), corrisponde qualcosa come “chi ti capisce è bravo”.
Le incomprensioni non dipendono tanto, o solo, da insensibilità o distacco dell’uno o dell’altro, quanto da errori di valutazione.
Ciascuno di noi è immerso in un proprio mondo di valori, di convinzioni, di esperienze che costituiscono il supporto di ogni nostra relazione.
Può accadere che due persone stentino ad entrare in sintonia non a causa di insanabili dissensi, ma semplicemente perché usano linguaggi diversi e diversi modi di valutare le stesse cose.
Il vero problema della comunicazione è che ogni messaggio non dice solo quello che dice. Dietro, dentro e intorno alle parole pronunciate, vivono innumerevoli storie, gesti, sguardi, atteggiamenti, idee che, intrecciandosi fra loro, trasformano la comunicazione in un fluido colloso, in un blob nel quale i significati appaiono mutevoli e confusi, quasi inafferrabili.
E purtroppo, questo succede quando uomini e donne, genitori e figli, amici e colleghi vivono all’interno di una realtà altamente egocentrica e cercano di ridurre le infinite verità degli altri ad un proprio, presunto diritto di essere capiti, approvati ed esauditi.
C’è chi arriva addirittura a pensare di essere perseguitato. Ma da chi? Proviamo a pensare che non tutto quello che facciamo debba essere per forza condiviso dagli altri. Se qualcuno dissente sul nostro operato, se immaginiamo complotti alle nostre spalle, se siamo sempre in lotta con il prossimo, se discutiamo continuamente con colleghi, amici, famigliari, vicini di casa, occasionali conoscenti, proviamo a pensare se veramente abbiamo tutta la ragione noi. Proviamo ad immaginare che anche gli altri possono avere da ridire seguendo le loro idee e i loro modi di essere e magari, se non ci danno tanta soddisfazione, è perché hanno anche i fatti loro a cui pensare.
vado in una stanza da sola.. a piangere.. mi sento incompresa e odiata da tutti…è una malattia mentale??? 🙁 … mi sento un mostro! mi sento sola! a volte vorrei sparire!
non è colpa mia… mi sento orribile.. nessuno mi capisce e io finisco sempre per piangere… 🙁
gli altri non mi capiscono, è un senso di delusione,di solitudine,ci si racchiude in se e ci si sente ignorati,diversità di punti di vista,di superficialità,di sensibilità.per noi magari è una cosa importante,per la persona che ci si confida è una cosa banale,per me dipende da punti di vista di una persona o altra persona
Per capirsi con gli altri, o con il proprio partner, è indispensabile una buona dose di umiltà e tanta voglia di arrivare a metà strada. Ma è sicuramente più facile, arroccarsi nelle proprie convinzioni. Mediare costa fatica, ma “paga” anche tanto…
Comunicare è la sostanza della nostra esistenza, a tutti i livelli e in qualsiasi condizione.
Questa è la massima capacità di cui ci si possa dotare e che ci servirà sempre nella vita.
Molti non prendono in giusta considerazione quest’aspetto e danno la responsabilità dei propri insuccessi o delle proprie delusioni, ad altri.
In um mondo agressivo dove le solitudini sono sempre più frequenti “l’autodifesa” è un ovvio sistema di sopravvivenza.
Poco o tanto siamo tutti vittime di una “incomunicabilità” che viene da lontano.Ricordate i film di Antonioni ,parlo degli anni sessanta , dove già si esprimeva la difficoltà di entrare in sintonia con gli altri , di “farsi capire”.
Nel nostro ambito ,dove la parola è sostituita dallo scritto ,necessariamente più sintetico e non sempre ben espresso, è molto facile “non essere compresi” e a “non comprendere”.
Credo che “la colpa” oggetto della tua domanda (se è una colpa!) è sempre di tutti.
Le persone che impongano la loro vita sul filo difensivo, sono
degli orgogliosie degli immaturi.
La difensiva è radicata nell’orgoglioe nel pregiudizio.
Rifiutare di accettare la corezione è un segnale di difensiva
nell’orgoglio.
Lo stare sulla difensiva, viene fuori ogni qualvolta una persona tocca un tasto dolente, mettendo in evidenza che gli altrisbagliano loro mai.
sono persone egoiste si vogliono solo bene a se stesse, lo fanno con una certa naturalezza che non se ne rendono conto.
io ho conosciuto tale persone e veramente si parla due lingue diverse, hanno poca sensibilitàe tanto amor proprio
No, Franci, non è quasi mai colpa degli altri, è quasi sempre colpa nostra. Fretta, indifferenza, superficialità, senso abnorme di sé? Guardiamoci bene nelle palle degli occhi e riflettiamo: se non si può guarire si può almeno migliorare. Con buona pace degli altri e di noi stessi.