Giulia Spizzichino
Ieri la Storia ha chiuso un'altra pagina iniziata tanti anni fa, per la precisione il 23 Marzo 1944. Quel giorno un commando di partigiani della G.A.F - Gruppi di Azione Patriottica - fa esplodere un ordigno al passaggio dell'undicesima compagnia del terzo reggimento nazista "Bozen" in via Rasella a Roma. In quell'attentato muoiono 32 soldati tedeschi. Il Generale Malzer comandante della piazza di Roma, in un primo momento pensa di distruggere addirittura l'intero quartiere in cui è avvenuto l'attentato, ma dal comando dell'armata tedesca dicono che sarà sufficiente trucidare 10 soldati italiani per ogni tedesco ucciso.
L'incarico viene affidato al colonnello Kappler che avrà il compito di trovare 320 italiani tra quelli condannati a morte per attività politica e quelli probabilmente colpevoli di reato che li avrebbe portati di sicuro alla morte.
Ma trovare 320 martiri non è una cosa così semplice. I condannati a morte nelle carceri della Gestapo, in quel momento, sono soltanto 3 della Resistenza comunista. Altri 16 vengono trovati tra quelli arrestati e passibili di condanna a morte. Il colonnello Kappler include subito 57 ebrei ai quali aggiunge anche 8 antifascisti di religione ebraica. La polizia italiana fornisce i nomi di altri 10 presunti comunisti che sono, in realtà, passati da quella via nel momento dell'attentato. Ma siamo ancora lontani dalla cifra di 320 richiesta dal comando della Gestapo.
Alla ricerca di vittime partecipa attivamente anche il capitano delle SS Erich Priebke. Vengono cercati altri cittadini ebrei, anche un sacerdote e 37 militari italiani. Alle 3 del mattino del 24 Marzo il colonnello Kappler è convinto di avere tutto il numero, mancano in realtà ancora 50 nomi. Verranno forniti da Pietro Koch il capo della squadra speciale della polizia fascista di Roma.
Alle 14 la lista sembra finalmente completa. Tra i prigionieri ebrei che la polizia italiana consegna alla Gestapo ci sono anche alcune famiglie ebree finite tre giorni prima in una retata. Tra queste c'è quasi l'intera famiglia Spizzichino. La giovanissima Giulia e sua madre riescono ad evitare di finire in prigione per puro caso. Al momento della retata non erano in casa, non c'erano.
Ha 17 anni Giulia, sette suoi famigliari finiscono nelle mani della Gestapo, Giulia non li rivedrà mai più.
I tedeschi individuano nelle Fosse Ardeatine il luogo giusto per eseguire l'eccidio. Si tratta di cave che si trovano nella Via Ardeatina tra le catacombe di San Callisto e Santa Domitilla.
Sono gli uomini del colonnello Kappler a svolgere il "lavoro". Gli ufficiali della "Bozen" si rifiutano di compiere quell'eccidio.
I prigionieri vengono allora portati in Via Tassi e fatti entrare nella cave a bordo di camion, le mani legate dietro la schiena. Mentre procedono le operazioni arriva la notizia della morte di un altro soldato tedesco, il 33esimo. Ligio al suo dovere di carnefice, il colonnello Kappler pesca tra gli ebrei della retata del giorno precedente: ce ne sono 5 in più, ma poco importa.
Il colonnello Kappler e il capitano Erich Priebke, che controlla uno ad uno i nomi delle liste, fanno entrare i condannati a gruppi di 5 nelle cave, vengono portati in fondo alle gallerie, fatti inginocchiare e uccisi con un colpo alla testa, uno ad uno.
Ci vogliono ore per completare il lavoro, alla fine gli artificieri tedeschi fanno saltare gli ingressi delle cave, nel tentativo di mascherare, di occultare questo terribile eccidio.
Cinquant'anni dopo, Giulia Spizzichino andrà a prendere il capitano Erich Priebke fino in Argentina dove aveva vissuto per tutti quegli anni impunemente. La sua testimonianza si rivelerà determinante per la condanna dell'ufficiale nazista.
Ieri, Giulia Spizzichino se ne è andata, aveva 90 anni. Con lei scompare un'altra testimone della Storia e della Shoah italiana. Giulia ci ha insegnato, col suo coraggio e la sua tenacia, che non è MAI troppo tardi per chiedere giustizia.
A noi spetta il compito di non dimenticare ed è importante conservare la memoria di questi grandi eventi, perchè il sonno della memoria, così come il sonno della ragione, continuano a generare mostri.
A settant'anni di distanza c'è ancora gente che nega la Storia e che va in giro a tendere il braccio in saluto romano come se la lezione spaventosa di quei giorni non fosse bastata.
Dai ricordi di mio papà:
“Io ero poco più di un ragazzo, ed ero fondamentalmente antifascista. Nel paese dove abitavamo la cosa era risaputa e non c’era sera che squadroni di fascisti, anche compaesani non venissero a casa nostra fingendosi tedeschi per compiere i soliti rastrellamenti. Loro sapevano che militavo nelle file partigiane e se non potevano prendere me, facevano razzia di tutto quel poco che trovavano in casa. Allora vivevamo in una piccola casa di campagna, io, la nonna e la zia. Una sera eravamo a tavola, li sentii arrivare. Marciavano scandendo i passi con parole pseudo-tedesche. Io feci appena in tempo ad uscire da una porticina che dava nella stalla e poi sul retro della casa. Lì avevo scavato una buca profonda quel tanto che bastava a contenermi acquattato. Mi ci infilai e tua zia chiuse il buco con una specie di coperchio fatto di travi di legno, poi aggiunse terra fino ad occultare l’imboccatura del nascondiglio. Ma i fascisti capirono che ero in casa, nascosto da qualche parte. Tua nonna disse che non c’ero e non sapeva dove fossi. Tua zia sostenne la stessa cosa e offrì loro la nostra frugale cena. Si innervosirono e, dopo aver ispezionato ogni angolo dentro e fuori casa, cominciarono a sparare per aria, a gettare a terra spaccando tutto ciò che trovavano a tiro. Alla fine razziarono tutte le nostre misere scorte di patate e granturco e, urlando e sparando, se ne andarono promettendo di ritornare presto a catturare il “traditore” – io -. La zia aspettò un pò di tempo prima di venire a liberarmi. Quando lo fece ero mezzo morto, in asfissia e congelamento. E’ stato un miracolo se son rimasto vivo perchè la cosa si è ripetuta nei giorni successivi, tanto da farmi prendere la decisione di andarmene. Erano momenti terribili, mi nutrivo di ciò che trovavo in giro, bucce di patate e, quando andava bene, frutta trovata nelle campagne”.
Onore a Giulia Spizzichino per la determinazione nel pertare a termine lo scopo della sua vita! Però le GUERRE sono cosi! Gli uni contro gli altri e , solo coloro che l’hanno vissuta,( intendo la Seconda guerra mondiale,)puo’ rendersi conto dei contrasti incommensurabili! Sbagliato il metodo dei Nazisti, feroci, vendicativi e condannabili, sbagliato il metodo dei partigiani che sparavano nel gruppo! Io posso raccontare un fatto vissuto!In una cittadina della Val di Susa occupata dai Tedeschi, vennero affissi manifesti in cui si avvisava la popolazione che, che se fossero successi attentati contro di loro, le rappresaglie sarebbero state feroci( non ricordo il numero di paragone!),Qualche giorno dopo due tedeschi vennero uccisi in campagna mentre davano una mano a d alcuni contadini!!Scattarono le rappresaglie, cento valsusini vennero arrestati,( non partigiani,ma operai e lavoratori fermati in strada), deportati in Germania ( il padre di una mia amica ritorno’ alla fine della guerra!),molti non tornarono!Per fortuna non ci furono fucilazione, ma lasciarono la famiglia!!! Questa è la guerra del 1944! Tutti sono colpevoli, ma, a distanza di anni, come dice qualcuno,i vincitori fanno sempre la voce grossa!! La mia è ” vita vissuta” !!
Mi domando se la Storia si ricorderà della tragedia umana che sta vivendo Aleppo, quella città martoriata dalla guerra civile e dai bombardamenti. Chissà se la Storia scriverà anche del disastro umanitario della Siria, di quell’assedio che ormai dura da quattro anni. Delle migliaia di esseri umani innocenti tra cui tanti bambini, che stanno sperimentando sulla propria pelle la violenza abbattutasi sulla città.
Ma la Storia non cade dal cielo, siamo noi che la facciamo.
Anche questa è memoria che non deve morire!
Dire che Priebke era innocente mi sembra alquanto azzardato. Certo, nell’episodio delle Fosse Ardeatine fu costretto ad uccidere, ma lo fece redigendo personalmente la lista di coloro che sarebbero stati uccisi. Non solo, ma fu lui ad aggiungerne 5 in pù e quando gli fu chiesto il motivo, rispose così: “Fucilammo cinque uomini in più. Uno sbaglio, ma tanto erano tutti terroristi, non era un gran danno”. Inoltre, quando divenne ufficiale di collegamento con lo Stato Maggiore della GNR, con sede a Brescia, durante le perquisizioni e le azioni di rastrellamento per individuare le cellule cittadine di supporto ai partigiani, compì centinaia di arresti, sia tra partigiani che anche semplici sospettati. E nella prigione di Canton Mombello, ne mandò a morte parecchi, chi percosso mortalmente, chi appeso al soffitto con una fune, altri furono da Priebke inviati nei campi di concentramento e lì morirono.
Condivido Francesca, la giustizia di piazza non è democrazia, ma nemmeno quella politica che infrange il volere del Popolo che è Sovrano e, che la dimostrato ampiamente pochi giorni or sono, una certa politica sta girando a vuoto, creando e sucitando repulsione prendendo in giro il Popolo infangando una parola che si chiama -Democrazia-La stessa politica sta accendondo dei fiammiferi e spero tanto che gli stessi si spengono visto che il S. Natale porta ad essere buoni. I forconi da quando sono nati, non hanno nessun colore politico poichè comprendono pastori, agricoltori, operai, autotrasportatori,piccoli artigiani e altre categorie, loro, non hanno colore di appartenenza nè di dx, nè di sx ( poi ognuno può pensare il colore che le piace)ma sono vittime del sistema che non vogliono morire, ne suicidarsi contro una politica che non si occupa del suo Popolo ma solo su posizioni di potere, e banche e difendere i propri interessi.So che il mio commento non è attinente al Post e, chiedo venia, ma è giusto precisare da dove poi provengono le basse rivoluzioni e il perchè. Abbiamo perso l’equilibrio, ora stiamo perdendo l’orientamento, inciampare,alle volte, può evitare una caduta dice un detto, ma molti ancora non lo hanno capito e fanno fotocopia di un’altra caduta più rovinosa.E’ vera democrazia quella nella quale governano e decidono gli eletti del Popolo con carica temporanea e responsabile, la stessa è fonte di ogni potere sovrano, in ogni ordinamento del Popolo e non nominati da un presidente.Un Saluto
ieri mattina alle 6.30 prendevo il caffe ed avevo la tv aperta, lo sappiamo le notizie non sono mai buone ma ieri era veleno schietto.
Questa donna allora ragazzina si è salvata da quel omicidio creato dai nazisti,
10italiani per un tedesco come i birilli, tanto se li butti a terra sono morti.
Enric Priebkc lui non aveva fatto nulla era innocente aveva solo ubidito degli ordini, la sua vita in Argentina è durata finchè non è stato preso e condanato allergastolo che non ha mai fatto
solo gli aresti domiciliari fino alla sua morte.
Noi dobbiamo essere gli artefici della memoria per i giovani anche se dopo 70anni ci siamo rimasti in pochi
Io non so da che parte stiano i forconi, o che “colore” amino, e poco mi interessa. Ma di certo la giustizia di piazza non è democrazia.
Mi riallaccio al “Vox populi” (precedente)…considerando l’azione squadrista di ieri verso l’onorevole Napoli. E’ questa la vox populi che temo, i processi per le strade , i forconi , le rivoluzioni dal basso che portano a tutti gli…ismi della storia . La democrazia non è questa !!!
Di quegli orribili giorni ci rimane un ricordo indelebile ed un impegno: “Mai più, mai più, mai più”. E vale per tutte le violenze, di qualsiasi colore.
quanto hai scritto Franci fa parte della nostra storia, un pezzo orribile, che, purt roppo, alcuni disconoscono, è un pezzo forte che serve a ricordare tutto e non cancellare nulla anche negli anni a venire brava!!!!
Affermativo, a noi spetta il compito di non dimenticare, specialmente tutte le vittime morte da innocenti.Nessuno muore sulla terra finchè vive nel cuore e nei pensieri di chi resta. Una storia triste hai scritto Francesca come ce ne sono state tante in quella guerra e non solo,gli eventi più difficili da ricostruire in sede di ricerca storica sono molto brutte da ricordare per tutti. Onore a questa grande donna che ha avuto la forza e il coraggio di pretendere giustizia dovuta. Ricordare è sempre determinante che da valore alla vita. Un Popolo che non ricorda e custodisce il proprio passato non può intraprendere correttamente il proprio presente e tantomeno predire il futuro. Si a settant’anni di distanza non si alza solo braccio come saluto romano, ma anche il pugno. Ricordando che la storia la scrivono sempre i vincitori. Un Saluto.
Per non dimenticare e non abbassare la guardia !