In seguito ad esplicite richieste formulatemi da alcuni di voi, e agganciandomi al mio precedente scritto, ripropongo un pezzo che avevo postato oltre un anno fa e che riguarda il problema dei padri separati.
Vogliamo discuterne?
L’attuale crisi economica ha aumentato il fenomeno delle separazioni incrementando il disagio, spesso al limite della disperazione, dei padri separati.
A Milano esiste una grande struttura che interviene per far fronte a questa terribile realtà. Ho avuto occasione, in questi giorni, di parlare con una persona che opera, come volontario, all’interno di questa struttura e il panorama che mi ha descritto è, più o meno, questo.
La struttura accoglie circa 300 uomini e non si tratta di soli padri separati ma anche di persone che, per disavventure e disagi vari, non hanno una casa dove vivere.
Negli ultimi anni, dal 2009, c’è stata una forte incidenza di padri che, a causa proprio della separazione, non hanno più uno stipendio adeguato per far fronte a tutti i nuovi impegni, come l’affitto di un nuovo appartamento, alimenti alla ex-moglie e figli, e quant’altro inerente al problema.
Sono persone che, prima di chiedere un aiuto vero e proprio, gravitano al di fuori del normale vivere diventando, a volte, i nuovi “barboni”. Dormono in macchina finchè ce la fanno poi, arrivati al momento del crollo, entrano nella struttura e chiedono aiuto aprendo il loro cuore alle insostenibili difficoltà che stanno incontrando.
Solitamente un giudice, in sede di separazione, assegna la casa di proprietà (anche se in comunione), alla madre e ai figli. Capita che il padre debba quindi cercarsi un nuovo alloggio e magari versare alla ex-moglie, oltre agli alimenti per lei e i figli, anche la quota-parte dell’eventuale mutuo contratto in ambito matrimoniale.
Questa situazione crea un tracollo economico non indifferente per l’uomo che, pur avendo la fortuna di una normale busta-paga, spesso si vede costretto ad optare per situazioni di fortuna. Costretto a dormire in macchina e a fare la fila, ogni giorno, per un piatto caldo alla mensa della Caritas. Non parliamo poi di chi ha già perso il posto di lavoro.
Per descrivere questa realtà, ho voluto fare un breve identikit del padre separato. Premetto che mi riferisco ai padri seri, onesti e corretti. A quegli uomini che, loro malgrado, si trovano a vivere e a subire questa situazione. Escludo, in questo mio scritto, in modo totale e completo, quei padri che hanno tenuto in famiglia atteggiamenti scorretti e immorali.
Il padre separato spesso è un povero disgraziato che si trova ad affrontare una catastrofe psicologica ed economica più grande di lui. Avviene spesso che quando una coppia si separa è già in atto un peggioramento finanziario, uno dei due coniugi, o addirittura entrambi, hanno già perso il posto di lavoro, non riescono più a pagare il mutuo e le spese di tutti i giorni e così il rapporto si incrina.
Nascono i primi conflitti, le incomprensioni e i litigi diventano una consuetudine che va a discapito dei figli, oltre che dei genitori. E si arriva al punto di “non ritorno”, la separazione.
A questo punto si aggiunge l’affitto di una nuova casa per il genitore che deve andarsene, e solitamente è il padre. Non solo, ma c’è anche l’assegno di mantenimento per moglie e figli da onorare e altre spese scolastiche e non. Diventa una situazione insostenibile per il padre.
Esisterebbe una via d’uscita, il ritorno alla famiglia d’origine. Ma non sempre è attuabile. Vuoi per orgoglio e dignità, vuoi perché i genitori anziani non desiderano riprendersi in casa il figlio con ulteriori aggravi sulla loro già precaria situazione economica.
E poi c’è da considerare, e non di poco rilievo, anche la parte psicologica che rende il contesto ancora più drammatico. Le donne spesso si rifanno una vita con una nuova persona, oppure cambiano città. Diventa così impossibile per il padre usufruire del suo diritto di visita ai figli in modo regolare. Altre volte sono i figli che, pur vivendo fisicamente vicino al padre, mettono volontariamente in atto una lontananza psicologica dovuta ai racconti negativi della madre nei confronti del padre.
Il padre diventa così, per i figli, solo un mezzo (bancomat) per ottenere regali e soldi.
L’origine di questo male va senza dubbio ricercato nell’attuale società, nello stile di vita cosiddetto “moderno” che la maggior parte delle coppie ha oggi instaurato dimenticando, però, di impostare una parte importante: quella del sacrificio e della comprensione reciproca che un tempo erano lo scudo e il collante per tenere unito il rapporto nei momenti di crisi.
Oggi, alla prima difficoltà, alla benché minima lamentela, si parla già di crisi e di separazione. Manca totalmente lo spirito di sacrificio e si fomenta invece la rottura del rapporto.
Non secondario è l’indotto che si è creato intorno alla parte economica del problema. Uno stuolo di avvocati, consulenti, psicologi, servizi sociali, “campa” sulla disperazione altrui.
Ma la società dov’è? La legge dov’è?
Non voglio assolutamente prendere posizioni, né da un estremo né dall’altro, ma una cosa va detta. La legge, in Italia, tende sempre a tutelare, in caso di separazione, la figura della madre trascurando, quasi del tutto, il ruolo e la condizione del padre. Servono allora centri di ascolto e di assistenza famigliare che offrano sostegno psicologico e aiuto materiale a queste persone per non renderle “oggetti da strada”.
La mia ultima considerazione è che, per ogni medaglia c’è sempre il suo rovescio. Esistono anche padri separati che, pur avendone tutte le possibilità, si disinteressano totalmente dei figli e non assolvono al loro obbligo di mantenimento, lasciando la donna in situazioni estreme di solitudine e gravi difficoltà. Ma questa è un’altra storia e la discuteremo più avanti.
Aspetto, come sempre, i vostri saggi e importanti pensieri.
Si Marc, purtroppo gli estremismi sono pericolosi eccessi che non vanno mai bene. Si dovrebbe trovare un equilibrio, come in tutte le cose anche nei rapporti di coppia.
Cosa davvero impossibile e utopistica nel mondo d’oggi!
Francesca, tu mi insegni che tornando indietro nel tempo, si viveva in una società prevalentemente maschilista . Che vita facevano le nostre nonne le nostre mamme soggiogate, trattate come delle serve, dedite alla famiglia, ai figli, quanti mariti, padri, padroni. Tutto sulle loro spalle, dolenti e nolenti (insieme a tutti i costi). Quello era l’insegnamento che avevano ricevuto. La società le voleva cosi. mi chiedo quante donne hanno sofferto per questo tipo di stereotipo sociale, quante famiglie era meglio che si separassero. Oggi forse è troppo, forse… domani si ridimensionerà tutto?!?. Un po’ come è stato il femminismo? speriamo!
Eh si Franco, come ho scritto nell’articolo oggi manca proprio lo spirito di sacrificio e aggiungerei anche, la comprensione reciproca. Alle prime difficoltà, invece di cercarne il motivo e con tanto coraggio porvi rimedio, ci si separa. Ovviamente non mi riferisco a quei rapporti che mettono a serio rischio le persone, che solitamente sono moglie e figli ma a tanti matrimoni che, col dialogo, un pò di tolleranza e tanta pazienza potrebbero aggiustarsi. O almeno tentare di riprovarci, ancora una volta armati, però, delle migliori intenzioni.
Tu poni una domanda: perchè non succedeva ai nostri nonni? Io penso che allora non l’avrebbero neppure immaginata una separazione, loro. E non perchè non incontrassero difficoltà ma c’è da considerare che la donna non era mai indipendente, era impensabile che lavorasse fuori casa. Ma poi c’era un collante ora in via di estinzione: sopportazione, accettazione dei difetti altrui, saper dominare la rabbia,le critiche, rispetto l’uno dell’altro e anche rassegnazione, a volte, e rinunce, tante rinunce e sacrifici.
Sì, riconosciamo che la vera parte debole in un rapporto che si scioglie è quella dei padri separati. La loro condizione è assai precaria, sia dal punto di vista economico, che degli affetti. Occorre por mano a riforme della legislazione e assicurare maggiori possibilità ai padri anche nell’interesse dei figli. Tutto ciò, è ovvio, senza alcun intento punitivo nei confronti delle madri.
Quelli che ponevo erano semplici interrogativi, che portano a queste tragedie…. e che nascono spesso dal cosidetto”sile di vita moderno”….quella mancanza di spirito di sacrificio e di comprensione reciproca ,che caratterizza le unioni.
Perchè non succedeva coi nostri nonni ed i nostri genitori?
Era tutto merito di un maschilismo paternalista che teneva la donna assogettata?
Perchè si fa così fatica ad avere ruoli precisi nel matrimonio ?
E’ giusto che ci sia ancora la figura del “pater” e della “mater”?
Perchè ora vale solo l’individuo ,le sue pulsioni, i suoi desideri e le sue ambizioni ?
Hai detto bene, Giulio. Non è un piatto di minestra a risolvere il problema “coppia” ma anche quello fa parte delle conseguenze e delle difficoltà. Posso solo aggiungere che, per esperienza personale, se non fosse stato per la mia famiglia, che ha offerto ospitalità ad un padre separato, ora questo si troverebbe alla Caritas. E tutto per l’avidità della ex-moglie. In ultimo concordo con te, Giulio, ma anche con tutti gli altri commentatori, che in queste circostanze (e sempre per esperienza personale), si dovrebbe tener conto del benessere di quegli innocenti che nulla possono e colpe non hanno, e che sono i figli. Impariamo a sacrificarci anche un pò di più, e non pensare unicamente, ed egoisticamente, solo al nostro interesse, visto che la separazione è un processo scelto e deciso unicamente dagli adulti. I nostri figli la subiscono…
Problema di difficile soluzione. Ogni caso è a se con problematiche diverse e di conseguenza, necessita di analisi diversificate da parte degli esperti.Non sarà certamente un “piatto di minestra caldo ” a risolvere il problema della coppia scoppiata.Quello che amareggia, come sempre, è il problema dei figli.Credo che questi aspetti, siano più risolvibili nei piccoli centri, dove tutti si conoscono e possono portare anche una parola di conforto , oltre all’aiuto materiale.
Grazie a Marc per l’approfondimento sul tema e sull’apporto statistico, che evidenzia un panorama purtroppo molto preoccupante della situazione. Vero che non si deve considerare tutto nell’ottica di “ogni erba un fascio” ma è importante valutare le cose da ambo le parti perchè, a volte, quello che sembra il più forte finisce per diventare di fatto il più debole. Nel complesso però, mi spaventa quel quasi 40% di persone bisognose di aiuto a seguito separazioni e divorzi, costrette a rivolgersi alla Caritas o altre associazioni onlus e simili.
Bisognerebbe non fare di tutta un erba un fascio. Non voglio difendere nessuno(io sono un divorziato), ma… leggendo alcuni articoli viene fuori una verità sconosciuta o quanto meno nascosta i casi sono molteplici e andrebbero letti singolarmente certo le cifre parlano chiaro ma fino ad un certo punto. Il tuo articolo Francesca ci fa conoscere una realtà senza dubbio sconcertane. Conosco coppie che per ovviare a problemi economici fanno i separati in casa. Camere separate, letti separati, ognuno fa la sua vita. I figli indifferenti, o frustrati, combattuti, o sofferenti (indubbiamente), della situazione famigliare. (in casa che non so come riescano a vivere). Tutto per non rinunciare ad una certa agiatezza che il divorzio distruggerebbe. Penso, che sia anche una questione di intelligenza, se… un rapporto non funziona, non è mai colpa di uno solo dei coniugi, allora perche farsi la guerra ? Bisogna solo affermare che non si era bene assortiti, che qualche cosa non ha funzionato. Pensando in primis alla situazione psicologica dei figli. dal 1991 si è formata Onlus l’associazione padri separati con sede nazionale a Bologna per ovviare ai problemi che tu Francesca citi nel tuo articolo. Vi propongo una piccola statistica presa in rete del 2010, tu ti riferisci al 2009. Guardiamo il problema tra le righe è scopriamo indubbiamente migliaia di sfaccettature al di la delle cifre.
(Preso in rete) donne separate …. si rivolgono alla Caritas per indigenza economica, mentre tra gli uomini ci sono più situazioni di separati o divorziati tra i senza dimora. Più o meno le situazioni si equivalgono”.
Roma 4 Marzo 2010 Nonostante negli ultimi tempi si senta parlare sempre più spesso di padri separati come nuovi poveri, in Italia sono ancora le donne separate o divorziate, più degli uomini, a soffrire le difficoltà economiche, specie se con figli a carico e con lo spettro della disoccupazione alle spalle. È il quadro che emerge dal più recente rapporto Caritas-Zancan su povertà ed esclusione sociale in Italia, uno studio realizzato su un campione di 80 mila persone delle 600 mila che in tutt’Italia si rivolgono ai centri d’ascolto delle Caritas diocesane. Anche se di poco, infatti, sono più le donne divorziate o separate degli uomini a rivolgersi ai centri di ascolto Caritas. Tra gli italiani che hanno chiesto aiuto, infatti le donne sono il 19,2%, mentre gli uomini il 16,1%.
no che ci sia da essere felici, ma… in questa società odierna fatta di incomprensioni la situazione odierna è questa.