E’ bello passeggiare su e giù per le colline del Monferrato e delle Langhe, in questi giorni. Camminare tra prati, campi. Risalire i vigneti in perfetta fila come bravi soldatini, dai pampini giallo-oro, rossi e marroni. Ascoltare il cric-crac delle mie scarpe che calpestano le foglie secche. L’oro degli alberi è tutto sparso ai piedi degli alti tronchi, sopra la terra che si sta addormentando.
M’intrufolo, estranea e furtiva dentro il bosco. L’odore di terra umida si fonde con quella profumata del muschio, odo sbattere d’ali di uccelli che notando l’intrusa volano altrove. Uno scoiattolo intento ad aprire il guscio di una nocciola si volta a guardarmi, poi con passetti fulminei agguanta il suo pranzo e fugge via, in cima all’albero, la sua casa.
Quanti doni mi sta facendo quest’Autunno appena iniziato.
Ma poi verrà la nebbia, la pioggia che farà marcire le foglie morte e anche Prevert tornerà a ricordarmi le sue odi malinconiche. Si smorzeranno questi fulgidi colori ma imperterriti resteranno sempreverdi edera e abeti.
Arriverà anche la neve. Qui, al settentrione, solitamente appare molto presto, a volte già agli inizi di Novembre. E l’iniziale effimera serenità cederà il posto a polvere e altre impurità lasciate da auto e tutti gli agenti inquinanti.
Difficile pensare che tutto questo passa e il ciclo delle stagioni non si interrompe, che tornerà primavera con erbe e fiori, che tornerà il caldo sole. Difficile perché, soprattutto per chi vive in città, l’accorciarsi repentino delle giornate, le serate e le notti sempre più lunghe, sembrano non finire mai.
Ma se la terra appare morta, in realtà non lo è. Riposa, e sotto la crosta ferve un lavorio incessante.
E’ il tempo in cui la terra lavora in silenzio, è il tempo dell’attesa, dell’avvento.
Un tempo i contadini, in questa stagione, si chiudevano in casa e nel silenzio dei piccoli lavori da fare accanto al fuoco del camino, si poteva udire il ribollire del vino nelle cantine pregustandone il sapore asprigno del novello, buono con le caldarroste in compagnia di parenti e amici.
So che parlo di un tempo che non c’è più. Un tempo che neppure io, che non sono giovanissima, ho potuto vedere, assaporare, godere.
Usanze passate, vive forse nel ricordo, e magari anche nel rimpianto, di chi ha avuto la fortuna di conoscerle.
Oggi col progredire dell’agricoltura e delle coltivazioni in serre, non esistono più le verdure di stagione, perché si hanno fragole tutto l’anno, insalate primaverili in pieno inverno. I giovani non sanno neppure distinguerle queste verdure ma chi non ha perduto l’amoroso rapporto con la terra le aspetta con crescente desiderio, come l’attendere della bella stagione.
Eppure anche per una come me che ama il caldo, il sole, l’Estate (mi definisco animale estivo), l’Autunno ha un fascino misterioso, quasi dolce, tranquillo. Adesso ci si può fermare a riposare la mente che freneticamente era sottoposta a lavorìo continuo trascinandosi dietro il corpo da una parte all’altra dei luoghi da vedere.
Ma al di là delle nostre preferenze personali io voglio credere che, come questa stagione con i suoi semi, prepara germogli per la futura rinascita, anche nella terribile realtà storica che stiamo vivendo, germogli il seme della Speranza.
SPERANZA DI PACE PER GLI INDIVIDUI E PER I POPOLI!
Ah bene! Siccome ho degli amici che vanno pazzi per le frittelle, ed essendo questo il tempo delle castagne, mi metto subito al lavoro e li sommergo di frittelle di castagne.
Per quanto riguarda i “ciacci”, caro Franco, sai che faccio? Siccome prossimamente andrò a Modena in “pellegrinaggio artistico” mi spingo fino a Zocca e vado in quel ristorante (si..si..proprio quello lì, non voglio fare il nome), dove li sanno fare meravigliosamente, così mi dicono. E chissà che non incontri anche il Vasco nazionale, visto che è la sua patria.
Grazie comunque delle preziose ricette.
Buona castagnata e Buon Autunno a tutti!
Come ha “ordinato” Francesca faccio seguire le ricette dei “ciacci” e delle “mistocchine” ,perchè penso che la “polenta di Castagne”, le “frittelle di castagne” e la “torta castagne e cioccolato” le sappiate fare tutti o si trovano facilmente internet.
CIACCI : in pochissimi conoscono perchè fatti solo a Montese (mia seconda patria) e a Zocca(patria di Vasco Rossi) ,sempre nel modenese. – Si fa un impasto con farina di castagne ed acqua ,semi solido (il segreto è quello di amalgamare bene gli ingredienti creando una crema senza grumi),si lascia riposare per mezz’ora ,poi con una grosso cucchiaio ,si stende il quantitativo su una piastra di ferro (quelle da piadina ) creando un cerchio di circa 20cm spesso 2 mm , si deve rassodare senza bruciarsi.Si mangia con la concia, con i salumi, formaggi, ricotta ecc. (anche con la nutella!!!!!)
Le MISTOCCHINE . sempre gli stessi ingredienti dei ciacci, solo si abbonda in farina e si mette nell’impasto un mezzo bicchierino di liquore d’anice. Si fanno delle piccole spolette che poi si passano al forno.(Le mistocchine …di area più vasta hanno anche altri tipi di realizzazione.)
Buon Appetito!
Beh Franco, in quanto a ricette con le castagne e autunnali, forse mi hai battuto. Scherzi a parte m’hai fatto venire un’acquolina in bocca che adesso, per “castigo” mi scrivi tutte (ripeto, tutte..) le ricette delle leccornie che hai citato. Io poi provvedo a postarle, ok?
P.S. – Ti concedo di farti aiutare da Anna..!
Ciaoooooo☺
La bagnacauda…l’ho mangiata ad Alba….buonissima.
Voglio farti presente che anche noi siamo in “terra di castagne”e fra poco andremo a mangiare la polenta(di castagne), con la panna, la ricotta o la concia (emulsione di strutto e rosmarino ). E sempre con le castagne i ciacci, la torta (castagne e cioccolato) , le fritelle con i pinoli e l’uvetta sultanina e le mistochine ( specie di spolette di farina di castagne pressata e cotta al forno)….Vedi un pò !!!!!
Eh si Gianna, il pittore “natura” disegna quadri più belli degli Impressionisti. E restiamo tutti incantati ad ammirarli con la possibilità, non indifferente, di poterli anche toccare.
Ciao e grazie. Ti abbraccio.
francy chiedo scusa devo uscire, ma le colline del Monferrato sono meravigliose,periodo di vendemmia quelle vigne con foglie colorate sembrano dipinte, gli alberi di castagni qualche frutto rimasto nascosto dalle foglie e il rumore di due piedi che camminano per riprendere ogni cosa rimasta, veramente bello questo racconto. complimenti per la poesia di quel nipotino di alba . molte bella scritta da un bimbo ancora molto piccino. Bravo da grande andrai vendemmiare!!
Francy, dopo diversi commenti il tuo e davvero bellO cosa potremmo dire non manca nulla, tutto scritto a regola d’arte la verita’ che tu dici scrivendo,sono cose vere che tutti potremmo vivere di cose natuli e speciali,la campagna lascia sempre i suoi frutti e le bellezze della natura, anche lo scoiattolo sta mangiando,bello quel fuoco dove ora si mangera’ le calde arroste, su amici andiamo a vivere in mezzo a tanta bellezza, che mai riusciremo conoscerla nel modo giusto ciao..BRAVISSIMA
Che dirti Alba, se non sentirmi oltremodo onorata dei tuoi complimenti? Ma lo sai, lo sapete tutti, sono una passionale. Come dice Franco….romantic woman…ahahah.
Ma è bellissima la poesia del tuo nipotino sulla vendemmia! Ha il sapore della dolcezza dei bimbi, della schiettezza infantile e mi vien voglia di pubblicarla, se me lo consenti.
Grazie e un abbraccio.
se questo post fosse stato scritto anche con errori di ortografia, per me è meraviglioso perchè parla con il cuore molte persone credono si saper scrivere, ma sono sintetiche fredde, non trasmettono niente.
Io donna pratica e reale non mi soffermo mai nelle poesie, mi sembrano inutili solo fantasia dell’uomo.
Ma so che sbaglio, ma oggi il racconto è una favola e lo letto tutto di un fiato.
Mi permetto di mettere una poesia di mio nipotino che fa la 2elementare su l’autunno dove si fa la vendemmia.
Mangia l’uva caro bambino ma,
dammi retta, non bere vino!
Solo adulti ne posson bere e se
han giudizio, solo un bicchiere
“Sai” dice l’uva “L’uom mi calpesta
ma gli faccio girar la testa
Si caro Franco. Sono anche un’inguaribile romantica ma posso dirti che il sapore delle castagne cotte sulle braci del camino, dentro la padella bucherellata, mangiate ancora bollenti intorno ad un tavolo con tanti amici e inaffiate da un buon bicchiere di Barbera d’Asti, lo conosco bene. Fortunatamente, pur vivendo io in città, ho amici che conservano queste tradizioni insieme a casali in Alto Monferrato. E non solo castagne, ma anche bagna cauda. Ahahahah….scommetto che non sai cos’è, vuoi la ricetta?
P.S. – Per quanto riguarda l’orto posso solo coltivare piante aromatiche sul terrazzo ma i miei amici (sempre quelli) mi riforniscono generosamente.
Romantic woman……!!!! Preparati, preparati a coltivar l’orto e raccoglire castagne.
Mi ha fatto piacere, Lucia, che tu abbia citato Cesare Pavese. Era un mio “vicino” di casa, innamorato come me delle Langhe.
Anche nella “Luna e i falò” Pavese tocca con penna sapiente la sua terra, questa terra. Perché quegli stessi vigneti, alberi di fichi e valli non li ha trovati da nessun’altra parte. E ogni volta che partiva, tornando a casa ritrova gli stessi suoni, gli stessi odori e gli stessi sapori che, ovunque andasse, si era sempre portato dentro.
Il paesaggio autunnale nella mia terra è qualcosa di magico, le vigne si tingono di giallo arancio e rosso, tutto sembra incendiarsi, in queste poche righe il poeta descrive la magia…
“Una vigna che sale sul dorso di un colle fino a incidersi nel cielo, è una vista familiare, eppure le cortine dei filari semplici e profonde appaiono una porta magica. Sotto le viti è terra rossa dissodata, le foglie nascondono tesori, e di là dalle foglie sta il cielo. È un cielo sempre tenero e maturo, dove non mancano – tesoro e vigna anch’esse – le nubi sode di settembre. Tutto ciò è familiare e remoto – infantile, a dirla breve, ma scuote ogni volta, quasi fosse un mondo. La visione s’accompagna al sospetto che queste non siano se non le quinte di una scena favolosa in attesa di un evento che né il ricordo né la fantasia conoscono. Qualcosa d’inaudito è accaduto o accadrà su questo teatro. Basta pensare alle ore della notte, o del crepuscolo, in cui la vigna non cade sotto gli occhi e si sa che si distende sotto il cielo, sempre uguale e raccolta. Si direbbe che nessuno vi ha mai camminato, eppure c’è chi la lavora a tralcio a tralcio e alla vendemmia è tutta gaia di voci e di passi. Ma poi se ne vanno, ed è come una stanza in cui da tempo non entra nessuno e la finestra è aperta al cielo. Il giorno e la notte vi regnano; a volte vi fa fresco e coperto – è la pioggia -, nulla muta nella stanza, e il tempo non passa. Neanche sulla vigna il tempo passa; la sua stagione è settembre e torna sempre, e appare eterna.“
Da “La vigna” di Cesare Pavese
Tutto ciò che ci regala la natura è uno spettacolo, come dici giustamente tu, Riccardo. Anch’io viaggio in tutte le stagioni “armata” di macchina fotografica perchè c’è sempre un momento particolare da cogliere, un frutto dimenticato, un fiore sbocciato fuori calendario, un animaletto curioso, un panorama mozzafiato con tramonti fantastici che puoi vedere in qualunque stagione, nebbia a parte. Ma è il freddo dell’inverno e dei primi giorni di passaggio da estate ad autunno che mi disturbano. Ecco perchè sono un “animale” fortemente estivo.
P.S. – Quando vieni a mangiarti prelibatezze tra Langhe e Monferrato non dimenticarti di dirmelo eh? Ti porto in certi posticini…!!!
Io al contrario tuo Francy, sono un animale per tutte le stagioni, mi piace girare in Inverno per fotografare ghiaccioli che pendono dai rami, gli steli d’erba ricoperti di galaverna, le candide nevicate, i paesi, e le citta imbiancate.
Poi al giungere della primavera con il suo tripudio di colori, la vita che ciclicamente rinasce, la mia fotocarera impazzisce.
L’Estate il mare, i monti, caldo sole, fresche montagne, lunghe passeggiate, accompagnato dal mio amore, e dalla fida macchina fotografica, mari e laghi, ogni anno mi riservano nuovi scenari.
L’Autunno con i suoi tenui colori, è l’esplosione della pellicola per un appassionato di fotografia, e tu lo dimostri con le belle foto che ci mostri, grazie Francy conosco il Monferrato e le Langhe, quanto prima faremo un viaggio, sia per soddisfare il palato, ma anche per fare delle foto stupende di questo nostro bel Paese.
Vorrà dire Lorenzo, che se la crisi non ci darà tregua, ritorneremo alle origini. A mangiar caldarroste cotte nel camino e a nutrirci dei frutti della terra. Sinceramente a me non dispiacerebbe, anche se non saprei da dove cominciare.
Speriamo, Franci, e continuiamo a sperare. Il mondo non finisce certamente con la crisi economica in atto. Saremo costratti, anche se obbligati, a trovare nuovi equilibri ed il richiamo alla natura sarà essenziale per ritrovare la pace e la speranza di cui abbiamo bisogno.