C'era e c'è ancora, un posto che si chiama: La grotta delle fate. Noi ragazzini eravamo attratti da questo luogo. Anche se era impervio e difficile da raggiungere, noi, andavamo comunque. Le avventure nei boschi erano il nostro divertimento. Non avevamo certamente luoghi di lettura, televisioni o cellulari. I campi o il bosco, erano il nostro divertimento. La Grotta delle fate, consisteva in uno spiazzo di pochi metri, rettangolare, circondato da alte pietre. Vi si accedeva tramite uno stretto passaggio. Anche il tetto era di pietra. Lateralmente piccole e strette insenature di difficile passaggio , si ramificavano.
Noi, accendevamo un fuoco all'interno e si facevano, quando cadevano le castagne, padellate di caldarroste. (noi si chiamano mondine). Il fumo spariva in quelle gole descritte come se ci fossero stati degli aspiratori potenti. Poi si sbucciavano, si dividevano, e si portavano alle nostre mamme. Seduti sopra dei massi intorno al fuoco, , con le facce rosse per il calore del fuoco, qualcuno cominciava a cantare filastrocche imparate dalle nostre Nonne. Si rideva felici e ritornavamo a casa. Recentemente, ho cercato di raggiungere La Grotta delle Fate, ma non ci sono riuscito. Il bosco ha cancellato il piccolo sentiero e, una frana ha cancellato tutto. Però, non ha cancellato il ricordo e i canti di quei ragazzi. Anche se: di Quei Ragazzi, ho solamente il ricordo. Siamo rimasti in tre. Gli Altri, faranno i fuochi in cielo.
Giulio
chiedo umilmente venia a Giulio di avere scritto 2 commenti ero convinta di non avere dato l’invio
Grazie Carlina, Gabriella , Giuseppe, Francesca, Nembo, Gugli e tutti…Con questi racconti, mi sembra di essere in un mondo diverso. Anche se lo ricordo volentieri, cercando di trasmettere qualcosa di genuino, ormai sono in una lunghezza d’onda lontana. Tempo fa, come avete letto, ho partecipato ad un concorso dialettale e l’ho vinto. Ma credetemi, la mia gioia più grande, è stata non la “Targa dorata”, ma , quando ho preso il microfono e ho esternato quello che non era scritto…il pubblico si è alzato in piedi e ha applaudito a lungo. Quello, è stato il premio più bello. In sintesi ho detto che: E mi sembra anche strano di trovare consensi con un “mondo” lontano dal mio. Anche se-TUTTO IL MONDO E’ PAESE-. Scusatemi se mi sono allargato un po’.
Carissimo è sempre bello leggere i racconti della vita di qualcuno- soprattutto quelli della fanciullezza spensierati pieni di posti che solo il nostro gruppo conosceva- si sperava almeno – dove si poteva fare tutto ciò che si voleva e dare sfogo all’euforia e alla gioia che che era l’essenza della vita bello il pensiero di portare le castagne alle mamme – poi il tempo passa e qualcuno si perde x strada e restano i ricordi di ciò che è stato un caro saluto
Bello il racconto che hai scritto di quando eri solo un ragazzetto con un bel gruppo di amici con il vostro covo nascosto dove vivevate con gioia e spensieratezza la vostra voglia di vivere- mi ha commosso il fatto che raccoglievate -le castagne e le portavate alle vostre mamme mi ricordo la guerra dei bottoni un film molto carino di quei tempi- poi tutto passa xhè questa è la vita e molti degli amici di allora hanno deciso di andare alla ricerca di altri posti, forse + tranquilli lasciando in chi resta un certo vuoto che col tempo tornerà a riempirsi x continuare a ricordare un caro saluto Giulio
Grazie Gabriella, ormai mi conosci e sai cosa voglio esprimere. La prossima volta scriverò dei canti alla versiliese. Ciao e grazie ancora.
Francesca e Giuseppe. Grazie del VS commento. Non è stato facile per me raccontare questo episodio. Alla fine ho dovuto terminare per un senso di amarezza e la consapevolezza che, alcuni Amici, non sono ci sono più. E’ la legge della vita. Grazie ancora.
Un racconto molto bello Giulio anche se alla fine fa strigere il cuore, purtroppo è quello che succede a tutti. Mi piace il vostro pensiero di portare le caldarroste alle mamme. E’ facile che dopo tanti anni i sentieri scompaiano tra erbacce,frane e altro ma nel tuo cuore il ricordo è rimasto. Un abbraccio ciao
È la ruota della vita che gira fino a portarci ai lontani fuochi del cielo, ma finché la ruota continua a girare è bello tornare indietro nel tempo e ricordare il periodo delle scorribande giovanili, la curiosità per luoghi che nascondevano qualche mistero, la felicità delle prime esplorazioni la gioia di formare gruppo e di sentirci uniti e forti, sempre pronti per nuove scoperte.
Un bel raccontino che si legge d’un fiato ed ha il pregio di riportarci al bel periodo della nostra spensierata gioventù.
Grazie Giulio, un saluto.
Caro Giulio il tuo racconto è un altro pezzo di vita vissuta. Ho iniziato a leggerlo con curiosità ed entusiasmo, immedesimandomi in quei ragazzini che andavano alla scoperta di luoghi inaccessibili a chiunque ma non a loro che possedevano l’euforia e il fervore della gioventù. Poi, man mano che scorrevo le righe, e soprattutto verso la fine, mi ha colto una tristezza infinita derivante dalla consapevolezza, che anch’io come te, abbiamo chiara e netta la percezione del tempo che scorre inesorabilmente portandosi via ricordi e persone che insieme a te li hanno vissuti.