Baracche di Ponte Carrega
I miei ricordi ballano nella mia testa e qualche volta
non so se ho vissuto veramente quello che ricordo.
Ora la mia testa è piena di neve e penso ogni tanto alla mia
infanzia con un po’ di nostalgia e un po’ di tristezza.
È passata quasi senza sentirla. Peccato!
La vita è come un film noi siamo gli attori.
La sola differenza è che la vita non ha copioni,
non possiamo scegliere o immaginare le scene.
Le pagine sono bianche, sta a noi scriverle ogni giorno.
Sta a noi essere registi di noi stessi.
Allora siccome io questo film lo conosco a memoria
vi faccio la recensione e poi giudicherete .
Titolo: VIVERE SENZA DIO
Restauro: per conservazione della memoria 2016-05-29
Scenografia : in bianco e nero: 64 baracche su un terreno argilloso ospitano 120 famiglie molto numerose.
La loro costruzione è a tempo del fascio, assomigliano molto alle baracche nei lager. .
Lo sfondo: il grande cimitero di Staglieno e il torrente Bisagno famoso per le sue alluvioni.
A sinistra il cimitero di Staglieno, a destra le baracche di P.za Adriatico, al centro il Bisagno
Protagonista: Alba una bambina di otto anni
Trama: La protagonista, Alba, è una bimba irrequieta, ribelle, caratterialmente forte, non accetta di vivere come gli zingari. Lei vuole valere, studiare, odia i pidocchi, le pulci.
Si è tagliata i capelli da sola a zero pur di essere pulita e risanata dai parassiti.
La sua vita è un inferno. Da sola, ha imparato a chiudere le fessure di legno della baracca con la segatura, per non fare entrare il vento freddo.
Il suo compito è stare di guardia alla conca di zinco e svuotarla dall’acqua piovana che filtra dalle travi vecchie e rotte del tetto.
Alba, per potersi scaldare, ha imparato a rubare il carbone da un treno a vapore che attraversava la città.
Molto difficile accettare che una famiglia di 5 persone dormano nello stesso letto, chi dai piedi chi dalla testa. E allora Alba sogna una casa, odia il rumore delle tarme che di notte si mangiano il legno.
Nel frattempo è in corso la seconda Guerra Mondiale ed una bomba dà fuoco alle baracche. Molti compagni di Alba volano in cielo.
Come in tutti i film che si rispettano, la storia ha un lieto fine. Alba e la sua famiglia trovano un casolare abbandonato in mezzo al verde con tanti alberi da frutta.
Alleluia, si mangia tutti i giorni.
E vissero felici e contenti.
Alba
Gentile Signora Alba,
ognuno di noi ha le sue croci e non penso che lei vorrebbe cambiare la sua/e con la mia/:
sono cosi’ ben calibrate e su misura proprio adatte all’unicita’ della nostra persona.
Ci sara’ una Ragione Superiore: la mia classica risposta per non arrendermi di fronte alle circostanze e prove della vita.
Rendiamo, allo stesso tempo, evidente e vero che molto delle nostre vite passate sono state cosi’ difficili, povere ed ignoranti per volere del nostro stesso popolo a cui apparteniamo.
Non da scartare che le origini che molte nostre sofferenze, privazioni e mancato aiuto sociale ed educativo, passato e presente, siano state/sono state causate da mal governo ai differenti livelli della nostra societa’ nel modo con cui sono amministrare le risorse verso infrastrutture efficienti e funzionali devolte al vivere dignitoso di ciascun cittadino.
Sintetizzato, in senso generale, una sperequazione sociale tuttora esistente: poveri e ricchi per fraudolenta legislatura che non ha un metodico controllo per i fondi di assistenza destinati a cittadini bisognos di sussidio.
Peccato che ancor oggi 2016 non ci siano in vigore meccanismi sociali di assistesnza per dare a tutti i cittadini un certo ceto medio di vivere che sia esteso dalle Alpi fino alle Isole.
Cordiali saluti, Paul
(P.S.: Da Statistiche: Dal 2014 al 2016 ben 100.000 Italiani sono emigrati.
Come vediamo anche queste persone d’oggi , per una ragione o l’altra, hanno le loro croci.)
Alba, ho letto con interesse il tuo racconto, facile da capire per chi ha respirato atmosfere del genere. Il tuo commento, successivo, ha risvegliato in me il ricordo di quanto veniva detto da mia madre. “Il pane del padrone ha sette croste” Complimenti per l’ottima memoria nel ricordare quel tempo. Spero tanto che non ritorni.
Alba, ho letto il tuo ultimo commento e voglio dirti: La snsibilità e la comprensione verso gli altri, appartengono a chi si è formata la propria corteccia con le intemperie della vita, ogni nodo, scalfitura hanno irrobustito il tronco del proprio albero, ovvero Noi.Solo chi ha subito gli uragani potrà comprendere le tempeste altrui e, conoscere i propri limiti. Un saluto
Generalmente quando scrivo scrivo per me stessa,perchè non sempre sono capita, sembra che i miei racconti di vita vissuta vengono da un’altro pianeta. le persone oggi giorno hanno la memoria corta, e vivono nel paese del ben godi.
Io anche se ora ho un certo benessere non ho mai dimenticato le mie umili origini, e giustamente come dice Giulio lo farò leggere ai miei nipotini
per far capire loro che il pane ha sette croste.
é nel dolore che si diventa uomini e donne però senza mai perdere la dignità di noi stessi
La vita è un palcoscenico dove ognuno recita la propria parte senza copione. Si improvvisa. E come diceva Seneca, non importa quanto è lunga ma come è “recitata”. E la tua, Alba, non la si può certo definire una vita facile. Anche quel “e vissero tutti felici e contenti” mi suona un tantino ironico. Sbaglio?
Il racconto di oggi e vero, “Alba Vivere senza Dio” mi sei riuscita commuovere a persare che parlavi di un film,certo un film per una bimba di otto anni, era una parte molto dura,non tanta bella ma solo di sopravvivenza, detestavi quel paese di baracche, con vicino un grande cimitero e un fiume dove spesso arrivavano le alluvioni- sei cresciuta velocemente senza tante scielte, vivendo nelle baracche era facilissimo incontrare pulci,pidocchi e insetti di vari tipi- ma Alba decise un giorni da sola di tagliare i suoi capelli, avendo paura di prendere pulci, e pidocchi le tarme che mangiavano il legno, ma non eri felice di vivere come gli zingari, allora avevono deciso di cercare una casale anche vecchio pur di andarsene dalle baracche, perche’ all’inverno non potevano riscaldarsi, e la piccola Alba già con le idee molto chiare sveglia andava a rubare il carbane sul treno a vapore che attraversava la città, trovarono un casale spenduto tra gli alberi, ma pieno di alberi da frutta e lei disse qui mangeremo ogni giorno.Certo Alba dal tuo racconto non avrai goduto una infanzia molto bella ma eri felice , ma con tutto queste sei diventata una donna forte come una roccia-hai saputo gia’ da bambina come saper sopravvivere.( E dove era Dio )l’ingiustizia è sovrana. brava Alba sei riuscita scrivere e riempire i fogli bianchi,per i tuoi nipoti questo racconto sembrera’ un film ma l’intemprete principale era nonna Alba, brava ai saputo insegnare molte cose a tutti pure a noi. E’ vissero felici e contenti.Un saluto
Vero, la vita è come un film e noi siamo gli attori, in questo caso è la nostra amica Alba, che con questa sua storia nel Post, avvalora la sua tenacia e forza. Una storia che stupisce in questi tempi di menefreghismo ma che ci fa scoprire i valori, le sofferenze, la povertà degli anni passati ( Non che ora manchi la povertà)e infine la storia si conclude con un lieto fine, a volte succede. Alba, ci ha dimostrato che la forza viene sempre dal cuore. Un Saluto
In un libro che conosco si legge :”…quello Lassù le sofferenze della povera gente non le vede…” E come dice Alba è un -Vivere senza Dio- Uno spaccato della vita di una famiglia, di una Bambina reale, drammatico. Ho sempre detto che dagli scritti di Alba nascono , sempre, fatti e cose che sembrano impossibili. No ! Tutte verità. Ti ammiro Grande Donna per il semplice coraggio di aprire il tuo libro e farcene dono.Raccontale queste cose, raccogli tutte le “avventure” che ti hanno vista in prima linea. Fai delle fotocopie e donale alle scuole:troverai qualcuno che ti apre qualche aula, sono certo.Grazie
Il racconto ti prende allo stomaco e alla gola. Lasciando da parte il riferimento al titolo, c’è da riflettere molto congratulandosi con l’autrice che ha dato un senso positivo alla sua vita. Ti abbraccio con affetto, sorella, e ti voglio bene.
Certe volte la sopravvivenza è “vivere felici e contenti” , l’essenziale è andare avanti con uno scopo se mai con rabbia.
L’ho già detto che quasi mi vergogno d’esser sempre vissuto nella tranquillità economica ed esistenziale , ma questa è la vita dove l’ingiustizia è sovrana e dove Dio ,se c’è, si volta sempre dall’altra parte.