Verona è, nell’immaginario comune, la città degli innamorati per l’infelice storia di quell’amore contrastato, consumatosi in tragedia, di Giulietta e Romeo che il genio di Shakespeare ha fatto conoscere a tutto il mondo. A me, che l’ho visitata più volte, e l'ultima di recente, sono rimasti indelebili ricordi di una città dal grande fascino, suggestioni derivanti dalla splendida antica architettura che pervade tutta la città e dall’immenso patrimonio di cultura e arte che fondendosi nell’arco di un millennio offrono un panorama, quasi raro, di purezza artistica nella sua massima espressività.
Ma andiamo con ordine.
Il mio percorso, attraverso suggestivi vicoli e incantevoli piazze inizia in Piazza Bra. Era l’antica Piazza d’Armi con palazzi del ‘400 e ‘500 lungo i cui portici corre il “Liston”, il passaggio pubblico sempre animato.
Inevitabile il mio “incontro” con quello che è uno dei monumenti simbolo della città, l’ARENA, uno dei più antichi Anfiteatri Romani edificato nel 30 d.C., maestosa ed imponente mi appare in tutta la sua magnificenza.
La bellissima giornata di sole rende ancora più scintillante l’effetto cromatico del “rosa” della pietra veronese con la quale è rivestito l’esterno.
I lavori fervevano all’interno ed all’esterno dell’Arena per l’allestimento dell’opera che sarebbe andata in scena la sera stessa, LA TRAVIATA di Giuseppe Verdi (con l’onorevole presenza del Presidente della Repubblica).
Proseguendo per Via Mazzini ho due possibilità: visitare la casa di Giulietta col famoso balcone oppure accedere direttamente a Piazza delle Erbe.
Sono anche romantica, oltre amante dell’arte, e così decido di fare entrambe le cose. Mi dirigo al famoso n. 23 di Via Cappello (dalla famiglia Dal Cappello, divenuta poi Capuleti) e attraverso il portico d’ingresso, di epoca gotica, percorro il piccolo cortile e mi fermo proprio sotto il balconcino, teatro di romantici quanto segreti incontri dei due innamorati. Ammiro il bell’edificio dalle antiche mura che rievoca il fascino dell’epoca medievale.
Nell’uscire mi accorgo delle migliaia di graffiti e bigliettini che ricoprono completamente le pareti del portico e penso che gli innamorati di tutto il mondo comunicano attraverso le medesime simbologie: a Roma c’è Ponte Milvio con quintalate di lucchetti e a Verona c’è casa di Giulietta per suggellare il “per sempre” di un amore. Immortalo il tutto all’interno della mia “digitale” e proseguo il mio percorso.
La Basilica di SAN ZENO MAGGIORE mi attende per “parlarmi” di grande arte. Si tratta di una delle più belle chiese romaniche d’Italia, una costruzione a tre navate e tre absidi, eretta nel primitivo nucleo dell’area cimiteriale romana e paleocristiana, vicina alla Via Gallica e dedicata al Vescovo Zeno, nel suo luogo di sepoltura, per conservarne memoria e reliquie. Osservandone l’armoniosità delle linee architettoniche e la sobrietà della decorazione (classico dello stile romanico) vengo attratta dall’imponente rosone, che i veronesi definiscono anche “ruota della fortuna”, vi sono raffigurate sei statue che rappresentano le alterne vicende umane.
Di notevole importanza e pregiatissima fattura è il “Portale bronzeo”, opera di diversi maestri, i cui rilievi, in bronzo appunto, costituiti da formelle con le scene della vita di Cristo, evidenziano stili diversi i cui personaggi trasmettono un’intensa carica emotiva. Brevemente cercherò di descrivervi una, delle centinaia di formelle, che più mi ha colpito: “La lavanda dei Piedi”. Gli apostoli, confusi dal divino gesto di umiltà, sono seduti sulla parte alta della lastra bronzea; in basso, la figura inginocchiata di Cristo, visto di schiena e dall’alto, si erge (e sembra un assurdo, considerati i canoni prospettici e l’obbligatorio vincolo di aderenza alla lastra..), accingendosi alla lavanda dei piedi del primo apostolo che con una mano solleva ginocchio e tunica. E sorge spontanea la naturalezza nel dare spazio a sentimenti ed emozioni che sembra quasi contrastare con i convenzionali schemi dell’epoca.
Entro nella Basilica e percorrendo le navate laterali ammiro l’”Altare rinascimentale”, gli Affreschi di scuola giottesca del XV secolo, i pannelli votivi di vari maestri anonimi che hanno costituito la storia della pittura veronese, l’altare barocco con una “Pietà” in pietra tenera dipinta, un importante affresco, la “Crocifissione” attribuito ad un grande pittore di scuola giottesca, Altichiero, l’Iconostasi con statue in marmo policrome, probabilmente di fattura tedesca, un monolite in porfido di enorme coppa proveniente da un edificio termale e la Cripta enormemente ricca di colonne e capitelli, molti provenienti da edifici precedenti, nella cui urna è custodito il corpo del Vescovo Zeno.
Ed eccomi davanti all’Altare Maggiore ed al capolavoro della pittura rinascimentale settentrionale, la meravigliosa “Pala del Mantegna”, uno stupendo trittico rappresentante una sacra conversazione di “Madonna con Bambino” al centro, e quattro santi su ciascun lato.
La Madonna è seduta su un trono, circondata da angeli, cantori e musici. Ai suoi piedi un lussuoso tappeto rosso e in alto, sotto a festoni vegetali ci sono putti che sorreggono cornucopie all’interno di un fregio dorato; al di sotto uno splendido cielo azzurro con nuvole bianche. I Santi dei dipinti laterali sono i Patroni di Verona, rappresentati con i libri in mano, secondo la regola benedettina “lectio divina”.
Proseguendo il mio percorso in questa straordinaria città giungo alla Chiesa di Sant’Anastasia, un bellissimo esempio di gotico italiano.
Gli Scaligeri, famiglia che intorno al 1290 governava la città di Verona, contribuirono, insieme ad altre famiglie veronesi, a far erigere questo sacro edificio la cui facciata, però, è rimasta tuttora incompiuta.
E’ la chiesa più grande di Verona e si sviluppa in tre grandi navate sorrette da 12 imponenti colonne di stupefacente marmo rosso.
Sul transetto si affacciano cinque cappelle, all’ingresso due “Acquasantiere”; una, opera dello scultore Paolo Orefice (1591), l’altra dovuta allo scalpello di Gabriele Caliari, padre del pittore Paolo Caliari, detto il “Veronese” (1495).
Anche qui ammiro prestigiosi “altari”, opere delle celebri scuole del Sansovino e del Sanmicheli. Ma l’opera più importante si trova sopra l’arco d’ingresso della Cappella Pellegrini, è un affresco di Pisanello (Antonio Pisano) che dipinge “S.Giorgio e la Principessa”, unica opera superstite delle decorazioni fatte dal Pisano in questa Cappella. Il mio commento è contenuto in ciò che ne dice il Vasari e che qui riporto: “Et per dirlo in una parola, non si può senza infinita meraviglia, anzi stupore, contemplare questa opera fatta con disegno, con grazia e con giudizio straordinario”.
Io continuerei l’ininterrotto percorso d’arte ma i miei amici mi ricordano che se io vivo di solo nutrimento spirituale loro desidererebbero mettere qualcosa anche nel corpo, in poche parole sono quasi le 14 e i morsi della fame si fanno sentire, così cerchiamo un ristorante nel quale impietosire coloro che, dietro equo compenso, potrebbero offrirci qualcosa da metter sotto i denti. Casualmente scopriamo che siamo nientedimeno che nella casa di Romeo, e così, come si dice, abbiamo fatto “bingo” senza saperlo.
Ristorati e riposati riprendiamo il cammino, il complesso del Duomo mi attende per scoprire altre meraviglie.
Si tratta di una Cattedrale, dedicata a S. Maria Assunta (o S. Maria Matricolare), facente parte di un complesso architettonico in stile romanico per quanto riguarda l’esterno con arcate gotiche sorrette da alti pilastri in marmo rosso che costituiscono le tre navate interne.
Il Duomo sorge sull’area dove, tra il 362 e il 380 sorgeva la prima basilica paleocristiana della quale sono tuttora visibili ampi resti di pavimento a mosaico.
La seconda basilica paleocristiana crollò nel VII secolo a causa di un incendio o di un terremoto.
Fanno parte di questo complesso, la Chiesa di Sant’Elena e il Battistero.
In quest’ultimo ho ammirato la bellissima “vasca battesimale” ottagonale, capolavoro della scultura romanica. Ricavata da un unico blocco di marmo, reca scolpite scene dai Vangeli dell’Infanzia.
Ma il pezzo forte, nel Duomo di Verona, è sicuramente il dipinto di Tiziano raffigurante “L’Assunta” nella cappella Cartolari-Nichesola, ristrutturata dal Sansovino intorno al 1500, unica opera eseguita dal pittore per la città di Verona.
In questo dipinto, Tiziano abbandona il tradizionale riferimento alla morte rappresentando invece il miracoloso evento dell’ascesa al cielo della Vergine tra il turbamento e l’agitazione degli Apostoli. L’uso originale del colore crea vividi bagliori accentuandone i naturalistici contrasti.
A questo punto rimane ben poco tempo per altre visite anche se ci sarebbe molto da vedere ancora, però un’ultima importante visita ad alcuni monumenti è d’obbligo: LE ARCHE SCALIGERE.
Si tratta di tre sepolcri in arte gotica, superbe tombe pretese dai tiranni della città, gli Scaligeri, protette da cancellate in pregevole lavoro di ferro battuto, pertanto impossibili da avvicinare. Sepolture preziose di cui si compiaceva l’arte del medioevo, intreccio di forme capricciose, impennacchi di ferri d’alabarde, corone di fogliami di spine a triplo dardo.
Con la mente piena di immagini, l’anima nutrita a sazietà, mi avvio verso casa in un viaggio di ritorno convinta sempre più che arte e sentimento camminano abbracciati. Mi sovviene un estemporaneo pensiero: l’arte nutre anima e cervello e blocca la strada all’invecchiamento. Buona domenica a tutti!!
Francesca
Grazie a Lorenzo per avermi accompagnato nel mio tour tra le bellezze di Verona.
Grazie a Franco che ci invita a mangiare dadio alla Greppia.
Grazie a Paul che ci racconta delle sue serate a Verona con elevate emozioni.
E grazie a Gianluigi che, immagino, chissà quante altre belle cose potrebbe raccontarci di questa splendida città.
Se vuoi … io sono andato spesso alla “Greppia” dove si mangiano ottimi bolliti e arrosti con un mare di salsine varie, tagliatelle al tartufo e Pandoro farcito e caramellato…tanto per citare.
Da giovane,d’estate, per il weekend al Campeggio in quel dei Pioppi a Peschiera del Garda. Poi,la sera, una corsa sull’autostrada per Verona a vedere l’Opera all’ Arena. Uno dei pochi spettacoli che offrono, a qualunque spettatore, una vera emozione di “millenaria trasposizione storica” per condividere ore di intrattenimento musicale in compagnia con i moderni Romani di tutto il Mondo. Una meraviglia sensibile da vivere nella magnificienza della realta’. Occasione offertaci, ancor oggi, dall’Ospitalita’ Storica per l’effusione di un abbraccio Amoroso. Era una Notte d’estate e di stelle quanto mai vive e palpitanti, anche loro spettatrici. Ti senti preso d’ essere al di la’ del tempo e luogo… visssuti in un Anfiteatro Romano. Buon divertimento a tutti. Ritonando alla realta’, la citta’ di Verona ha una Dote molto Ricca da mostrare a chiunque come cultura storico-artistica che per il palato di tutti.
Lucullo vive ancora a Verona.)
Citta’,quale Bella Signora dignitosa, elegante e sorridente in una Pianura di Giardino Terrestre d’ Agricoltura, offre sempre la sua piacevole compagnia ed ospitalita’ da piu’ di 2000 anni.
(P.S.: Non perdo mai l’occasione per un sogno che ho: La RICOSTRUZIONE/RISTRUTTURAZIONE alla sua Gloria Architettonica del Colosseo di Roma. Un progetto da volere nello SPIRITO ed ERIDITA’ di un Popolo che vuol lasciare una Memoria indelebile nel Tempo della Civilizzazione Occidentale. A noi Onorare in “sempiterno” i nostri Antenati e la Civilizzazione.)
Conosco molto bene Verona,avendo lavorato nel settore viaggi e turismo,e ho organizzato moltissimi tour di Verona che si collegavano con l’ingresso all’arena per assistere all’opera lirica in scena quel giorno,e,devo dire che sia Francesca,sia Franco,a modo loro,hanno fatto conoscere e illustrato tutte le bellezze di Verona,io mi limito a ricordare una specialita’ della cucina veronese,i bolliti misti,roba da leccarsi le dita veramente,pero’ devo chiedere a Franco dove sia il ristorante ,Da Dio.
Da decenni visito Verona almeno una volta all’anno (un’ora da casa), oltre alla bellissima descrizione di Francesca per chi va in quella città è indispensabile vedere il “ponte Romano” (su corso Borsari) meravigliosa quinta indimenticabile. Andrei anche al “ponte di Castelvecchio, mirabile costruzione medievale , dove si può vedere parte delle anse dell’Adige in quel punto torrentizzio e a mio parere il fiume più bello d’Italia che attraversa una città, ovviamente splendido è anche il castello. Poi San Zeno (o Zenone) chiesa romanica dove ha scolpito anche il nostro Wiligelmo (nostro perchè è lo scultore del Duomo di Modena.) Una bella camminata nel lungo Adige spettacolo continuo verso Sant’Anastasia. Vorrei consigliarvi anche una visita alla Verona sotterranea (si entra dal Municipio), una spolendida macchina del tempo.Poi c’è l’oltr’Adige , ma è un altra storia.(inoltre a Verona si mangia da Dio).
A Verona, città degli innamorati e dell’arte, c’ero anch’io con te, Francy, e ti ho accompagnata in silenzio, come si conviene in queste occasioni. Quant’è bella Verona!Da ammirare in silenzio e gioire.E cantare. Grazie di tutto, cara Amica.