E dopo tanta violenza finalmente un pò di "dolce" che ci giunge dal nostro amico Giulio. Desidero fare una premessa a questo suo pezzo. Che sia storia vera o di fantasia poco importa, è comunque una pagina di un passato così lontano ma così delizioso, che oserei definire “l’amore d'altri tempi”. E lo dico perchè nell’era di whatsapp, internet e dei social network, le parole, i sentimenti latitano un pochino. A noi però, leggendo questo post di Giulio, non manca la voglia di sognare e di emozionarci. Diventiamo tutti più giovani e snelli, luminosi e brillanti. Pertanto, un grazie di cuore a Giulio e a tutti i forever young (per sempre giovani), auguro semplicemente buona lettura.
La sua casa era ai margini di un grande prato in collina. Ai lati c’erano le piane coltivate o da coltivare. In alto, al limitare del bosco, la stalla con le bestie: otto pecore, dieci capre. Una rete metallica impediva al gregge di andare a fare dei danni e sciupare il raccolto, solo il cane era libero di correre. Una grande capanna con il tetto coperto a tegoli toscani, ricopriva fieno, legname e attrezzi da lavoro. Una rudimentale canala rattoppata alla meglio, raccoglieva le acque piovane del tetto e le rovesciava in un grosso tino di castagno dal quale partivano diversi tubi di gomma per l’irriga-zione.
Andavo spesso a trovare il mio amico Mario, perché vi erano un’infinità di piante da frutto per ogni stagione, ma ci andavo volentieri anche perché, sua sorella era carina: anzi, bella. Quando mi vedeva, liberava le bestie e si andava nel bosco, ci pensava il cane a tenerle unite. Dovevamo cogliere le more e mirtilli, ma non riuscivamo mai, mai e poi mai, a riempire il piccolo canestrino di vimini fatto dal babbo. Quella marmellata di frutti di bosco, sua madre non l’ha mai fatta .
A primavera inoltrata era uno spettacolo, anche perché nel prato, durante l’inverno, ci gettavano le ceneri del caminetto e della stufa a legna e concime tritato, sparso come fa il contadino quando semina il grano. Così cresceva l’erba rigogliosa e un’infinità di fiori.
Saranno confini dettati dalla natura ma, da una parte nascevano le viole, sopra il sasso lungo di quarzo che brillava al sole, spuntavano i ranuncoli, più su ancora, le giunchiglie, sul ciglio assolato i croki. Ma a noi, io e Loriana, questo è il nome della ragazza, ci garbavano le viole.
Le giunchiglie, non le raccoglievamo, hanno un profumo forte, quasi da nausea, tant’è che in ambienti chiusi non vanno mai messe perché consumano l’aria: così dicevano i genitori. Mentre la viola, ha un odore tenue, leggero, dolce.
Le viole avevano colori diversi che andavano dal viola cupo al violetto chiaro verso il bianco. Tonalità diverse di colori si mescolavano in mezzo all’erba cipollina, al tarassaco, al trifoglio... Lory, così la chiamavo, individuava spesso i quadrifogli e li mostrava come un trofeo fissandoli in mezzo ai mazzetti delle viole. Io non ne trovavo mai: diceva che portano fortuna.
Aveva i capelli biondo-castano un po’ ricci che le sfioravano le spalle divisi da una riga dritta dalla parte destra che scopriva la fronte, una ciocca sbarazzina le cadeva sulla guancia sinistra e se la portava ogni tanto dietro l’orecchio, la camicetta a collo tondo sempre sbottonata che faceva intravvedere le rotondità dei seni. Gli immancabili pantaloni attillati arrotolati fin sotto il ginocchio e le scarpe da tennis ricoperte dalla piegatura dei calzini. Le sopracciglia ben delineate esaltavano due occhi dolci in una faccia luminosa. Le labbra sottili parlavano un linguaggio a noi noto: una melodia indimenticabile, fraseggi e improvvisazioni ispirate dall’emozioni di un amore che sboccia, il primo amore. Seduti sopra una rudimentale panchina ascoltavamo la musica da un piccolo gracchiante registratore a cassette: Daiana di Paul Anka, Smoke gets in your eyes, Only you dei Platters…E, ancora oggi, quando suono quei brani, sparisce lo spartito e un insieme di ricordi rimbalzano nel cuore.
I campanili appollaiati nelle anse dei monti, si salutavano suonando l’inno del mezzogiorno. Puntuale arrivava il richiamo della mamma, alla quale rispondeva a bassa voce: un attimo, prendo l’insalata nell’orto e arrivo. Capivo che doveva rientrare. Ancora un guizzo nel bosco per un bacio frettoloso e correva verso casa. Salutavo e sparivo donandole una comprensiva occhiata che voleva dire: alla prossima. Mario accudiva le bestie e fingeva di non vedere: erano accordi presi con la sorella: una buona e giusta complicità.
Sono passati molti anni, le strade si divisero. Ma quando sento il profumo di viola il ricordo va a quei giorni spensierati, a quel sole che scaldava la faccia e il cuore, a quella montagna di rovi con le more, a quella quercia che porta ancora le nostre iniziali racchiuse in un cuore: G-L.
Giulio Salvatori - Il solito Maledetto Toscano.
(Luoghi e nomi, sono puramente casuali e nascono dalla fantasia dell’autore.)
Non voglio fare il professorino di giornata. Quando uno scrive, segue dei criteri di narrazione legati all’ambiente , al paesaggio , ecc ecc . Nessuno, nessuno vuole ritornare indietro nei tempi con l’accetta attaccata alla cintola. E così fa il pittore o l’esecutore di musica. Perchè, altrimenti, si ascolterebbe solamente elettronica, dove l’esecutore non esiste.Potrei continuare, ma siccome sento che mi agito…mi fermo qui.
Mario, non credo che con questo post e i commenti di tutti si sia voluto fare del patetismo assurdo con rimpianti ascrivibili ai tempi passati. Difficilmente in questo blog ci rendiamo ridicoli con svenevolezze e sdolcinature che non ci competono, e tu dovresti saperlo. OK? Ergo,qui il tema si sviluppa soprattutto attraverso la comunicazione. Comunicare vuol dire trasmettere i pensieri, le emozioni, i disagi e le paure che accompagnano da sempre la vita dell’uomo; vuol dire avere la libertà di esprimere la propria interiorità senza vincoli né restrizioni. Converrai con me (e con tutti noi) che la comunicazione oggi è troppo virtuale e poco reale, vero? E se queste considerazioni portassero a desiderare un più giusto equilibrio nella virtualizzazione della società odierna, che male ci sarebbe? Fermo restando che tutti siamo concordi nell’affermare che la tecnologia e la scienza hanno fatto grandi passi negli ultimi anni e quindi: ben vengano!! Ma il sentimento Amore è un’altra cosa, lui desidera godere di più tempo nel reale e meno nel virtuale (che rimarrà sempre, e comunque, una chimera). Ciao
Il tempo passa e l’animale UOMO, grazie alle sue scoperte scientifiche si evolve. immaginate una vita senza televisione, senza internet, senza notizie. Ora immaginiamo una vita dove bisogna alzarsi tutti i giorni all’alba per accudire le bestie,andare in campagna a tagliare la legna per cucinare, riscaldarsi ecc. Da piccolo ho vissuto con i miei nonni e vi assicuro che le viole era il loro ultimo pensiero, Và bene il romanticismo, ma per favore non rimbiangiamo il vecchio mondo fatto di fatica e di rinuncie. ma guardiamo il nuovo con le meraviglie che ci sono.
Ho visualizzato i video proposti da Giulio e ho capito la differenza tra giunchiglie e narcisi. E’ proprio come dice lui, le prime sono di colore bianco e profumatissime, i narcisi solitamente sono gialli con bordi arancioni. Ho cercato di inserire il video nel post ma Eldy non ne vuole sapere…peccato!
Giulio, la mia definizione di “Amore d’altri tempi” non era certo riferita al sentimento fine a se stesso ma alle manifestazioni, ai coinvolgimenti esteriori. Mi riferivo, quindi, non tanto al sentimento in sé ma al modo di vivere l’amore che oggi ha subìto molteplici cambiamenti, in base soprattutto al modo di vivere moderno, alla mentalità e al contesto culturale. Un amore, insomma, che si è adattato alla contemporaneità e utilizza la tecnologia per nascere e forse…crescere. Crescere…??? Mah….nutro qualche dubbio in merito.
Non capisco perchè, l’amore di ieri deve essere diverso da quello di oggi.” Amore di altri tempi”. Oggi sarà più tecnologico, più immediato, non ci vogliono prati in fiore per incontrarci o greggi di pecore. Gli appuntamenti vanno per via telematica , ma credo, e voglio sperare che, il cuore batta anche in questa era moderna. Io, continuerò a scrivere d’Amore e, se mi riesce, col cuore. Grazie a tutti per avermi letto.
Sono riuescito a trovare il filmato della fioritura delle giunchiglie,Vi suggerisco di guardarlo.Andate in internet e cliccate :ALPI APUANE FIORITURA DELLE GIUNCHIGLIE. Oppure : MONTE CROCE FIORITURA DELLE GIUNCHIGLIE.
Francesca,precisa come sempre. Da noi le giunchiglie sono bianche e profumatissime, Pensa che c’è un prato grandissimo in un fianco delle Apuane , che molte persone salgono per vedere la fioritura delle giunchiglie. E’ uno spettacolo che madre natura ci regala ogni anno a primavera.Sicuramente c’è anche il filmato , perchè la TV , poco tempo fa lo fece vedere. Grazie ancora.
Giulio, io non ti racconterò la mia prima storia d’amore, quella storia che ha visto sbocciare un sentimento al quale, allora, non trovavo un nome. Ma posso dirti che la serbo ancora in cuore, protetta e rinchiusa nel cassetto delle cose preziose. E tale rimarrà fino alla fine dei miei giorni.
Ma torniamo alle cose materiali. Mi hai detto di non aver trovato le giunchiglie. Sinceramente credevo di averle postate, le vedi? Sono quei fiori gialli che tutti noi, comunemente, chiamiamo narcisi. E questo è ciò che mi ha detto il "signor Google" ma mi ha anche spiegato che il vero nome di entrambi è "Narcissus jonquilla". Inoltre ha aggiunto che il nome vernacolo "giunchiglia" viene assegnato frequentemente, oltre che ai fiori della specie "jonquilla" anche a quelli della specie simile, cioè "narcissus" del quale ne esistono diverse specie e varietà di colori. Io mi sono fidata, forse ho sbagliato? Magari dalle tue parti sono differenti. Correggimi tu, ti prego.
Ciao.
Gente della Valle di Eldy, un tuffo nel passato non guasta mai. Chi vive vicino al mare, parlerà dei tempi passati di tuffi, sole, salmastro e…Chi vive altrove, fa una panoramica del luogo con profumi ec ecc . Ma la dolcezza e il bello, è ovunque. basta frugare nei ricordi.Io preferisco un tufo in mucchio di fieno che un tuffo in mare, anche perchè non so nuotare.Scherzi a parte, grazie a tutti. E un grazie particolare a Francesca che deve essere andata in una serra per trovare tutti quei fiori. Le ginchiglie , però, non l’ha trovate. Grazie Franci
Bello questo tuo racconto GIULIO delicato e romantico ,mi riporta i miei verdi anni.Passavo le estati in campagna con nonna ,perchè non. respirava in città .IL figlio più grande della fattore ,il pomeriggio ,quando nonna riposava ,veniva a farmi compagnia .Ci sedevamo sulla panchina dietro casa e dopo essere pulito più volte la mano nella giacchettina mi prendeva la mano e mi metteva un profumato rametto di……..ramorino….un saluto
Una documentata lezione di botanica campestre fa da colorata cornice ad una deliziosa, appassionante e delicata storia d’amore. Grazie Giulio per la diligente descrizione dei fiori… la storia d’amore la conosciamo: l’abbiamo vissuta tutti, pressapoco allo stesso modo ed è sempre bello ricordarla.
Un saluto… ed alla prossima storia, ciao.
Hai avuto la capacitàdi farmi sognare, di entrare dentroa un dipinto di Van Gogk, dove i fiori la fanno da padrona, e due creature sbocciate anche loro a primavera come le viole, tentano di darsi un tenero bacio, questo quadro in nessuna mostra lo trovi perchè solo il tuo scritto e riuscito a farlo
Giulio, bellissimo racconto, mi sembra d’essere nei posti dove son nata. Mi stai facendo rivivere i tempi di una volta, che mai ho dimenticato, anche perchè son tanto uguali se vai in campagna a quelli dove vivo ora. Mi sembra di vedere Lory tutta felice per la tua compagnia e posso immaginare che provi quando suoni le canzoni dei nostri tempi. Ti ringrazio di avermi fatto leggere un racconto tanto romantico. Un saluto ciao
GIULIO, Bellimo questo post, dopo un lungo periodo di Violenza per fortuna un po di serenità, con questo bellissima storia di amicizia con la scusa che andavi trovare Mario un suo caro amico.vedeva pure la sorella biondina molto graziosa che ti faceva battere il cuore. Giulio amori di altri tempi, ma sempre belli sono.complimenti per questa coreografia certo di altri tempi, quel campo di viole spettacolare che se annusi senti ancora il suo profumo,la stalla con le dieci pecore e otto capre,ma erano ricintate per non farle rovinare il raccolto, di libero cera solo il cane. andava spesso Giulio a trovare l’amico Mario, perche’ aveva tantissimi frutti, di tutte le qualita’ Mirtilli, more, e tantissimi fiori dai mille colori che crescevano all’inverrno sopra le roccia, che buttavono la cenere dei cammini e stufe, meravigliosi, ma per Giulio era una scusa andava in quella collina perche’ cera una bellissima ragazza bionda e ricciolina sorella di Mario, di cui il cuore cominciava battere , giustamenti di una bella fanciulla.la mamma diceva porta i frutti che devo fare la marmellata, ma non cera tempo per raccoglierli, il cestino tornava sempre vuoto. ma quella era la stagione ,giovani snelli, belli e l’amore cominciava arrivare.questa storia d’amore èra molto bella ancora i ricordi rimbalzano al cuore.Hanno lasciato dei piccoli ricordi Un cuore in una grossa quercia.. G-L E Un cuore che forse batte ancora, magari nella fantasia.Complimenti Giulio, bella questa romantica storia d’amore.Un Saluto.
ANche nell’era dei Wahatsapp, dei social, il valore dei tempi antichi e di se stessi si apprezzano sempre.Narrazioni che ci fanno rivivere storie di altri tempi che le rendono al giorno d’oggi anche poetiche come questa che ci ha presentato Salvatori.I ricordi belli lasciano sempre tracce che non si dimenticano.
Toh, il nostro amico toscano innamorato.Roba d’altri tempi, naturalmente. Bellissimi, deliziosi, con la natura e l’amore di quasi bambini che trionfano. E le viole, con quel profumo. E la marmellata mai fatta. Grazie, Giulio, un racconto che magari ce ne fossero tanti in quest’epoca depravata. Ti abbraccio.
Meraviglioso pezzo di prosa , con un accenno a quel toscano dolce “ci garbavano le viole” che diventa musica. Per uno che negli anni cinquanta frequentava i primi amori quei “pantaloni arrotolati fin sotto il ginocchio e quelle scarpe da tennis ricoperte dalla piegatura dei calzini ” che facevano tanto Audrey Hepburn , mi riempiono di struggente nostalgia. Bravo Giulio !