In questo racconto che Giulio sottopone alla nostra lettura traspare la “saggezza” di un “Vecchio” (così come lo chiama l’autore). In poche e chiare parole, riassume la situazione odierna e, come tutte le persone che hanno vissuto in altri tempi, non riesce ad accettare quello che succede “oggi”. La frase tipica è….”Ai miei tempi …” e addirittura rifiuta il cosiddetto “progresso”, tanto lontano dal suo modo di concepire il mondo. Dall’alto della sua saggezza, “ emette la sentenza: - Maledico i potenti della terra che spendono miliardi di dollari negli armamenti” e ciò sta a dimostrare quanto sia, nonostante l’eta’ avanzata, aggiornato sui problemi che affliggono l’umanità.
IL VECCHIO
Baffoni ruvidi rivolti all’insù, occhi nascosti da folte sopracciglia grigiastre , umidi e infossati. Faccia rugosa segnata da una vita passata nella cava, nei boschi e nei campi.
Curvo sotto il peso degli anni , appoggiato alla crocchia del bastone,
la sua mente affonda nei ricordi della giovinezza:
- Ai miei tempi, chi non aveva un lavoro, allevava delle bestie, coltivava i campi, andava a far legna nel bosco e, finche il sole non tramontava, non si rientrava in casa. Oggi come accendi la televisione, t’accorgi che è una guerra continua. Se questo è progresso , speriamo che Cristo mi chiami presto perché, se te lo devo dire, mi fate pena. -
Vorrei dire qualcosa ma non trovo le parole. Si soffia il naso con un fazzolettone a quadri bianchi e blù, poi con calma, lo depone nella tasca della giubba. Si siede a fatica sul muretto della piazza, il bastone gli sfugge di mano e rotola giù dal muro, mi precipito a raccoglierlo e glielo porgo. Mi guarda compiaciuto:
-Hai sentito come è leggero? E’ di frassino. Per intrecciargli la crocchia, ci ho messo tanto tempo. Hai capito, ignorante! -
Mi metto a ridere dicendogli che ho capito. Finalmente anche lui sorride mettendo in mostra i denti anneriti dalla nicotina .Mi allunga la scatola del tabacco, il trinciato forte. - Fatti una sigaretta- sussurra come parlasse fra sè. - Come faccio a dirgli che non sono buono? Incomincio a mettere un pizzico di tabacco sulla cartina, ma nel momento della chiusura il tabacco va per terra. Mi guarda scuotendo il capo, riprende un po’ di tabacco e, con movimenti sicuri, dalle sue mani esce una sigaretta perfetta. L’accende e me la passa. I colpi di tosse rimbalzano nello stomaco, la gola mi brucia, gli occhi lacrimano, cerco di darmi un contegno dimostrando apprezzamento per il fumo: ma è troppo acre. E mentre sorride sotto i baffi, fa sparire nella tasca interna della giubba , tabacco e cartine.
Alcune persone passano nella via :-Oh, che fate?- Un saluto appena accennato è l’insieme di tutti gli aggettivi delle buone maniere. Con l’unico incisivo stacca un pezzo di sigaro, il rimanente lo sistema nel taschino del panciotto e mentre cicca e sputacchia , scrolla il capo:
- Vedi ! Oggi chi sta bene, non pensa a chi ha fame. A quei bimbi che hanno la pancia gonfia , a quelle mamme che non hanno più lacrime. -
Si ferma asciugandosi gli occhi e soffiandosi il naso. Le sue labbra tremano, poi con voce sicura come un giudice emette la sentenza: - Maledico i potenti della terra che spendono miliardi di dollari negli armamenti. -
Rimango muto, sorpreso, non mi aspettavo da un uomo così vecchio tanta attenzione ai problemi del mondo. Quanta ricchezza interiore nasconde questo grande uomo. Ci scordiamo con troppa facilità che vecchio vuol dire saggezza; e saggio è colui che ha esperienza della vita. Conoscenze conquistate traversando valli piene di rovi e scarsi frutti. E’ l’uomo che ha valicato montagne irte segnando nella pietra i sentieri che portano al sapere.
Un vecchio, non dirà mai - E’ il destino - ma ti farà capire che, ognuno di noi, il destino, se lo costruisce con il sudore e il sacrificio. L’importante che della propria vita ne faccia un tesoro.
Mi batte sulla spalla come se volesse svegliarmi: - Andiamo, si fa due passi -
Il vecchio si appoggia al suo bastone, poi gira lentamente la testa in tutte le direzioni come un periscopio d’un sommergibile:
- Vedi ? Questi campi una volta erano tutti coltivati. Noi li abbiamo strappati al bosco, non passerà molto che ritorneranno ad essere ricoperti di rovi. Vuol dire che raccoglierete le more. -
Il campanile suona a distesa, è mezzogiorno, è ora di tornare verso casa. Si mette in bocca un altro pezzo di sigaro e lo succhia come se fosse una caramella. Ogni tanto gira il capo e – ziss – schizza lontano una raffica di saliva che macchia l’erba:
- Stai tranquillo ! Qui le vipere non ci vengono, sentono l’odore del tabacco.
Si alza a fatica scuotendosi con una mano i pantaloni. Ci si avvia piano piano verso il paese. Ci salutiamo e mi dà una pacca sulla spalla, per me vuol dire tanto. Passano diversi giorni ed ognuno di noi percorre il suo ingranaggio della vita.
Il suono della campana scandisce i tocchi: avverte che qualcuno se né andato da questa vita terrena. Un messaggio che entra in tutte le case del paese. E un esclamazione . - Poveretto! Era così buono! -
La stanza era piena di gente, donne e uomini.
Al centro un lettino con quattro candelabri, sopra il Vecchio con un abito blù, la camicia bianca e una cravatta nera come i calzini. I baffi, nascondevano interamente la bocca. La donna più anziana pregava ad alta voce, gli altri rispondevano in un brontolio incomprensibile dove alla fine si udiva un – Amen –
E, mentre guardavo il Vecchio, sentivo contro le mie spalle , qualcosa di duro, allungai una mano e capii che era il suo bastone.
L’aveva attaccato ad un chiodo al muro. L’accarezzai con delicatezza, poi strinsi forte e mi sembrò di stringere la sua mano ossuta .
Per un attimo lo vidi con il sigaro fra i denti che mi sorrideva dicendo - Addio, Addio ! -
La stanza era ormai piena di persone: un breve cenno di saluto e uscii. Mentre tornavo verso casa mi accorsi che nella mano destra stringevo il bastone.
Giulio, il tema trattato in questo tuo racconto, come sempre semplice ed espressivo, cioè il tema del binomio vacchiaia- saggezza rappresentato dal bastone come simbolo, comincia a riguardare abbastanza da vicino tutti noi che, con i nostri annetti ci avviciniamo alle soglie della vacchiaia. Saremo in grado di lasciare alle nuove generazioni i valori e gli insegnamenti che anche noi abbiamo ereditato dai nostri vecchi? E i giovani di oggi capiranno il valore di questa eredità che pur non avendo nulla di materiale vale più di tante ricchezze? Speriamo!!!! Io sono ottimista!!!! Giulio, tu intanto tieni da conto quel bastone…..rappresenta tutta una vita e che vita!!!!!!!!!
caro giulio da noi si dice agli inoperosi va a met gio’ i patati come si fa sta con le mani in mano tutta la vita i vecchi saggi non lo sono stati certo inoperosi i ns esempi ciao
Vi ringrazio tutti -TUTTI -dei commenti….E’ un tuffo nel passato.Vecchi ai quali devo la mia crescita , sono stati l’università della mia vita.Ho appreso da questi VECCHI, insegnamenti che non si trovano in nessun libro di testo.E’ ovvio che ne farò tesoro e ciò che so, è radicato nella mente, ma non lo tengo solamente per me:che senso avrebbe?Sono eredità che vanno condivise-Il solito -Maledetto Toscano –
Giulio è sempre piacevole leggerti i sentimenti che trasudano dai tuoi scritti sono nobili e pur se sanno di antico sono sempre attuali complimenti!
sei davvero strong giulio impareggiabile descrivi la saggezza avita divinamente bravissimo te lo dico pianissimo sei bravissimo ahhh ciao da lieta
ciao Giulio mi sono commossa tremendamente nel leggere la storia sul v ecchio.Vedi quando ero giovane e guardavo i”vecchi ” giocare a carte al bar o spaccarsi la schiena nei campi pensavo:”ma chi ce lo fa fare a quell’età fare quella vita invece di stare a prendere il sole e fumarsi una sigaretta.Ora che sono in pensione non la penso come prima ,sto toccando con mano cosa vuol dire stare inermi senza sentirti utile,senza fare qualcosa che possa essere di insegnamento ai nostri ragazzi.ti assicuro che è una sensazione terribile,ti senti un peso che vorresti al più presto distruggere.é proprio in virtù di questo pensiero mi sono dedicata comlpetamente a donare agli alri le mie esperienze,i miei insegnamente,a far conoscere le mie sconfitte ma anche ciò che ho fatto di bello nella mia vita.E’ un semino che ho buttato e chissà che da questo semino qualcuno farà crescere un grande albero.Grazie
Ehi, Maledetto toscano, ancora una volta con i tuoi racconti, riesci a far vibrare le corde dell’anima, e ne vengno fuori note che compongono musica autentita.
Il tuo “vecchio” è l’emblema della saggezza, colui che ha trovato il vero senso della vita. Senso fatto di semplicità, di amore per la terra e per la vita di ogni essere umano.
E, non è un caso, che chi vive con poco o quasi niente si ponga il problema della fame nel mondo o dell’inutilità e dell’assurdità delle guerre e dell’abbandono della terra.
Ecco…sarebbe la formula esatta…far governare il mondo dai semplici, dai puri, dai saggi.
Hai descritto, con affetto, commozione, rispetto, ammirazione, il tuo “vecchio” da far provare in chi legge un velo di commozione a quei rintocchi d’addio…
Grazie, mi sono emozionata
Ho convalidato il commento in lingua inglese (posto leggermente + su), ma la traduzione risulta poco chiara (non è un inglese corretto). Pertanto provo a dare una libera interpretazione a quanto scritto:
“QUESTO E’ IL SECONDO ACCESSO (credo sia meglio intendere articolo) CHE LEGGO STASERA. E STO AL TERZO. DEVO PENSARE QUAL E’ IL SUCCESSIVO???? ( chissa’ se era una domanda). GRAZIE”
Bello e commovente il racconto di Giulio, quasi di altri tempi. Il ritratto del grande vecchio ( così denominato anche dall’ odierna medicina) sembra uscito da un racconto di Guido Gozzano.
E’ una descrizione semplice e accurata delvecchio saggio ,portatore di grandi insegnamenti e del mondo che lo circonda. Fa riflettere il rapporto fra le due generazioni, interessante il passaggio del testimone, attraverso il bastone, delle due età . Oggi sicuramente le problematiche della vecchiaia sono diverse , pesanti e di difficile soluzione. Grazie a Giulio per averci fatto tornare con la mente ad un passao che non c’è più.
buon giorno Giulio anch’io stringo forte la tua mano in segno d’amicizia e condivisione ,mi piace questo racconto come sempre mi è piaciuto ciò che scrivi ,ciao complimenti!
This is the second entry I read tonight. And I am on my third. Got t think which one is next. Thank you.
Bello, Giulio. Oggi, purtroppo, non ci sono Grandi Vecchi con i loro bastoni minacciosi. E nessuno, i bastoni, vuole averli in eredità, sia pure furtiva. No, non andiamo bene, amico. E, a ben considerare, ciò che manca è la libertà di pensiero. E la dignità. E la giustizia. E chi più ne ha più ne metta.