La primavera è la stagione che invita a fare le semine nei campi, potare le siepi, tagliare l’erba ecc. Mi raccontava mio padre, che il Monsignore della parrocchia di una città vicina, aveva
un uomo che faceva tutti questi lavori nei terreni della chiesa.
Una mattina, aveva lavorato così tanto che commosse la perpetua, la quale si rivolse al Monsignore chiedendogli se poteva apparecchiare anche per il bravo Antonio: questo era il nome del
camarlengo. Avuto il consenso, corse dall’uomo dicendogli che, al suonare delle ore dodici, si presentasse pulito e lavato che era loro ospite.
Allo scoccare dei dodici tocchi, era già sulla soglia della canonica; la donna lo accompagnò in sala pranzo, proprio di fronte al Monsignore. Quando arrivò con il mangiare, il Reverendo iniziò la preghiera di ringraziamento:
“Signore, benedici noi e il cibo che stiamo per prendere.” Antonio, più che pregare, guardava il contenuto del vassoio che la perpetua aveva posato sul tavolo. Conteneva una grossa bistecca di
carne e una più piccola, ma tante patatine arrosto e altri bocconcini di carciofi impanati e fritti. Non poteva mancare un bel fiasco di vino rosso con la scritta: Chianti. Quando Monsignore si accorse che la bistecca grande era rivolta verso Antonio, cominciò a parlare: "Vedi Antonio noi ti ringraziamo del lavoro che fai tutti i giorni, è un giardino ovunque. Bravo! Mi fa piacere averti alla mia mensa. Sai Antonio, volevo dirti che, bello sarebbe girare il mondo e conoscere usi e costumi delle genti...."
E mentre diceva queste belle parole, aveva girato il vassoio, così che, la grossa bistecca, ora si trovava dalla sua parte.
Antonio si accorse di questa bravata del Monsignore, e ci mancò poco che imprecasse, ma si riprese subito: trionfò la saggezza contadina, e:
"Reverendo, sa, io non posso girare il mondo come dice lei, sono povero e la ringrazio della Sua bontà, però, mi hanno sempre detto che, la sera, ognuno deve ritornare a casa sua".
E rigirò il vassoio dalla sua parte. Il Monsignore fece finta di nulla completò la preghiera: "E danne a coloro che non ne hanno"
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Giulio Salvatori
18/05/’20
molto ironico il tuo raccondto Giulio- certo che Monsignore dall’alto della sua istruzione è una persona colta ma il contadino con la sua saggezza fina non è da meno
Sempre grande a raccontare la tua terra.
Caro Giulio come sempre ci sorprendi con racconti che regalano, oltre al divertimento della lettura, anche l’arguzia e le sottigliezze di un’acuta e brillante ironia. Ma che te lo dico a fare? Tu sei tu, sei bravo e mi garbi davvero tanto!
Bellissimo siparietto fra il Monsignore ed il contadino. Grazie Giulio.