La sera giunse d'improvviso , come se un annuvolamento subitaneo , di quelli che portano grossi scrosci d'acqua , avesse invaso il cielo , alla fine dell'inverno il buio giunge ancora in fretta . Mi tirai su il bavero del giaccone , aggiustandomi la mascherina , il fiato fumava leggermente come se l'anima uscisse lieve dalla bocca per perdersi diafana nel grigiore dell'aria.
Sentivo il corpo gravare sul terreno , come se il peso delle cose fosse l'unica realtà possibile .
Confondevo pensieri semplici , come la memorizzazione di quello che sarei andato a comperare , con il lavorio nevrotico del cervello e l'essenza dell'esistere.
Avvertivo un'insinuante paura che aumentava il battito cardiaco e la sudorazione delle mani , era l'angoscia del contagio , il trovarmi solo fuori dal guscio protettivo della casa. Seguivo con gli occhi i miei passi , uno dietro l'altro in monotona sequenza , qualche lieve spruzzo faceva alone quando il mio lento procedere incrociava una pozzanghera.
Il Supermercato apparve in tutto il suo chiarore , una fila di persone , forse dieci, attendevano distanziate le une dalle altre , senza parlare , coi visi coperti da queste inusuali bende che l'esigenza ci impone.
Ero in imbarazzo con la mia borsa in mano in attesa e con tutti gli interrogativi che ballonzolavano nella testa " chissà se uno di questi è positivo ?" . Tutti ci guardavamo con diffidenza cercando di cogliere dallo sguardo , l'unico visibile , il possibile stato di salute.
Toccò a me , entrai veloce , andando a prendere le cose quasi di corsa , impedito dai guanti di latex . Arrivai alla cassa già con la card in mano quasi vergognoso per tutta quella fretta , per gli sguardi fugaci , per le poche parole.
Uscii precipitoso e dissi tra me "è fatta !" come se andare a far la spesa fosse un'impresa ad alto rischio, affrettai il passo per tornare al sicuro , tra le quattro mura della casa dove il mostro non entra , dopo essermi lavato abbondantemente le mani , disinfettato tutto ciò che era disinfettabile pensai tra me : per questa sera abbiamo la cena ...domani ..."domani è un altro giorno!"
Ora nella fase 3 , questi avvenimenti sembrano ombre del passato, la primavera è avanzata col sole e le belle giornate , si esce con meno timori , si incontrano figli e nipoti , ma dalla TV come un mantra c'è il solito spiker che fa la conta degli infettati e dei morti , che fa balenare nuovi focolai in Cina , che prevede a settembre bibliche catastrofi. Con un po di egoismo mi rammento l'età e dico " bè in fondo ho già vissuto tanto !" , ma poi mi pento subito pensando a figli e nipoti e rispolvero l'ottimismo , la voglia di lottare per una terra più vivibile , non importano gli anni si deve combattere fino all'ultimo per loro , sentendo il peso della colpa di aver contribuito a questo sfacelo , " ci salteremo fuori !" --------------------------------------------------------------------------------------------Franco
La pandemia parlo di me mi a scosso poco quel poco è che uscivo presto al mattino per la spesa, le botteghe sono molto vicine dove abito in un quartiere di Oltrarno popolare nella città. Velocemente compravo il settimanale quello che serviva. Incontravo persone come altre volte in gg passati non di contagio frettolosi nel comprare avendo sentito le notizie alla tv. Questo virus ci ha cambiato….per un mio punto di vista non tanto chi era quadrato rotondo non pò diventare. Siamo in un mondo che non sappiamo chi abita sopra la nostra testa e non credo che un virus possa cambiare le persone, questo è un mio pensiero (posso anche sbagliare ma di poco.)
Effettivamente stiamo passando, con speranza, dalla paura irrefrenabile, al dubbio ottimista, alla fiducia. Non possiamo tornare al passato. Ma possiamo “vedere” un futuro. Sì, sì, sì. Vi abbraccio, per davvero, non per finta, Franco e Francesca.
No! Non mi sento colpevole Amico Franco. Non siamo stati noi a sporcare questo mondo: sono stati gli altri. Con il loro egoismo, la loro superficialià, convinti di uscire immuni da questa pandemia.E a rimetterci, sarà sempre la povera gente. Quello che mifa arrabbiare è che, credevamo di uscirne più buoni , più socievoli, più attenti, più….E’ bastata la vittoria di una squadra di calcio, per mandare al diavolo tutte le preauzioni. Questo mi spaventa. Abbiamo circa quattro mesi per verificare se saremo stati bravi. Se saranno stati bravi.E’ una prova importante di maturità, altrimenti a novembre ci ritroveremo in condizioni ancor più pegiori. Voglio avere fiducia . Se la stupidità non avrà il sopravvento, ce la faremo. E forse, forse, ci potremo riabbracciare . Avanti tutta
Bella descrizione di quei giorni, Franco. Credo sia capitato a tutti, più o meno, di comportarsi così appena ci hanno permesso di metter piede fuori casa. Ti dirò, in assoluta sincerità, che anch’io ero titubante e abbastanza impensierita dal pensiero di come potermi muovere, dai rischi che avrei potuto incontrare. Comunque questo maledetto virus ci ha cambiato la vita e niente sarà più come prima. Lo dico con tristezza e grande dispiacere, soprattutto il vedere nelle persone che incroci per strada, qualcuno dal quale stare distanti per la paura che possa essere infetto. No, non è così che io vivevo prima, quando incontravo i miei amici era istintivo abbracciarli e baciarli. Adesso non lo sarà più e anche si tornasse un giorno a rivivere quei tempi, chi avrà il coraggio di buttarsi a baciare ed abbracciare? La paura che ci hanno inculcato è enorme, anche se come dici tu, dobbiamo lottare fino all’ultimo per i nostri figli e nipoti. Mah, speriamo..