Non so se accadeva anche nella vostra famiglia, ma nella mia, quando eravamo ragazzini, la pasta che restava nella pentola non si buttava via, si metteva da parte e il giorno dopo, con l'aggiunta di un paio di uova si mangiava frittata di maccheroni. Era la cucina del riciclo quella che è stata utilizzata da un'intera nazione, anni fa, che non si poteva permettere sprechi.
E' sempre stato così, e per me oggi lo è ancora: NIENTE SPRECHI, quello che si avanza oggi è buono domani. E' una tradizione culinaria del nostro paese che affonda le radici nella cultura contadina che ha prodotto piatti straordinari e che appartiene ad ogni regione.
Certe minestre che prevedono l'uso del pane raffermo, ad esempio, nascevano dalla necessità di non sprecare il pane che dopo un pò di giorni diventava duro, immangiabile se non veniva bagnato e magari ridotto ad elemento di impasto, come per le polpette. Con il benessere la nostra vita è cambiata e i nostri consumi anche, mentre milioni di persone continuano a prestare grande attenzione all'uso corretto del cibo ed evitano gli sprechi, il resto del nostro paese ne getta tonnellate nel cassonetto.
Ho letto recentemte, in un giornale a tiratura nazionale, che ogni anno in Italia vengono prodotti 5 milioni e mezzo di tonnellate di eccedenze alimentari che equivalgono a 12 miliardi di euro gettati nella spazzatura. Se ci pensiamo è pari all'equivalente di una manovra finanziaria! Ciascuno di noi, ogni anno, spreca 146 chili di cibo, lasciandolo deperire o andare a male nel frigorifero o in dispensa. Però questa è statistica, insomma un pò come quella del "pollo", perciò non vale per ogni singolo individuo. Ma nel resto del mondo civilizzato, si fa per dire, le cose non vanno meglio. Nella spazzatura finisce un terzo di tutta la produzione agro-alimentare mondiale. Il fatto è che accantoniamo più di quello che riusciamo a consumare, e l'eccedenza la sprechiamo.
E questo càpita mentre un miliardo di persone nel mondo soffre la fame. Stando alle cifre fornite dalle agenzie internazionali, ogni giorno 24000 persone muoiono per malnutrizione, la maggior parte di questi sono bambini.
Ma non pensiamo che queste vicende siano lontane da noi. Se crediamo che quando si parla di fame e malnutrizione ci si riferisce soltanto ai bambini e alle persone di certe aree del mondo meno fortunate di noi, ebbene ci sbagliamo. Nel nostro paese 4 milioni di persone vivono in stato di assoluta povertà, cioè non sono in grado di assicurarsi nemmeno un pasto al giorno.
Il 6% delle famiglie in Italia è povero o quasi povero, rischia cioè di cadere in povertà. Il 12% della popolazione nazionale vive in condizioni di povertà relativa, che signfica fare fatica a mettere insieme il pranzo con la cena e non riesce ad arrivare a fine mese. E tutto questo mentre sprechiamo 12 miliardi e mezzo di euro di cibo, lasciandolo andare a male.
Non è soltanto una responsabilità di noi singoli, ovviamente. La grande distribuzione alimentare getta via quantità enormi di derrate alimentari che arrivano alla scadenza senza essere vendute. E allora ce lo chiediamo tutti: ma perchè invece di buttarlo via, quel cibo, non viene regalato a chi ne ha necessità? La domanda è semplice, la risposta però è un pò più complessa.
Il fatto è che in Italia, ridistribuire il cibo prossimo alla scadenza, è una specie di sfida al "sistema", una lotta contro il mostro della burocrazia che, come sappiamo tutti, equivale quasi ad una lotta contro i mulini a vento. I cavilli e le norme burocratiche che il "sistema" impone ad ogni azienda che volesse donare cibi che vanno in scadenza, sono così complessi, che quasi tutte le aziende preferiscono buttarlo via, il cibo, anzichè donarlo alle mense dei poveri.
Se, ad esempio, un'azienda volesse fare una donazione superiore ai 5 mila euro, deve dare comunicazione preventiva all'Agenzia delle Entrate. Questi sono solo esempi ma la dicono lunga sulla propensione della burocrazia nazionale a distruggere qualunque iniziativa tesa alla generosità. Ma siamo seri, quale azienda potrebbe permettersi di impiegare personale per espletare esclusivamente pratiche burocratiche di questo tipo?
E si ritorna al punto di partenza, come nel gioco dell'oca. Le aziende buttano via il cibo perchè non sono messe in condizioni di donarlo. Basterebbe una legge per semplificare l'iter, ma ne giacciono già una mezza dozzina in Parlamento alle quali nessuno pensa, al momento.
C'è un vecchio proverbio, più che mai attuale, che dice: "chi è sazio non crede a chi è digiuno".
Francesca
(immagini dal web)
Tu hai perfettamente ragione, caro Giulio, anche se un po’ “Salvator..e” tu lo sei. Ma se tutti ce ne fregassimo del “non spreco” solo per provocazione o vendetta nei confronti di chi dovrebbe ma non fa, finiremmo come quel tale che, per far dispetto alla moglie si e’ tagliato gli zebedei…(capiscimiamme..!)
Francesca, non siamo certamente i -salvatori della Patria- , però. già il fatto che se ne parli con rabbia e disgusto di quanto vediamo… , è già positivo. Vuol dire che ci sono persone attennte e che nel loro piccolo danno, o cercano di dare una dritta.
Devo però fare un’altra precisazione. Il titolo del mio post “Vorrei ma non posso” era dedicato principalmente all’impossibilità della grande distribuzione a regalare il cibo inutilizzato per via di norme e regole assurde che lo impediscono. Ed il grosso del problema sta proprio lì, come dicono giustamente Lorenzo e Nembo. E’ il “sistema” che, ancora una volta, distrugge tutto, dalla buona volontà alla soluzione del problema. L’unica speranza è che si sbrighino a trovare un’intelligente via d’uscita a questa incomprensibile assurdità. Non mi sembra sia poi cosa impossibile, o no? Basterebbe lavorarci un pochino di più. Io, nel frattempo, continuo a fare polpette con la carne avanzata, torte di cioccolato col pane raffermo, e frittate con pasta e verdura avanzate.
Penso che, in ogni caso, anche se ci scagliamo (e a ragione) contro quelli che “ci hanno fregato in passato…” sprecando cibo, luce, gas, e quant’altro, non risolviamo nulla. Continuando ad agire col sistema del “così fan tutti” oppure “perchè proprio io, quando loro sprecano più di me..?” non arriviamo da nessuna parte.
Anch’io, come Franco, ho avuto modo di assistere impotente, e indignata, allo spreco del cibo inutilizzato ma per fortuna oggi le cose sono cambiate, o stanno pian piano cambiando. Non so da voi, ma qua da me, quando a Pasquetta sono andata a pranzo in un ristorante nelle Langhe, ci hanno dato il “doggy bag” da portare a casa, cioè i cibi che, elencati nel menù, non avevamo neppure assaggiato. Inoltre, qui nell’astigiano, esiste anche un’altra importante iniziativa: si chiama “buta stupa”, cioè se ordini una bottiglia di vino e non la finisci, puoi portartela a casa (bottiglia aperta, appunto).
Tutto questo serve a non sprecare nè cibo nè bevande. Mi sembra ottima cosa, o no?
E’ vero, per iniziare da qualche parte e’necessario iniziare ma perche’ iniziano sempre cominciando da noi?
Non e’la prima volta che accade. Gia altre volte ci hanno fragati addossandoci colpe non nostre. Chi ricorda la sparizione dello zucchero dai negozi, delle monetine, del pane.?
Ci convincevano a fare la cucina degli avanzi…….
ed i ricchi sono sempre piu ricchi
Quello che dice Alfred è vero , ma vedi caro amico ,da qualche parte bisogna pur cominciare . Come dobbiamo cominciare a rispettare il pianeta sul quale viviamo cercado di usare meno l’auto ,moderando d’inverno la temperatura nelle nostre case, non sprecando l’acqua ecc. così lo dobbiamo fare per il cibo . Lo sò che è una goccia nel mare , ma se lo facciamo tutti………….Per le grandi questioni economiche e finanziarie dovrà essere la politica a prendere decisioni sugli sprechi , ma intanto non facciamo scadere la roba nel frigo e mangiamo la sera quello che è avanzato nel pranzo
Ma fatemi capire,
mi si vorrebbe fare credere facendomi sentire in colpa, che se getto nella immondizia
qualche avanzo di pranzo impoverisco il mondo?
Posso anche essere daccordo e cercare di non sprecare e per fare questo dovrei comprare meno:
meno pane, meno verdure, meno pasta, meno carne, meno pesce, meno olio..
OK
È la fine del mese, non ho sprecato e ho risparmiato un po’ di soldi: ora che succede?
Quello che ho risparmiato andrà alle popolazioni povere?
Chi farà la raccolta?
Come faremo a far loro avere tutti questi beni?
Nel frattempo le aziende alimentari, i contadini, la grande distribuzione avranno lavorato meno
avendo venduto meno perchè noi abbiamo risparmiato.
Lavorando meno saranno costretti a rivedere i loro conti, prima di tutto riducendo il personale
che andrà ad ingrossare le file di coloro che abbiamo aiutato.
In secondo luogo la burocrazia: quella burocrazia tanto vituperata da tutti noi che ostacola
qualunque azione si desideri intraprendere.
Quella stessa burocrazia che ci garantisce con le sue leggi farraginose la genuinità di un prodotto,
la sicurezza ( non sempre) dei lavori specificando esattamente chi e come e dove deve essere fatto
un certo lavoro o un certo prodotto.
Ci sentiremmo meglio sapendo che il supermercato sottocasa ha distribuito ai poveri la merce che non ha venduto?
Non pensiamo che il supermercato quando si rifornisce lo fa in misura della previsione di vendita?
Se sapessero esattamente quanta roba venderanno pensiamo che ci sarebbero degli avanzi da donare?
Alberghi, ristoranti, le crociere…….. L’abbondanza di cibo ( quello che noi ora chiamiamo spreco) è il loro biglieto da visita,
il loro passaparola per la loro pubblicità: tutta quella roba è pagata……
Perchè non ci chiediamo invece se davvero il prezzo che paghiamo per quel certo prodotto o servizio è un prezzo equo?
Chiediamoci perchè grandi industre alimentari, industriali, meccaniche preferiscono trasferire
le loro attività in paesi ” sottosvilupati”
dove la mano d’opera costa pochissino e lo sfuttamento elevato.
Chiediamo alle grandi industrie di anticipare il corrispettivo di quello che ” avanza”
per le poplazioni povere , e vediamo che rispondono…….
Scusate errore* Francesca le scattole da donare ci sono molte cose buone diverse non tutte uguali,tonno sgombri,trippa acciughe passati di verdura Piselli Pomodoro contorni in scattola , Il latte anche per i bambini intero. Ma osservando bene la loro scadenza.Grazie a tutti chi dono con il cuore.Ciao
Questo post, francesca è davvero Interessante ,un tempo non c’era tutto questo spreco, si avanzava la pasta,o cibi,ma tutto veniva conservato per il giorno dopo, senza storie e ne perche’,i genitori di un tempo stavano attenti allo spreco veniva mangiata il giorno dopo magari con qualche aggiunta , ma i colpevoli ora siamo noi,che non si guarda più di risparmiare oppure di pensare a chi purtroppo non hà nulla da mangiare,si compera a volte cibi gia’ preparati costosi per ricuperare tempo per non fare fatica,insomma siamo spreconi, non tutti naturalmente, nei Supermercati il carello deve essere pieno dobbiamo avere le dispensa sempre piene di ogni cosa, e poi va nei bidoni perchè magari non si controlla la data di scadenza,Non sono solo i giovani ma anche noi comunque, io se avanzo del cibo non di certo lo butto, ma naturalmente bisogna sapersi regolare nella quantità, sapiamo benissimo che molte persone nel mondo e anche qui da noi soffrono la fame, certo c’è molto menefreghismo verso il prossimo, ma abbiamo tanti Supermercati, Pizzerie Ristoranti, Panifici, se vogliamo donare del cibo a queste persone, senza lavoro ,ho con poco voglia di lavorare. La Caritas, le Chiese dei centri accoglienza basta chiedere a questi centri raccolta,senza pretese pur chè sia cibo buono e non scaduto, scattole ,latte, pasta,latte ecc.invece chi potrebbe aiutare non pensano a quelli che hanno la pancia vuota,preferiscono egoisticamente buttare nei cossonetti,peccato Mortale un giorno potremmo essere noi ad aver bisogno di questo.Un saluto
Indipendentemente dalle scelte politiche e della distrubuzione …resta l’educazione della famiglia.-Non si butta via nulla- – Questo dovrebbe essere l’undicesimo comandamento.
Vedi Francesca non è questione di spreco ma è questione di mentalità.
Il modo di stare davanti i fornelli è cambiato, la mia generazione ci perdeva delle ore, adesso tutto deve essere rapido e così anche il cibo, si compra cibo industriale, anche lui è diventato un usa e getta.
Con le conseguenze che conosciamo per la salute.
Il cambiamento della vita, la donna lavoratrice, porta anche allo spreco delle cose compra ma molto spesso riempe il carrello di cose inutili che non adopera e alla fine vanno nella pattumiera.
La colpa è anche nostra che non abbiamo educato le nostre figlie ad essere massaie, ma volevamo che loro studiassero che prendessero una laurea o un diploma, per non essere schiave, e questo ha portato a non saper far la spesa e non saper cucinare.
Poi le grandi multinazionali dell’industria alimentare hanno una burocrazia nel donare il cibo che preferiscono buttarlo evitando tutti i controlli. Si è un mondo ingiusto chi muore con la pancia piena chi muore per fame ma questo è il mondo che noi abbiamo voluto.
Lo spreco è un segnale più evidente della mostruosità di questo sistema economico, dove decine di milioni di persone muoiono di fame ogni anno tra l’indifferenza generale di tutti noi, per evitare, per combattere la malnutrizione e la fame nel mondo servono azioni integrate e urgenti.
Visualizzando certe percentuali, credo che rappresentino un valido spunto, un punto di partenza e, perché no, di riflessione per tutti noi.
Un elogio ai vari progetti di recupero di solidarietà territoriali che tramite parrocchie, cooperative sociali, associazioni varie, distribuiscono prodotti ancora commestibili ai soggetti deboli che ne hanno bisogno.
Il fatto è, Francesca, che nella divisione internazionale della produzione e distribuzione, ciò che si produce dovrebbe essere distribuito , con benefici per tutti. Ma non è così: non c’è una produzione e distribuzione equivalente. E così nascono i sovrappiù. Se non si realizza un mondo diverso, basato sull’armonia e la pace fra i popoli, non si va avanti. Dovrebbe essere chiaro a tutti ma non lo è.
“Mamma mia che sprechi” ….lo scrissi nel 2011 e come si vede è argomento sempre attuale.
Mi interessa parlare anche degli sprechi di ristoranti, pizzerie e alberghi che sono costretti a gettare tutto ciò che rimane. Vi racconto un piccolo aneddoto, cinque anni fa feci una crociera con la Costa e nella “serata del Comandante” ci fu una cena di gala dove fu servito ogni ben di Dio. Andammo poi a teatro e verso la mezzanotte fummo avvertiti via altoparlante che nella sala da pranzo erano stati preparati dei dolci. La sorpresa fu grande perchè su di un tavolo di almeno venti metri erano apparecchiate ogni tipo di torte alcune con sculture in cioccolato splendide.Eravamo sazi data l’abbondante cena e tutti ci limitammo ad assaggiare qualche pezzo di torta solo per gola e per curiosità , alla fine era rimasto quasi tutto, ma pian piano uscimmo dalla sala. I camerieri cominciarono a portar via i dolci , molti dei quali non erano stati neppure toccati , chiesi allora che cosa ne avrebbero fatto e mi dissero che sarebbero stati buttati via tutti perchè quella era la regola.
Ciò accade ancora in quasi tutti i locali di ristorazione , ma si sta muovendo qualcosa sull’iniziativa di grandi chef come Bottura , che cercano di promuovere leggi per il riciclo dei cibi (ovvimente non toccati). Ora c’è la consuetudine di poter portare a casa ciò che non si è completamente consumato .