La relazione con il tempo che passa è ciò che ci definisce umani. E' la consapevolezza dello scorrere del tempo, del passare della giovinezza, dell'avvicinarsi della vecchiaia. Tutti i processi d'identità e culturali della società sono connessi a questo: AL TEMPO. La cognizione del dolore, la gioia, l'angoscia e la felicità sono prodotti di quella parte della nostra mente in cui poniamo e rielaboriamo ricordi di momenti che abbiamo vissuto nel corso di tutta la nostra esistenza.
I nostri genitori, gli amici lasciati lungo la strada, i primi amori, i lutti. Senza il concetto di "tempo" non ci sarebbe letteratura, scienza, filosofia, progresso. Ecco cosa ci distingue dagli animali, anche quelli che amiamo, che ci fanno compagnia. Loro non hanno la coscienza e la consapevolezza dello scorrere del tempo.
Adesso proviamo ad immaginare come sarebbe la nostra vita se una parte della nostra memoria, quella legata alle cose recenti, la cosiddetta "memoria breve" smettesse all'improvviso di funzionare. Se insomma, il nostro cervello resettasse, ripulisse ogni minuto di quello che abbiamo appena fatto e ci costringesse a tornare neonati. D'improvviso saremmo privi di memoria e di cognizione temporale. Senza nè un prima, nè un dopo. Condannati, insomma ad un eterno presente.
Perdere la memoria "a breve termine" non significa non ricordare quello che si è mangiato ieri o l'altro ieri, ma significa dimenticare quello che si è fatto un minuto fa.
E' quello che succede quando si entra nel vortice del "male oscuro". Quella malattia che inesorabilmente ruba tasselli di vita ma anche di rapporti non avuti tra un passato e un “non ancora” e segna un’inquietudine a volte intrisa di rassegnazione e di rabbia. Quella malattia che ti cancella i contorni, ti cancella i ricordi, ti lascia perso.
Dedicata a mio padre:
"Nel tuo vagabondare perso
come tempo che inutilmente passa
sei in balia del nulla
sei aquilone stanco di volare
sei filo spezzato dagli eventi
sei ombra stanca di seguirti.
Il tuo viso e’ spento
perso nel nulla di cio’
che nulla piu’ ha da vedere.
Una distruzione lenta
che mai potro’ comprendere,
un dolore senza pietà,
un’inutile attesa di ritorno che mai ci sarà.
Ma tu chi sei…?
Sono io papa’, sono tua figlia".
Sorry ….evidentemente ho la coda di paglia. Però dato che l’alzheimer come un avvoltoio veleggia a spirale sulle nostre teste , quindi non è difficile che prendiamo “fischi per fiaschi” meglio essere sempre precisi così non ci si sbaglia mai…e se la corrispondenza è a due , mi scusi , ma che a due rimanga.
Signor Franco,
mi spiace se pensa, anche lontanamente, qualsiasi associazione a lei o ai suoi scritti.
Non ho messo il nome perche’ il Signore, che ha un nome e cognome, con cui sono in contatto via email, 5000 Km di distanza, mantengo la discrezione di una corrispondenza a due. Non penso piacia a nessuno che conversazioni/corrispondenze private diventino di pubblico domimio. Se solo avessi preveduto che il mio stentato scrivere avesse anche questa implicazione/i verso qualsiasi persona averei scritto in calce: ogni refirimento a persone solo causale.
Cordiali saluti, Paul
Cara Franci, era una malattia poco conosciuta, ma ora sta’ prendendo Piede, purtroppo i primi sintomi sono la perdita di memoria e poi segue di tutto e di piu’, non si puo’ spiegarla in due parole. Le cellule celebrali quando muoiono non si riproducono piu’, il dolore spesso annulla le persone annullando tutte le barriere, e nel suo inconscio cercano la fine!
Penso che il Signore con la S maiuscola potrei essere io…intanto quanto onore che non merito , ma si sà è un “Signore” ironico e a me l’ironia piace.
Viedi caro Paul , spesse volte ci siamo scontrati/incontrati a parlare dei massimi sistemi e abbiamo constatato che la nostra incomunicabilità non può essere che totale. Io sono alla ricerca costante del senso delle cose tampinato dalla razionalità e dalla scienza , tu sei uguale alle leggi mosaiche incise profondamente nella pietra indiscutibili, indistruttibili . inamovibili, certe , insomma la verità assoluta.
Ho letto sempre con fatica la tua prosa (ma è un mio limite) …che ti devo dire …tempo per pensare spero di averne ancora …ma mi sorge una domanda spontanea …uno come te che possiede la “verità assoluta”, che bisogno ha di pensare ?
Astratto:
Da tempo sono in contatto con un allegro Signore che e’ indaffarato a filosofare fra materia e soprannaturale.
In breve, per lui se non esiste la materia piu’o meno nulla puo’esistere e se esiste e sembra non aver materia e’ solo una manifestazione della materia incluso, a suo dire il soprannaturale.
Io non lo contraddico piu’ di tanto e gli rispondo generalmente: contento lei contenti tutti.
Alle volte aggiungo: guardi Signore che abbiamo avuto/ abbiamo luminari in campi di filosofia, religioni, fisica, astronomia che non comproverebbero il suo modo di pensare.
Da parte mia vi sono “quantita”= forme che comprovano di esiste non necessitando materia per il loro essere.
Veda se le va il pensiero, l’anima ,gl’angeli, spazio e il Creatore non necessitano materia per essere.
Veda per esempio il tempo: e’ per lei ricco di materia, nell’inteso senso comune di noi esseri materiali e spirituali, o e’ una forma di materia che la sua mente sta scoprendo?
Signori e Signore a ognuno di voi il proprio parere a riguardo di questo “elemento”
chiamato Tempo e se trovate il tempo di pensare, mettetegli un numero atomico oppure no.
Salute, Paul
FRANCI, NESSUN’ALTRA PAROLA SERVE TRA NOI. SOLO UN GRANDE ABBRACCIO. CORAGGIO NOI SIAMO PASSATE DA QUELLA STRADA BUIA. GRAZIE TVB.CIAO
Carlina, parto dal fondo del tuo commento. MAI e poi mai mi permetterei di cancellare parti, o tutto, di vostri commenti. Comprendo benissimo ciò che intendi dire, non è un’eresia, tranquilla. Io ho sostenuto che preferirei andarmene prima che succeda ma, come dici bene tu, la Vita è Vita e non possiamo dirigerla noi secondo i nostri desideri.
Grazie. Un abbraccio.
Franci quanto hai scritto non so descriverlo,non ho parole: anche la poesia ti scivola dentro e si nasconde nei luoghi + reconditi del tuo essere
cerco di non pensare mai a queste tristi realtà e spero non debba mai succedermi comunque……………la vita è la vita la vivi cosìì alla giornata e non sai mai cosa ti attende dietro l’angolo
arrivo all’epilogodi questo mio breve pensiro: se dovesse succedere preferisco essere io la persona colpita dal male oscurlo so x tutti quanti voi potrebbe, nzi, è solo una bestemmia
ma fra le righe c’è nascosta la pura verità
Franc è scritto quanto sopra fdi getto, non ho riletto nè cancellato nulla a te l’ardua sentenza di lasciare il tutto o cancellarlo
Caro Giulio, il tuo amico che sapeva che te eri “coso” aveva comunque il desiderio di parlare con te, ti riconosceva. Ma la sua mente non riusciva ad aprire i cassetti giusti, quelli dove aveva conservato tutto il vostro passato, compreso il tuo nome.
Spero che il suo “male oscuro” si sia fermato lì. Altrimenti sarebbe davvero terribile.
Grazie e un forte abbraccio.
Caro Girasole mi vien da dire che la sede dell’anima (la tua …la mia …ecc.) è nelle cose, nelle persone che ci stanno attorno. Cosa saremmo senza ciò che circonda? Un pò di carne e ossa sperdute nel nulla. Come potrei parlare della coscienza e dell’anima senza Girasole .Come potrei aver sentimenti , che sono il motore dell’anima se non ci fossero persone che questi sentimenti mi fanno nascere ? E’ spicciola spiritualità da agnostico…però!!!!!!!!
Pochi giorni fa ho incontrato un amico,pulito , ordinato che camminava dritto in un giardino publico.Ci siamo stretti le mani e sorriso , mi ha guardato fisso negli occhi poi ha detto sorridendo : ” Te sei coso ? Il fratello di …coso! Ora non mi viene il nome, però hai capito , il tuo babbo era coso”. Sono rimasto muto, gli ho stretto la mano, l’ho abbracciato e gli ho detto: “Si!Hai ragione, sono il figliolo di coso”.
Franco poichè sono convinto che la sede della coscienza o anima non è il cervello quando per causa di malattia il cervello si guasta non svolge piu la sua funzione che è quella di essere il collegamento tra corpo e anima e che permette alla coscienza di esprimersi ma la mia è solo filosofia non ci sono prove scentifiche Quello che rimane dalla nascita alla morte è il carattere fondamentale delle persone che si modifica con l’età e l’esperienze ciaoooooo
Gianna, nessun’altra parola serve tra noi. Solo un grande abbraccio. Coraggio☺
Francesta, il tuo post oggi e davvero triste per chi ha sofferto per la perdita di un loro famigliari, un male oscuro e dolorosissimo.
Dedicato a mio Marito:
” Nel tuo vagabondare ti sei perso come il tempo, che inutilmente seguivi dovevi solo partire in balia del nulla. Ormai eri un acquilone stanco di volare, eri un filo spezzato da questa oscura malattia e dai eventi. ora la tua ombra stanca di seguirti. Noto il tuo viso è spento nel nulla di cio’ che nulla piu’ deve vedere,Una distrazione lenta che mai potro comprendere un dolore senza pieta’ un’inutile attesa di speranza che mai piu’sara.
Ma tu chi sei…?
Sono un tuo caro amico ma sperduto tra le nuvole,
Io sono quella ragazzina, che hai sposato e fatto crescere con tanto amore,ma sono la madre dei figli dell’amore.
Sono tua Moglie.Ciaoo
come ho scritto prima non so usare parole colte, ma nella mia praticità ti devo dire Franco che io con questi ammalati sono entrata con un canale semplice e credimi non sapevo nulla di quello che facevo cioè l’inconscio.
specialmente una signora io le parlavo in dialetto, le brillavano gli occhi, mettevo canzoni dialettali e lei segnava il tempo con le mani sul tavolo, nel darle da mangiare le raccontavo le favole e quando le dicevo il “il lupo ha mangiato i pocellini ” mi apriva la bocca”
io per lei ero la sua luce, avevo un filo diretto, ora capisco che in lei viveva l’inconscio e aveva perso la coscienza
Caro Franco, non credo si possa parlare di coscienza riferendosi al malato di Alzheimer agli ultimi stadi. E neppure di consapevolezza. Lui vive in un mondo tutto suo, privo di percezioni sensoriali e di conoscenza. Se egli prova dei sentimenti, durano lo spazio di un attimo e poi li dimentica. Se cerca di formulare pensieri gli si bloccano sul nascere. Ma tutto questo lui non lo sa, ecco perchè la sua mente, quando ha avuto sentore di ciò che stava accadendo, si è rifugiata in un altro mondo, un mondo parallelo dove accompagnare la persona-involucro fino alla sua fine. Con la porta chiusa a chiave, senza chiave per aprirla. E’ terribile, ma è così.
Prima di allora, però, quella persona l’aveva la coscienza, possedeva un’anima. Ma dove siano finite, o dove finiranno non lo so. E allora qui mi fermo, perchè altre risposte non ne ho.
Forse un giorno, quando reincontrerò mio papà, lo saprò. Per ora no.
Per correttezza vorrei precisare che i miei due commenti postati sonò in realtà un pò antitetici, il primo è il classico del dubbioso agnostico che lascia sempre aperta una porta all’inconoscibile, il secondo è solo dettato dalla “ragione”.Mi sono però dimenticato di fare una domanda ,anche per restare nel tema proposto , dov’è la coscienza o l’anima del povero malato di demenza senile o di alzheimer , che negli stadi finali non sa neppure di esistere. Dove alloggia?
Caro Girasole, Francesca permettendo ,ti vorrei porre alcuni quesiti, la risposta dei quali mi auguro sia illuminante. Quella che tu chiami coscienza o anima è il sunto dei pensieri eleborati in una vita che quindi compongono la tua “essenza” ? O l’ultimo pensiero che ti rimane ? Credo che la coscienza o anima sia il frutto biochimico delle elaborazioni del cervello , che nell’ambito della vita cambia radicalmente , ciò che pensavi a 10 anni non è quello che pensavi a 20 e così via. Questa coscienza o anima durante la vita dove alloggia ? Nulla si crea e nulla si distrugge , tutto si trasforma…è giusto , infatti i neuroni ,le sinapsi , l’elaborazione chimica del cervello quando finiranno di esistere come tali diverranno H2O , sali minerali, vitamine, proteine, glucidi , lipidi e si disperderanno nell’ambiente.
Ecco Alba, come sempre, ci siamo intese senza tante spiegazioni. Credo sia la sintonia di chi ha vissuto le stesse esperienze di vita.
Grazie, un abbraccio.
Io non so scrivere poemi e tanto meno poesie, perciò per me perdere la memoria è una malattia che conosco molto bene, ho seguito e assistito malati di Alzheimer, queste persone che nella vita precedente, erano intelletuali adoperavano il cervello comme fosse un computer, senza renderse conto piano piano non sanno manco più di esistere.
Qui non si tratta di perdere la memoria temporanea, ma essi sono nel vuoto una dimensione quasi extra terreste.
Vivere accanto a quese persone ringrazi sempre il buon Dio di non essere ricca, di non soffreire di gelosia e di non invidare nessuno.
Loro poverini sono teneri come dei bambini, li lavi li imbocchi, anche se non sanno chi sei ma nel loro modo ti guardano con occhi languidi che parlano per la loro.
Sono in una dimensione che non soffrono è chi le sta vicino che soffre, perchè non è soltanto perdere la memoria temporanea ma totale fino al punto di non riconoscere i suoi figli
Caro Girasole, anche se il tuo commento è pertinente mi hai dato la certezza che nel post ho toppato. Il TEMPO a cui mi riferivo, non era propriamente (e solamente) il “tempo fuggit” ma la “perdita del tempo”, cioè della memoria. Quell’entrare nel tunnel del buio, dove anche se non sei cieco con gli occhi sei cieco con la mente. Non ricordi più nulla. Quello è il male oscuro che ha un nome terribile: Alzheimer.
Grazie. Un caro saluto.
Ciao cara Franci hai toccato un tasto molto difficile da comprendere. Secondo la teoria dello spazio tempo elaborata da Einstein, il tempo come lo percepiamo noi è solo un’illusione ed è la quarta dimensione Il tempo che la vita ci mette a disposizione serve per fare esperienza molti lo sprecano ma molti nè approfittano per evolversi il nostro cervello essendo fatto di materia dopo la morte si distrugge ma la coscienza o anima sopravvive continuando a vivere in un’altra dimensione e siccome nulla si crea nulla si distrugge il tempo non sarà piu nostro nemico scusate ci vorrebbe piu TEMPO ma chi è interessato può condattarmi per continuare ciaooooooooo
Franco, si la posterò in Poesie…forse..un giorno. L’ho tenuta per anni chiusa nel mio cuore come il dolore per il suo vagare stanco degli ultimi anni, dentro un mondo al quale solo lui aveva accesso. Come il dovergli negare ciò che mi chiedeva e che gli avrebbe fatto male. Come il dovergli raccontare tante bugie o storielle per convincerlo ad accettare, per esempio, che era notte e non giorno, ragion per cui si doveva rimanere ancora a letto o quantomeno non si poteva uscire. Oppure persuaderlo che era estate non inverno e dovergli togliere il cappotto che lui pretendeva di indossare. E tante altre cose simili.
Scrivo si, e tanto anche non solo quello che voi leggete. Ma non so se basterà a tenere lontano le nebbie dalla mente.
Grazie. Un caro saluto.
Intanto quella splendida poesia dovrebbe stare anche in “poesia” perchè rimanga traccia nella sede opportuna.Cara Francesca ,ahimè quanta concordanza nel sentire . Ahimè perché il dubbio lacerante o la consapevolezza di una scomparsa nelle cose ci rattrista soprattutto pensando a chi se ne è andato. Non sò se ci sarà un lato “luminoso della forza “(star wars docet) dove in qualche modo tutti ci ritroveremo , ti dico la verità…mi piace pensarlo anche se la mia parte raziocinante scuote la testa. Per l’articolo, che vuoi che ti dica , continuiamo a scrivere e a pensare ,sperando di tener lontana la nebbia della mente.
Caro Nembo, il mio post voleva porre l’attenzione su un male orribile: il morbo di Alzheimer. Forse non l’ho espresso molto bene e chiedo scusa a te e a tutti quelli che mi leggeranno.
Nello specifico fa riferimento all’esperienza che io ho avuto per anni con mio papà che, purtroppo, soffriva di questa terribile malattia. I versi che ho qui pubblicato, fanno parte di una poesia, un pò più lunga, che ho dedicato a lui durante la sua “assenza” dal nostro mondo. Lui però c’era, era felice, scherzava sempre con tutti, ma non ricordava più nulla, assolutamente neanche chi ero io e come mi chiamavo. Ma quanta gioia gli leggevo negli occhi quando mi vedeva. Mi diceva: “sono felice che tu sia qui, ma non ricordo chi tu sia, sei forse mia sorella? Oppure mia mamma?” Io gli sorridevo, ma di nascosto piangevo. Poi gli dicevo: “sono io papà, sono tua figlia Francesca”. E questo lo rasserenava ancor di più.
Grazie Nembo, un caro saluto.
Il tempo passa inesorabilmente e tutti avranno una trsformazione non soltanto fisica, ma anche mentale e, come dice il post di Franci…è solo questione di tempo.Si lasciano indietro ricordi negativi e positivi, gli stessi però ci hanno regalato emozioni.Non vorrei mai che il mio cervello si rasettasse però può capitare e sarebbe una brutta cosa entrare in quel vortice del non più ritorno di memoria o altro. C’è una bella poesia se vogliamo chiamarla così che dice:Tieni sempre presente che la pelle fa le rughe, i capelli diventano bianchi, i giorni si trasformano in anni. Bisogna accettare anche questo. Però ciò che è importante non cambia; la tua forza e la tua convinzione di vita non hanno età.La stessa continua, ma credo che queste parola racchiudono un pò i sentimenti. Nella vita, nel nostro tempo che passa tutti abbiamo delle ciccatrici che sono il segno del nostro dolore,ma sono anche segni e conferme che siamo stati capaci di superare questi ostacoli di vita.Speriamo sempre di vivere il presente come vogliamo noi e fare spazio al futuro anche alla nostra mente unendola al cuore.Un Saluto
Lorenzo sai una cosa? Io non prego spesso ma una cosa chiedo ogni giorno: piuttosto di ridurmi ad un essere senza memoria preferisco andarmene. L’hai detto, è una terribile, definitiva condanna che io considero peggio della morte.
Grazie, un caro saluto.
Bellissima la poesia e bellissimo il post. Una vita senza tempo? Inimmaginabile. Ecco perché si soffre tanto quando ci sono intoppi nella memoria. Per chi crede, dal tempo si può passare soltanto alla beatidudine. O alla terribile, definitiva condanna. Per sempre.
Si Antonio, è proprio così come tu la descrivi questa esperienza, perchè io l’ho vissuta. La cosa più orribile, però, è che chi deve assistere una persona che è preda del “male oscuro”, soffre più di chi ne è affetto. Costui infatti, vive in un mondo tutto suo e fortunatamente non si rende conto dell’altro mondo, quello che ha lasciato e che gli scorre a fianco.Fino alla fine.
Un grande dolore, una immensa angoscia esce fuori da queste righe, la paura per qualcosa di ineluttabile che porta in un mondo di tenebre. Perdere la memoria è anche perdere la propria identità, oltre che la storia, vagare in un limbo dove tutto è avvolto da una fitta coltre che impedisce di vedere, di “riconoscere” sentimenti, persone care.
Capisco il dolore anche se non è una mia esperienza, capisco perchè spesso il dolore unisce le persone annullando tutte le barriere.