L'amico Nembo col suo post pubblicato ieri in Bosco dal titolo "Come eravamo" mi ha fatto fare alcune riflessioni sull'assenza di contatto umano nell'era digitale.
Da tempo ormai mi sto rendendo conto di come l'aumento dell’uso di cellulari e smartphone influenzi negativamente il nostro modo di connettere ed interagire con gli altri.
Vedo scene quotidiane, per strada, nella metro e bus, nei negozi, nelle sale d'aspetto, negli uffici, nei parchi-giochi, addirittura al volante, un mondo di persone attaccate ai telefoni cellulari come se da quel display dipendesse la loro stessa vita.
Tanti zombie che camminano, comprano, viaggiano e danno informazioni (..chissà come..) sorridendo, in modo ebete, ad uno schermo senza rendersi minimamente conto di chi hanno di fronte, anzi ignorandolo completamente.
Persone che camminano scontrandosi l'un l'altro sui marciapiedi pur di non perdersi neppure un secondo di ciò che succede nei social network.
E' un mondo virtuale in perenne competizione con quello reale. Un mondo di "drogati" da cellulare.
Ma perchè invece di interagire con altre persone, preferiamo guardare un piccolo schermo mobile che ci rende assenti, pur lasciandoci presenti, facendoci sfuggire la vita reale che scorre intorno a noi?
In quei momenti non ci preoccupiamo di essere, perchè siamo da qualche parte "nel mezzo". E scegliamo la mancanza di partecipazione. Ma è davvero molto più interessante questa attività virtuale di quella reale?
A me pare che ci nascondiamo dietro schermi mobili.
Modalità zombie
L'alienazione, la dipendenza da dispositivi mobili ( smartphone, tablet ecc..) e la mania dei selfie sono solo alcuni degli effetti negativi che la tecnologia e gli smartphone hanno sui rapporti umani.
Pericoli che dovrebbero farci riflettere sulla "morte della conversazione" incoraggiandoci a mettere via i nostri cellulari quando parliamo alle persone, non fosse altro che per educazione e rispetto.
Ho letto che in Belgio hanno creato addirittura una corsia pedonale per gli “smartphone dipendenti” .
Queste illustrazioni, brutalmente oneste, che ho preso dal web, mostrano la nostra dipendenza dai social network e dalla rete in generale.
Ma siamo veramente "connessi"...??
Si Franco, hai ragione. Forse anch’io non mi sono spiegata molto bene nel mio ultimo commento e chiedo venia. Quindi vi devo un chiarimento.
Gran parte delle persone conosciute attraverso le chat e i blog di Eldy, da virtuali sono diventate amicizie reali. Ci frequentiamo e devo anche ringraziarle perchè mi danno l’opportunità di conoscere altri luoghi, altre città, e visitare opere d’arte e siti che, altrimenti, non avrei pensato di raggiungere o che esistessero. Ma non solo, come giustamente dici tu Franco, anche con la frequentazione di questo posto, (pure la mia si avvicina ai nove anni..), pur senza incontrarci personalmente, intrattengo un piacevole, serio e corretto rapporto con persone che oso definire “amici virtuali”. Perciò, al di là di tutto, sono grata ad Eldy che mi ha dato questa opportunità.
Il mio post verteva su altri obiettivi. Aveva un’altra finalità e vedo che è stata compresa.
Grazie a tutti.
Abbiamo giustamente condannato gli eccessi,stigmatizzando l’abuso della comunicazione virtuale ,però non vorrei mettere nel calderone delle cose da buttare anche noi, piccola comunità virtuale. Anche io ho amici con i quali esco a cena , chiacchierando spesso di niente. Sei anni di frequentazione con voi non mi pare una cosa così negativa. Una volta esistevano gli “amici di penna” e gli epistolari erano spesso fatti culturali , in fondo lo siamo anche noi ,pur avendo cambiato la Mont blanc con una tastiera.
Cerchiamo di essere seri. Non voglio certo tornare ai segnali di fumo ma neanche trasformare la società costituita da persone che si incontrano, si stringono la mano, dialogano tra di loro faccia a faccia, in una social-network. Io voglio continuare a mantenere le mie emozioni libere di dirigersi dove vogliono, non intrappolarle in un sistema controllato e gestito secondo chiavi e linguaggi prestabiliti. Avete presente gli “emoticon”? Secondo me è una metafora estrema, e gli estremismi non vanno mai bene, nè per eccesso nè per difetto.
Per carità, concordo sull’indispensabile utilità del web per cercare informazioni utili. Per cercare lavoro, per vendere e comprare. Per tenersi aggiornati in tempo reale su ciò che succede nel mondo. Ma non si possono definire amici i contatti che si hanno sui social network, di persone mai viste nè conosciute personalmente. Anch’io li ho quei contatti ma per scambiare pensieri sulle mie passioni, Arte, letteratura, fotografia. Ma i miei amici sono quelli con i quali esco a cena, vado al cinema, mi incontro per un caffè, una chiacchierata, una breve vacanza.
C’è da chiedersi: cosa spinge davvero a ricercare legami
come questi? La solitudine? Può essere..
Cara Franci, non immagini quanto questo tuo post mi abbia fatto tristemente riflettere su come ci siamo ridotti. Non occorre guardare fuori dalla finestra per rendersene conto, basta osservare ciò che accade all’interno dei nostri nuclei familiari, perchè purtroppo questa è la triste verità, per accorgersi di comportamenti alienati ed alienanti.
Certa tecnologia, forse anche perchè ci ha trovati sprovvisti e impreparati, determina comportamenti e dipendenze nella migliore delle ipotesi a discapito delle relazioni “umane” che un pò alla volta si stanno “estinguengo” a favore di una non vita piatta e impersonale. Forse sarà l’età ma ricordo ancora l’emozione che provavo nello scrivere una lettera mentre adesso devo fare una estenuante lotta con lo smartphone per riuscire a mandare un SMS. E’ questa l’evoluzione ?
Grazie perchè, come sempre, riesci a farci riflettere su diverse ed attuali problematiche.
Ahahahah…Paul, sei forte! Mi hai fatto proprio ridere, sai? Ottimo suggerimento il tuo. Però io ne avrei un altro da darti: cambia vino..!!!
Con il massimo rispetto e amicizia☺.
Signori e Signore, pensavo se ci credete, dopo un bicchier di vino: dato che questi giocattoli sono cosi’ discoli al punto che non siamo capaci di educarli eliminiamoli… incluso il telegrafo e il telefono dei tempi passati, aggiungendo ogni forma di telecomunicazione moderna perche’ contrari ai sentimenti della societa’. Riprendiamo la saggezza degli Indiani e ritorniamo alle fumante lunghe e corte: tutti attorno al fuoco con pelli di bisonte e carne arrostita e aspettimo i nostri parenti ed amici che ci rispondano dalla montagna opposta. Cordiali comunicative fumate a voi tutti, Paul
Un consiglio semplice, per esempio, può essere quello di fare conversazioni brevi con il telefonino, spegnerlo o metterlo con la funzione silenziosa con frequenza, e innanzitutto fare in modo di non essere interrotti dal suo trillo quando si lavora, quando si pensa, quando si conversa o si sta in piacevole compagnia.
Utilizzo con buon senso.
Oggi in chat, Gugli mi ha fatto giustamente notare che i bambini si avvicinano con troppa facilità al mondo del virtuale. Anche questo è un serio problema. La rete è piena di insidie per i piccoli utenti, bisogna che la esplorino SOLO se accompagnati e seguiti da un adulto. Non si può lasciare nelle mani di un bambino uno smartphone, un cellulare o un pc. Serve assolutamente la vicinanza di un adulto. E poi c’è un tempo per tutto, non esageriamo..!
Lo strumento “web” è indubbiamente una fonte di arricchimento e possibile accolturazione rapida, facile e poco costosa, indispensabile nel mondo attuale , ma mi pare che l’articolo volesse denunciare “l’abuso” del mezzo di comunicazione (cellulari ,smartphone, sms ,giochi interattivi ecc.) ,che portano l’individuo , soprattutto se è giovane, a comunicare essenzialmente in quel modo in maniera costante e compulsiva.
L’avere tra le mani questa fonte di “comunicazione” permanente, come se ci fosse una continua ansia di utilizzarla , porta inevitabilmente ad una fuga della socializzazione verbale. La dipendenza da cellulare (cellular-addiction) è una vera e propria patologia ,studiata e messa tra le “malattie sociali”.
Tutto… è strumento utile e contenporaneamente pericoloso ad esempio un coltello è un mezzo indispensabile per la cucina, ma con quello si può anche uccidere.
Cari amici, forse io sono una vecchia nostalgica tradizionalista ma, se da una parte credo che la tecnologia sia indispensabile al giorno d’oggi in tanti settori, d’altro canto, e questo è il tema principale del mio post, credo snaturi e spersonalizzi tutto ciò che noi siamo. La positività dell’era tecnologica sta nel fatto che con un solo clik possiamo trovare informazioni utili e perchè no, anche fare amicizie che da virtuali diventano reali. A me è successo. E credo anche a tanti di voi. Ma non è di questo che vorrei disquisire nel mio post, è dell’assenza di contatto umano che genera (e degenera) l’era digitale.
Ritengo che Alba, Sandra, Nembo e Franco abbiano inteso perfettamente e interpretato il mio pensiero.
A te, caro Gugli, non posso far altro che ripetere ciò che ti ho scritto nella chat qui di fianco. La tecnologia va dosata, valutata, analizzata a fondo e poi scelta, a seconda di ciò che sono le proprie aspettative. Proprio come si farebbe col cibo. Non si può fare indigestione di un sol cibo. Ti pare?
Cara, Franci che dire il posto e bello, ma quello che dite e la verita’ ora dipendiamo solo dalla tecnologia dai cell dai tablet, e manca l’assenza di contatti umani. Nembo diceva nel suo post, come eravamo ieri, ma oggi come siamo? L’era digitale vero e solamente una comodita’ ma guardando certe persone che parlano da sole pensiamo che le manchi qualche rotella,in tutti i luoghi trovi persone al cell e Smartphone allora francesca, e altri precedenti commenti, stiamo tutti pensando che ci isoliamo da tutti e dal mondo, in ogni luogo le persono si vedono solo conversare al cell.con Social network rimane un mondo virtuale in parita’, cerchiamo di nascondersi dietro dei schermi mobili, la Tecnologia a fatto passi da Gigante,ma toglie i rapporti umani con la famiglia con i propri figli’, vero cerchiamo di dare limiti a questi cose, che sapranno rovinare noi tutti !
Carissima Francesca.Il web è un gran mezzo di comunicazione e di diffusione delle idee e, quindi, della cultura; abbatte le barriere culturali e linguistiche e quelle delle distanze chilometriche: è un male? Posso leggere i testi in lingua madre senza spendere, posso imparare qualsiasi lingua, è un male?
E’ un grandissimo mezzo, poi ognuno di noi lo usa e lo sfrutta secondo le sue inclinazioni di uso personale, quindi ci sarà chi deventera’ piu’ bischero di quello che è davanti al video senza uscir di casa, chi si perderà nei meandri di internet per fare ricerca propria, chi si innamorerà.
Francesca, io credo che l’importante, come in ogni altra cosa, sia la consapevolezza dei limiti o dei possibili tranelli. Che poi non sono dissimili da quelli della vita reale, visto che il web è frequentato da esseri umani, esatamente come quelli che incontriamo per strada, e tutti i pregi e difetti. Questo è il mio modestissimo…issimo parere.
Concordo in tutto !
Quello che mi fa star male è che la comunicazione a mezzo cellulare ecc. è praticata soprattutto da giovani e giovanissimi, che ormai vivono con queste “propagini virtuali”, non mi meraviglierei se in futuro i “telefonini” diventassero dei tatuaggi ( per parlare tatuaggio nella mano, per ascoltare tatuaggio nell’orecchio, per elaborare e navigare microcip inserito nel cervello.)
Ho visto alcuni giorni fa una mamma che spingeva un passeggino con una bimbetta di non più di due anni. La mamma era assorta a telefonare e la bambina aveva tra le mani un giochino elettronico che manovrava con le sue piccole dita, erano tutte e due assorte quasi dimentiche di essere tra la gente. Due anime perse ?
Bello il tuo post, Franci. Io penso che le dosi delle nuove tecnologie che non prevedono il contatto fisico debbano essere impiegate attentamente e con misura. Non dobbiamo farcene travolgere ma nemmeno considerarle con sospetto. Peraltro possono essere utili a far uscire dal loro limbo i solitari “naturali”. Insomma, è bene tutto ciò che finisce bene. Io ho conosciuto dei virtuali che sono divenuti amici naturali. Vuoi mettere? Fortuna? Può essere. Certo, occorre reciproco rispetto e serietà d’intenti, nel reale e nel virtuale.
Quanta verità che c’è nel tuo Post Francesca, la comunicazione reale non esite più. Ormai gli smartphone hanno creato dipendenza e sono diventati compagni specialmente negli adoloscenti che sono iperconnessi, cosi facendo tendono altresì a isolarsi dalla società se così possiamo ancora chiamarla. Sui mezzi tecnologici c’è da dire che se da una parte diciamo ben vengano perchè si usano per lavoro e necessità, dall’altra parte si evidenzia una negatività,ovvero…persone anziane, indigenti, e altre persone che non abbiano competenze all’uso o risorse anche economiche sono tagliate fuori dalla comunicazione. Questo strumenti non consentono più di avere il famoso faccia-faccia nella comunicazione diretta, le persone non possono più intereagire perchè ormai non si ha più la possibilità come una volta di avere il famoso discorso a faccia-faccia di socializzare con dei veri discorsi, ormai si viaggia in Fb-WhatSapp-Twtter-e altro ancora. Preferisco l’attività reale, con un pensiero a quando avevamo tanti amici reali e non virtuali a quando si usciva con loro e si aveva l’obbligo di tornare ad un certo orario ed non eravamo rintracciabili, a quando le nostre mamme ci chiamavano ad alta voce dai cortili, dai balconi, ecco questo era il nostro cellulare. Un Saluto
Concordo con Alba ,prima quando vedevo qualcuno parlare da solo ,mi du=icevo “poverino ha qualche rotella che nn va”poi mi accorgevo che stava parlando al cellulare .Ora nn trovi una persona che nn abbia o un cellulare o oricolari all’orecchio e se ne va gesticolando ,parlando come se fosse in salotto.Anche a tavola …..come conversare ,scambiare due chiacchere uno telefona l’altro guarda il televisore ..Quello che mi da veramente fastidio sono le persone che usano il cellulare mentre guidano.
Finalmente ! quello che io ho sempre detto piano piano si sta svelando verità.
Odio l’uso sporpozionato di tutti i mezzi tecnologici.Essi se usati al momento giusto possono salvare anche una vita, ma quiinvece sta venendo una malattia generale.
Una volta quando passavi per strada e vedevi che qualcuno parlava da solo, dicevi “quello è scemo”ora sono tutti scemi, maniaci io direi.
Anche nella vita famigliare sono separati in casa da quei maledetti video, non esiste altro ne moglie e figli.
si chiudono in un mondo irreale e se li disturbi si seccano.
è finito il dialogo in famiglia, si vive sotto lo stesso tettocon la testa all’giù guardano solo il telefonino.
usa il cervello poi digita !