Voglio aprire con questo bellissimo video che molto gentilmente ha "confezionato" la nostra amica Lucia e l'ha inserito nel suo commento. Mi sembra il modo migliore per farci accompagnare nella lettura dell'articolo di Giulio dalle struggenti note del suo fantastico sax e dalle meravigliose immagini dei luoghi descritti nel pezzo.
I cavatori di ieri, con gli scarponi chiodati, s’incamminavano verso il quotidiano martirio :ore di mulattiera prima di raggiungere il poggio, il ravaneto e poi su verso la cava .
Oggi i tempi sono cambiati , vi sono veicoli di trasporto che annullano le distanze, la tecnologia corre e il modo di “cavar marmi” è cambiato ma il pericolo è sempre lì in agguato , è un lavoro duro la cava. La mulattiera o la via dei cavatori che da Basati conduce alle cave del Monte Giardino, è un libro da leggere. Ogni muro a secco, ogni ponticello è una pagina di storia, arte primitiva lasciataci in eredità dai Grandi Vecchi. Costoni tagliati, grotte gradinate per far posto agli scarponi.
Saliscendi continui e lunghi tratti quasi pianeggianti per riprendere fiato per poi risalire, sacro e profano s’incontrano lungo il cammino, goffi bassorilievi che raffigurano madonne e santi scaturiti da mani callose che hanno avuto la forza di piegare il marmo.. La vegetazione è folta, vallate di castagni che per generazioni hanno sfamato la gente de’ monti, poi frassini, cerri, carpini, corbezzoli, eriche…tutta legna forte per fare il carbone e si scorgono ancora piazzuole nere dove facevano le carbonaie.
Lungo i corsi d’acqua grossi ontani, gli alberi per gli zoccoli usati certamente per fare rudimentali scroi. Poi di botto affiora seminascosto dalla vegetazione il ponte a volte romaniche che unisce le due sponde.Si percorre ora la via bianca, quella dei trattori che ti porta al poggio dove venivano caricati i blocchi di marmo.Sopra, il ravaneto bianco e panciuto si stende lungo il canalone. Alla sinistra del ravaneto , la polla del Canale del Giardino, ed è bello vedere nascere e sentire ai tuoi piedi l’acqua brontolare fra le scaglie .Un desiderio inconscio ti spinge a chinarti e affondare le mani e bagnarti la fronte come in segno di ringraziamento.
Lassù, in Cava di Cima, i gracchi ti salutano con i loro stridio: a malavoglia ritorni verso casa mentre nella testa affiorano storie che raccontavano i vecchi cavatori. Al Col di Serra, viene istintivamente la voglia di sederti e riposarti un po’. Su questo cucuzzolo in bilico sul baratro, gli uomini si prillavano l’ultima sigaretta prima di arrivare alle loro famiglie.
Ti sembra di essere in cima al mondo , hai la sensazione che forze misteriose ti afferrino e ti facciano volare nel cielo con le poiane. Basati è là, appollaiato ai margini del bosco in un’aureola di castagni. “Ci sono momenti a Basati (scrive un mio carissimo amico in una prefazione di un libro), in cui basta aprire la finestra per fare entrare la poesia, e il giorno passando da una parte all’altra del cielo, regala momenti incantati.
Io queste cose ho cercato di trasmetterle a Voi insieme alla gente di oggi, ma soprattutto con gli Uomini di Ieri.
Giulio Salvatori
Vorrei aggiungere una bellissima foto scattata da Giulio. Si tratta della Panoramica del Monte Altissimo di Michelangelo e il fiume che scende dalla sua vallata in secca, pieno di detriti di marmo che gli abitanti di Basati chiamano marmole, scaglie che col rotolare diventano tonde, ovali , quasi levigate adatte per viali e giardini.Grazie Giulio di questo ulteriore regalo.
Come avrete visto non ho risposto a nessuno non certo per mancanza di rispetto.Qualunque mio commento sarebbe stato ripetitivo , quello che pensavo l’ho scritto nel testo. Ora posso dirVi : grazie per aver fatto un lungo cammino insieme .C’è un passo in quel testo che io non ho riportato per una questione di spazio, dice :- ..Il verde del bosco, il bianco delle rose canine, il rosso dei corbezzoli…e sono totalmente figlio del popolo Italiano.Grazie e alla prossima .
Ho conosciuto e iniziato ad amare le montagne delle Apuane leggendo il libro di Giulio e i suoi articoli in Eldy, ogni volta scopro nuovi particolari interessanti. Vedo questi luoghi come libri, dove l’uomo ha inciso la sua storia, i sentieri sono stati per la gente di queste montagne, le vie del pane, le vie del sale, le vie della libertà, le vie della sofferenza e purtroppo della morte. Qui si cammina sulla storia, ed ora la civiltà dell’uomo contemporaneo sta riducendo questi monti in farina…
Giulio, hai saputo presentare un ” pezzo ” di storia dove la fatica era quotidiana , immergendolo in un luogo splendido, descritto in modo superbo, con quell’amore per la propria terra che lo rende unico ,impareggiabile ed esclusivo! La tua musica e le belle fotografie hanno impreziosito il tutto, se ce ne fosse stato bisogno!
E’ troppo bello il video che ha fatto Lucia con la musica di Giulio e le immagini dei panorami per lasciarlo solo nei commenti. Così l’ho messo in anteprima. Mi sembra giusto, no?
Per ora Vi dico Grazie.Ma un grazie Particolare a Francesca, che ha un gusto particolare nel cercare le foto che ben si amalgano con il mio lavoro.Un grazie a Lucia per il filmato e…grazie anche a Giulio per la musica. Se vi interessa sentire la musica, dovete CLICCARE SOTTO IL COMMENTO DI LUCIA .
che dirti abbiamo imparato ad amare la tua terra, tu saresti come il bambinoche alla sera papà gli racconta sempre la stessa storia ma lui tanto l’ama che la vuole risentire.
Ha ragione quel bimbo sembra già un adulto pieno di sentimento per il creato che a attorno.
Ecco di nuovo Giulio che arriva dal paesino di Basati per raccontarci il mondo dell’Apuane e la sua tradizione antichissima, l’estrazione del marmo, che guarda indietro nel tempo ed arriva fino ai giorni nostri. E’ la storia di un territorio, di un mestiere e delle montagne che raccontano le fatiche e i sacrifici dei cavatori. Ma è anche la storia della scultura, perché, a partire da Michelangelo, una parte dell’Arte italiana e di tutto il mondo ha origine da questi luoghi. Mi emoziona osservare questi minatori lavorare in questa grande “fabbrica a cielo aperto”, accecati dal bianco del marmo e sovrastati da un cielo azzurro, sottoposti a ritmi frenetici, dove macchine potenti tagliano senza sosta queste montagne, facendo scempio del Paesaggio, creando una vera emergenza ambientale.
Nelle parole di Giulio si scorge la memoria antica del sapere artigiano, minatori, maestri del lavoro, che rispettavano la montagna, la flora, la fauna, l’aria, l’acqua e tutto quello che di bello abita in quei luoghi…. http://youtu.be/vs6PDwZPq5E
Giulio, e troppo bello questo racconto di vita vissuta e molto dura, nel silenzio di quelle cave,ascoltando il grido delle poine,poi la pace e silenzio pensando a quel lavoro durissimo e molto pericoloso per quelli uomini, che allora la tecnologia non esisteva era solo la loro forza, che riuscivo piegare il marmo per fare arte senza rendirsi conto, Santi Madonnine,ponti muri a secco,grandi artisti senza saperlo, che dire Giulio questa e storia vera. grazie raccontaci ancora noi siamo felice leggerti ciao…
Ogni tuo scritto è un pezzo di vita vera, descrivi tutto con amore (è la tua terra)che ami moltissimo.Grazie Giulio è un posto che da serenita’anche se pensando ai grossi sagrifici fatti dai cavatori vedo tanta sofferenza,il posto è un angolo di paradiso,,,,,,
Gli uomini di cui tu ci parli, Giulio, all’epoca rischiavano davvero la vita per estrarre un blocco di marmo dalla montagna e portarlo a valle. I cavatori, quanta fatica e quanti rischi correvano! Però il tuo racconto è molto dolce, quasi lieve. Tu circondi l’uomo-cavatore delle bellezze naturali di cui godeva. Oggi quegli uomini non ci sono più perchè sostituiti dalle macchine, dalla tecnologia, ma la natura con la sua bellezza resta intatta lì, dove vivi tu. Pochi luoghi come quelli da te descritti possono vantare di non essere stati distrutti dalla foga dell’uomo. E il tuo paese, Basati ne è l’esempio. Goditelo Giulio e grazie per averci fatto partecipi, ancora una volta, di queste bellezze naturali.
Che dire Giulio ,il tuo raconto e’ stupendo ,ci si raccoglie in silenzio e si sale lassu’ ,col fiatone ,ascoltando il grido delle poiane ,gli occhi pieni di tanta belleza ,anche il rumore dei tasti che battono e; gia’ troppo rumoroso ,grazie GIUlio
Un racconto da gustare in religioso silenzio, come un pezzo di storia. E, soprattutto, da comservare fra i ricordi più cari. Bello. E asuggestivo. Grazie, Giulio.
Testimonianza molto bella del mondo che fu e del mondo che è.
Come avrete visto non ho risposto a nessuno non certo per mancanza di rispetto.Qualunque mio commento sarebbe stato ripetitivo , quello che pensavo l’ho scritto nel testo. Ora posso dirVi : grazie per aver fatto un lungo cammino insieme .C’è un passo in quel testo che io non ho riportato per una questione di spazio, dice :- ..Il verde del bosco, il bianco delle rose canine, il rosso dei corbezzoli…e sono totalmente figlio del popolo Italiano.Grazie e alla prossima .
Ho conosciuto e iniziato ad amare le montagne delle Apuane leggendo il libro di Giulio e i suoi articoli in Eldy, ogni volta scopro nuovi particolari interessanti. Vedo questi luoghi come libri, dove l’uomo ha inciso la sua storia, i sentieri sono stati per la gente di queste montagne, le vie del pane, le vie del sale, le vie della libertà, le vie della sofferenza e purtroppo della morte. Qui si cammina sulla storia, ed ora la civiltà dell’uomo contemporaneo sta riducendo questi monti in farina…
Giulio, hai saputo presentare un ” pezzo ” di storia dove la fatica era quotidiana , immergendolo in un luogo splendido, descritto in modo superbo, con quell’amore per la propria terra che lo rende unico ,impareggiabile ed esclusivo! La tua musica e le belle fotografie hanno impreziosito il tutto, se ce ne fosse stato bisogno!
E’ troppo bello il video che ha fatto Lucia con la musica di Giulio e le immagini dei panorami per lasciarlo solo nei commenti. Così l’ho messo in anteprima. Mi sembra giusto, no?
Per ora Vi dico Grazie.Ma un grazie Particolare a Francesca, che ha un gusto particolare nel cercare le foto che ben si amalgano con il mio lavoro.Un grazie a Lucia per il filmato e…grazie anche a Giulio per la musica. Se vi interessa sentire la musica, dovete CLICCARE SOTTO IL COMMENTO DI LUCIA .
che dirti abbiamo imparato ad amare la tua terra, tu saresti come il bambinoche alla sera papà gli racconta sempre la stessa storia ma lui tanto l’ama che la vuole risentire.
Ha ragione quel bimbo sembra già un adulto pieno di sentimento per il creato che a attorno.
Ecco di nuovo Giulio che arriva dal paesino di Basati per raccontarci il mondo dell’Apuane e la sua tradizione antichissima, l’estrazione del marmo, che guarda indietro nel tempo ed arriva fino ai giorni nostri. E’ la storia di un territorio, di un mestiere e delle montagne che raccontano le fatiche e i sacrifici dei cavatori. Ma è anche la storia della scultura, perché, a partire da Michelangelo, una parte dell’Arte italiana e di tutto il mondo ha origine da questi luoghi. Mi emoziona osservare questi minatori lavorare in questa grande “fabbrica a cielo aperto”, accecati dal bianco del marmo e sovrastati da un cielo azzurro, sottoposti a ritmi frenetici, dove macchine potenti tagliano senza sosta queste montagne, facendo scempio del Paesaggio, creando una vera emergenza ambientale.
Nelle parole di Giulio si scorge la memoria antica del sapere artigiano, minatori, maestri del lavoro, che rispettavano la montagna, la flora, la fauna, l’aria, l’acqua e tutto quello che di bello abita in quei luoghi….
http://youtu.be/vs6PDwZPq5E
Giulio, e troppo bello questo racconto di vita vissuta e molto dura, nel silenzio di quelle cave,ascoltando il grido delle poine,poi la pace e silenzio pensando a quel lavoro durissimo e molto pericoloso per quelli uomini, che allora la tecnologia non esisteva era solo la loro forza, che riuscivo piegare il marmo per fare arte senza rendirsi conto, Santi Madonnine,ponti muri a secco,grandi artisti senza saperlo, che dire Giulio questa e storia vera. grazie raccontaci ancora noi siamo felice leggerti ciao…
Ogni tuo scritto è un pezzo di vita vera, descrivi tutto con amore (è la tua terra)che ami moltissimo.Grazie Giulio è un posto che da serenita’anche se pensando ai grossi sagrifici fatti dai cavatori vedo tanta sofferenza,il posto è un angolo di paradiso,,,,,,
Gli uomini di cui tu ci parli, Giulio, all’epoca rischiavano davvero la vita per estrarre un blocco di marmo dalla montagna e portarlo a valle. I cavatori, quanta fatica e quanti rischi correvano! Però il tuo racconto è molto dolce, quasi lieve. Tu circondi l’uomo-cavatore delle bellezze naturali di cui godeva. Oggi quegli uomini non ci sono più perchè sostituiti dalle macchine, dalla tecnologia, ma la natura con la sua bellezza resta intatta lì, dove vivi tu. Pochi luoghi come quelli da te descritti possono vantare di non essere stati distrutti dalla foga dell’uomo. E il tuo paese, Basati ne è l’esempio. Goditelo Giulio e grazie per averci fatto partecipi, ancora una volta, di queste bellezze naturali.
Che dire Giulio ,il tuo raconto e’ stupendo ,ci si raccoglie in silenzio e si sale lassu’ ,col fiatone ,ascoltando il grido delle poiane ,gli occhi pieni di tanta belleza ,anche il rumore dei tasti che battono e; gia’ troppo rumoroso ,grazie GIUlio
Un racconto da gustare in religioso silenzio, come un pezzo di storia. E, soprattutto, da comservare fra i ricordi più cari. Bello. E asuggestivo. Grazie, Giulio.