Cari amici, per ricordare chi dal treno di Eldy ha dovuto scendere prematuramente, ho pensato di pubblicare un articolo che aveva scritto, a suo tempo, Rosaria. E' un pezzo allegro, perchè Rosaria era allegra, sempre sorridente e positiva. Forse molti di voi lo ricorderanno ma quelli che sono "saliti" su questo treno alle ultime fermate non l'avranno mai letto. Sono certa, allora, che apprezzeranno questo simpatico ricordo di quella straordinaria amica che era ROSARIA!
P.S. - E se andate in Poesie trovate il ricordo di un altro grande amico, che adesso è insieme a Rosaria, Angelo e a tutti quelli che sono scesi prima: Fernando.
Vi dico un'ultima cosa, poi vi lascio tranquilli per un pò. Voi sapete che la Franci ogni tanto prende il volo e va. Sono in partenza ma non preoccupatevi, torno presto, sto via solo qualche giorno. Voi continuate a commentare, io cercherò di fare il possibile, ovunque mi trovi, per moderare. Perdonatemi se non ci riuscirò con tutti ma vi assicuro che, al mio ritorno, sarà la prima cosa che farò.
Buon fine settimana a tutti!
LA PIZZA MARGHERITA....di Rosaria
Qualche giorno fa, al Tg 5, ho sentito una notizia: nei prossimi giorni Napoli avrebbe festeggiato il compleanno della pizza, 120 anni.
Subito ho pensato che non sarei potuta mancare a questo appuntamento e mi sono subito attivata per trovare notizie più dettagliate in merito a questo evento. Infatti le ho trovate ed ho scoperto che, l’11 giugno, a Napoli ci sarebbero stati nobili e popolani, tamburini e sbandieratori per festeggiare i 120 anni di una delle «cittadine più anziane e famose della città»: la pizza Margherita.
Così è stato ed eccomi a raccontarvi un po’ questo evento.
Nobili, popolani, tamburini, sbandieratori e ovviamente lei: la regina. Un pezzo della Napoli di fine Ottocento che è stato rivissuto giovedì, 11 giugno, per festeggiare una delle “cittadine” più anziane e famose nel mondo: la pizza Margherita che compie 120 anni e non li dimostra. Sua maestà la pizza Margherita ha festeggiato giovedì il compleanno tra rievocazioni storiche, sfilata per via Chiaia e ritorno alla tradizione napoletana. Sì, perché la pizza, alimento italiano più copiato e contraffatto al mondo, è stata inventata in un vicolo a pochi passi da Palazzo Reale. Pomodoro, mozzarella e basilico: l’oro di Napoli, ma anche i colori della bandiera sabauda in un mix di sapori che Raffaele Esposito Brandi inventò e dedicò alla regina Margherita di Savoia. Grande festa per il traguardo raggiunto dalla pizza Margherita, ma anche per la pizza in generale, ormai arrivata a un passo dal marchio europeo “Specialità tradizionale garantita” (Stg). Madrina della manifestazione, organizzata dalla pizzeria Brandi insieme all’assessorato all’Agricoltura della Provincia di Napoli, è stata Gloriana. Per l’intera giornata oltre 100 figuranti hanno girato nella città in abiti di fine Ottocento. Alle 10 un gruppo di tamburini è partito da via Chiaia per annunciare al popolo l’evento, mentre in piazza Plebiscito si è esibito un gruppo di sbandieratori. Dalla piazza, a bordo di una carrozza (presa a prestito per tale occasione dal vicino Palazzo Reale), è partita la regina Margherita di Savoia che ha attraversato le strade della città. In via Chiaia il taglio del nastro: da lì il corteo si è trasferito nella pizzeria Brandi dove sedici “pescatori” hanno offerto alla regina e ai passanti tranci di pizza, rigorosamente “Margherita”.Ancora una volta Napoli si è “vestita” del suo folklore dando vita ad uno spettacolo bellissimo.
Qualche notizia, ora, sulla storica Pizzeria Brandi
Si trova al centro di Napoli, precisamente a Salita Sant’Anna di Palazzo, 1/2 (Angolo Via Chiaia). Nel 1780 viene fondata la pizzeria “Pietro…e basta così” in Salita S. Anna di Palazzo, nei pressi di Palazzo Reale. Il nome derivava da uno dei primi proprietari, Pietro Colicchio, noto con il soprannome di “Pietro il pizzaiuolo”. Pietro Colicchio, non avendo né fratelli né figli, cedette la pizzeria a Enrico Brandi, che passò la mano a sua figlia Maria Giovanna Brandi, futura sposa di Raffaele Esposito. Il soprannome di Pietro Colicchio, “Pietro il pizzaiuolo”, sopravvisse all’eponimo e tutti i successivi gestori della pizzeria continuarono a essere da tutti chiamati “Pietro”. Così avvenne anche con Raffaele Esposito, marito di Maria Giovanna Brandi che, nel giugno 1889, durante una visita a Napoli dei coniugi reali, Umberto I e Margherita di Savoia, venne invitato, tramite un funzionario reale, presso la Reggia di Capodimonte.
Raffaele Esposito confezionò tre qualità di pizza: una bianca, con olio, formaggio e basilico; una con i cecenielle (bianchetti); e infine, una con mozzarella, basilico e pomodoro. Quest’ultima registrò il plauso della regina Margherita e Raffaele Esposito non mancò di renderle omaggio battezzando la pizza con il nome della sovrana: nacque così, nel giugno 1889, la pizza Margherita, la più famosa delle pizze.
L’ “Ufficio di Bocca” della Casa Reale aveva nel frattempo fatto pervenire al grande pizzaiuolo, in data 11 giugno 1889, una lettera, che così recitava:
Capodimonte, 11 Giugno 1889
Pregiatissimo Sig. Raffaele Esposito (Brandi). Le confermo che le tre qualità di Pizze da Lei confezionate per Sua Maestà la Regina vennero trovate buonissime.
Mi creda di Lei Devotissimo
Galli Camillo
Capo dei Servizi di Tavola della Real Casa
Il documento originale è tuttora esposto nella Antica Pizzeria Brandi.
E a questo proposito, come Gabriele Benincasa riporta nel libro, “La pizza napoletana” (pagg. 142-44), è da citare un curioso episodio.
Appeso bene in vista alla parete di una pizzeria parigina l’autore ha rinvenuto un falso documento che ovviamente veniva spacciato come originale dal gestore della pizzeria, il quale millantava anche una parentela acquisita con un discendente del pizzaiuolo Raffaele Esposito che gli avrebbe trasmesso il falso documento.
Raffaele Esposito e Maria Giovanna Brandi non avevano figli e la pizzeria passò ai nipoti di Maria Giovanna Brandi, Giovanni e Pasquale Brandi, che a loro volta cedettero la gestione a Pietro Pagliarulo.
La figlia di Pietro Pagliarulo, Anna, sposò Pasquale Brandi, fratello di Giovanni. La coppia ebbe quattro figli dei quali nessuno continuò l’attività familiare.
La pizzeria passò allora a Vincenzo Pagnani, aiutante di Pasquale Brandi, che continua tuttora la secolare tradizione di questa storica pizzeria.
Ed ora qualche notizia sulla strada dov’è collocata la famosa pizzeria Brandi
Via Chiaia è una delle più note ed eleganti strade di Napoli, una delle mete preferite per lo shopping cittadino, ricca di boutique e di negozi caratteristici, ma anche di scorci pittoreschi e di edifici di interesse storico ed architettonico. Se ci si trova a Piazza del Plebiscito, la passeggiata lungo via Chiaia è un modo alternativo e piacevole per raggiungere la riviera di Chiaia. Si comincia dunque da Piazza Trieste e Trento, all’altezza del famoso caffè Gambrinus (che ha proprio l’indirizzo Via Chiaia 1), e da lì si comincia a percorrere la via. Dopo pochi metri scorgiamo sulla sinistra un grande spiazzo che dà sulla Piazza del Plebiscito, dal quale si intravede una parte del colonnato della Chiesa di San Francesco di Paola. Proseguendo fra boutique di abbigliamento, negozi di pelletteria e di prodotti tipici si giunge, sul lato destro, all’angolo con la Salita Sant’anna di Palazzo dove si trova la famosissima Antica Pizzeria Brandi, quella della pizza Margherita.
Ed infine qualche notizia sull’origine della pizza: Egitto, Grecia, Roma.
(Ovviamente queste notizie storiche sono state attinte da internet)
La pizza ha tremila anni di storia. Tutte le civiltà, si può dire, hanno conosciuto forme differenti di focacce, schiacciate e simili che vedevano nell’impasto, tra farina di cereali di vario genere, acqua e i più svariati condimenti, una fonte di nutrimento fondamentale nella alimentazione umana.
L’antichità a noi vicina, quella che vide il fiorire delle civiltà che si affacciavano sul Mar Mediterraneo offre perciò un’ampia gamma di esempi di quelli che possono considerarsi gli antenati della pizza .
Dall’Egitto alla Grecia classica all’antica Roma e Pompei è perciò tutto un proliferare di vivande che richiamano nella composizione e nella cottura la pizza.
Nell’antico Egitto era usanza celebrare il genetliaco del Faraone consumando una schiacciata condita da erbe aromatiche. Erodoto tramanda diverse ricette babilonesi e nel VII sec. A.C. Archiloco, il poeta-soldato, in alcuni versi ci informa di avere nella lancia la sua focaccia impastata, l’alimento principale del soldato.
La Grecia classica mostra quindi una vasta messe di esempi che ci riportano alla pizza, o almeno a una sua versione per così dire archetipale: schiacciate e focacce di vario genere si mostrano alimento diffuso e popolare in tutta l’antichità classica.
Numerose sono le testimonianze di scrittori greci riguardanti diversi tipi di pizza, la cosiddetta “maza” in greco antico: testimonianze che ritroviamo puntualmente nel mondo latino e nella Roma antica dove tra le altre versioni lievitate (e non di questa focaccia) troviamo la “placenta e l’offa”, preparata con acqua e orzo, il cereale alla base dell’alimentazione dei popoli latini.
La pizza, non volendo qui dar credito ad altre fantasiose ipotesi sulla sua origine, si presenta così come un alimento tipico delle culture che storicamente si sono affacciate sul bacino del Mediterraneo. E in una delle regine del Mar Mediterraneo, Napoli, essa troverà la sua patria e il punto di partenza di una diffusione che può ben dirsi planetaria.
Il Medioevo.
Numerose sono le tracce di questo alimento, che nel corso dei secoli va sempre più avvicinandosi alla forma attuale, anche in epoca medievale e rinascimentale, ondeggiando tra gusto aristocratico e consumo popolare, tra i banchetti regali e la mensa del povero: la parola pizza è già attestata in epoca altomedievale e nei secoli successivi si rinvengono svariate forme locali di questo termine indicanti variazioni culinarie sul tema, dal dolce al salato, e differenti metodi di cottura.
I longobardi calati in Italia meridionale dopo la caduta dell’impero romano avevano portato con sé la bufala che, una volta ambientatasi tra il Lazio e la Campania, fornirà il latte per la fabbricazione della mozzarella.
E in epoca moderna la scoperta del Nuovo Mondo recherà in Europa un elemento principe della pizza che è quasi impossibile immaginarne priva: il pomodoro.
Dopo le iniziali diffidenze, il pomodoro fece il suo ingresso trionfale nella cucina italiana, e in quella napoletana in particolare. La pizza ne sarà illustre beneficiaria avvicinandosi sempre più alla forma che oggi conosciamo.
La pizza tra ’700 e ’800.
Ma è tra ‘700 e ‘800 che la pizza si afferma sempre più come uno dei piatti della cucina napoletana preferiti del popolo, entrando a pieno titolo nella tradizione culinaria di questa città: e si vanno definendo sempre le caratteristiche della pizza e dei luoghi deputati al suo confezionamento, le pizzerie.
Nel ‘700 la pizza viene confezionata in forni a legna per essere quindi venduta per le strade e i vicoli della città: un garzone di bottega che portava in equilibrio sul capo la stufa, recava direttamente agli acquirenti le pizze, già confezionate con diversi ingredienti e condimenti, dopo averli avvisati del proprio arrivo con sonori e caratteristici richiami.
A cavallo tra il ’700 e l’800 comincia ad affermarsi l’abitudine di gustare la pizza anche presso questi forni oltre che per strada o in casa, segno del crescente favore che incontrava questa vivanda entrata ormai a pieno titolo nell’alimentazione del popolo napoletano: nasce la pizzeria nella forma che noi conosciamo e vanno definendosi anche le caratteristiche per così dire fisiche e ambientali della pizzeria attuale. Il forno a legna, il bancone di marmo dove viene confezionata la pizza, lo scaffale dove sono in bella mostra gli ingredienti che andranno a comporre le differenti varietà di pizza, i tavoli dove gli acquirenti la consumano, l’esposizione esterna di pizze vendute ai passanti: tutti elementi che si ritrovano tuttora nelle pizzerie napoletane.
Nascono le prime dinastie di pizzaiuoli napoletani: nel 1780 viene fondata la pizzeria “Pietro e Basta Così” la cui tradizione a due secoli di distanza è continuata dall’Antica Pizzeria Brandi.
Ma tornando alla festa, a conclusione del tutto, posso dire che è stato davvero uno spettacolo pieno di allegria, di folklore tipico napoletano e posso anche dire:
Eccomi qua. Scusate, ma ve l’avevo scritto che sarei stata assente qualche giorno. Ora i vostri commenti ci sono tutti.
Vi ringrazio e vi abbraccio a modo mio.
P.S. – Rosaria ha qualcosa da dire a:
– “Riccardo io amo tuttora sud, ma anche nord, pizza, zeppole, casatielli (perchè come li facevo io non li fa nessuno). E amo anche Eldy…Un abbraccio a te.”
– “Giulio, ancora ti firmi così??? Beh, stavolta ti perdono, sono buona. Mi son fatta una risata…e ti abbraccio”.
– “Alba, si IO C’ERO e CI SONO ANCORA perchè sento che mi volete. Sono solo andata in un’altra stanza… Un forte abbraccio per te”.
– “Sandra, non ci siamo conosciute lì, dove siete voi adesso. Ma da quassù io ti conosco bene e so tutto di te. Sei una bella persona, piena di sentimento e grandi valori. Ho voglia di abbracciare anche te. Ah, attenta alla pizza!!!”
Io sono proprio una salita ad una delle ultime fermate ,mi sono cercata un posticino tutta timorosa e,,mi sono trovata iseduta a mio agio ad una magnifica tavolata di amiche e amici .Ho letto il bel racconto di ROSARIA ,col rimpianto di nn aver avuto modo di avere conosciuto una Donna cosi’ eccezionale.Ora impastando la pizza per i miei nipoti ‘la ricordero’
ho riletto con piacere “la pizza Margherita ” rinfrescare la memoria non fa mai male, poi con l’intusiasmo parteneopeo di Rosaria, era un leggere tra il faceto elo spiritoso.
Quello che più mi ha colpito è una piccola frase “IO C’ERO”
Tu Rosaria ti sei solo allontanata, il tuo spirito e io in questo ci credo molto è sempre presente
Senza entrare nel merito della pizza…posso dire che Rosaria per me è sempre stata sul treno, anzi:capomacchina.Anche se non l’ho conosciuta personalmente, si era creato un bellissimo rapporto di stima reciproca.Ma, come suol dire :- Il Signore ha voluto così – In una pagina di un libro di cui conosco l’autore , alla domanda rivolta al sacerdote :- perchè il Signore l’ha chiamata così presto ? – Il Sacerdote rispose :- Perchè Dio raccoglie i fiori più belli da questa terra e li porta nel giardino del cielo …- Ecco ! Questo è quanto sono riuscito a dire, non certo facilmente. Ci sta che in questo momento ,Rosaria, Angelo, e gli altri che abbiamo conosciuto, facciano una partita a carte , Lassù c’è la regia degli Angeli e tutto scorre in serenità, i politici li hanno dirottati su Marte. Cosa che noi in terra non sappiamo fare .Devo mettere la solita firma perchè Rosaria non voleva :il solito Maledetto Toscano
Nel Ricordo di una grande donna, che amava eldy, il sud, e la pizza.
Io l’anniversario l’ho festeggiato, e lo festeggio a Como, dove dei cari amici Napoletani hanno aperto una pizzeria, non riescono ha riprodurre al 100% i sapori della loro città, ma poco ci manca, qualche eldyano che l’ha provata con me lo può confermare, andare li sentirli parlare con quell’accento che è tutto particolare dei Napoletani, vedere la meticolosità che mette il capo nel preparare la pizza,è uno spettacolo, che si conclude con apoteosi all’assaggio, mai una pizza troppo cotta, mai una un poco cruda, per loro la pizza, prima che lavoro è arte.
Per non parlare di zeppole e casatielli, ora vi saluto altrimenti alle 6,00 del mattino ho già fame.
Eccomi qua. Scusate, ma ve l’avevo scritto che sarei stata assente qualche giorno. Ora i vostri commenti ci sono tutti.
Vi ringrazio e vi abbraccio a modo mio.
P.S. – Rosaria ha qualcosa da dire a:
– “Riccardo io amo tuttora sud, ma anche nord, pizza, zeppole, casatielli (perchè come li facevo io non li fa nessuno). E amo anche Eldy…Un abbraccio a te.”
– “Giulio, ancora ti firmi così??? Beh, stavolta ti perdono, sono buona. Mi son fatta una risata…e ti abbraccio”.
– “Alba, si IO C’ERO e CI SONO ANCORA perchè sento che mi volete. Sono solo andata in un’altra stanza… Un forte abbraccio per te”.
– “Sandra, non ci siamo conosciute lì, dove siete voi adesso. Ma da quassù io ti conosco bene e so tutto di te. Sei una bella persona, piena di sentimento e grandi valori. Ho voglia di abbracciare anche te. Ah, attenta alla pizza!!!”
Io sono proprio una salita ad una delle ultime fermate ,mi sono cercata un posticino tutta timorosa e,,mi sono trovata iseduta a mio agio ad una magnifica tavolata di amiche e amici .Ho letto il bel racconto di ROSARIA ,col rimpianto di nn aver avuto modo di avere conosciuto una Donna cosi’ eccezionale.Ora impastando la pizza per i miei nipoti ‘la ricordero’
ho riletto con piacere “la pizza Margherita ” rinfrescare la memoria non fa mai male, poi con l’intusiasmo parteneopeo di Rosaria, era un leggere tra il faceto elo spiritoso.
Quello che più mi ha colpito è una piccola frase “IO C’ERO”
Tu Rosaria ti sei solo allontanata, il tuo spirito e io in questo ci credo molto è sempre presente
Senza entrare nel merito della pizza…posso dire che Rosaria per me è sempre stata sul treno, anzi:capomacchina.Anche se non l’ho conosciuta personalmente, si era creato un bellissimo rapporto di stima reciproca.Ma, come suol dire :- Il Signore ha voluto così – In una pagina di un libro di cui conosco l’autore , alla domanda rivolta al sacerdote :- perchè il Signore l’ha chiamata così presto ? – Il Sacerdote rispose :- Perchè Dio raccoglie i fiori più belli da questa terra e li porta nel giardino del cielo …- Ecco ! Questo è quanto sono riuscito a dire, non certo facilmente. Ci sta che in questo momento ,Rosaria, Angelo, e gli altri che abbiamo conosciuto, facciano una partita a carte , Lassù c’è la regia degli Angeli e tutto scorre in serenità, i politici li hanno dirottati su Marte. Cosa che noi in terra non sappiamo fare .Devo mettere la solita firma perchè Rosaria non voleva :il solito Maledetto Toscano
Nel Ricordo di una grande donna, che amava eldy, il sud, e la pizza.
Io l’anniversario l’ho festeggiato, e lo festeggio a Como, dove dei cari amici Napoletani hanno aperto una pizzeria, non riescono ha riprodurre al 100% i sapori della loro città, ma poco ci manca, qualche eldyano che l’ha provata con me lo può confermare, andare li sentirli parlare con quell’accento che è tutto particolare dei Napoletani, vedere la meticolosità che mette il capo nel preparare la pizza,è uno spettacolo, che si conclude con apoteosi all’assaggio, mai una pizza troppo cotta, mai una un poco cruda, per loro la pizza, prima che lavoro è arte.
Per non parlare di zeppole e casatielli, ora vi saluto altrimenti alle 6,00 del mattino ho già fame.