Premetto che non desidero che questa mia riflessione sia presa per una disquisizione a sfondo razziale, lontano da me ogni idea di razzismo,desidero solo esporre una mia idea su di un fenomeno che si va allargando ed eventualmente conoscere le opinioni di chi la leggerà.
Sembra, ormai, essere diventato un allarme sociale, e si cerca di intraprendere misure d'emergenza per potere arginare l'ondata cinese che sta invadendo non solo l'Italia con la produzione, inizialmente, nel tessile a basso costo, ma che pian piano cerca di allargarsi in altri campi.
Il danno maggiore viene recato a quegli imprenditori italiani che continuano a produrre in patria a costi più alti,che poco possono contro una concorrenza che si basa sul lavoro a poco costo, spesso , o quasi sempre, mal pagato, con turni di lavoro disumani, lontani anni luce dal trattamento dei lavoratori italiani.
Questo divario di costi, favorisce il mercato cinese, perchè i prezzi molto contenuti del " Made in China" diventa l'ancora di salvezza di tante famiglie i cui bilanci diventano sempre più esigui. E così l'Italia sta lentamente tingendosi color giallo. Basta fare un giro nelle varie città per rendersi conto di quanto sia aumentata la popolazione cinese, quanti negozi, imprese siano state aperte.
E le imprese italiane ?
C'è chi getta la spugna arrendendosi alla forza dell'onda d'urto orientale.
C'è invece chi, per pagare meno tasse o a volte, per pagare meno i propri operai, delocalizza la propria industria portandola all'estero, dove i costi di produzione sono minori.
C'è poi di peggio, sembra che i cinesi siano diventati più bravi degli italiani a districarsi nel dedalo della burocrazia.
Ci stanno espropriando del marchio " Made in Italy " in tutti sensi, infatti stiamo assistendo ad una vera invasione delle ditte cinesi in Italia.
Se non si arresterà questo fenomeno cosa resterà del nostro mercato interno ?
Le piccole e medie imprese moriranno.
L'Italia è diventata, da qualche anno, uno dei maggiori consumatori di prodotti "Made in China" , ha iniziato il processo di delocalizzazione in paesi a tasso quasi nullo di diritti sindacali, portando un pò alla volta, all'impoverimento generalizzato, scaricando sulla popolazione tutte le conseguenze.
Più che arrestare l'invasione cinese bisognerebbe rendere difficoltose le importazioni a tutte quelle imprese che non rispettano gli standard di produzione, specie per quanto riguarda le risorse umane, e favorire quelle che le seguono.
Necessita una riforma radicale del mercato, una equa distribuzione del benessere sociale e non una predazione del ricco sul povero.
Occorre una economia che accolga le sfide all'interno del Paese perchè il primo mercato sia nella produzione e nel consumo all'interno dello stesso.
Allora potremo aprirci con meno paure al mercato cinese e a tutti gli altri.
Antonino
Francesca, condivido ciò che hai scritto, è facile produrre a bassi costi quando si trattano gli esseri umani come bestie, quando ci si muove in assenza di regole, e quindi vendere a prezzi che sono fuori dalla realtà dei mercati. Complice anche la crisi economica che avvilisce la popolazione, costretta a stringere sempre più la cinghia. a dover privarsi di tante cose.
Se mi permetti una battuta, forse sarebbe meglio vedere sulle schede elettorali un nome come Xiao Chen piuttosto che uno dei tanti nomi che abbiamo visto recentemente.
Ciò che dici, Riccardo è purtroppo vero, molti commercianti italiani hanno voluto fare i “furbi” acquistando i prodotti in quei paesi dove il costo era bassissimo a causa dello sfruttamento delle risorse umane, incrementando i propri guadagni giocando sulla pelle di tanti lavoratori. La storia continua, purtroppo con le aziende italiane, che delocalizzano le proprie aziende, portandole dove il costo della mano d’opera è molto basso, sempre con lo scopo di aumentare i guadagni. Non sono solo i cinesi…….
Antonino, hai messo il dito dentro una preoccupazione comune. Purtroppo il discorso sarebbe ampio e vasto da affrontare e io non ne ho le capacità. Ma certo è che la Cina non acquista solo parte dell’Italia ma, grazie alla sua politica per la quale il popolo cinese è una “macchina da soldi” investe gran parte del suo denaro per fare prestiti alla banca centrale americana, Insomma, visto che i cinesi lavorano tanto (oltre il limite dello schiavismo), vendono tanto (perchè vendono a poco), spendono praticamente niente per mangiare, dormire e vivere in generale, possono permettersi di “acquistare” qualunque cosa. In questi giorni ero a Milano e, parlando con amici comuni, mi raccontavano che,a Sesto San Giovanni i cinesi stanno trattando l’acquisto dell’enorme area dismessa delle vecchie Acciaierie e Ferriere Lombarde Falck. La loro intenzione, pare, sia quella di aprire una grande filiale della Bank of China. Chissà, forse loro saranno gli unici a risollevare le sorti del nostro malandato Paese…?? Non vorrei trovarmi, tra qualche anno, sulle schede elettorali qualche Xiao Chen o Qing Yuan candidato al nostro Parlamento.
Per anni i nostri ” stimati” commercianti sono andati in cina per comprare tessuti e altri prodotti pagandoli poco più di zero, e rivendendoli per nostri con prezzi centuplicati, credevano questi lestofanti che i cinesi fossero molti sporchi e ignoranti, e noi italiani più furbi, mentre loro hanno capito che venendo da noi avrebbero realizzato più denaro essendo “liberi” ora teniamoceli ma dobbiamo dire grazie non alla globalizzazzione come vogliono farci credere, ma a quei nostri connazzionali senza scrupoli che li hanno sfruttati per anni, e che ora sono in prima fila nei partiti vedi lega nel gridare il nord al nord.
Ughetta, condivido quanto scrivi, specialmente la seconda parte del tuo commento, ma non so quanto questa possa essere attuabile, occorre senz’altro un cambio quasi radicale del modo di pensare attuale, per poter tornare ad riappropriarci di valori che sembrano essere stati perduti.
Queste riflessioni sono più che mai condivisibili,tutto è basato sul dio quattrino senza pensare all’essere umano.Siamo arrivati in una tormenta che sarà molto difficile uscirne. Le proposte della soluzione secondo il mio modesto parere sono:che i controlli vengano fatti con molta perizia e che chi viene a meno del rispetto delle regole italiane siano spediti nelle loro nazioni con multe elevate e con l’impossibilità di ritorno.Poi far pagare il dazio ai prodotti d’importazione. Per quanto riguarda il prodotto non idoneo quale loro propongono, sarebbe auspicabile che nessuno comprasse anche se costa meno.Imparare ad essere meno desiderosi di oggetti all’avanguardia ma di cominciare ad impostare le esigenze come si faceva una volta,es.nell’ambito famiglia che la donna impari ad elaborare i propri capi d’indumenti con le proprie mani.L’uomo apprenda ad arrangiarsi nei lavoretti di casa es. imbiancare,coltivare l’orto etc.Tutto è utile per poter risparmiare ed impostare la vita a misura d’uomo. Spero di cuore che si faccia ancora funzionare la banca del tempo, aiutandoci l’un l’altro.
Alba a graduale invasione dei mercati da parte dei cinesi è dovuta anche alla mancanza di rispetto delle regole che tutelano i lavoratori, in questo modo ri riduce molto il costo di produzione facendo prezzi molto bassi che chi invece quelle regole le segue non è in grado di fare. Così assistiamo alla progressiva chiusura di fabbriche italiane e allavanzamento della conquista “gialla”. Anche se, adesso, alcune industrie italiane cominciano a delocalizzare le loro sedi, per effettuare la stessa politica.
Condivido il tuo pensiero, Lorenzo, purtroppo io credo che si guardi un pò troppo al guadagno personale ed in breve tempo, pittosto che ad investire per il futuro. Occorrono, come dici giustamente più regole di mercato e che vengano rispettate da tutti essenzialmente, per evitare che ci siano ancora paesi che sfruttino le risorse umane nel peggior dei modi, solo per effettuare una concorrenza sleale a discapito chi invece tiene in considerazione le conquiste sindacali ottenute dai lavoratori in anni di lotte e di lutti.
per curiosità scrivo il censimento cinese del 2010
Popolazione cinese:1 miliardo 334 mila
31 provincie
330 citta
2800cantee
4000piccole città
680 mila villaggi
mi fanno paura e voi?
I cinesi che sono in Italia sono molto organizati, avete mai visto un cinese elemosinare? no loro aprono negozi dove noi con la crisi che non possiamo spendere ci andiamo a comprare anche dal parucchiere cinese
Recentemente ho seguito su Rai 3un report delle guardia di finanza in un laboratorio in Toscana precisamente a Prato,
dove la manifatura è molto avanzata, ma come ? con schiavi che lavorano anche 14ore al giorno,vivendo nella più indecenza umana, dove si dorme e si mangia tutto in un capanone, anche con figli, Sono i nuovi schiavi, che con il loro lavoro non fanno altro che aumentare il busines.
Illegalità dopo illegalitàsi passa ai money trasfer, al denaro sporco e globalizzato.
Un capitolo a parte è la sicurezza che non viene rispettata negli oggetti che costruiscono specialmente giocattoli per bambini,
Una notizia recente APPLE che faceva fare i nuovi telefoni in Cina operai con lavoro stremato ha provato dei bambini anche loro a lavorare, Il suo benessere se cos’ lo vogliamo chiamare è lo sfruttamento e ricordiamoci che la Cina è il primo stato inquinante del mondo
Tutto giusto quello che dici, Antonino. Il discorso è complicato, sì, perché comporta un esame delle condizioni di benessere in tutto il mondo, di cui la situazione produttiva è una parte. Certo, non possiamo pretendere che i paesi più ricchi lo rimangano per sempre a discapito di quelli più poveri, che giustamente vogliono svilupparsi. Il probema di fondo è quello delle regole, che devono essere uniformi, a garanzia dei lavoratori, in particolare. Quegli organismi internazionali che hanno sedi lussuose e non svolgono effettivi compiti se non quelli di raccomandare e chiacchierare, dovrebbero guardarsi soltanto allo specchio vergognandosi. In realtà c’è la giungla. Metto il dito su una piaga: la globalizzazione. In tempi ormai lontani si guardò ad essa come al toccasana di tutti i mali. In realtà, con riferimento ai movimenti delle popolazioni, e in particolare dei lavoratori, si è guastato il mercato del lavoro soprattutto nei paesi in cui i lavoratori avevavo taggiunto dei diritti. Se poi si guarda l’altro aspetto della globalizzazione, i movimenti dei capitali, si sono favorite speculazioni da tutte le perti, anche in quelle più remote. Per me è chiaro che, nella sua versione capitalisico – finanziaria, il capitalismo dovrà essere seppellito se vogliamo che si diffonda il benessere nel mondo. Parlerei di ritorno indispensabile alla speranza nel socialismo democratico, che tuttavia dovrebbe essere condiviso diffusamente. Come si vede, speranze e fantasie. Ciao Antonino, io vivo a Roma ma sono di Catania.
Elisabetta, ogni commento è gradito ed apprezzato, perchè è una
opinione, neanch’io sono preparato o qualificato, ma ho voluto mettere in evidenza una problematica che ci coinvolge molto da vicino e con la quale dobbiamo confrontarci ogni giorno.
Grazie
antonio, sono pienamente in sintonia con iltuo pensiero ,niente assolutamente razzismo solo costatazioni,vero le noetre piccole medie egrande imprese sono in grave difficolta’x questo motivo, i nostri marchi oltre che copiati sono letteralmente svenduti.,un momento cosi difficile xtutti le persone guardano giustamente il centesimo e quindi non siamo piu’ competitivi. bisognia con urgenza trovare trovare 1 soluzione altrimenti come tu dici delocalizazione che greerebbe ulteriore danno al nostro paese. siamo letteralmente sommersi dal mercato cinese e noi bravi imprenditorie bravi lavoratori che cosa faremo?penso che chi di competenza debba darsi una mossa, spero che altri qui possano rispondere,gente preparata equalificata no come me mettendo dei commenti validi e costruttivi.grazie antonio il tuo e 1argomento da non sotto valutare.