Avevo concluso il brano precedente con un finale amaro ma che voleva una
risposta. Concludevo così:
A mezzogiorno le sirene urlano l'ora del pasto.Non ho mai sopportato il
grido delle sirene, mi danno un senso di angoscia. Il breve riposo fu
interrotto da un enorme boato: le brutte notizie camminano in fretta. Il
boato veniva dalle cave vicine.e confermarono che un giovane cavatore
era morto. Era il mio amico Carlo, questa l'amara risposta. Il deposito
della dinamite era saltato in aria, le cause? Mistero. Questa volta, la
Madonna non lo aveva preso fra le braccia e protetto.
Il giorno del funerale parlando col prete, gli chiesi perchè Dio
permette queste cose. Con voce calma e sicura rispose: " Se uno di noi va in un giardino, rimane attratto dal fiore più bello, lo raccoglie e lo porta in casa. Lo mette
in un vaso e la stanza appare più bella. Così ha fatto Dio con Carlo, l'ha raccolto da questa vita terrena e la sua anima, ora, è nel giardino del Signore".
Scossi il capo piangendo, non accettavo questa conclusione. Lo guardai
con rabbia dicendogli: "Mah, sarà così". Mi liberai del suo abbraccio
e corsi a casa, mia madre mi aspettava.
Nei giorni a seguire, non avevo il coraggio di incontrare il babbo di
Carlo. Sapeva della nostra amicizia . Quando lo vedevo in lontananza,
cambiavo direzione. Un giorno l'incontro fu inevitabile, rimasi di
fronte a lui immobile, muto. Non so quanto rimasi così, e le lacrime
scendevano sul viso. Quando riapersi gli occhi, sentii i passi di lui
che si allontanavano e una voce tremolante spezzata dal dolore, vibrava
nell'aria come una preghiera: "E' inutile piangere bimbo, si vede che il Signore ha voluto così".
Non è fantasia amici, tutta verità. ------------------------------------------------------------
Giulio Salvatori
Caro Giulio, ho ricevuto il tuo bellissimo regalo e te ne sono grato.Sei sempre generoso al di là del consueto e del prevedibile,benedetto toscano di Basati. Grazie.
Caro Giulio, comprendo le tue riflessioni postume di episodi che lasciano il segno e non si possono dimenticare. Ho lavorato per oltre sei anni nell’industria delle cave, estrazione di pietre basaltiche e calcaree destinate all’edilizia e alla costruzione di strade e ho vissuto in prima persona la perdita di persone per infortunio sul lavoro. La vita purtroppo ci pone di fronte a queste situazioni tragiche che la ragione non ci consente di accettare ed allora ci affidiamo all’unica ancora di salvezza attribuendo l’imponderabile alla volontà del Signore. È la vita…. Hai tutta la mia sincera comprensione, ciao.
Giulio, E’ doveroso esprimere un dolore di un caro Amico, Non importa se sono passati tanti anni, ma per te era un caro amico, lo porterai sempre nel cuore.lavoravo presso la cava e chissa quanti ragazzi hanno perso la vita in questo modo,con gli ordigni rimasti, questo raconto Giulio ci commuove molto, ma sono cose vere da pensare a questo bravi ragazzi nei monti che sanno piegare il marmo e aggioga i buoi, Cantando in rima ti commuove. ora rimasti in pochi. Non è bella la risposta del prete, anche DIO seglie i ragazzi piu’ belli, forse perche tu eri in lacrime, voleva farti sorridere. Giulio per calmare il tuo pianto.Ma per te, musicista l’Intonatura è importante.E’ con questo tuo raconto ti commuovi ,ma lo ricordi da vivo con molto piacere.lo vuoi ricordare.Bravo Giulio un saluto e per la tua sensibilita’sei un uomo Buono. Con un cuore grande!Ciao Giuglio ti aspettiamo presto.
Grazie, Giulio, per questa nuova puntata.Apprezzatissima, benedetto toscano.
Ergerti a professorino? Ma scherzi Giulio? I tuoi racconti di vita vissuta sono interessanti perchè scritti col pennino intinto nel calamaio dei sentimenti. Devo dire però che, se il precedente racconto della bomba, fortunatamente a lieto fine, mi ha commossa, questo mi ha lacerato l’anima. Anche se si tratta di fatti accaduti tanti anni fa, non mi riesce di immaginare come possa un padre, con il cuore straziato dalla morte del figlio, a credere e adattarsi al volere di quel dio che, secondo lui, l’ha voluto con sè. Io non ce l’avrei fatta.
Chissa perchè il montanaro è così radicato nel suo territorio tanto da identificarsi in esso , così chiuso, così forte ? Io sono un pianurasco adottato dalla montagna , sono olre sessant’anni che vado e abito a Montese , ho e ho avuto cari amici montanari con i quali ho passato ore a chiacchierare e forse ho capito che la montagna , il luogo della montagna , i paesi della montagna sono isole , isole formate da rocce, da alberi che danno frutti che solo in montagna maturano. Chi nasce in un isola è abituato a far tutto , ad arrangiarsi , perchè intorno ha il mare , il montanaro intorno ha gli altri , ma sono altri che non conoscono le pietre che compongono il paese, che hanno tradizioni diverse, forse sfumature di dialetto, forse come si chiama un cibo, come è diversa una canta (canzono o stornello) . Sono duri perchè la montagna è dura , d’inverno da poco , ci sono le salite e le discese , si fa fatica sempre, ma sono tanto vicini alla natura ed è per questo che sono tutti poeti.
E’ doveroso da parte mia esprimerVi il mio pensiero. Ormai ci “conosciamo” da diversi anni e, non ho nessuna presunzione di ergermi a profesorino…Ma era doveroso continuare come era andata a finire l’impresa du quei “Ragazzi di Ieri”. Ormai di quella terribile squadra siamo rimasti solamente in pochi.La mia riflessione di uomo e di nonno: rivedo in quei RAGAZZI, piccoli uomini avvezzi alla fatica e, capaci di fare di tutto.Lo scriveva anche Enrico Pea. “La gente dei monti, sa far di tutto, piega i marmi e aggioga i buoi,…regola l’idraulica del bosco(…)canta in rima e si commuove.L’ho fatta troppo lunga.Grazie ancora a Francesca che, la faccio impazzire. Riconosco che sono noioso. Ma per me,piccolo musicista, l’intonatura è importante.