L’input a scrivere “sulla scuola” mi è stato dato da Lucy.tr che è un’insegnante elementare in pensione come me. Sere fa parlando in chat, mi disse….ma perche’ non scrivi qualcosa sulla scuola??? Ed eccomi qui a farlo, ma limitatamente ai cambiamenti avvenuti nella Scuola Primaria, a me più vicina e sentita. La campanella di inizio Anno Scolastico è ormai suonata in diverse regioni. E iniziato o sta per iniziare un nuovo anno scolastico e, come spesso accade, all’insegna del caos, delle diverse difficoltà di avvio e delle polemiche. Al di là delle difficoltà oggettive riguardanti quelle di organici ancora non completi, di strutture con lavori ancora in corso, quest’anno mi sembra che ci siano ancor più problematiche irrisolte (precari che fanno sit-in in pianta stabile davanti agli Uffici Regionali che hanno visto, dopo anni di precariato, sottrarsi il proprio posto di lavoro, novità varie all’interno delle scuole di ogni ordine e grado di istruzione ecc). Ma il punto sul quale vorrei soffermarmi di più è l’ennesima riorganizzazione e riforma della scuola Primaria (ex elementare). Quante volte è cambiata negli ultimi anni???? Non si contano più. Mentre alunni ed insegnanti cominciano ad abituarsi al nuovo regime…puff... arriva il Ministro di turno e cambia, in toto o quasi, le “regole di gioco”, sempre in nome di una scuola migliore, frase che invece maschera la necessità di tagli economici a scapito dell'apprendimento e della didattica. Non è mio intento polemizzare su questo o quel governo, ma cio’ che mi interessa mettere in risalto è questo: ”Com'è cambiata la Scuola Primaria in questi ultimi 30/35 anni e in che misura tutto ciò ha contribuito al cosiddetto “benessere dei bambini”? Quanto hanno influito sui docenti e sugli stessi bambini tutti questi cambiamenti????” Mi limiterò solo a fare un excursus delle riforme di questi ultimi 30/35 anni. Ma andiamo con ordine. Senza voler andare troppo indietro nel tempo, una delle prime grandi riforme fu quella del 1971 con la nascita della “scuola a tempo pieno”. Erano all'inizio organizzazioni legate al fatto che il tempo del mattino, secondo alcuni, non bastava più per fare la scuola adeguata ai bambini, alle loro esigenze di apprendimento e soprattutto alle esigenze lavorative dei genitori. Così al pomeriggio alcuni insegnanti con le loro classi, si ritrovavano per discutere, dipingere, stampare giornalini, dedicarsi a quelle attività non concluse o non sufficientemente approfondite al mattino. Una sorta di laboratorio, insomma. Questo tipo di fare scuola non ha mai trovato sbocco in toto nelle varie scuole italiane e soprattutto al Sud, dove, come sempre, mancavano e mancano tuttora le strutture idonee a svolgere tali attivita’. Passa qualche anno (siamo nel 1977) e nasce la Legge quadro 517 che, fra le altre cose, introduceva il principio “dell'integrazione” mediante l'assegnazione di insegnanti di sostegno alle classi che accoglievano alunni portatori di handicap; si aprì poi la possibilità di attivare interventi programmati individualizzati in relazione alle esigenze dei singoli alunni, si stabilirono nuove norme sulla valutazione (vennero introdotte le schede di valutazione con i giudizi al posto dei voti che erano molto più "immediati"). Una novità importante è rappresentata dai "decreti delegati", approvati proprio nel 1974, che introducevano nella vita della scuola una rappresentanza dei genitori, del personale ATA (Amministrativo, Tecnico, Ausiliario) e degli studenti (solo nella scuola superiore). Significativi invece i mutamenti della scuola elementare con i Programmi del 1985 e la legge del 1990, che ebbe come conseguenza l’ introduzione di una pluralità di docenti per la stessa classe. Nasceva il cosiddetto “modulo”. Secondo alcuni questa introduzione fu talvolta realizzata senza tenere conto delle specifiche abilità/competenze degli insegnanti (furono resi necessari alcuni corsi di aggiornamento per docenti che naufragarono ben presto) e spesso furono fonte di dinamiche perturbanti relativamente alla "prevalenza" dell'uno o dell'altro componente. Arriviamo alla Riforma Moratti, che presentava una proposta di radicale riforma del sistema scolastico, suscitando consensi e dissensi accesi. La riforma voluta dal Ministro Letizia Moratti, partita nell'anno scolastico 2003/04 con la sperimentazione nelle classi prime e seconde della scuola primaria (ex elementare), divenne poi a pieno regime, nella scuola primaria, a partire dall'anno scolastico 2004/05. Essa, in relazione alla scuola elementare, introduceva, insieme a tante altre novità e a tante “carte” inutili da compilare, l'insegnamento di una lingua straniera dell'Unione Europea fin dal primo anno; così pure l'uso del computer diventò obbligatorio fin dalla prima elementare. Nell'insegnamento base vennero però introdotte 300 ore annue di «laboratori» (con altri registri da compilare) e destinate ad attività atte ad incrementare le attività del mattino in modalità laboratoriale da svolgersi nel prolungamento orario dei giorni lunghi. La scuola prevista dalla riforma conservò, in sostanza, la vecchia struttura fondamentale, ma vennero apportate delle modifiche che avrebbero dovuto “consentire di raggiungere risultati eccellenti in tutti i tipi di scuola”. Questo fu in teoria, ma in pratica la riforma risultò lacunosa, oscura e mai applicata del tutto. Ci furono molti corsi di aggiornamento per far luce appunto sui punti oscuri, ma mentre si tentava di dipanare la matassa e ci si avviava ad un qualcosa di veramente fattivo (perché poi qualcosa di buono all’interno di essa poteva esserci ), ecco che arrivò un’altra riforma. Il ministro Fioroni annullò in parte alcuni punti della precedente, lasciando i docenti ed indirettamente anche gli alunni, ancora più nel caos e a gestire il tutto con il solito “buon senso e fai da te”, come spesso era già accaduto negli anni precedenti con le altre riforme. Ci si trovò nella situazione in cui molte scuole gestivano “questa riforma”, già prima “nebulosa”, ognuna nel modo in cui l’aveva interpretata e più consona alle esigenze locali. Si arriva, così, all’ultimo cambiamento, la cosiddetta “ciliegina sulla torta”. Ed eccoci al 2008 (anno scolastico in cui per fortuna sono andata in pensione). Il Parlamento converte in legge il decreto proposto dal Ministro Gelmini che modifica il metodo di valutazione degli studenti nella scuola primaria, introducendo di nuovo "il voto al posto dei giudizi" (è un continuo “corsi e ricorsi”) e reintroducendo il “maestro unico” nella scuola elementare, provocando diverse manifestazioni contrarie in tutta Italia. La riforma Gelmini riaccende il dibattito sul “maestro prevalente nella scuola primaria”. Sul piano pedagogico si è sottolineato che da un lato potrebbe favorire l'unità interiore degli alunni, in una società che è caratterizzata dall'eccesso di informazioni e di stimoli, dall'altro che però potrebbe causare una minore specializzazione disciplinare dei docenti. Sul piano sociale viene sottolineata la grave situazione in cui verranno a trovarsi i docenti precari in conseguenza delle riduzioni di personale. A questo proposito viene obiettato però che la funzione della scuola non è quella di essere un “ammortizzatore sociale”, e che l'errore è stato fatto a monte, quando nel 1990 si scelse di introdurre “il modulo” per ragioni completamente opposte a quelle di ora: creare nuovi posti di lavoro. In realtà la riforma Gelmini vuole solo ottenere un taglio economico e nulla ha a che fare con la didattica. Si ha l'impressione che nessuna delle persone che ogni giorno interviene nei vari programmi televisivi o sui giornali (dal ministro stesso alle altre persone di turno che di volta in volta vengono coinvolte in tali dibattiti), conosca bene la scuola e che forse mai abbiano messo piede in una classe. A tal proposito sarebbe interessante “informare” il ministro Gelmini che l'insegnamento della lingua straniera, della religione cattolica, dell'informatica, i progetti per l'integrazione degli stranieri (spero che non intenda sopprimerli, ma lo temo fortemente) e non ultima cosa il completamento delle ore dei docenti distribuite in più classi, fanno sì che di docenti nelle classi ne entrino più di prima. Certamente tutte queste situazioni impediscono il mantenimento di un “maestro unico” per classe. Da qui, quindi, si capisce ancora una volta che la "manovra" è solo di carattere economico e non di carattere didattico come si vuole dare a credere. Ed occorre anche dirle che le ore di contemporaneità che si vengono a creare con il modulo con questa riforma verrebbero annullate; in precedenza venivano usate per progetti di recupero a favore di alunni in difficoltà. E c’è ancora da aggiungere che nella scuola del maestro unico di una volta (obiettivo principale di questa riforma): 1- c'erano le CLASSI DIFFERENZIALI e le SCUOLE SPECIALI per gli alunni portatori di handycap (oggi chiamati diversamente abili) 2- Oggi (ed è bene che cosi’ sia) tali alunni sono inseriti nelle classi normali con l'accompagnamento di un insegnante di sostegno, ma solo per alcune ore; nel tempo restante è l'insegnante di classe che se ne occupa. 3-Nelle classi di una volta non c'erano bambini stranieri e quindi soggetti ad essere aiutati con attivita’ individuali ed individualizzate (il maestro unico da solo non puo’ farlo anche in virtù del fatto che questa riforma prevede anche l’aumento di numero di alunni per classe, si parla di 30/35). 4- Prima i bambini che non imparavano venivano semplicemente BOCCIATI , ora per sostenere i bambini in difficoltà si prevedono progetti di recupero utilizzando le "poche" ore di contemporaneità disponibili o progetti in orari extrascolastici. Oltre alle voci del personale della scuola contro questa riforma, ci sono anche le voci dei genitori che lavorano che vedono man mano ridurre il l tempo di permanenza a scuola ( il famoso “tempo prolungato” in cui il bambino è a scuola per 30 ore e il “tempo pieno” in cui il bambino è a scuola per 40 ore). In clima di tagli economici ciò è possibile che avvenga e oltretutto con il maestro “unico” ciò non è più attuabile (per una disparità di numero di ore tra alunni e docenti). Chi coprirebbe le ore in eccedenza????. Nemmeno a parlarne di nuove assunzioni...anzi ci sono molte soppressioni di posti e i docenti "perdenti posto", devono cambiare sede ed adattarsi ad andare anche su più scuole per completare il loro orario di lavoro). Queste solo alcune delle cose negative di questa riforma, per non parlare poi del disagio apportato ai bambini stessi che, abituati comunque a vedere più maestre, si ritroveranno a vederne una sola per molte ore della giornata. Infine, e non in ordine di importanza, è anche l’empatia che scatta o non scatta con la maestra che, se è da sola al “timone”, non può fare altro che sforzarsi di entrare nelle grazie del bambino. Se ci riesce bene, altrimenti…..Diverso, invece, il discorso derivato dal rapporto con più insegnanti…se non scatta con una ce ne sono sempre altre due. E cosa dire , poi, dell’ulteriore specializzazione che ogni docente ha acquisito nel corso di questi anni nelle proprie materie di insegnamento????? La figura del maestro oggi è vista come “specialistica” e per continuare ad essere veramente tale e poter affrontare ogni singolo problema dal punto di vista della didattica (e non solo), non puo’ ricoprire la vecchia figura del maestro “tuttologo”. Andava bene molti anni fa quando i bambini non erano come quelli di oggi, molto più intuitivi, più curiosi, ma più distratti da altre cose. Occorre pertanto usare sempre nuove strategie didattiche per appassionarli ed incuriosirli sempre di più. Cio’ ovviamente richiede molto più tempo ed interventi piu' mirati. Infine c’è anche da dire che prima il sapere era solo nozionistico (era un travaso di nozioni che passava dal maestro all’alunno senza preoccuparsi molto del fatto che tutti apprendessero o meno; bastava che un gruppo imparasse e gli altri erano considerati “asini” con conseguente bocciatura). Oggi invece questo è cambiato, si cerca di entrare nella psicologia del bambino cercando capire il perché del ”non apprendimento" e cercando di capirne le motivazioni interagendo con altri interventi didattici a loro più consoni. Inoltre oggi i bambini chiedono il perché delle cose e non si accontentano più delle nozioni “belle e fatte”. Li si induce al ragionamento al fine di far scoprire loro la cosiddetta “nozione”. Quindi la “nozione” è un punto di arrivo e non più un punto di partenza. Tutto ciò ovviamente richiede una maggiore specializzazione nella materia ed una ricerca della strategia giusta. Qui mi fermo perche’ credo di essere stata già abbastanza prolissa e spero sia stata abbastanza chiara, ma toccare questo argomento è stato per me come togliere un coperchio ad una pentola in ebollizione. Mi dispiace di essermi limitata solo alle problematiche della Scuola Primaria, in primo luogo perchè è quella che sento a me più vicina, secondo perchè ci sarebbero volute moltissime altre pagine per affrontare anche le problematiche delle scuole di altri gradi di istruzione (medie, superiori e anche Università). Ribadisco che il mio sfogo non riguarda la politica (perché della scuola se ne sono occupati sia i governi di destra che quelli di sinistra), quanto un voler esprimere ciò che avevo dentro da diversi anni e soprattutto portare a conoscenza di chi legge la voce di “qualcuno” che nella scuola ha vissuto questi cambiamenti in prima persona e che alla scuola ha anche dato sempre tanto nonostante le continue difficiltà. Un’ultima preghiera e precisazione che ho gia’ fatto all’inizio, ma che ripeto……non vorrei che i commenti fossero indirizzati verso la politica, bensì sul problema che veramente è sentito da tutti noi, in un modo o nell’altro, sia in qualità di docenti, sia in qualità di genitori e perché no, anche in qualità di nonni. Riflettiamo su ciò ed eventualmente discutiamone…tutti abbiamo o abbiamo avuto delle esperienze di bambini a scuola, sia ieri (come genitori), sia oggi come nonni. Grazie per l’attenzione.....
Ah, dimenticavo….non ho accusato nessuno di voi, ho solo detto quello che so e quello che penso.
Perchè vi arrabbiate così tanto?
Solo poche parole! Credo che non vale la candela parlare tra sordi (e scusate se sono così diretta ma questa sono io).
Ero dipendente statale, posto fisso, nell’ambito della scuola.
Dopo quasi 9 anni mi sono LICENZIATA per non vedere lo schifo (e scusate il termine) a cui assistevo giorno dopo giorno.
Sei proprio sicuro che nessuno abbia mai approfittato di nulla?
E questo è il mio ultimo commento a riguardo.
Cara Rosaria, non volevo intervenire, perché parlare della scuola comporta inesorabilmente finire nella politica che ha governato per anni, a volte bene, a volte meno bene, l’intero sistema formativo. E siccome io sono stato formato dalla mia scuola degli anni 50-60 quando i genitori davano sempre ragione agli insegnanti anche se, per castigo, ti esiliavano, faccia al muro, dietro la lavagna, mi sono sentito chiamato in causa e non ho potuto fare a meno di cimentarmi, forse con molta supponenza, sull’argomento da te sapientemente trattato. Ho letto anche i commenti e devo dire che condivido quasi tutto tranne qualcuno di cui dirò più avanti.
Intanto, non è piaggeria, devo riconoscere che la tua l’analisi è perfetta e non si può non condividere. Sappiamo tutti che l’efficacia di un sistema scolastico si deve valutare sulla base delle capacità che è in grado di sviluppare in ciascuno allievo. Quanto sia in grado di farlo il nostro sistema scolastico è sotto gli occhi di tutti e gli ultimi episodi della protesta dei precari è il chiaro sintomo che dimostra ampiamente la disattenzione della politica che se deve privilegiare gli aspetti economico-finanziari non dovrebbe farlo a danno dei processi formativi.
La nostra scuola è ancora perfettamente riconoscibile da sempre e da chiunque; ha sempre funzionato bene anche se negli anni ha dovuto dibattersi sempre con gli stessi problemi; non è vero che è cambiato l’insegnamento e, a mio parere non è cambiata nemmeno l’organizzazione. E colui che pensa che un cambio ci sia stato, e pensa che sia avvenuto in negativo non può certo farne risalire la causa al corpo docente. Né le polemiche e le critiche, che giungono da più parti perché non è più la scuola dell’eccellenza di una volta, devono riguardare il personale tutto, né tentare di dimostrare che ciò è successo per i troppi cambiamenti avvenuti negli anni.
Credo invece che l’indebolimento del sistema educativo, specialmente quello di base, non sia dovuto a carenze di impegno da parte del personale, quanto, come dicevo prima, alla mancanza di finanziamenti da destinare alla formazione e quindi alla riqualificazione dell’aspetto formativo. Succede invece il contrario, la correzione della situazione economico finanziaria del paese vede penalizzare pesantemente proprio l’aspetto formativo oltre a generare anche la drammatica conseguenza della riduzione di personale con la creazione di ulteriore precariato se non addirittura nuova disoccupazione proprio quando dovremmo pensare ad assorbirla. Tutti sappiamo che necessitano riforme strutturali di lungo termine per risolvere carenze nelle infrastrutture e disparità sociali, ma anche eccesso di debiti e notevoli spese inutili veri e propri sprechi, nonché disavanzi e squilibri con l’estero ma non certamente mediante provvedimenti che penalizzano il personale della scuola.
Non dico nemmeno che avremmo dovuto seguire l’esempio di altri stati europei che già da qualche anno hanno programmato e ottenuto un sistema economico finanziario sufficientemente solido. Da noi invece le cose stanno come stanno e la riduzione della spesa pubblica si fa passare anche attraverso la contrazione dei finanziamenti alla formazione.
Va detto, ad onor del vero, che la scuola è sempre andata avanti e va avanti da sé per la presenza di un corpo docente qualificato che ha saputo dimostrare il suo valore, sempre ancorato ad una etica che fa loro assumere responsabilità che dovrebbero risiedere altrove.
E non capisco in parte quel commento laddove si dice che molti tagli non ci sarebbero stati se ci fosse stato più buon senso da parte del personale della scuola TUTTO e più controlli da parte del governo.
Già come addetto ai lavori, con lieve correzione di rotta, si ammette che gli insegnanti non sono gli unici operatori della scuola, che non proviene solo da loro la causa dei tagli, che nella scuola non è tutto da buttare e non tutti gli istituti sono gestiti in egual modo.
Allora io mi chiedo se non sarebbe stato meglio correggere solo gli errori piuttosto che ricorrere a tagli che mentre penalizzano anche la parte valida della scuola procurano situazioni tristemente dolorose nelle famiglie di quegli insegnanti che non ritrovano il posto di lavoro?
Devo infine far notare che non posso credere che ci siano stati “abusi economici da ogni parte, da ogni dipendente della scuola (o quasi)”. Io non sono un insegnante, non sono nemmeno laureato, e non intendo difendere né il corpo docente né gli altri operatori della scuola in genere (credo non ne abbiano bisogno), ma sono oltremodo certo che nessuno di loro ha mai approfittato di niente.
Tanto meno ritengo che “ragazzi e genitori, dovranno pagare tutto quello che è stato consumato” considerato che non è stato utilizzato mai niente più del necessario e che la scuola dell’obbligo è completamente gratuita.
Questione diversa l’abuso dei medicinali gratuiti che non riguarda una singola categoria, si tratta di un malaffare, per fortuna limitato, che interessa cittadini di diversa estrazione, di diversa professione e mestiere .
Cara Rosaria cos’altro dirti? Credo sia opportuno parlare della scuola e dell’intero sistema formativo e forse se ne parla poco.
Ciao, alla prossima.
Rosaria ,il tuo articolo è un articolo politico ed è giusto che susciti polemiche. La polemica è il sale della società….Ho sempre detto che un articolo non deve come commento suscitare i bene.. bravo ..bis…non servirebbe a niente se non a fare sfoggio di letteratura….se invece fa nascere commenti contradditori …amplia le idee…sviluppa i confronti …fa crescere la coscienza sulle cose.
Franco, permettimi un’ultima battuta (non mi piace di solito rispondere a commenti precedenti, ma questa volta lo devo fare x chiarezza). In sostanza diciamo la stessa cosa, forse ti è sfuggita una mia frase detta nel commento precedente: “……Con ciò non voglio difendere il governo attuale, anzi….è quello che forse ha fatto di più in tale campo, peggiorando ulteriormente la situazione….”.
Inoltre avevo fatto la precisazione anche perché non volevo che i commenti “politici” suscitassero, come spesso accade, polemiche. Comunque grazie per avermi dato l’opportunità di chiarire meglio.
Cara Rosaria ………non mi pare che si possa fare un paragone con i tagli effettuati sulla scuola dall’attuale governo ,con quelli fatti dai governi precedenti. Non mi pare che nel passato la scuola pubblica sia stata così bistrattata, spesso ora a favore di strutture private od ecclesiastiche. Non mi pare che lo scontento degli operatori scolastici attuali sia paragonabile con quello che da sempre ha accompagnato maestri e professori. Certo una gara a chi ha fatto o chi fa peggio non porta da nessuna parte. Però se non ci scandalizziamo e non urliamo contro a quelli che ORA ci governano ,che cosa dobbiamo fare ?
Franco, prima di tutto grazie x aver espresso la tua opinione, ma non sono del tuo stesso parere quando dici di essere d’accordo su tutti i commenti, se non altro perchè, alcuni vanno in una direzione, altri nell’altra. Tu attribuisci i tagli a motivi validi e seri, ma non tutti, purtroppo, la pensano come te, come me e come qualche altro.
E poi riguardo alla politica ….l’avevo esclusa xche’, come ho gia’ detto nel testo, delle riforme nella scuola se ne sono occupati tutti i governi (dx e sx) non solo l’ultimo. Con ciò non voglio difendere il governo attuale, anzi….è quello che forse ha fatto di + in tale campo, peggiorando ulteriormente la situazione. I tagli si cominciavano a vedere comunque gia’ con alcune delle riforme precedenti. Ecco perchè avevo chiesto di non commentare facendo leva solo sulla politica. Il fatto essenziale è che, come si è sempre detto, il Ministero della P.I. è considerato un ministero “passivo” perche’, secondo le “autorevoli voci”, è un ministero che non produce, ma non sanno invece che produce e come: forma gli uomini del domani (e non mi sembra cosa da poco); quindi bisogna “investire” sul futuro e non “tagliare”. E infine non credo proprio che la “crisi” in Italia sia dipesa dagli insegnanti che hanno, invece, sempre lavorato in condizioni di assoluta precarieta’ di mezzi.
Angelo dice che l’articolo sulla scuola ,malgrado la sua attualità non ha “suscitato” grande interesse…non mi pare ! Anche se personalmente non ho più figli o nipoti alle elementari o alle medie (ma questo è un mio difetto anagrafico).Sono però marito di una insegnante elementare è ho quindi avuto una qualche convivenza con “la scuola praticata”.Come non dar ragione a Rosaria e a Lucy, come non schierarsi con Nadia e Titina , come non scandalizzarsi per il precario a vita ,maestro Ciro Buscinello ! Ma se dobbiamo fare il ponte Berlusconi, se dobbiamo aumentare lo stipendio agli onorevoli, se dobbiamo togliere l’ICI a quelli che hanno come prima casa una villa o un attico panoramico .ecc. ecc…è chiaro che non abbiamo più soldi per la scuola. Poi mi dicono ..non fare politica. E come si fa?
Ho notato che l’articolo sulla scuola, malgrado di grande attualità, non ha suscitato grande interesse. Non avendo grandi competenze in materia riporto qui il pensiero Mario Lodi, uno dei più importanti pedagogisti contemporanei: “ La scuola è a pezzi, oggi gli educatori, lavorano in condizioni molto più difficili. Tutto è precipitato negli ultimi anni. Sono cambiati i valori, o meglio sono scomparsi: disciplina, solidarietà, l’importanza dell’essere a quella dell’avere. La società è diventata barbarica maleducata, e la scuola si è adeguata. Bisognerebbe usare la scuola per migliorare la società. La scuola va avanti in mezzo alle proteste e a difficoltà di ogni tipo. Sopravvive, ma non influisce, siamo un popolo da rieducare, e bisogna partire dal basso. “
La storia di Ciro Busiello potrebbe sembrare un barzelletta ma barzelletta non è!
Insegnante di 69 anni. Mai una cattedra ma un record: è il precario più anziano d’Italia
Settecento euro al mese dopo una vita di lavoro, con tanto di studi: è il destino di pensionato che toccherà a Ciro Busiello,69 anni, architetto e docente di disegno e storia dell’arte alle superiori ma ancora precario.
Dal 1977 ad oggi solo supplenze per il napoletano Busiello. “Subito dopo la laurea ho lavorato come disegnatore a Napoli e poi a Milano, e a metà degli anni Settanta di nuovo qui”, racconta al Corriere del Mezzogiorno
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E se all’inizio la professione libera gli concedeva l’opportunità di guadagnare di più con le ristrutturazioni, dopo gli anni ’80 fu il tracollo. “Il terremoto dell’80 fece cambiare le cose, e io puntai sulla scuola. Vivevo con lo stipendio di supplente, ero separato e non me passavo benissimo, ma credevo che un incarico sarebbe arrivato. E ho continuato a sperarlo”.
I titoli c’erano: Busiello aveva passato quattro concorsi. Ma al primo non ottenne un punteggio sufficiente per l’assegnazionme di una cattedra, agli altri aveva ormai superato i limiti d’età. Solo l’abilitazione, ottenutadue volte alle medie e tre alle superiori”.
Ma la bella notizia che aspettava non è mai arrivata. Addirittura, racconta, “nel 2004 feci un passo indietro in graduatoria, mi furono sottratti 12 punti e non ho mai capito perché”. Nel 2006 il suo nome venne persino cancellato dalle liste. Busiello fece ricorso al Tar, considerato che la legge consente ai precari di rimanere nelle liste fino a settant’anni. Ha vinto il ricorso, ma è stato fermo un anno. Poi un ennesimo anno di supplenze. Ed ora Busiello è di nuovo fermo. Nessuna cattedra, solo un triste primato: quello di precario più anziano d’Italia.
Credo che nessuno ancora sappia che anche io parlo perchè sono stata un’ ”addetta ai lavori” e parlo con cognizione di causa.
Purtroppo noto che quando si parlano di certi argomenti, se ne parla guardando solo la parte ”evidente” senza pensare che ”dietro le quinte” c’è ben altro.
Peccato, ecco perchè i problemi non si risolvono mai!
Non vorrei scrivere su quali sono gli ”orrori/errori” della scuola.
Naturalmente all’interno degli istituti non ci sono solo insegnanti.
Cmq non tutto è da buttare e non tutti gli istituti sono gestiti in egual modo.
Vorrei scrivere tali e tante cose a commento dell’ eccellente articolo di Rosaria, che non basterebbe lo spazio!!! Io come Rosaria e Lucy, sono stata un’ “addetta ai lavori” e ora, vedo la scuola primaria, fino a qualche anno fa considerata il fiore all’occhiello di tutta l’stituzione scolastica italiana, ridotta ad un caos totale: aule strapiene di alunni, cattedre ancora senza nomine, dirigenti che non possono assegnare le discipline perchè gli organci non sono ancora definiti ecc. ecc.! Parlo con cognizione di causa, in quanto seguo un po’ i discorsi dei miei nipotini, tutti in età di scuola primaria, che immancabilmente, tornando a casa, raccontano di non sapere ancora quali saranno i loro insegnanti e siamo già a 10 giorni dalla riapertura della scuola. Non ne faccio una questione politica, capisco anche che per il passato ci sono stati inutili sprechi, cmq, alla fine è sempre la scuola statale che ha la peggio in tutti i sensi!!!! Rosaria, il tuo excursus esuriente e dettagliato mi ha fatto ritornare indietro nel tempo, allora ci sembrava che la scuola avesse tante carenze, non sapevamo a cosa stavamo andando incontro!!!!!
Premetto che non sono assolutamente d’accordo per la scuola privata. Ogni individuo dovrebbe avere accesso ad una istruzione ma devo dire anche che la scuola non è solo un fatto politico. Per rispondere qui ci vorrebbe lo spazio…..altro che di un articolo!
Purtroppo, negli anni scorsi ci sono stati abusi economici da ogni parte, ogni dipendente della scuola (o quasi), ed ora, i tagli, secondo me, sono giusti. Ora i nostri ragazzi e i genitori, dovranno pagare tutto quello che è stato ”consumato” (per usare un termine meno offensivo possibile) nei decenni precedenti.
Vi porto il paragone che riguarda la medicina: abbiamo, anzi, hanno abusato di medicinali gratuiti per decenni ed ora noi paghiamo anche quelli di cui abbiamo bisogno. E’ la stessa cosa!
Se ci fosse stato più buon senso da parte del personale della scuola TUTTO e più controlli da parte del governo, forse molti tagli non ci sarebbero stati, io credo.
Chi ha lavorato nella scuola, credo capisca che cosa intendo. Forse non sarà stato così ovunque ma per una buona parte della scuola, partendo dal nord arrivando fino al sud, isole comprese.
Altra cosa che vorrei dire di tutte le riforme che ci sono state è che, in assoluto, per me è stato un grosso errore: dare ai genitori la possibilità di ”entrare” nella scuola.
Mi astengo dal commentare, perchè il problema scuola è un prolema politico! La politica determina scelte,percorsi,
proposte,rifome. cambiamenti.
Rosaria hai fatto bene a chiarire che il tuo “sfogo” non riguarda la politica.Posso solo ricordare come fossero diverse le scuole elementari e medie di una volta: i severi maestri, prima e professori dopo, insegnavano ai ragazzi disciplina e rigore e pretendevano dai propri studenti impegno e risultati.
Lucy…ma non eravamo, almeno come scuola primaria, ad uno dei primi posti in Europa, fino a pochissimi anni fa???? Ora, di punto in bianco, siamo slittati molto più giù. Allora ciò è la dimostrazione che le riforme ultime hanno di gran lunga “peggiorato” la scuola elementare in Italia.
Rosaria è verò trattare la scuola solo da un punto di vista economico è sbagliatissimo, studiare una riforma che possa, attraverso opportuni investimenti, formare i futuri cittadini al vivere sociale armonioso e rispettoso delle regole, in modo che si possano creare rapporti nuovi tra le persone e tra queste e l’ambiente, senza prevaricazioni, arrivismi di sorta e corse ai facili guadagni. Permane il desiderio di una scuola che, unitamente alle famiglie, sappia spiegare ai bambini l’utilità ed il vantaggio, per tutti, di una corretta partecipazione alla cosa pubblica, senza furbizie ai danni del prossimo, si auspica una scuola che sappia coltivare una coscienza del vivere civile, che possa far capire che anche il pagamento delle tasse, alla lunga, può risultare vantaggioso per tutti. Una scuola che sappia stroncare sul nascere il bullismo, ma non attraverso le punizioni corporali come si faceva una volta, ma attraverso ragionamenti in classe che promuovano il rispetto per le persone in special modo per i più deboli. Quindi una scuola meno burocratizzata con la compilazione di schede e profili, ma che possa veramente mettere al centro la persona che rappresenta il futuro di noi tutti.
Era doveroso parlare di scuola, sono iniziate le lezioni da pochi giorni fra un mare di polemiche e contestazioni. Rosaria, da vera esperta del settore, ha fatto un bel percorso storico per far conoscere a noi tutti le riforme che hanno portato la scuola pubblica alla situazione attuale, sicuramente momento difficile e critico, siamo al 34° posto nella classifica mondiale, superati persino dal Kazakistan.
I tagli alla spesa pubblica hanno penalizzato la scuola in maniera eccessiva e pesantissima, sia riguardo il personale docente sia sulla qualità delle strutture. Ora la nuova riforma Gelmini promette molto “ collegamento fra scuola e lavoro, più attenzione alle materie scientifiche, più inglese e rilancio sull’istruzione tecnica e professionale ( tanto penalizzata nelle ultime iscrizioni ). Ma tutto questo farà a pugni con i tagli e i fondi che le scuole denunciano di non avere. Alcuni servizi verranno soppressi, altri dimezzati, si chiede sempre di più aiuto alle famiglie per avere materiale didattico, le classi sono sempre più numerose ( 35 alunni per classe nei licei ), dimezzati i fondi per i corsi di recupero. Gli studenti in difficoltà dovranno provvedere a colmare lacune personalmente o gli insegnanti a prestare il loro servizio gratuitamente. Tutto questo a vantaggio di una scuola privata sempre più ben organizzata e gestita, ci sarà dunque una scuola d’elite per chi può spendere, con maggiori opportunità di lavoro futuro, una scuola pubblica sempre più carente per chi non ha i mezzi. Speriamo che gli investimenti futuri siano rivolti alla scuola di ogni ordine e grado, investire sul CAPITALE UMANO è la cosa più importante che una società debba fare.