Credo che la memoria sia un grande magazzino dei ricordi
belli e brutti. Un enorme armadio con tanti cassetti e secondo certi
momenti, apri quello che pensi contenga un passato a te caro. Oggi
ho aperto quello della voliera.
I ragazzi di ieri, quelli della mia età, di otto, nove o dieci anni,
avevano già appreso dai nonni o dai genitori, l’arte del fare con le
proprie mani. Accette, martelli, pialle ecc, erano sempre a
disposizione per qualunque lavoro. L’importante rimetterli a posto
e se c’era bisogno di riaffilarli, non c’erano problemi: una passata
di lima e pietra e la lama ritornava come nuova.
Avevo la passione per gli uccelli e mi garbava allevarli. Non
era difficile trovare i nidi. Inevitabili le brontolate della mamma.
Quando erano grandicelli che beccavano da soli, li mettevo in una
grande voliera che avevo costruito con le mie mani. Era talmente
grande che dentro vi avevo sistemato dei ginepri e altre piccole
piante. Abbeveratoi e mangiatoie nelle quali mettevo apposito
mangime che raccoglievo nei campi. Semi di rapa, di grano, di
orzo, panico... Non mancava mai la frutta, specialmente quella di
stagione. Insomma ero un esperto anche se nessuno mi aveva
insegnato.
C’erano tanti uccelli in quella voliera: merli, fringuelli, verdoni,
rapaini, cardellini. Avevo anche una coppia di ghiandaie, ma fui
costretto a liberarle perché distruggevano i nidi e beccavano le
uova.
Il mattino presto, iniziavano a fischiare ed era veramente
un’orchestra. A Primavera mettevo negli angoli, del fieno e del
cotone perché iniziavano a fare i nidi. Avevo messo anche la vasca
da bagno. Una piccola conca a filo terra e sopra delle assi dove si
“pettinavano” e si asciugavano al sole. Tante persone venivano a
vedere la mia opera.
Un fischiettio insolito mi sveglia, non li avevo mai sentiti
cantare così. Pensai che forse qualche gatto girava intorno alla
voliera. Andai a vedere correndo.
Il cancellino era aperto e tutti, tutti gli uccelli erano sul pero.
Possibile una tale dimenticanza? Fischiavano allegri da un ramo
all’altro, qualcuno era già sul fico in fondo all’orto. Inutili i miei
richiami. Un merlo svolazzò a pochi metri, poi si allontanò come se
volesse salutarmi. Piansi a lungo.
Una mano si posò sulla spalla, era il mio babbo che mi diceva:
-Bravo! Hai fatto bene a liberarli. Ritornano al bosco con i loro
amici – Non lo scorderò mai. ------------------------------------------------------------
Giulio Salvatori.
Grazie per avermi letto. Ma non esageriamo con i complimenti.
bravo Giulio hai scritto un racconto che si legge volentierri e ti fa pensare, tanto
Bel racconto GIULIO,per un momento son tornata ai …..vecchi tempi ,congratulazioni.
Non mi sono mai presentato come professore di lettere, i miei scritti sono sempre firmati Maledetto Toscano. E, spesso, anzi sempre, nella “Brevitas” dei concetti, emergono le capacità descrittive e comunicative del’autore, consapevole di tenere comprensibile a tutti l’elaborato.
Rivivere emozioni vissute ripescando dalla propria mente ricordi passati aiuta a risentirsi giovani, almeno per il tempo di scrivere la paginetta da pubblicare in Eldy. Concordo Giulio ma aggiungo che il tuo scritto ha pure la capacità di risvegliare ricordi di gioventù anche in chi legge, così è stato per me, grazie!
Un ricordo davvero bello, mi piace il gesto affettoso del tuo papà e le sue parole d’oro. Un saluto Giulio ciao
A dire la verità, non volevo spedirlo a Francesca. Mi sembrano cose talmente lontane dal mondo di oggi, ma ho voluto donarvi questi ricordi con semplicità. Grazie delle belle parole. A Franco , grazie alla moglie per avermi letto. Ho scritto alcuni libri di racconti sempre andati via in poco tempo. Ma qui, siamo alla periferia della periferia e se vuoi stampare, devi ricorrere al tuo portafogli…Ecchiticonosce. Anni fa, partecipai ad un concorso giornalistico nazionale dove il tema era Il Territorio… Strappai il secondo e terzo premio. Il primo premio, lo vinse un allieva di Indro Montanelli….
Dolcissimo ricordo il tuo, caro Giulio, mi ha emozionato!
Come sempre Giulio ha la capacità di farti immergere nel suo mondo , con grazia e con poetica letteraria. Ho fatto leggere il “racconro ” anche a mia moglie e lo ha apprezzato moltissimo, mi ha chiesto come mai non scrive un romanzo sulla sua terra , a suo parere sarebbe molto intressante.
Bel racconto, Giulio. Congratulazioni.