Più passano gli anni e inesorabile i ricordi si aggrovigliano, però, diventano sempre più
nitidi, chiari, quasi come se fossero filmati. E siccome è tutta la notte che mi frullano nella
testa, sento il desiderio di esternarli, di raccontarli, anche se l’amarezza e la rabbia, è tanta.
Quando vado nel piccolo cimitero del mio paese, sono lì, schierati con foto un po’ sbiadite
che però riconosco, “sento” anche le loro voci. Ecco che parlerò di mio padre e degli Uomini
di ieri. Gente avvezza alla fatica e al sacrificio per portare un pezzo di pane a casa.
Lavoro duro la cava di quei tempi. L’estate ti brucia il sole anche perché le “tagliate” nel
monte fanno da specchio aumentando il caldo. L’inverno è freddo perché non ci sono ripari,
e sei esposto alle intemperie, perché il lavoro deve andare avanti.
Molti cavatori, poi, furono costretti ad emigrare e si ritrovarono a cavare carbone nelle
miniere. Mio padre, scampò la vita nelle miniere di Pola, perché era risalito perché aveva
finito il turno di lavoro. Contarono 350 morti. Mancava all’appello, il figlio di Oscar, un
amico cavatore. Il giorno successivo, anche se c’era il divieto, si calarono di nuovo nella
galleria dove sapevano e lo trovarono svenuto ma vivo. Con la testa era rimasto fuori da
una buca piena d’acqua. Tante volte mio padre ci ha raccontato questo atroce fatto.
Questi uomini, tra cui mio padre, sono andati in pensione con i polmoni ricoperti di silicosi:
morti soffocati, e chi è vissuto, una misera pensione.
Queste sono pagine di storia del lavoro, che non trovi scritte in nessun libro scolastico.
Queste sono verità che i nostri “onorevoli” dovrebbero leggere come una preghiera.
Queste sono le persone: Uomini e le loro Donne, che hanno contribuito a
fare grande l’Italia.
Giulio Salvatori
Carlina, Giuseppe, Gugli, Francesca e tutti coloro che avranno letto, di Lassù certamente ringrazieranno.
Caro Giulio non devi affatto sentirti in colpa per ciò che hai scritto. Vogliamo scherzare? E’ un pezzo di vita vissuta, vita difficile e sofferta, carica di difficoltà dove tribolazioni e dolore non mancavano mai, si intercambiavano come presenze fisse e costanti. Solo chi le ha vissute può sapere e capire ciò che sono, chi invece vuole volare “in alto” ignorandole resterà sempre un disinformato presuntuoso.
Ciao e grazie ancora.
Per Giulio Salvatori al suo racconto “Uomini”: Corrono i pensieri, una orchestra di vita, sensazioni che colorano le emozioni. La penna del poeta inizia a scrivere con un inchiostro chiaro su dei fogli leggeri come un respiro, una emozione mi passa per la mente, un ricordo amico, il sole scende dietro la collina, in un bel tramonto. Gu.◄░
Francesca, Giuseppe: mi sento un po’ in colpa a scrivere queste Verità, ma ogni tanto un tuffo nel passato fa aprire gli occhi e la mente. Sembrano fatti tanto lontani, sconosciuti…solamente chi ha vissuto con queste realtà può raccontare. Anche se, come dice il proverbio: ” tutto il mondo è paese”.L’ho sempre detto e scritto,e quando mi trovo a qualche incontro, riunione, assemblee ecc. dove alcuni oratori “volano” alto, intervengo di proposito tagliando loro le ali con questi esemoi. Grazie della comprensione .
si suole dire che si andava meglio quando si andava peggio- sarà davvero cosi? una cosa è certa che le persona rette- oneste e piene di buona volontà nei difficili momentidi quei tempi- ora che va tutto (diciamo bene) si vedono con il bincolo all’incontrario un saluto Giulio sempre molto attento
Storie terribili, di vita e di morte quelle da te descritte, caro Giulio. Sacrifici e immani sforzi di uomini che hanno creato la storia e la cultura di quei luoghi. Eroi sconosciuti dei quali i media non parlano ma dotati di un’immensa umanità e altruismo, che hanno messo a richio la propria vita per salvarne altre.
Vivere o morire per un tozzo di pane, per dare ai propri figli la speranza di un domani migliore.
La storia insegna, dovrebbero imparare i giovani d’oggi.
Grazie Giulio.
Uomini di una volta, veri uomini che sapevano affrontare lavori duri nei quali si rischiava ogni giorno la vita. Conoscevano rischi e pericoli ed erano solidali tra loro nella consapevolezza che si faceva per il bene comune e per la famiglia alla quale erano indissolubilmente legati da amore vero, forte, incrollabile.
Giulio sento di doverti ringraziare per questa testimonianza di vita vissuta. Apparteniamo a quella generazione che ha conosciuto da vicino sacrifici, difficoltà e sofferenze spese per guadagnare un tozzo di pane. Fatiche poco pagate e mai riconosciute. Giusto ricordare, gli “onorevoli” non leggeranno ma sono verità vissute che è bene raccontare a beneficio dei giovani. Un saluto in piena sincerità.