Lo incontro spesso camminare appoggiato a due lunghe stampelle che sembrano attaccate sotto le ascelle. Sono i sostegni per le sue gambe contorte che roteano ad ogni passo. Quando mi vede mi saluta innalzando la stampella verso il cielo, capisco che mi devo fermare a scambiare due chiacchere che, poi, sono sempre le stesse domande e risposte: ma so che a lui fa piacere e anche a me. Alto e magrissimo, con l’eterna papalina in testa e l’immancabile mozzicone di sigaro toscano fra i denti. Credo sia vicino ai novant’anni, ma io l’ho sempre visto così: sono quelle persone che non invecchiano mai.
Ha il sorriso sempre stampato sulla faccia: come fai a non fermarti? Poi, conosceva mio padre ed erano entrambi cavatori e mi racconta sempre quei periodi: le lotte sindacali, lunghi scioperi, e le poche conquiste. Ci siamo appoggiati al cancello chiuso di una ditta di marmo, nel piazzale si vedevano allineati molti blocchi con la parte tagliata e levigata rivolta verso la via. Alza la stampella indicandomi il blocco sulla sinistra, poi, come se parlasse fra sé dice:
“Guarda che meraviglia! A me mi garba il marmo! Ci sono cresciuto, aveo quindici anni quando cominciai a fa’ il braschino,(1) po’ filista,(2) fino a conciammi storpiato così; però, è bellissimo. Guarda le venature come si rincorrono! L’arabescato è il marmo più bello delle Apuane, anche se al primo posto c’è lo statuario. Te le sai queste cose vero?”
Annuisco sorridendo. Anch’io seguo il rincorrersi delle venature d’un colore grigio-cielo che si ramificano nel fondo bianco formando disegni informi. E’ “una lirica” che ho sempre ascoltato, non posso certamente contraddirlo. Rimango sorpreso dal fatto che non ha nessun odio verso quel mondo di fatiche, eppure la sua vita è stata rovinata proprio dal marmo. Scivolò dentro una tagliata (3), la parte che doveva rotolare verso il basso si richiuse incastrando le gambe e il bacino. Fortuna volle che un compagno di lavoro mettesse prontamente una grossa zeppa di legno fra le due parti segate e evitò lo schiacciamento del corpo.
La sua abitazione è in prossimità di un piazzale dove arrivano camion che caricano e scaricano l’oro delle Apuane. In quei gesti, in quelle manovre di gru che con corde di acciaio sollevano tonnellate di blocchi, lui rivede in continuazione la sua vita il suo mondo: “Ma la cava è diversa, non ha piazzali” dice lui.
“ Qui il lavoro è facile , il piazzale è d’asfalto e non inciampi: non ci sono le scaglie (4) che ti troncano i piedi.
Qui la fatica non esiste, le gru sollevano il carico e lo depositano sul camion. Non c’è il pericolo che qualche pietra si stacchi dal monte e ti mandi all’altro mondo. Non c’è il vento che d’inverno ti penetra nelle ossa, o il sole che ti brucia d’estate. Qui non c’è la polvere che ti chiude il naso e la gola.
Qui non le fanno le nottate al filo (5). Te le sai queste cose vero ? Si! Queste cose vogliono dire che, oltre ad una misera pensione, se ci arrivi, significano: artrosi, sordità, silicosi, reumatismi…Lo saluto mentre mille pensieri mi frullano nella testa e mi riportano indietro negli anni. Uomini che hanno sofferto una vita, che hanno perso la vita, che hanno macchiato le scaglie del loro sangue per –cavar marmi- Si! Le so queste cose.
Il solito maledetto toscano: Giulio Salvatori
1- Braschino. Ragazzo , allievo,
2- Filista. Addetto alla segagione del marmo con il filo elicoidale
3- Tagliata. Parte del monte o del blocco di marmo
4- Scaglie. Residui, scarti, oggi utilizzati per le polveri e granulati
5- Vedi 2. Quando iniziava il taglio del monte,, gli addetti lavoravano giorno e notte facendo i turni
n bellisimo racconto di vita vera,narrato con la tua tua solita umanità ,volutamente celata sotto una dura scorza.Ti assicuro che guardando una bella opera d’arte ammiravo l’opera,mai un pensiero al terribile lavoro di chi aveva fornito il materiale ,grazie GIULIO .Quante cose dovrebbero sapere e conoscere i nostri giovani……………..
Signori, in tema di pietre e marmi sono rimasto impressionato di aver visto, in quel di Carrara, come avviene la produzione di blocchi e lastre di marmo. Mi permetto di suggerire di visitare i luoghi dove si estraggono marmi e pietre di enormi proporzioni. Uno spettacolo ciclopico che lascia a bocca aperta per le gigantesce dimensioni di quei lavori. Si rimane meravigliati che le “formichine umane” siano capaci di tanto. Cordiali saluti, Paul
Sono un frequentatore delle spiagge della Versilia e della Lunigiana e ogni anno per colpa di un porto come quello di Carrara che è stato costruito troppo “a mare” e che viene utilizzato pochissimo perchè quasi sempre il marmo viaggia su gomma o su treno, i lidi si riducono . La spiaggia a Ronchi è sui 50 mt.di profondità , mi dicono che negli anni sessanta era quasi duecento metri più profonda. A Marinella e Fiumaretta anche per colpa del Magra ,che negli ultimi chilometri è un immenso porto fluviale di mezzi da diporto , la spiaggia si è ridotta di centinaia e centinaia di metri . Altro regalo delle cave e dell’incuria becera degli amministratori locali, da tener presente che quel fiume un ‘anno sì e uno no allaga tutt’intorno !!!!!
Nembo e Giuseppe, condivido in toto quello che avete aggiunto. “Sì! Queste cose io le so” come nel racconto…Una realtà che va a cozzare con tutte le buoni intenzioni a tutela del territorio da parte degli Enti preposti . Balle !
Bravo Nembo, hai puntualizzato con precisione: è l’amara realtà. Ti dirò che oggi c’è un grande commercio di polveri(calcio) e granulati, cosa che contribuisce ancor di più alla distruzione delle montagne. Nel mio racconto emerge la cava di “ieri” come ho deto a Franco. Grazie delle tue utili note.
Giulio la passione per il tuo lavoro, la si sente mentre scrivi, sai spiegare tutto in modo da far capire anche a chi non conosce che il marmo che ha in casa. Ho letto con piacere quello che hai detto a Edis.maria sul maledetto toscano. Un uomo con il cuore grande. Ti saluto con un grande ciao.
Non solo marmo… anche granito, basalto e altre pietre da costruzione. Si spolpano le montane per costruire strade e palazzi. Conosco la vita dei cavatori di una volta, è sempre stata di grande fatica, grandi rischi e pochi riconoscimenti, a volte ottenuti solo dopo dure battaglie sindacali e legali. Ma nei cavatori rimane l’orgoglio di aver dominato le pietre. Grazie Giulio.
Il business del marmo divora le montagne, così scompaioni le Alpi Apuane. Il marmo sarà anche ricchezza, si ma una ricchezza che ci impoverisce (vedasi denuncia CAI)In termini di valori estratti si stimano che ogni tonnellata di marmo in blocco vengano distrutte dieci tonnellate di montagna. Le cave sono date in concessione a molti comuni e non solo anche a ricchi privati e gli stessi hanno un bel introito,c’è poi la questione della acque che si verifica quando piove trascinando la polvere di taglio dei marmi e oli esausti delle macchine per il taglio, il tutto va a finire nei torrenti, ricchezza si ma anche davastazione.
Franco, condivido pienamente. la cava di “ieri” non inquinava. Ogi è un disastro. Pensa che in questi giorni ci sono molti incontri perchè ricorrono i 500 anni dall’arrivo di Michelangelo sulle cave della Versilia e Carrara. Ebbene, non ho mai sentito la parola INQUINAMENTO. Parlano di coltivazione delle cave. Le cave non si coltivano, non sono ne orti ne campi e le montagne non ricrescono.Quello che è distrutto è distrutto per sempre. E stanno zitti, ma chissà quante sorgenti spariranno o saranno già inquinate . Te che conosci le Apuane, avrai visto che il Monte delle Cervaiole non esiste più.Ma l’industria del marmo deve andare avanti. E non sarebbe nulla se, la lavorazione fosse fatta in loco, no! Partono blocchi grezzi per le vie del mondo.Ecco che, vi è un interesse di pochi, a discapito di molti.
Credo si possa riassumere in grande passione per il lavoro nonostante grandi sacrifici, che bello leggere ancora questi racconti di vita vera, tempi in cui erano fondamentali i valori della vita. Grandi esempi di umiltà che raramente si vedono al giorno d’oggi.
Vorrei scrivere qualcosa sulle Apuane che conosco bene, Giulio non me ne voglia. La parte “malata” di queste splendide montagne è la “marmettola” ,è la fanghiglia di marmo e acqua che scende dalle cime e colora di bianco latte fiumi , torrenti e canali. L’impatto visivo è impressionante ma anche altamente inquinante perchè rischia di seccare fiumi e canali , si comporta come il cemento. Scrittori come Camilleri, Ovadia, Settis, Prosperi hanno scritto contro questi inquinamenti e contro lo sfruttamento intensivo delle cave , ma le industrie del marmo sono forti e della montagna e della sicurezza dell’ambiente e dei lavoratori se ne fregano.
una storia di altri tempi, l’hai descritta molto bene Giulio, non sembra reale, sembra impossibile che ci siano state delle persone che, x poche lire, hanno fatto una vita da cani, e nonostante tutto siano ancora innamorate, di quel lavoro che ha quasi tolto loro la vita raccontare tutto questo ai nostri ragazzi penserebbero che è solo fantascienza hai scritto una spezzato di vita molto bello
meraviglioso il video sulle Alpi Appuane visto in internet, maestosi, eleganti, prepotentti, signore senza il capello perciò si vede la loro pelata, vestite di abiti bianchi che sembrano fantasmi, ma sembra che parlano, forse l’eco della sua montagna ti dice amami, rispettami, io sono il marmo di CArrara
Giulio ti ringrazio della precisazione che, d’altra parte dopo tanti anni di lettura dei tuoi scritti e ascolto della tua musica, avevo già intuito il tuo ” CARATTERE” forte, sincero e uso a parlare chiaro e forte! Anche io ti assomiglio un po’ nella vita, e sono abituata ad affrontare ciò che mi si prospetta!Mi sembrava strano che non mi rispondessi, negli anni passati, e pensavo di essermi sbagliata nel giudicare la tua personalità!Sono contenta di aver giudicato ,anche solo dagli scritti,( il che non è facile) ,perchè le parole spesso possono essere presentate in modo subdolo! Ora ho capito anche che il libro “Maledetto toscano” di Curzio Malaparte non ce’entra nulla!!!!!!Grazie e buona serata!
Questi vecchi cavatori di cui parlo, sono gli ultimi “parenti” degli scalpellini di Settignano che portò Michelangelo sulle cave del Monte Altissimo. Ma siccome , io, non sono uno storico , dovrò ricorrere a qualcuno che conosco per erudirci in merito .
Per quanto riguarda il tuo post, caro Giulio, non ho parole. Mi ha commossa ed emozionata a mille! Il coraggio, la determinazione e la forza d’animo e fisica di questo uomini, spiazzerebbe chiunque al giorno d’oggi. Come si suol dire: se lo racconti ai giovani d’oggi ti guardano come fossi un alieno, non ci credono. Eppure è vero, tutto sacrosanto vero!!!!
Ti abbraccio e continua a stupirci ed emozionarci con le tue storie di Vita Vera!!! Sono uniche e straordinarie.
I complimenti li faccio io a te, Giulio. E ti chiedo scusa, come lo chiedo a tutti gli amici, per non essere riuscita a farvi visualizzare il bellissimo video che ho postato. Mi dispiace, purtroppo le ho provate tutte, forse sono io l’incapace. Ma sono anni che faccio questo lavoro e non ho mai avuto problemi a postare un video, ora sembra tutto modificato, il video è perfetto nella pagina-lavoro del blog e quando si apre da Eldy sparisce lasciando una macchia nera. Mi dispiace moltissimo e, come ho suggerito nella chat, l’unico sistema per vederlo è passare attraverso Internet. Lì è perfetto.
edis,maria, nessun riferimento a Curzio Malaparte, non oserei mai ergermi a tali livelli letterari. Il mio -“maledetto toscano” , vuole essere un modo per dire tutto il contrario, anche se, dentro di me, sono contestatore e perchè no, anche rivoluzionario. E nei miei scritti , emerge sempre quel lato di rivendicazioni, di rabbia per tutte quelle categorie di operai come nel racconto.Ecco che, vorrei veramente essere un Maledetto Toscano, con il proposito di togliere a chi ha troppo a favore di chi non ha nulla o poco.
Giuliolu,come sempre i tui post, sono racconti veri, ma di una grande sensibilità personale,non voglio piu’ che ti presenti come il( maledetto Toscano) tu sei un grande uomo con molto sensibilita’ verso tutti.una storia di altri tempi, purtroppo andato male, per questo Signore che hai incontrato, con due stampelle fino sotto le ascelle e una papalina in testa,ma sempre un sorriso stampato nel suo viso. e un sigaro tra i suoi denti.fermo davanti a una cava dove un tempo lavora, con il papa’ di Giulio, erano cavatori, lavoravono insieme, mentre te lo guardavi per salutarlo lui parlava a queste lastre di marmo osservando il colore e alzando le stampelle al cielo mentre commentava da solo intusiasto delle bellezze di quel marmo pregiato, della cava dove lui aveva iniziato lavorare a 15 anni,e comincia a raccontare le storie vere ma di periodi lontani , allora cerano le lotte. Sindacali, scioperi, ma poche conquieste. ma guardando sempre allineati i blocchi di Marmo: Dicendo ci sono cresciuto qui, fino a storpiarmi e po ripeteva guarda che meraviglia le venature.Insomma ridotto in quel modo l’uomo osservava il loro marmo.O L’arabescato è il marmo piu’ bello delle Apuane.Nonostante le sue gambe avendo subito un grave infortuneo le sue gambe rotolano verso il basso stava rischiando di schiacciare il bacino, questi erano gli uomini forti di un tempo, nonostante tutto si ferma ad ammirare il marmo delle cave Apuane.Complimenti a Giuliolu per la sua grande umanità,e a questo Signore che possa vivere il meglio e lungo possibile. Un Saluto e un grazie a Giuliolu.
Mi è successo tante volte quando mi sono fermata davanti a una statua di marmo, tutti apprezzavano l’arte del maestro io invece vedevo il lavoro dei cavatori, quelle mani rosse dal freddo, quelle spalle curve dalle fatiche, e la speranza che quel giorno tutto procede senza incidenti. Forse sono polemica ma il tuo articolo lo leggerei alla camera e poi al senato, perchè proprio ieri hanno portato la pensione fino a 67 anni.
si vero ora c’è la tecnologia ad aiutarli ma sempre lavoro usurante è.Mai sentito oltre te diffendere questa cattegoria e penso che sono uomini di scarto ma bensì uomini d’onore
Sempre scorrevole e piacevole la prosa di Giulio e chi conosce le Apuane sa che queste atmosfere questi personaggi sono veri.
Le Apuane sono strane montagne , dal mare sono belle come le Dolomiti “sembrano” sempre innevate con le nubi che spesso scorazzano tra le cime e ti domandi , se sei in acqua, se ti triovi in un lago alpino o sei veramente al mare. Poi le affronti sali le strade tortuose e vedi le orride ferite che l’uomo ha procurato. Impressionanti crepe bianche squadrate e innaturali, macchine gigantesche che sezionano come in una sala operatoria questa meraviglia della natura.
Ottimo brano con splendide forme descrittive, ma io vorrei, se tu me lo permetti, cominciare dal ” FONDO!!Da parecchi anni, cioè da quando hai fatto il tuo ingresso in eldy,ti sei presentato come ” il maledetto toscano”Io ero già presente ed attendevo , e te l’ho chiesto, come si poteva agganciare tale attributo a Curzio Malaparte, ai suoi libri, in special modo al Maledetti toscani! Se tu potessi , Giulio, chiarire la mia curiosità,forse il ” maledetto,” aggettivo non deluderebbe quasi tutti i lettori che non comprendono il significato!Grazie!
Una bella storia di altri tempi, che a volte ci porta a un smarrimento che,a tratti,nel leggere sembra che non è mai esistita in quel periodo, perchè oggi con l’evoluzione industriale della tecnologia ha consentito di abbattere fatica e tempi di produzione in modo esponenziale.Quel principio etico su cui era basato la vita lavorativa non esiste più, come purtroppo oggi non esite più il lavoro o quasi per i nostri giovani.
n bellisimo racconto di vita vera,narrato con la tua tua solita umanità ,volutamente celata sotto una dura scorza.Ti assicuro che guardando una bella opera d’arte ammiravo l’opera,mai un pensiero al terribile lavoro di chi aveva fornito il materiale ,grazie GIULIO .Quante cose dovrebbero sapere e conoscere i nostri giovani……………..
Signori, in tema di pietre e marmi sono rimasto impressionato di aver visto, in quel di Carrara, come avviene la produzione di blocchi e lastre di marmo. Mi permetto di suggerire di visitare i luoghi dove si estraggono marmi e pietre di enormi proporzioni. Uno spettacolo ciclopico che lascia a bocca aperta per le gigantesce dimensioni di quei lavori. Si rimane meravigliati che le “formichine umane” siano capaci di tanto. Cordiali saluti, Paul
Sono un frequentatore delle spiagge della Versilia e della Lunigiana e ogni anno per colpa di un porto come quello di Carrara che è stato costruito troppo “a mare” e che viene utilizzato pochissimo perchè quasi sempre il marmo viaggia su gomma o su treno, i lidi si riducono . La spiaggia a Ronchi è sui 50 mt.di profondità , mi dicono che negli anni sessanta era quasi duecento metri più profonda. A Marinella e Fiumaretta anche per colpa del Magra ,che negli ultimi chilometri è un immenso porto fluviale di mezzi da diporto , la spiaggia si è ridotta di centinaia e centinaia di metri . Altro regalo delle cave e dell’incuria becera degli amministratori locali, da tener presente che quel fiume un ‘anno sì e uno no allaga tutt’intorno !!!!!
Nembo e Giuseppe, condivido in toto quello che avete aggiunto. “Sì! Queste cose io le so” come nel racconto…Una realtà che va a cozzare con tutte le buoni intenzioni a tutela del territorio da parte degli Enti preposti . Balle !
Bravo Nembo, hai puntualizzato con precisione: è l’amara realtà. Ti dirò che oggi c’è un grande commercio di polveri(calcio) e granulati, cosa che contribuisce ancor di più alla distruzione delle montagne. Nel mio racconto emerge la cava di “ieri” come ho deto a Franco. Grazie delle tue utili note.
Giulio la passione per il tuo lavoro, la si sente mentre scrivi, sai spiegare tutto in modo da far capire anche a chi non conosce che il marmo che ha in casa. Ho letto con piacere quello che hai detto a Edis.maria sul maledetto toscano. Un uomo con il cuore grande. Ti saluto con un grande ciao.
Macchè scuse Lorenzo, avevo capito che ti eri sbagliato. Grazie di avermi letto
Non solo marmo… anche granito, basalto e altre pietre da costruzione. Si spolpano le montane per costruire strade e palazzi. Conosco la vita dei cavatori di una volta, è sempre stata di grande fatica, grandi rischi e pochi riconoscimenti, a volte ottenuti solo dopo dure battaglie sindacali e legali. Ma nei cavatori rimane l’orgoglio di aver dominato le pietre. Grazie Giulio.
Il business del marmo divora le montagne, così scompaioni le Alpi Apuane. Il marmo sarà anche ricchezza, si ma una ricchezza che ci impoverisce (vedasi denuncia CAI)In termini di valori estratti si stimano che ogni tonnellata di marmo in blocco vengano distrutte dieci tonnellate di montagna. Le cave sono date in concessione a molti comuni e non solo anche a ricchi privati e gli stessi hanno un bel introito,c’è poi la questione della acque che si verifica quando piove trascinando la polvere di taglio dei marmi e oli esausti delle macchine per il taglio, il tutto va a finire nei torrenti, ricchezza si ma anche davastazione.
Franco, condivido pienamente. la cava di “ieri” non inquinava. Ogi è un disastro. Pensa che in questi giorni ci sono molti incontri perchè ricorrono i 500 anni dall’arrivo di Michelangelo sulle cave della Versilia e Carrara. Ebbene, non ho mai sentito la parola INQUINAMENTO. Parlano di coltivazione delle cave. Le cave non si coltivano, non sono ne orti ne campi e le montagne non ricrescono.Quello che è distrutto è distrutto per sempre. E stanno zitti, ma chissà quante sorgenti spariranno o saranno già inquinate . Te che conosci le Apuane, avrai visto che il Monte delle Cervaiole non esiste più.Ma l’industria del marmo deve andare avanti. E non sarebbe nulla se, la lavorazione fosse fatta in loco, no! Partono blocchi grezzi per le vie del mondo.Ecco che, vi è un interesse di pochi, a discapito di molti.
Càspita, Giulio. Che figura, ti ho chiamato Guglielmo. E non hai detto motto. Quindi, sei pure buonissimo, altro che. Scusami tanto.
Credo si possa riassumere in grande passione per il lavoro nonostante grandi sacrifici, che bello leggere ancora questi racconti di vita vera, tempi in cui erano fondamentali i valori della vita. Grandi esempi di umiltà che raramente si vedono al giorno d’oggi.
Vorrei scrivere qualcosa sulle Apuane che conosco bene, Giulio non me ne voglia. La parte “malata” di queste splendide montagne è la “marmettola” ,è la fanghiglia di marmo e acqua che scende dalle cime e colora di bianco latte fiumi , torrenti e canali. L’impatto visivo è impressionante ma anche altamente inquinante perchè rischia di seccare fiumi e canali , si comporta come il cemento. Scrittori come Camilleri, Ovadia, Settis, Prosperi hanno scritto contro questi inquinamenti e contro lo sfruttamento intensivo delle cave , ma le industrie del marmo sono forti e della montagna e della sicurezza dell’ambiente e dei lavoratori se ne fregano.
edis.maria,E’ stato un piacere, magari si “dialogasse” con tutti. Grazie a Te .
una storia di altri tempi, l’hai descritta molto bene Giulio, non sembra reale, sembra impossibile che ci siano state delle persone che, x poche lire, hanno fatto una vita da cani, e nonostante tutto siano ancora innamorate, di quel lavoro che ha quasi tolto loro la vita raccontare tutto questo ai nostri ragazzi penserebbero che è solo fantascienza hai scritto una spezzato di vita molto bello
meraviglioso il video sulle Alpi Appuane visto in internet, maestosi, eleganti, prepotentti, signore senza il capello perciò si vede la loro pelata, vestite di abiti bianchi che sembrano fantasmi, ma sembra che parlano, forse l’eco della sua montagna ti dice amami, rispettami, io sono il marmo di CArrara
Giulio ti ringrazio della precisazione che, d’altra parte dopo tanti anni di lettura dei tuoi scritti e ascolto della tua musica, avevo già intuito il tuo ” CARATTERE” forte, sincero e uso a parlare chiaro e forte! Anche io ti assomiglio un po’ nella vita, e sono abituata ad affrontare ciò che mi si prospetta!Mi sembrava strano che non mi rispondessi, negli anni passati, e pensavo di essermi sbagliata nel giudicare la tua personalità!Sono contenta di aver giudicato ,anche solo dagli scritti,( il che non è facile) ,perchè le parole spesso possono essere presentate in modo subdolo! Ora ho capito anche che il libro “Maledetto toscano” di Curzio Malaparte non ce’entra nulla!!!!!!Grazie e buona serata!
Questi vecchi cavatori di cui parlo, sono gli ultimi “parenti” degli scalpellini di Settignano che portò Michelangelo sulle cave del Monte Altissimo. Ma siccome , io, non sono uno storico , dovrò ricorrere a qualcuno che conosco per erudirci in merito .
Per quanto riguarda il tuo post, caro Giulio, non ho parole. Mi ha commossa ed emozionata a mille! Il coraggio, la determinazione e la forza d’animo e fisica di questo uomini, spiazzerebbe chiunque al giorno d’oggi. Come si suol dire: se lo racconti ai giovani d’oggi ti guardano come fossi un alieno, non ci credono. Eppure è vero, tutto sacrosanto vero!!!!
Ti abbraccio e continua a stupirci ed emozionarci con le tue storie di Vita Vera!!! Sono uniche e straordinarie.
I complimenti li faccio io a te, Giulio. E ti chiedo scusa, come lo chiedo a tutti gli amici, per non essere riuscita a farvi visualizzare il bellissimo video che ho postato. Mi dispiace, purtroppo le ho provate tutte, forse sono io l’incapace. Ma sono anni che faccio questo lavoro e non ho mai avuto problemi a postare un video, ora sembra tutto modificato, il video è perfetto nella pagina-lavoro del blog e quando si apre da Eldy sparisce lasciando una macchia nera. Mi dispiace moltissimo e, come ho suggerito nella chat, l’unico sistema per vederlo è passare attraverso Internet. Lì è perfetto.
E per l’ennesima volta , complimenti a Francesca che sa trovare le immagini giuste:cosa non facile. Grazie Francy.
edis,maria, nessun riferimento a Curzio Malaparte, non oserei mai ergermi a tali livelli letterari. Il mio -“maledetto toscano” , vuole essere un modo per dire tutto il contrario, anche se, dentro di me, sono contestatore e perchè no, anche rivoluzionario. E nei miei scritti , emerge sempre quel lato di rivendicazioni, di rabbia per tutte quelle categorie di operai come nel racconto.Ecco che, vorrei veramente essere un Maledetto Toscano, con il proposito di togliere a chi ha troppo a favore di chi non ha nulla o poco.
Giuliolu,come sempre i tui post, sono racconti veri, ma di una grande sensibilità personale,non voglio piu’ che ti presenti come il( maledetto Toscano) tu sei un grande uomo con molto sensibilita’ verso tutti.una storia di altri tempi, purtroppo andato male, per questo Signore che hai incontrato, con due stampelle fino sotto le ascelle e una papalina in testa,ma sempre un sorriso stampato nel suo viso. e un sigaro tra i suoi denti.fermo davanti a una cava dove un tempo lavora, con il papa’ di Giulio, erano cavatori, lavoravono insieme, mentre te lo guardavi per salutarlo lui parlava a queste lastre di marmo osservando il colore e alzando le stampelle al cielo mentre commentava da solo intusiasto delle bellezze di quel marmo pregiato, della cava dove lui aveva iniziato lavorare a 15 anni,e comincia a raccontare le storie vere ma di periodi lontani , allora cerano le lotte. Sindacali, scioperi, ma poche conquieste. ma guardando sempre allineati i blocchi di Marmo: Dicendo ci sono cresciuto qui, fino a storpiarmi e po ripeteva guarda che meraviglia le venature.Insomma ridotto in quel modo l’uomo osservava il loro marmo.O L’arabescato è il marmo piu’ bello delle Apuane.Nonostante le sue gambe avendo subito un grave infortuneo le sue gambe rotolano verso il basso stava rischiando di schiacciare il bacino, questi erano gli uomini forti di un tempo, nonostante tutto si ferma ad ammirare il marmo delle cave Apuane.Complimenti a Giuliolu per la sua grande umanità,e a questo Signore che possa vivere il meglio e lungo possibile. Un Saluto e un grazie a Giuliolu.
Mi è successo tante volte quando mi sono fermata davanti a una statua di marmo, tutti apprezzavano l’arte del maestro io invece vedevo il lavoro dei cavatori, quelle mani rosse dal freddo, quelle spalle curve dalle fatiche, e la speranza che quel giorno tutto procede senza incidenti. Forse sono polemica ma il tuo articolo lo leggerei alla camera e poi al senato, perchè proprio ieri hanno portato la pensione fino a 67 anni.
si vero ora c’è la tecnologia ad aiutarli ma sempre lavoro usurante è.Mai sentito oltre te diffendere questa cattegoria e penso che sono uomini di scarto ma bensì uomini d’onore
Sempre scorrevole e piacevole la prosa di Giulio e chi conosce le Apuane sa che queste atmosfere questi personaggi sono veri.
Le Apuane sono strane montagne , dal mare sono belle come le Dolomiti “sembrano” sempre innevate con le nubi che spesso scorazzano tra le cime e ti domandi , se sei in acqua, se ti triovi in un lago alpino o sei veramente al mare. Poi le affronti sali le strade tortuose e vedi le orride ferite che l’uomo ha procurato. Impressionanti crepe bianche squadrate e innaturali, macchine gigantesche che sezionano come in una sala operatoria questa meraviglia della natura.
Appassionante, Guglielmo. Come tutto quello che fai. Purtroppo, con la scusa del progresso, siamo tornati indietro come i gamberi.
Ottimo brano con splendide forme descrittive, ma io vorrei, se tu me lo permetti, cominciare dal ” FONDO!!Da parecchi anni, cioè da quando hai fatto il tuo ingresso in eldy,ti sei presentato come ” il maledetto toscano”Io ero già presente ed attendevo , e te l’ho chiesto, come si poteva agganciare tale attributo a Curzio Malaparte, ai suoi libri, in special modo al Maledetti toscani! Se tu potessi , Giulio, chiarire la mia curiosità,forse il ” maledetto,” aggettivo non deluderebbe quasi tutti i lettori che non comprendono il significato!Grazie!
Una bella storia di altri tempi, che a volte ci porta a un smarrimento che,a tratti,nel leggere sembra che non è mai esistita in quel periodo, perchè oggi con l’evoluzione industriale della tecnologia ha consentito di abbattere fatica e tempi di produzione in modo esponenziale.Quel principio etico su cui era basato la vita lavorativa non esiste più, come purtroppo oggi non esite più il lavoro o quasi per i nostri giovani.