In Eldy , più o meno , siamo tutti anziani e non so quanti hanno la fortuna d'avere ancora la mamma , io l'ho persa in questi giorni di dieci anni fa , aveva 94 anni .
Certe volte , alla sera , quando dopo cena mi siedo davanti alla televisione , in modo distratto penso : "ho telefonato oggi a mia madre ?" Come se il legame non potesse mai annullarsi con la morte , infatti che cosa c'entra la scomparsa , con i ricordi , gli affetti ancora vivi sulla pelle , l'amore per la propria mamma.
Alla sera a letto nel buio , tendo ancora la mano per cercare di sentire un movimento , un lieve soffio d'aria , che mi dia la sensazione che è ancora lì a tutelare il suo ottantenne bambino.
La mamma ce la portiamo dentro perché quel cordone ombelicale che è stato tagliato alla nascita , idealmente non si è mai spezzato .
Non importa se una madre è bella o brutta, difficoltosa o saggia, sana e disponibile o malata e scostante , è la tua carne , siamo il suo ventre , siamo le sue lacrime , il suo sorriso , la sua mano che alla fine stanca stringi finché il freddo della morte la rende inanimata nella tua.
Mamma , maman , mamae , moèder , mùtter , mami, mamicka , mama , mam , è il primo fonema del bambino ma...ma ...in tutte le lingue in tutti i luoghi , il primo viso che vediamo , il primo contatto fisico che abbiamo , la prima sensazione vitale con il suo latte.
Non sono un credente e non penso che Giuseppe Ungaretti lo fosse almeno nell'accezione del termine , ma vorrei proporre la sua poesia "la madre" , per pensare che in un possibile "dopo" le madri ci saranno per proteggerci anche di fronte al giudizio di Dio.
Come sono contente le nostre mamme ! Quante stupende e poetiche parole !Forse manderanno una lacrima di gioia che troveremo come rugiada su di una rosa , o sarà quella lacrima di commozione che ognuno di noi leggendo avrà versato e sarà anche la loro lacrima , perchè sono e saranno sempre dentro di noi.
LETTERA A MIA MAMMA
Te ne sei andata così, in silenzio come in silenzio hai accettato e sopportato tutta la sofferenza di questi ultimi mesi.
Te ne sei andata poco prima di Natale, quando tutti dovrebbero essere felici e star bene.
Ti ha portata via un “clandestino” che aveva deciso di prendere possesso del tuo già fragile corpo.
Ma tu l’hai ospitato col sorriso sulle labbra, senza mai ribellarti.
E sempre col sorriso mi accoglievi tutte le volte che venivo da te, in ospedale.
Mi dicevi ” sei stanca, vero Francesca? Ma quanto corri? Sei sempre in autostrada per venire da me, riposati un pò”.
“Ma no, mamma” ti rispondevo. “Non sono affatto stanca, e poi mica corro io, è la macchina che mi porta”.
E subito dopo ti chiedevo “come stai mamma?”
“Bene” mi rispondevi. Bene…bene…sempre bene, fino all’ultimo istante.
Mi domandavi come stavano gli altri, la mia famiglia, ma soprattutto volevi sapere dei bimbi. Di quel piccolino nato pochi mesi fa che ancora non avevi conosciuto. Quanta voglia avevi di vederlo!
Io, allora, prendevo lo smartphone e ti mostravo le foto che avevo fatto ai bimbi, e i video dove loro ti salutavano con la manina, ti mandavano bacini. Tu ridevi felice, paga di questi piccoli ma preziosi attimi e gli rispondevi sforzandoti di usare tutta la poca voce che ti era rimasta. Li salutavi anche tu e ricambiavi i loro baci.
Ricordo che appena l’infermiera ti toglieva la flebo tiravo fuori il nostro mazzo di carte e giocavamo.
Era il tuo gioco preferito. A volte ti stancavi ma spesso vincevi con tutta la voglia che avevi di vivere e guarire.
A volte crollavo io dalla stanchezza e allora tu mi dicevi “vai a casa, cara, vai a riposarti”.
Poi tornava l’infermiera con altre flebo ed io pregavo che non dovesse massacrarti ulteriormente.
Le tue mani…le tue braccia…i tuoi polsi…persino i piedi erano straziati dagli aghi. Quante torture.
Ma tu non ti lamentavi mai.
Sapevo che soffrivi e allora, non potendo far altro, quando ti assopivi ti accarezzavo piano, piano, dolcemente per non farti male. Ti massaggiavo delicatamente le gambe, ormai intorpidite dalla lunga immobilità.
E tu lo sentivi. Mi dicevi “grazie Francesca, i tuoi massaggi mi fanno riposare tranquilla, le tue carezze mi fanno tanto bene”.
Poi ti appisolavi e io allora mi appoggiavo al tuo letto, chiudevo gli occhi e pensavo…pensavo…pensavo.
Rivedevo il parco, quello che ti piaceva tanto. Mi rivedevo con te a spingerti sulla carrozzina.
E anche allora ti preoccupavi per me. “Ti faccio far fatica, vero Francesca?” mi dicevi. “Ma no, mamma, guarda che bel sole, è un piacere passeggiare con te per questi bei viali”.
Lì vicino c’è una villa storica ricca di arte e impreziosita da uno stupendo giardino decorato con statue e mosaici seicenteschi.
Io ti spingevo fin lì per fartelo ammirare e parlavo…ti spiegavo. Tu guardavi ammirata, ascoltavi e mi sembravi felice. O forse ti annoiavi ma non lo davi a vedere, sapendo quanto la tua pazza figlia amasse l’arte.
Oggi è il giorno di Natale Mamma, e sono venuta a trovarti nella tua nuova casa. Volevo parlarti un pò.
Sai Mamma, c’è un maledetto vuoto nella nostra vecchia casa. Vago tra una stanza e l’altra, tocco i tuoi oggetti, accarezzo le cose che amavi. Apro i cassetti. Ci trovo dentro di tutto. Eri diventata come i bimbi, raccoglievi tutto, conservavi ogni cosa. Ti affezionavi…qui tutto parla di te.
Ma sono qui anche per chiederti scusa, Mamma per tutte le volte che ho alzato la voce con te, per farti mangiare, per farti alzare dal letto e portarti un pò fuori a fare due passi quando ancora, faticosamente, ci riuscivi.
Perdonami Mamma, ora so che lo facevi per farmi contenta.
Ora il dolore si fa più forte.
Eccolo lì, l’orologino che ti abbiamo regalato lo scorso Natale. Vedo ancora la gioia nei tuoi occhi. Lo conservavi come una cosa preziosissima.
Ora è fermo, fermo ad un’ora…..QUELL’ORA..
Anche lui è stanco.
Buon viaggio MAMMA, Ti Voglio Bene. Dai un bacio a papà.
Francesca
Oscurità vecchia amica, siamo soli io e te, la luce dei pensieri e dei ricordi, mi avvolge in una luce opaca, ascolto la voce del silenzio, le soavi note dei ricordi, sfiorano il mio presente di cui sento ancora il suono dei passi di un cammino insieme mano nella mano. Gocce di pioggia cadono lievi su quei momenti che abbiamo vissuto insieme, non ascolto il brusio della gente. Mi avvolge un soave ricordo. Quella luce opaca della lampada, si mescola con il silenzio della stanza, la pioggia continua a cadere lentamente le gocce si frantumano su i miei pensieri, in segni di quel bene donato. I miei ricordi fanno eco nella stanza, nel silenzio la tua voce, come rose verso il cielo, profumo d’amore. profumo di te. Gu.⚜️
mamma.
che dire io che ho fatto da madre a mia madre?
lo amata come una bambina, lei se ne stava per giorni interi delirando, era una di quelle persone malate di mente, tanto è vero che lo salvata dal suicidio.
tutto ebbe inizio che io avevo 10anni e sono diventata la donna di casa la madre di tutti e la badante di mia mamma.
non conosco un suo bacio ma lei conosceva il mio,nell’infinata tenerezza che mi faceva.
Mamma lo so nei pochi momenti di luciditàmi chiedevi perdono, ma tu non eri colpevole di niente si ci può ammalare anche nel cervello per questo tu lo avevi perso.
sono passati anni ma resti sempre nel mio cuore ciao mamma
Il bisogno della mamma lo sentirai sempre.
Riporto queste modeste parole che avevo dedicato alla mia mamma dopo la sua scomparsa. Non serve aggiungere altro. Grazie.
MAMMA
Dedica ad una mamma che non c’è più
Da te ho avuto la vita,
dal tuo seno
ho ricevuto nutrimento.
Ciò che mi davi
erano tue privazioni.
Nella mia oscurità
sei stata luce,
nei miei dubbi
sei stata certezza,
nella mia nebbia
sei stata chiarezza,
nelle mie malattie
sei stata toccasana.
Mai nessuna
potrà essere come te.
Ora che non ci sei capisco
che per quanto meritavi
non ti ho dato abbastanza,
per quanto mi hai dato
dovevo darti di più.
Tutte le mie mancanze
sono, oggi, il mio rimorso.
Ti chiedo perdono
ma so che anche da lassù
ancora una volta
hai perdonato.
Grazie mamma.
Giuseppe
Grande Franco come sempre. Ricordo una poesia che diceva: …Mia madre a sessant’anni, e più la guardo e più mi sembra bella. credo dicesse così . Grazie per farci riflettere : fa bene al cuore
Franco, bellissime le parole di questo post.Mamma è la prima parole che si pronuncia e l’ultimo che si dice, Sei stato fortunato hai potuto goderla per tanti anni, e vero siete stati legati dal cordone ombellicale,amandovi rispettandovi con amore,A volte senti ancora la sua presenza,ti fermi e pensi oggi avro’ chiamato la mia mamma.bello questo legame,bravo Franco,Complimenti di questa bella poesia di Giuseppe Ungheretti.Un saluto per te.
Bellissimo racconto, condivido di buon grado.
La mamma è veramente tutto, non ci sono parole per esprimere il legame da tra madre e figlio/a.
Quando si parla della mamma il rischio che si corre è quello di scivolare nell’oleografico, nel’irrazionale. Ma scherziamo, amiche ed amici? La mamma è mamma, è nostra e soltanto nostra. Grazie, Franco, di averci fatto rientrare per un attimo nel suo mondo, che è anche il nostro. Inequivocabilmente.