Sono una che corre, forse sono anche nata di corsa. Corro per fare tanto (non tutto perché sarebbe impossibile) ma è il mio “tutto”. Ed è tutto ciò che, in parte ho il dovere di fare ed in parte costituisce il mio piacere. Il piacere che diventa poi la necessità di fare, di vedere, di ammirare, di godere, di emozionarmi. Può essere un’opera d’arte a travolgermi i sensi, oppure un tramonto da brivido ad incantarmi, o una spiaggia dove sdraiarmi crogiolandomi al sole, o ancora un giro in barca al largo, e perché no, una passeggiata nel centro storico di una meravigliosa città d’arte. Vogliamo escludere anche un’importante parte ludica? Noooooooo. Una cenetta a lume di candela o, per contro, una pizzata in compagnia di simpaticissimi.chiassosi-casinisti amici miei.
Però poi ho bisogno anche del silenzio, del MIO silenzio per assaporare luoghi che mi parlano in modo dolce, intimo, quasi segreto e mi trasmettono quella pace interiore che mi risulta indispensabile allo spirito e all’anima.
Ed è stato proprio durante un viaggio in Calabria, ospite di amici, che ho provato la sensazione di trovarmi piccola in mezzo alla storia, dentro un luogo privilegiato che ancora conserva la presenza di chi l’ha percorso o eletto a propria dimora o rifugio. Vi sto parlando della:
CERTOSA DI SERRA SAN BRUNO – Un segreto da mille anni
Andò così. Dopo aver calpestato sabbie bianche e finissime su chilometri di spiagge, quasi deserte, essermi immersa in un mare cristallino e azzurro, con fondali trasparenti che nulla hanno da invidiare agli atolli degli oceani, dopo aver visitato le zone più suggestive e selvagge dell’altopiano della Sila e ammirato gli emozionanti paesaggi protesi sul Pollino e sull’Aspromonte, i miei amici decidono di accompagnarmi a far visita ad un amico che abitava nel paese di Serra San Bruno, un paese che si trova tra le montagne della Catena delle Serre.
Percorriamo una piacevole e semideserta strada di montagna e fra curve e controcurve in mezzo a boschi di castagno sbuchiamo in un’immensa distesa di verde circondata da abeti secolari.
In una natura incontaminata incontriamo prima un laghetto. Al centro c’è una statua, è San Bruno inginocchiato. I miei amici mi spiegano che è chiamato il “Laghetto dei miracoli” perché la leggenda vuole che le spoglie del santo fossero sepolte proprio nel laghetto e, nel momento in cui si tentò di portarle in superficie, cominciò a sgorgare l’acqua della sorgente che lo alimenta.
Proseguendo nel percorso, l’Abbazia ci appare in tutto il suo splendore. E’ un luogo di grande importanza, fondata da San Bruno. Fu la prima Certosa istituita in Italia.
“Abito in un eremo isolato da ogni parte dalle dimore degli uomini. Come potrò parlare degnamente della bellezza del luogo e della dolcezza e salubrità dell’aria, o della pianura ampia e ridente che si allarga tra i monti, dove si trovano prati verdeggianti e floridi pascoli? O chi descriverà adeguatamente la vista dei colli che si ergono da ogni parte dolcemente, e i recessi delle valli ombrose, con piacevole abbondanza di fiumi, di rivi e di fonti?”.
Ecco, così ho immaginato la descrizione che un monaco certosino avrebbe fatto ad un amico lontano indicando la bellezza del luogo e delle sue meraviglie.
Ed ora, anche se non amo la bibliografia che ciascuno può trovare per proprio conto nel web, un piccolo cenno storico è d’obbligo.
La Certosa di Serra San Bruno venne fondata tra il 1090 ed il 1101.
La Certosa originariamente era in stile gotico ma alla fine del ‘500 venne restaurata su probabile progetto del Palladio (ecco che ritorna il nostro amico vicentino..). Ulteriori cambiamenti furono apportati nei secoli successivi, tra il XVI e il XVIII. Fu distrutta da un terremoto nel 1783 e venne ricostruita alla fine dell’800.
Il fondatore fu, ovviamente, San Bruno dell’ordine dei Certosini. In genere si diventa Certosini in età adulta, magari dopo essere stati monaci o sacerdoti secolari per molti anni. Ma una volta entrati in Certosa, scompare qualsiasi riferimento all’individuo e si diventa semplicemente “un certosino”.
Il monastero è oggi delimitato, come una città romana, da mura quadrilatere munite di torri, qualcuno azzarda cinquecentesche.
Il recinto appare, grosso modo, diviso a croce in quattro: in una parte si trova il chiostro attorniato dalle celle, in un’altra la chiesa, nella terza l’ingresso e la biblioteca, ed infine nell’ultima sorgono isolate le rovine.
Qui vivono pochi monaci, nella vita di solitudine, digiuno e preghiera che è caratteristica della Regola dei Certosini.
Ho potuto visitare anche le celle che non sono poi così minuscole come il nome farebbe pensare. Sono disposte su due piani, con laboratorio e magazzino e “cubicolo” nella parte superiore. Il “cubicolo” è una vera opera d’arte, arredato con letto in legno massiccio di quercia, inginocchiatoio e stallo anch’essi in vecchio e odoroso legno. Concludono l’arredamento un tavolo e un piccolo scrittoio.
Le finestre danno su un minuscolo giardino a disposizione del Certosino perché vi coltivi ciò che può essergli d’utilità e svago.
La giornata per il Certosino inizia quando il mondo solitamente va a dormire: alle 22,45 il monaco si alza per fare Lectio divina. Alle 23,30 va in Chiesa per il Canto del Mattutino e le Lodi. La veglia dura circa tre ore. Poi i Certosini dormono circa dalle 2 alle 6 quando si alzano per la recita dell’ora di Prima. Alle 7,15 la Comunità si raccoglie in Chiesa per la Messa dopo la quale inizia il tempo della meditazione, lo studio, il lavoro (spaccare legna per la stufa, per esempio). Infine il pranzo che ritira dalla ruota e che consuma da solo. Nel pomeriggio seguono la passeggiata nel proprio giardino e, alle 15, la recita dell’ora Nona. A metà pomeriggio viene recitato in cella il Vespro della Madonna. Il pasto della sera è quasi inesistente: un bicchiere di latte e una fetta di pane.
Ecco, ho voluto di proposito evitare la parte artistica di questo luogo per parlarvi della vita monastica dei Certosini di Serra San Bruno, simile a tutte quelle di altri abitanti delle varie Certose sparse per l’Italia. Tutto questo mi è stato raccontato da un monaco Certosino, molto gentile e disponibile, durante una rilassante e bucolica passeggiata, persona di grande umanità e profonda spiritualità. Lo ringrazio di tutto cuore.
Voglio concludere dicendo che non si visitano questi luoghi senza subirne il fascino e provare quell’intima suggestione di luogo incontaminato dal tempo, dalle brutture, dalla violenza. Quella sensazione che, uscendone, ti rimane a lungo impressa nella mente e incisa nell’anima.
Franco ci ha dato un nuovo itinerario l’Abazia di San Galgano, mi sono informato, non appena mi sarò ripreso dall’ennesima batosta, alla prima gara in quel di Cavriglia, che dista una settantina di km da San Galgano, io e Enrica andremo sicuramente a visitarla.
Grazie Franco
salutoni da Riccardo
E certo Giovanna che questo vale ben il viaggio! Ma quante Certose hai visitato, c’è da perdersi in quelle oasi di pace, silenzio, arte, storia, spiritualità. Terremo presente i tuoi consigli ed il tuo lungo elenco, compresa quella che enuncia Franco, San Galgano nei pressi di Siena. Un’Abbazia Cistercense con la “spada nella roccia”. Assolutamente da vedere.
Grazie a te Giovanna e a Franco per le interessanti segnalazioni.
Franco, hai ragione nessuno ha detto di aver visitato l’Abbazia di San Galgano, nei pressi di Siena ma, quando sarò da quelle parti, non mancherò di farlo. Solo nel Lazio e dintorni non so quante Certose e Abbazie vi siano, tutte da ammirare sia per i luoghi dove sono situate, per le varie caratteristiche, per i preziosi dipinti, le loro biblioteche e altro. Sono rette da Certosini, Benedettini, Cistercensi ecc. Personalmente, ne ho visitate sette, tutte da ammirare, e ve le segnalo, per chi dovesse trovarsi nei pressi. Certosa di Casamari, Veroli (Fosinone) – Abbazia di Farfa (Farfa- Rieti) – Certosa di San Domenico, Sora (Frosinone) – Abb. Di San Martino al Cimino (VT) – Abb. di Subiaco e Monastero dei Benedettini, Subiaco (RM), Certosa di Fossanova (Latina) – Certosa di Trisulti, Collepardo (Frosinone) – Abb. Casamari, Veroli (Frosinone).
Se vi capitasse, visitatele. Come dicono i Francesi : “ça vaut le voyage”.
Gugli, concordo con te. E’ una scelta di vita, una scelta che io non potrei mai fare. Ma il mio scritto nulla ha a che vedere con la fede o la religione, almeno per quanto mi riguarda. Io, amante, quasi estremista, dell’Arte visito non solo musei o mostre ma anche le Certose, le Abbazie, gli Eremi. Dopo tanto correre mi serve il “silenzio” e poi, ti assicuro, che in quei luoghi l’Arte trabocca. Amo tutto questo, mi dà pace, serenità e acquieta la mia fame e sete di Arte.
Grazie e anche a te un abbraccio.
Pino, che meraviglia il video della Certosa di Padula, grazie per avercelo segnalato dandoci la possibilità di ammirare tante bellezze. Un meraviglioso barocco, preziosi marmi. Straordinario lo scalone ellittico, ricchi stucchi dorati di epoca settecentesca. Silenzioso il chiostro, tardomanierista, e il loggiato dal quale si eleva la torre dell’orologio. La loggia attira la massima attenzione perchè ricca di pitture seicentesche. Questa è anche l’Arte!
Grazie Pino. Un abbraccio.
Una vita di contemplazione
non è seconda a nessuno altro tipo di vita ed è assolutamente rispettabile, se non addirittura invidiabile. Chi fa una scelta del genere raramente è abbligato, almeno ai giorni nostri, perchè è una scelta di vita dura, da farsi con serietàa da mantenere con impegno. Lo scopo di una scelta cosi paticolare è quello di vivere un’intima comunione con Dio e pare che certuni ci riescono al punto da diventare autentiche luci nel mondo, anche se ne suono fuori. per capire meglio il mondo della clausura ci sono molto metodi. Visitare come lei Francesca i monasteri, documentarsi e cercare di gardare questi monaci negli occhi per provare a capire di dove arrivi tutta la luce che traspare (tutto questo se è possibile avvicinarli). Consiglio di vedere un film documentario che ha suscitato molta commozione e si intitola “Il grande silenzio” e parla della vita di tutti i giorni in un monastero Certosino dove i monaci sono dediti al lavoro e alla preghiera in assoluto silenzio. La suggestione delle immagini e la serenità dei monaci sono tali da lasciare intuire che, forse lo loro scelta è una scelta felice, molto felice.
Francesca non conoscevo la certosa da te descritta con tanta abilità, ma ho avuto la fortuna di visitare la certosa di San Lorenzo in Padula, in provincia di Salerno, situata a pochi km dalla più visitata e nota Paestum, è la più grande certosa, complesso monumentale molto bello e dichiarato, dall’ UNESCO, Patrimonio dell’umanità né lascio traccia di un video ritrovato in youtube per chi volesse dare un occhiata: https://www.youtube.com/watch?v=Xh7wIMec8MA
Sandra, incantevole posto io colle Mesma nel Comune di Ameno. Con il suggestivo panorama sul lago d’Orta e sul massiccio del Monte Rosa deve essere una meraviglia!
Ciao, un abbraccio.
Nessuno ha parlato dell’Abbazia di San Galgano nei pressi di Siena , dove Galgano Guidotti, stanco di guerre e ammazzamenti , conficco la sua spada nella roccia che ancora si può vedere nella cappella medioevale prospicente l’Abbazia, questa storia fu presa da aedi brittannici per raccontare le gesta di Re Artù.
La meraviglia si prova entrando nella chiesa dell’Abbazia , nata intorno al duecendo e completamente scoperchiata , credo per incendi e mai ricostruita. Sembra di essere nelle pianure scozzesi ,dove il pavimento della chiesa è un prato e il soffitto il cielo , alla sera al tramonto la colonne gotiche svettano in alto colorate di rosa e l’incanto è unico.
Franci ,molto bello il racconto del “tuo Viaggio nel Silenzio ” come sempre ti ho seguita e mi haifatta ammirare questa magnifica Certosa e godere della sua pace ,Veramente stupenda !Io quando sono in vacanza ad Armeno e voglio tuffarmi in un oasi di pace salgo al Convento di “MONTE MESMA ” tiassicuro a parte un panorama della parte orientale del lago dORTA con lo sfondo del monte ROSA ,ma e’ anche interessante da visitare.un ringraziamento.
Grazie Elisabetta, convengo in pieno con te.
Un abbraccio. Ciao
Si Franci,le cose belle si devo ammirare in silenzio x poter imprimere tutto nel cuore,le Certose sono un balsamo x l’anima.tu hai espresso tutto con molta sensibilita’,brava ,,,,
Che fortuna, Riccardo, aver trovato una giornata di vento e sole esagerati da aver impedito la pesca. Forse ci ha pensato San Bruno a salvare i pesciolini e a farti dirigere verso il suo eremo. Sono certa che, se avessi guardato tra i boschi avresti intravisto la sua figura lenta e meditante. E come soleva dire lui: “..qui si praticano un ozio attivo e un’attività ordinata e calma..”.
Ciao Riccardo e grazie.
Grazie a te Giovanna. Immagino che immergendoti nella Certosa di Collepardo abbia provato anche tu le sensazioni che ho provato io percependo di trovarsi in un luogo unico e suggestivo da farti dimenticare, per il tempo della permanenza lì, tutto ciò che costituisce il resto del mondo.
Francesca grazie di cuore, durante la mia vacanza in quel di Falerna marina, dopo avere visitato l’abazia di san Francesco da Paola, altro incantevole luogo per il turista religioso, un pomeriggio troppo assolato per recarci al mare, un amico mi dice, vieni si va a pesca al lago di Angitola, cosi mi pare si chiami. Partiamo alla volta del lago,ma una volta arrivati il vento e il caldo sconsigliano anche li la pesca. Alche Nino amico carissimo mi dice;andiamo al fresco, cosi l’auto prende la via dei monti, e dopo una buona mezz’ora vedo il cartello Serra San Bruno, Nino molto religioso mi dice ora vedrai un altra opera sconosciuta ai più della mia Calabria, proseguendo pochi chilometri dopo il paese raggiungiamo la Certosa, il mio commento è stato; Nino, della pesca non mi frega più niente, domani portami in altri posti sconosciuti come questo.
Grazie Francesca per averla fatta conoscere a tutti gli amici eldyani e non.
Franci, molto suggestivo il racconto del tuo “viaggio del silenzio”, in Calabria, e della splendida atmosfera che hai trovato. Bellissima la Certosa di Serra San Bruno, dell’Ordine dei Certosini, che ci mostri. Molto interessanti i cenni storici, la descrizione del Monastero che ne fai e delle sue particolarità
Mi hai ricordato la visita che feci, qualche anno fa, alla Certosa di Trisulti a Collepardo (Frosinone), anche lei del XIII secolo, splendido complesso immerso tra i boschi. Per la particolare posizione e per la tipicità dell’ordine monastico cistercense, che ne cura le attività, riesce ancora a dare un’idea di pace e serenità.
Capisco, perciò, le sensazioni che hai provato trovandoti in un luogo tanto particolare.
Non smettere di raccontarci i tuoi viaggi e le tue scoperte!
Grazie a te, Lorenzo.
Non conoscevo e sono rimasto incantato. Grazie, Francesca.
Si Alba, arriva il momento in cui c’è proprio bisogno di staccare la spina come hai giustamente detto tu. Si percepisce la necessità di “sospendere le ostilità”, come scherzosamente dico io quando, uscendo dal lavoro, saluto i colleghi d’ufficio.
Il Turismo Religioso è una formula che ti regala tutto questo. Però vorrei aggiungere che, secondo me, contrariamente a quanto il titolo indurrebbe a credere, questo genere di turismo è indipendente da ogni tipo di credo, di fede o religione. E’ una forma di turismo che ha come principale obiettivo la visita a santuari, chiese, conventi, abbazie, eremi e luoghi sacri, per costatarne non solo l’entità naturale e soprannaturale legata a quei luoghi, ma anche apprezzarne la loro bellezza artistica e culturale. Per i percorsi di fede e religiosi io parlerei invece di pellegrinaggi. Ovviamente questo è solo il mio personale pensiero.
Grazie Alba. Ciao.
Mi hai fatto un bellissimo complimento, Franco e te ne ringrazio. In quanto a scrivere delle pubblicazioni, no…non ne sarei all’altezza. Io “parlo” raccontando per iscritto solo ciò che vedo e che mi emoziona. E la Certosa di Serra San Bruno mi ha dato tutto ciò di cui avevo bisogno in quel momento. Ma non è l’unica Certosa che ho visitato. Proprio vicino alla mia Milano, a metà strada tra le due regioni in cui vivo (Lombardia e Piemonte) c’è l’altrettanto famosa e importante Certosa di Pavia. Ho visitato anche questa ma, sarà stato per la sua vastità, sarà stato per la giornata affollata di turisti, non ho provato le stesse emozioni che mi ha dato Serra San Bruno. Eppure anche la Certosa di Pavia ha un’importante storia da raccontare densa di meravigliose architetture, dipinti e sculture da perderci la testa (per una come me). Un giorno, forse, parlerò anche di questa.
Grazie Franco. Ciao.
Mi piace il titolo”un viaggionel silenzio”
di questo abbiamo bisogno del silenzio di staccare la spina, se non dove meglio che nei monasteri o conventi?
Dove il corpo e lo spirito diventano una cosa unica.
Vivere nella semplicità, in mezzo alla natura è la combinazione fatale per ricaricarsi.
Attualmente con il Turismo religiosoc’è solo la scelta di questi luoghi dove poter andare.
Dove ti senti libera e in pace con il mondo, esperienza già fatta nel mio passato e la consiglio a tutti
Francesca scrivi benissimo e descrivi ancora meglio , perchè non ti cimenti in qualche pubblicazione che possa rendere giustizia a questa nostra terra meravigliosa.
Sono italiano e non conoscevo l’esistenza della Certose della Serra…..che figura! Ma è così, abbiamo troppe bellezze , mal reclamizzate.