Polemiche per una pubblicità definita sessista sull'azienda connetti.it. Lo slogan del sito è "La diamo a tutti …l’adsl, dove non c’è" e ritrae un'avvenente donna in costume.

Secondo il consigliere regionale dell’Abruzzo Marinella Sclocco e l’assessore Federica Carpineta la pubblicità sarebbe di dubbio gusto e offensiva per il genere femminile. Il ruolo della Regione Abruzzo è centrale nella vicenda sia perché l’ente abruzzese sarebbe partner dell’azienda tanto che nella pagina web è presente il logo della regione, sia perché la stessa regione è promotrice di una risoluzione europea per il controllo sulle pubblicità sessiste. L'assessore Carpineta conclude che in realtà non ci sono legami tra la regione e l'azienda e che: «la risoluzione europea del 3 settembre 2008 contro le pubblicità sessiste non fornisce nessun strumento per bloccare i casi segnalati.  Sancisce solamente un impegno a segnalare e sensibilizzare sull'argomento».

Fonte www.leggo.it  

Questa polemica scaturita sulla pubblicità sessista “La diamo a tutti” ha fatto ricordare altri spot che possiamo definire “discutibili”. Infatti, pochi mesi fa c’è stata un’altra polemica, sempre in Abruzzo, attorno alla pubblicità di un’azienda vitivinicola teramana che aveva adoperato il doppio senso per reclamizzare il proprio prodotto accostando in maniera surrettizia il nome della tipologia del vino alla parola “Degustala” con la forma del calice bianco incastonato tra la sagoma di un bacino femminile…

 

Probabilmente questi due fatti così vicini e nella stessa regione hanno fatto si che il tutto finisse sulla stampa.

 

Oggi viviamo in un mondo in cui il sesso vende.Il sesso è una caratteristica principale di molte campagne pubblicitarie, è usato per vendere tutto.

 

Gli inserzionisti utilizzano sesso o allusioni sessuali nei loro annunci per fare un'impressione sui consumatori. 

Funziona davvero la pubblicità sessista?

 

E se non serve a vendere, serve non solo consapevolmente ma anche come intento principale a diffondere una certa visione della donna? 

  Se andiamo a vedere la pubblicità del passato, troviamo casalinghe, felici e vestite, che non potevano guidare un’automobile, ma potevano far funzionare l’aspirapolvere e simili.

  Secondo quest’annuncio d'epoca il coperchio di una bottiglia di ketchup

 Si apre così facilmente, che anche una donna debole può farlo!

 

 (Traduzione letterale della didascalia: "VUOI DIRE CHE UNA DONNA PUO' APRIRLA?" )

In quest’altro annuncio la tecnologia è avanzata, ma il concetto è lo stesso. Così semplice   Anche tua moglie può accendere il DVD Come sono cambiati i tempi di presentare la pubblicità, niente nudità… ma sempre sessista anche allora!

 I corpi delle donne sono stati storicamente utilizzati per rappresentare, nello stesso tempo, maggiore e minor rispetto di quanto siamo abituati a vedere nella singola donna.

 Mi spiego: Immaginiamo di camminare in una sala di un museo contenente campioni rappresentativi di figure della storia dell'arte occidentale. Alcune delle figure femminili rappresenteranno Venere, la Madonna, ecc. ma molte altre saranno allegorie dell'amore, della virtù, castità e poesia. Pensate alle Grazie: tre donne, che di solito, sono rappresentate dalla parte anteriore, posteriore e laterale, una visione a 360 gradi della forma femminile. Stessa cosa per le Muse ecc. Le figure maschili appaiono, di solito, come divinità o figure bibliche con i loro nomi.

 La differenza che noto è questa:

 Gli uomini sono personaggi, le donne sono simboli?  E qui chiedo conferma o smentita alla nostra esperta dell’Arte!  

 

 

6 Commenti a “LA PUBBLICITA’ E’ SESSISTA?…….di Giuliano”

  1. franco37 ha detto:

    Non mi sento un puritano e quindi non sono contrario alla pubblicità che mostra donne e uomini in costume ed in posizioni “accattivanti” ,è il cattivo gusto, gli abbinamenti forzati, i doppisensi che ritengo di una volgarità assoluta.
    Soprattutto robaccia come quella di “connetti.it” ,ma anche quella della “Passera della Vigna Lepore …anche se graficamente più elegante. Anche la pubblicità sulla minimizzazione delle “capacità” della donna sono da censurare.
    Basta guardare qualche settimanale per renderci conti che anche gli uomini sono diventati simboli sex… vedi Dolce e Gabbana.
    Di queste schifezze se ne vedono tante:
    Ditta di Montature per occhiali ” Fidati- te la do gratis!” con una bella donnina con gli occhiali (ovviamente quello che ti danno gratis è la montatura).
    TTT Lines compagnia di navigazione : ” Abbiamo le poppe più famose d’Italia ….metteteci il vostro culo” (non ho parole!)
    oppure la pubblicità “dell’Amaro del capo” sempre con una bella donnina e lo slogan “Fatti il tuo capo!”
    Qualche altro esempio di pornografia pubblicitaria non solo da stigmatizzare .

  2. edis.maria ha detto:

    Non possiamo neanche paragonare la figura di donna nell’arte con alcuni spot pubblicitari. La donna in un quadro , oppure in una statua, mai sollecita idee lascive, ma semplicemente osservazioni sulla bellezza che l’ artista ha saputo donarle, con perizia e maestria. Mi affianco , dunque, ai miei predecessori che hanno saputo spiegare meglio la differenza. Torniamo agli spot! Spesso, quasi sempre , viene usato il corpo femminile per ingentilire , e spesso, rendere l’immagine più appetibile. Vedendo però i due primi spot, li considero di una volgarità assoluta , perchè avulsi dal prodotto sponsorizzato! L’atto sessuale che viene “ presentato” è dovuto solo a mancanza di idee migliori !!! Grafici spremete la vostra inventiva e regalatici qualcosa di meglio!!!!! Perchè non vi “buttate “ sugli uomini e vedremo se, scambiare l ‘ intelligenza o la cultura maschile , solo con “ parti” anatomiche sessuali, vi adulerà!!!! E non rispondete che faccio questa proposta, perchè voglio “ vedervi” come Dio vi ha fatti : non siete belli come le donne!!!!! aahaahaha!!!!

  3. spielman von zuhoerer ha detto:

    La pubblicità riveste un ruolo dominante nella nostra società: costruisce immagini, trasmette
    messaggi, influenza idee. Fa ampio uso del corpo della donna, talvolta in maniera spropositata o inadeguata per ottenere maggiore attenzione da parte del pubblico. La moda, come la pubblicità, il cinema sfruttano le possibilità di comunicazione del corpo come linguaggio autoreferenziale.
    All’ottimo commento della signora Francesca vorrei aggiungere che il nudo nell’arte si misurava nella capacità di riprodurlo in maniera perfetta e innaturale, di sublimarlo. In particolare, la cultura greca ha deificato il corpo nella sua espressione armonica, attraverso la rappresentazione degli atleti paragonati agli dèi pagani, che, liberi dal senso del peccato, vivevano nudi.
    Se si osserva bene il primo manifesto, non c’è traccia né degli aspetti “tecnici”né dei costi del servizio, ciò potrebbe indurre a pensare che l’offerta sia di scarsa qualità.
    L’offerta si basa tutta sul richiamo sessuale, una pubblicità creativa può fare a meno di stereotipi discriminanti.
    Buon pomeriggio
    Spitz

  4. lorenzo.rm ha detto:

    Mah, io, tutto sommato, la trovo gradevole. C’è il doppio senso ma non disturba. Che poi il soggetto della pubblicià sia la donna, è normale. La donna, in tutte le sue manifestazioni, è sempre simpatica, attraente. Ma sarà il risultato quello che conta. Spero in bene.

  5. alba morsilli ha detto:

    Mi meraviglio che la regione Abruzzo viene a fare la moralista sulla pubblicità.
    In tempi come questi dove i ladri al governo, sono su tutti i giornali non è immorale?
    Mi ricordo negli anni 70dove grandi campagne si facevano per la dsl dove veramente tutti eravano all’oscuro di questa unfezione.
    I giovani adesso che sono molto precoci nelle loro esperienze sessuali sanno anche come prevenire le infezioni.
    Poi tante sono le pubblicità da abbolire anche questa dove il corpo di una donna viene usato come oggetto e non come soggetto.
    Certamente non è morale se questa esiste ancora.
    Importante vendere per fare cassa nessuno a più pudore di niente.
    anche quello di spaventare i bambini con la pubblicità di un wciunga dove lei traforma la bocca e i miei nipotini urlano
    “nonna ma quella mi mangia “ecco una altra pubblicita da eliminare, vedi caro Giuliano in quale mondo viviamo

  6. francesca (franci) ha detto:

    Caro Giuliano ecco la mia risposta. Naturalmente non scendo in dettaglio sul contenuto del tuo scritto ma tu mi hai fatto una domanda ben precisa per cui ti dirò il mio pensiero sulla donna nell’arte. Da sempre, la donna è oggetto d’arte. Ma non solo come simbolo che potrebbe farla apparire un’identità astratta e, a volte, ambigua, ma cogliendone ogni suo aspetto. L’arte l’ha resa protagonista, l’ha resa soggetto e non oggetto, ne ha immortalato il sorriso, la grazia, l’ha resa alata nella vittoria. Ma è la stessa donna a non concedersi, totalmente, se non a chi vuole, se non in virtù di emozioni, bisogni e desideri ma sempre in un’unicità mitica.
    Donna come madre, santa, dea, madonna, strega, moglie, amica, amante.
    Donna palpitante, raggiante eppur infelice, donna come mito o come regina, donna come tigre o come demonio, donna morta. Donna come modello di perfezione, come simbolo di figurazione, come archetipo del suo intelletto, sopra ogni altra forma vivente. Questo è, per me, la donna nell’arte.
    Naturalmente niente a che vedere con i contenuti pubblicitari di cui sopra sui quali non intendo assolutamente pronunciarmi (..non mischiamo il sacro col profano..!!)

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