Via dal cortile, via dagli amici, via dai campi, dai prati, dai boschi.
Io non capivo.
Poi mio padre raccolse la valigia, mi prese in braccio e salimmo sul treno. Non sapevo allora che quello sferragliare avrebbe segnato l'addio alle beate e spensierate corse sui prati di quel tranquillo paesino del Veneto che non poteva neppure vantare il diritto di essere citato sulla cartina geografica.
Ero troppo piccola per chiedermi dov'eravamo diretti. Ma quando scendemmo era diventato tutto più grande. La stazione, le strade, le case, i negozi, le automobili, il tram. Tutto il mondo intorno a me era più grande. E più veloce. Tutti correvano...chissà dove (mi chiedevo). Ma quella era una grande città, papà mi disse, si chiamava Milano.
Solo il mio mondo, il mio piccolo mondo, quel microcosmo d'universo che avevo conosciuto finora e che credevo costituisse il mio "tutto" era rimasto tale, ma chiuso per sempre dentro me.
Ho dovuto immaginare altri spazi, altre vite, altri sapori.
Dentro quella valigia c'erano tutti i miei ricordi.
Solo molti anni dopo, crescendo, ho ringraziato i miei genitori per quella dolorosa ma inevitabile scelta che, a loro giovanissimi sposi doveva essere costata tanto sacrificio ma che li ha ripagati permettendo loro di costruire una famiglia fondata su un lavoro sicuro che desse ai propri figli istruzione e cultura, le uniche basi per un futuro migliore.
E adesso guardo il volto dei profughi, dei clandestini ammassati sui barconi alla deriva, bucati, affondati.
Vedo corpi senza vita galleggiare in quel mare che doveva essere la loro salvezza, in quella speranza che è diventata la loro tomba. Sento urla strazianti di dolore. Bimbi senza cibo nè acqua tenuti stretti al petto da madri che chiudono loro la bocca per non farli piangere, perchè verrebbero gettati in acqua da scafisti bastardi senz'anima nè scrupoli.
Ciò che sta accadendo è l'isolamento dell'umano dall'umano.
Si, anch'io sono figlia di migranti...QUELLI FORTUNATI!
Nessuno di noi ha alcun merito per essere nato in un Paese dove non ci sono guerre e dove c’è il benessere. E’ solo una questione di fortuna. Avremmo potuto nascere in Siria o in Libia, o in qualunque altro paese dell’Africa o del Medio Oriente. E allora?
Questo ricordo ,Francesca lo portera’ per sempre, nulla avra’ dienticato un giorno raccontera’ tutto hai sui ,bambini come fosse una favola,ma pensando che se tutti ci dassero una mano il mondo con tante barche e Marinai e si potrebbe fare davvero un girotondo intorno al mondo.ciao lieta giornata
Francesca, e molto bello il tuo ricordo anche se ancora bambina, francesca figlia di migranti Francesi, via dai campi dai prati boschi dove potevi giocare con disinvoltura,tuo Padre raccolse le valigie, ti prese tra le sue braccia e saliva sul treno ma nn sapevi cosa trovavi, una grande metropoli (MILANO )grande il tuo Papa’ allora citta’ molto conosciuta da migranti di tutte le regione e paesie ,c’era lavoro a volonta la possibilita’ per i figli di imparare e studiare ogni cosa la grande MIlano Di quei tempi, un grande passo per due sposini ma allora c’era Milano invasa da Veneti Meridionali qui c’era lavoro a volonta ben diversa dai scaffisti di oggi partono senza speranze è se arriveranno, gente che muore in quel mare in tempesta ,dai scaffisti bambini mamme e Papa’ che volevono attraversare quel mare che gli stava uccidendo per dare la possibilita’ hai loro figli , povera gente mettevano in paglio la loro vita per una speranza incerta, Francesca molto bella la tua frase non c’era da vergognarsi eravamo tutti poveri, ma felici abbiamo trovato lavoro sicurezza e tranquillita’ anch’io arrivavo dal Veneto percio’ ero” migrante” quel passo era stato deciso ma per trovare un lavoro e grazie se siamo stati fortunati bellissimo questo tuo racconto fatto da molte persone sacrificandosi la vita in un a grande citta’, per un avvenire dignitoso per i suoi figli.bravissima Franci, come sempre ciao e buona serata a te e tutti gli amici di” Incontriamoci”
Molto bello questo tuo ricordo/pensiero/sfogo ….quanta verità nelle tue parole, almeno la mia verità ,perchè tanti ,troppi, pensano che “migrante” sia una brutta parola . Non guardano i bimbi salvati a stento ,le madri che partoriscono nei treni e nei barconi, meglio pensare che siano tutti “vò cumprà” ,che vengono a rubare il lavoro agli italiani, ad occupare le loro case, è più facile lavarsi la coscienza con l’autodifesa razzista.
Nessuno di noi ha alcun merito per essere nato in un Paese dove non ci sono guerre e dove c’è il benessere. E’ solo una questione di fortuna. Avremmo potuto nascere in Siria o in Libia, o in qualunque altro paese dell’Africa o del Medio Oriente. E allora?
Questo ricordo ,Francesca lo portera’ per sempre, nulla avra’ dienticato un giorno raccontera’ tutto hai sui ,bambini come fosse una favola,ma pensando che se tutti ci dassero una mano il mondo con tante barche e Marinai e si potrebbe fare davvero un girotondo intorno al mondo.ciao lieta giornata
Francesca, e molto bello il tuo ricordo anche se ancora bambina, francesca figlia di migranti Francesi, via dai campi dai prati boschi dove potevi giocare con disinvoltura,tuo Padre raccolse le valigie, ti prese tra le sue braccia e saliva sul treno ma nn sapevi cosa trovavi, una grande metropoli (MILANO )grande il tuo Papa’ allora citta’ molto conosciuta da migranti di tutte le regione e paesie ,c’era lavoro a volonta la possibilita’ per i figli di imparare e studiare ogni cosa la grande MIlano Di quei tempi, un grande passo per due sposini ma allora c’era Milano invasa da Veneti Meridionali qui c’era lavoro a volonta ben diversa dai scaffisti di oggi partono senza speranze è se arriveranno, gente che muore in quel mare in tempesta ,dai scaffisti bambini mamme e Papa’ che volevono attraversare quel mare che gli stava uccidendo per dare la possibilita’ hai loro figli , povera gente mettevano in paglio la loro vita per una speranza incerta, Francesca molto bella la tua frase non c’era da vergognarsi eravamo tutti poveri, ma felici abbiamo trovato lavoro sicurezza e tranquillita’ anch’io arrivavo dal Veneto percio’ ero” migrante” quel passo era stato deciso ma per trovare un lavoro e grazie se siamo stati fortunati bellissimo questo tuo racconto fatto da molte persone sacrificandosi la vita in un a grande citta’, per un avvenire dignitoso per i suoi figli.bravissima Franci, come sempre ciao e buona serata a te e tutti gli amici di” Incontriamoci”
Molto bello questo tuo ricordo/pensiero/sfogo ….quanta verità nelle tue parole, almeno la mia verità ,perchè tanti ,troppi, pensano che “migrante” sia una brutta parola . Non guardano i bimbi salvati a stento ,le madri che partoriscono nei treni e nei barconi, meglio pensare che siano tutti “vò cumprà” ,che vengono a rubare il lavoro agli italiani, ad occupare le loro case, è più facile lavarsi la coscienza con l’autodifesa razzista.