Sono giorni che cerco di dare ordine al mio "Studio, ricovero oggetti
smarriti, fascicoli di scartoffie, spartiti, lettore cd, casse,
amplificatori, tastiera, chitarre..." Ho fatto una mucchio di cose da
buttare, ma poi, a sera, ho rimesso tutto al suo posto. Troppi ricordi.
Il sorriso compiaciuto delle donne di casa si è trasformato in un
concerto di brontolii. Ma io sono abituato ai concerti. Hanno capito che
era inutile insistere: sono attaccato alle mie cose. Un giorno ci
faranno un falò. Mi è capitato fra le mani il dattiloscritto di un
racconto, vero, che fa parte del mio primo libro: Un paese nei racconti.
Il titolo del racconto è : I Tre Artificieri.
Erano ore che si picchiava in un ferraccio a forma di grossa pera
allungata, più o meno come una bottiglia, alla cui base aveva delle
alette che volevamo staccare. Ci avrebbe fatto comodo per la nostra
teleferica: Si! Noi facevamo anche le teleferiche per avvicinare il
legname al paese. Eravamo i soliti tre discoli: Carlo, Giorgio e io.
Questo ferraccio, si era fermato in un piccolo spiazzo proprio sotto il
sentiero. Mentre gli amici lo tenevano fermo con le mani, l'altro con
martello e scalpello rubato di nascosto ai genitori, picchiava forte
all'inizio di queste alette. Nel frattempo passò il "re" , era un
soprannome che la gente dava a Ranieri, un uomo tutto curvo con una
gobbetta. Sempre curioso. Sentendo i colpi si fermò e chiese cosa si
facesse. Non si rispose e scese a vedere il perchè di tante martellate.
Appena vide l'aggeggio, gridò forte di smetterla subito e, ci prese di
peso portandoci sul sentiero. Tutto sudato ci spiegò che si trattava di
una bomba anticarro inesplosa.
Sapete bene che le notizie camminano in fretta. Dall'unico telefono del
paese chiamarono i Carabinieri e arrivarono con l'artificiere. Si formò
una colonna di persone come se ci fosse stata la processione del Santo
Patrono. Chi ci accarezzava, chi ci rifilò qualche sberla, le mamme che
piangevano, il prete che le confortava. Insomma, mancava la banda
paesana. Si seppe poi, che la bomba fu fatta brillare giù nel greto del
fiume. Non vi racconto quante raccomandazioni ci fecero nei giorni a
seguire. Una domenica che i "tre Moschettieri" erano in chiesa a servire
la messa, durante la consueta predica del Vangelo, il prete disse
puntando l'indice verso di noi gridando: Vi ha preso in braccio la Madonna.
La notizia arrivò anche ai paesi vicini e, quando ci vedevano dicevano:
I Tre della Madonna.Dopo qualche mese, Carlo, iniziò il lavoro nella
cava e morì per l'esplosione di una mina. Ma questa è un'altra storia
che vi racconterò-------------------------------------------------------------
Ottobre 2020 Giulio Salvatori
Qualche anno fa, andando ai funghi, con mio fratello si decise di accorciare il percorso passando per un pendio scosceso con un sentiero appenna accennato. In quella zona, con tanti anfratti, operavano di Partigiani. Ce l’hanno sempre raccontato i nostri genitori. In una grotta, trovammo ancora, diverso materiale pericoloso, che arrivati a casa segnalammo ai Carabinieri.
Custodire i ricordi…! Il tuo, Giulio, è un ricordo legato a qualcosa di pericoloso che avrebbe potuto trasformarsi in tragedia, vissuto però con la legittima incoscienza dei bimbi. Grazie per avercelo raccontato con il lieto fine. L’ultima riga, però, mi ha intristito ma, come dici tu, quella è un’altra storia. A presto col nuovo racconto. Un abbraccio.
Sono episodi che lasciano un segno indelebile nella mente di un bambino che al momento di compiere un atto è ignaro del grave pericolo cui si sta esponendo ma quando improvvisamente riceve la consapevolezza prova una di quelle emozioni che non dimenticherà più. Infatti ogni tanto ci ripensi, eh Giulio? Confessa, l’hai scampata bella, discolo d’un toscano e oggi la racconti ancora. Ciao.
Bellissimo il tuo post, Giuliolu un articolo molto commovente in certi punti. ma anche molto ordinato ti sei messo a fare piazza pulizia nel tuo Ufficio a delle tue cose personali, le tue donne di casa barbottavano,ma divise le cose, da buttare con un bel falo’ per bruciare le cartaccie, ,ma pensandoci bene c’erano dei ricordi importanti da conservare ancora con cura.Verso sera in quell’ufficio era ordine,rimisi tutto al suo posto mantenendo tutto come prima, ma in ordine felice e contento aver conservato tutto. Mi piacciono i tuoi post, sei sincero e geloso delle tue cose ,vecchie e nuove, meglio conservare i ricordi. grazie Giuliolu, per i tuoi raconti. Buona domenica a voi. Un saluto alla bella Toscana. a presto Ciao!
davvero una bella favola Giulio, anche se purtoppo vera- siete stati davvero dei miracolati- è bello tu averla scritta e noi averla letta- ciao
In montagna nei pressi della linea Gotica , durante gli anni del dopoguerra ,si viveva pericolosamente . A Montese più di uno ci lasciò le mani andando a “vuotare” i proiettili inesplosi dei mortai. Dicono , dicono, che nel mio giardino , vicino al vecchio ippocastano, ci fosse una postazione tedesca con un mitragliatore MG 08 (bello grossino), ma io faccio finta di niente , nulla che possa esplodere…a meno che non chiami i moschettieri delle Apuane !!!!
Bellissimo articolo, Giulio. Mi sono commosso. E ti ringrazio, benedetto toscano.
Bellissimo, Giulio. Ti invio un grande abbraccio epistolare.