In questo periodo di pre-elezioni non si sente altro che parlare di “agende”. Ogni candidato o leader politico si è elaborato la sua, puntando sui vari punti programmatici. Non starò qui ad elencarli perché lo scopo di questo mio scritto è tutt’altro, ma una cosa l’ho notata. Nessuna agenda parla di cultura, di restauro delle opere artistiche, di quei tesori da proteggere e far conoscere ai turisti. Nessuno parla del recupero del patrimonio italiano costituito da opere di inestimabile valore artistico, palazzi e luoghi su cui investire e che potrebbero trasformarsi in una risorsa contro la crisi.
So bene che oggi il nemico principale del lavoratore italiano è la mancanza di lavoro. La crescente disoccupazione soprattutto tra i giovani è arrivata a toccare quota 36 per cento! La crisi del lavoro si sta dimostrando un’opportunità per guardare allo sviluppo con un’altra ottica. E allora perché non provare ad investire sulla nostra ricchezza, sui gioielli artistici, architettonici e culturali di cui il nostro Paese è ricco, impiegando gran parte dei giovani disoccupati? Per fare questo, però servono fondi e una strategia di concertazione che veda coinvolti Stato, Regioni, Comuni e non solo, ma anche pubblico e privato. E il nostro bel Paese avrebbe un notevole “ritorno” dall’investire nella tutela dei beni artistici. Si creerebbero nuovi posti di lavoro perché la cultura è l’unico settore in cui l’Italia non ha da temere alcuna concorrenza. I turisti arrivano da noi da ogni parte del mondo ma noi non diamo loro un’accoglienza dignitosa. Qualcuno dovrebbe incominciare ad aprire gli occhi! I tesori artistici di cui è ricco il nostro territorio ci sono stati “regalati” dalla storia ma non possono vivere in eterno se nessuno li mantiene, vanno protetti e salvati dal degrado e dall’incuria. Altrimenti non avremo più memoria, moriremo insieme a loro.
Nonostante l’arte sia una delle risorse nazionali più importanti nessun Governo, finora, ha manifestato l’intenzione di tornare a investire, anzi, nel patrimonio artistico e culturale fa l’esatto contrario, disinveste. Forse la politica, con la sua insensibilità, considera la cultura un lusso inutile e continua a tappare i buchi ogni volta che crolla un muro di Pompei.
E sotto gli occhi di tutti le rovine della nostra bella Italia aumentano. Antiche città diventate discariche. Ville del settecento minacciate da nuove fabbriche. Biblioteche saccheggiate e monumenti all’asta.
Prima ho citato lo sgretolamento di Pompei. E’ diventata un sito in pessime condizioni, sembra un cantiere, non un’area archeologica nella quale turisti da tutto il mondo vengono, in ogni giorno dell’anno, a far visita. Quasi tutte le “domus” sono chiuse, le vie sono attraversate da cani randagi, i bagni tenuti in modo orrendo.
Restiamo in Campania e spostiamoci alla Reggia di Carditello. Un complesso architettonico di stile neoclassico, palazzina dei borboni ora in pietoso stato di decadenza ed abbandono. Sono stati spesi milioni per un restauro del quale nulla è rimasto: hanno rubato tutto.
E per rimanere in tema di furti (..o di furbi..) a Napoli si è scoperto che alla Biblioteca dei Girolamini, il direttore, per mesi e mesi, aveva sottratto migliaia di volumi per venderli al mercato nero. I suoi complici passavano, notte dopo notte, davanti alle telecamere della video-sorveglianza con carrelli pieni di libri antichi dal valore inestimabile. Biblioteca allo sbando? Senza nessun custode a sorvegliare? Mah….!
Ma non sono solo i grandi siti artistici a soffrire del degrado e del disastro da abbandono.
A San Martino del Lago, vicino a Cremona, c’è la chiesetta di Caruberto, un gioiello gotico con affreschi trecenteschi. A circa un chilometro dalla chiesetta si trova il castello in cui viveva Cecilia Gallerani, la “Dama con l’Ermellino” del famoso dipinto di Leonardo.
Questi tesori si trovano nei terreni appartenuti al nonno di Sofonisba Anguissola, la pittrice cremonese primadonna nel panorama artistico femminile nell’ambito della pittura tra il ‘500 e il ‘600. Questi sono monumenti da riscoprire e che andrebbero tutelati come storie che intrecciano passato e presente.
La splendida Basilica di Torcello, nella laguna veneziana, un capolavoro veneto-bizantino, viene defraudata a pezzetti. C’è gente che si mette in tasca tessere del mosaico che compone il pavimento come se nulla fosse e se le porta a casa. Pezzi di storia che finiscono chissà dove, magari come fermacarte su qualche scrivania! E pensare che basterebbe così poco, magari qualche tappeto steso sul pavimento come è stato fatto all’interno della Basilica di San Marco a Venezia.
E che dire delle condizioni drammatiche della Domus Aurea di Roma? La casa di Nerone, da anni in restauro, soffre di fragilità, cedimenti strutturali e ciclici crolli. Eppure si tratta di un capolavoro assoluto dell’antichità.
Sono spesso a Milano e, oltre alle consuete visite ai grandi musei mi piace, in particolari momenti, rintanarmi nell’Abbazia di Chiaravalle passeggiando all’interno del suo borgo. Tra le cascine che gravitano intorno al borgo ce n’è una bellissima, la Cascina Pozzobonelli, reperto di architettura bramantesca, rovinata dalle enormi costruzioni che la circondano.
Un gioiello dimenticato e soffocato dai palazzi, una storia interrotta, uno scempio immane.
E che dire dei tesori artistici dell’Emilia dopo il terremoto?
Ci sarebbe tanto altro ancora da segnalare. Da nord a sud la nostra bella Italia chiede di essere salvata, in cambio dell’eredità che regala a tutti noi. Ma bisogna decidere come trattarla, questa eredità. Se vederla come un peso o come una risorsa.
Io vorrei pensare in positivo, ma sarà una mera illusione la mia?
E voi siete a conoscenza di siti artistici, culturali o archeologici dei quali nessuno si occupa più e che necessitano di interventi per non morire? Parlatene, se vi pare. Sarà interessante anche solo conoscere i luoghi e le loro origini.
parlare di cultura in una Italia dove l’operai non sa come arrivare a fine mese, dove i nuovi poveri rovistaono nei cassonetti,dove dobbiamo sempre combattere e i tg ce lo ricordano tutti i giorni con il debito pubblico.
per 40anni ci hanno illuso e hanno anche avuto il coraggio di istutuzionare un Ministero dei beni culturali,
è una presa per i fondelli,che noi subiamo.
Un ministro dell’economia Giulio Tremonti disse” con la cultura non si mangia”io dico meno male che era una persona colta.
I nostri palazzi sono come dei mobili vecchi, roba da buttare difatti molti centri storici non esistono più, ed abbiamo del gran cemento che per vedere il cielo lo vedi a pezzi, tanto sono alti.
Il pane quotidiano viene anche dalla cultura, esso porta lavoro a miglioni di persone, mentre noi appreziamo quello che abbiamo
senza andare a l’estero.
Lega ambiente, il Fai, WWF ecc …. lottano per il nostro patrimonio culturale e naturalistico ma se non esiste una coscienza politica che pensa che anche quella può dare redito
non c’è niente da fare.
Mi sono divertita a leggere le agende dei nostri candidati alle elezioni del 2013, quante barzellette tutte uguali, alla fine a loro interessa la poltrona e i suoi benefici,e noi chi votiamo?
Una volta vi era il partito dei verdi che sembrava per ecologia e cultura è sparito anche quello,Piangiamo sui nostri resti con la speranza che qualcuno si accorga che valgono qualcosa
Franco, tu hai nominato, a ragione, i volontari. Per fortuna ci sono loro e contano tanto. Pensa che Palazzo Carignano di Torino, uno stupendo edificio storico, grande esempio di architettura barocca, è tenuto aperto grazie ai volontari dell’arte. E’ una segnalazione che ho il dovere di fare perchè si tratta non solo del luogo di nascita di Vittorio Emanuele II ma attualmente ospita il Museo Nazionale del Risorgimento. E non dimentichiamone il costruttore, il grande architetto Guarino Guarini. Pare, addirittura, che siano stati fatti alcuni progetti da Gian Lorenzo Bernini. E se non ci fossero i volontari?
Se si devono fare dei tagli per far fronte a qualunque crisi si comincia dalla cultura. Così si affonda ancor più il già critico stato del nostro patrimonio artistico. Ma i soldi c’erano. Per Pompei, ad esempio, erano stati stanziati 79 milioni di euro, fin dal 2010, per gli interventi d’emergenza e sanare la città da ulteriori crolli. Dove sono finiti quei denari? Non vorrei addentrarmi troppo in questioni che riporterebbero ad un’utilizzazione poco seria (per non dire truffaldina) delle risorse e dei soldi pubblici. Ma tant’è….non c’è niente di nuovo alla luce del sole, come si suol dire..!
alcun ha dimenticato ke la casta è pure ceca come le tre scimmiette
Cara Franci ,se cominciassimo ad enumerare i luoghi d’interesse artistico lasciati nel degrado o per lo meno nell’abbandono ,riempiremmo volumi.
Pensa solo a tutti i quadri, reperti archeologici, sculture ecc. che dormono (o marciscono) ,nei magazzini o negli scantinati dei musei.
Pompei è uno dei siti più importanti del mondo , protetto dall’Unesco……..allora?
Mancano i soldi ecco tutto….o sono mal utilizzati….manca un serio piano di riqualificazione che coinvolga volontari ,privati …non solo italiani.
Speriamo in una politica seria ed oculata…e continuiamo a parlarne…chissà!
Accolgo “in toto” l’accorato appello di Franci nei cofronti della cosiddetta classe politica, che a ragione viene sempre più individuata come “casta” sorda e muta. I problemi della suddetta casta sono ben altri che quelli dell’interesse nazionale in generale e della cultura in particolare.
È inutile recriminare sulle responsabilità, ma si dovrebbe prendere atto che abbiamo avuto una classe politica certamente scarsa sul piano culturale, tutta la classe politica senza distinzioni.
Non hanno capito o voluto capire che la cultura porta turismo, e il turismo genera profitto e lavoro.
Sarebbe sufficiente utilizzare risorse, tolte magari per gli armamenti, per CONSERVARE ciò che abbiamo; e non assistere a crolli come quello della Domus a Pompei e per ultimo al Colosseo di Roma. Cultura, ricerca e istruzione sono i capisaldi dove si deve investire …come scrive Franci su queste voci le agende cosa dicono?
Armida, tu che sei veneziana chissà quante volte hai visitato la Basilica di Torcello. E anche a me viene rabbia, ma soprattutto a guardare l’inciviltà della gente. Ho visto coi miei occhi rubare pezzi di mosaico e, al mio manifesto disappunto mi è stato detto: “così fan tutti..”. E non erano stranieri, ma italiani.
Eh si Paola, hai detto giusto. Dissipare un patrimonio artistico è un vero delitto. Il confronto tra Spagna e Toscana, poi la dice lunga su tutti i tesori che possediamo e che non consideriamo. Altra nota dolente: L’Aquila, una memoria artistica perduta….irrimediabilmente..!! Fa molto male, come l’Emilia che, purtroppo,prevedo farà la stessa fine.
E il mondo sta a guardare!
Anche stavolta hai centrato,Franci.E’ verissimo quello che scrivi e la rabbia monta quando si leggono gli sprechi che ci sono in ogni regione. Occupare i ragazzi, dar loro un’opportunità di lavoro.. e nel contempo recuperare e tutelare tante meraviglie che vanno in rovina.. sarebbe giustissimo.. ma perche’ non lo fanno? Servono risorse? Meglio comprare aerei che se viene un temporale non possono volare?. Siamo alla follia!Cosa possiamo fare,se non indignarci..ma a che pro..?
Franci hai toccato un tasto dolentissimo, ma davvero dolente. Ci sono nazioni che non hanno nemmeno un 50esimo delle ricchezze dell’Italia e se le vendono in modo egregio mettendole in evidenza e curandole al massimo. E i turisti vanno a frotte…
La Spagna è, secondo l’Unesco, la seconda nazione al mondo per ricchezze in opere d’arte, ebbene ne ha tante quante la sola Toscana. Cose dette e ridette. Ma chi ascolta? Dissipare un tale patrimonio artistico come il nostro è un delitto che grida vendetta…
Per non parlare di quel gioiello che era L’Aquila e che mai più ritornerà tale…