Calcio ci da' una rivisitazione un po' personale ed anche un po' ironica del Risorgimento, anche alla luce di "pubblicazioni, articoli, libri, che ormai da anni (ma con ritmo sostenuto negli ultimi tempi) stanno cambiando l’immagine di quel nodo di eventi."
Per i cento50 anni dell’Unità d’Italia, non credo molti abbiano più di tanto arzigogolato su questo avvenimento, che non intacca minimamente i sonni dei concittadini del Bel Paese, certamente alle prese con ben altri anniversari.
…Eppure, senza essere cinici e bari, bisogna pur dare un senso compiuto ai sacrifici, soprattutto di sangue, che questi nostri cari bisnonni hanno donato per un ideale (mamma mia che parola …) che li ha portati un secolo e mezzo fa, a chiudere parte del cerchio “congiungendo” il Regno borbonico all’Italia in costruzione.
La storia, nelle sue varie sfaccettature, più o meno la conosciamo tutti, quello che però viene fuori man mano che passano gli anni, é l’indifferenza quanto non l’ostilità verso questo avvenimento e soprattutto a quello che esso ha portato. Pare proprio che il Risorgimento sia ormai sotto processo, a partire dai duri e puri della Padania. Sono decine e decine le pubblicazioni, articoli, libri, che ormai da anni (ma con ritmo sostenuto negli ultimi tempi) stanno cambiando l’immagine di quel nodo di eventi.
Si parla di Mazzini come un tangentista che inaugura il malcostume di una Italia disonesta; il Re Sabaudo visto come traditore e indeciso a tutto, il gatto e la volpe insieme a Cavour, a finire con l’invenzione delle camicie rosse. Si parla dei complotto massonico-protestante contro la Chiesa e di questa ultima come reazionario estremo baluardo alla modernità. Le più pesanti critiche, in parte vere, in parte gonfiate, dei massacri dei Savoia nella lotta al brigantaggio nell’ex Regno di Franceschiello.
Insomma un popolo alla deriva come campionario di titoli (di capitoli, di volumi, di articoli) che però serve a dare un’idea di cosa stiamo parlando.
La critica al Risorgimento ha una lunga tradizione.
Cominciò nel momento stesso in cui fu proclamato il Regno d’Italia, nel 1861, per voce di coloro che si erano battuti per un altro esito, diverso da quello rappresentato dalla monarchia sabauda. Da allora in poi quella critica ha occupato spesso un posto centrale nel discorso pubblico del Paese.
Non è un caso se gran parte delle ideologie e culture politiche dell’Italia dal socialismo al fascismo, al cattolicesimo politico, all’azionismo, al comunismo, si sono fondate per l’appunto su una critica sul modo in cui era nata l’Italia, quasi a mettere in dubbio il carattere positivo dell’esistenza dello Stato nazionale.
Ma adesso si rischia una vera e propria rottura sull’unità d’Italia. C’è un vero e proprio fronte antirisorgimentale ed antiunitario che nasce dalla saldatura di tre segmenti: un segmento settentrionale d’ispirazione leghista falsamente nascosto dal cosiddetto “Federalismo”, un secondo segmento rappresentato da un nazionalismo casereccio e “caciottaro” meridionale fatto di multicolore varietà di umanità, che va dagli stravaganti neoborbonici agli ultrà marxisti, ad un segmento di cattolici che potremmo chiamare super tradizionalista. Leghisti che apertamente o a mezza voce maledicono Peppe Garibaldi, i complottisti maniacali, grossolani e beceri delle zone meridionali, che additano alla massoneria industriale padana quale unico responsabile di tutti i problemi del Sud.
Tutti si fanno forti di una ricostruzione del passato che affermare approssimativa è dire poco, grazie anche a quella memoria storica che non ci appartiene perché non la conosciamo, non l’abbiamo mai vissuta o più semplicemente perché non ci interessa.
Se poi vediamo, riallacciandoci ai festeggiamenti per i cento50 anni dell’Unità, quel patetico brancolare nel buio del governo attuale, che sembra considerare questo anniversario più che altro come la classica tegola cadutagli sulla testa, una pericolosa provocazione per il temuto alleato “celtico” Padano, abbiamo fatto …“Strike”………………………………
Cari amici che leggete, adesso socchiudiamo un po’ gli occhi ed immaginiamo che il nostro “Eroe dei Due Mondi”, per pochi minuti, ritornasse qui tra di noi.
Che spettacolo davanti ai suoi occhi profondi …Tra Padani, tangentisti, la più squallida e diffusa cultura dell’egoismo, un mondo che va alla rovescia con la politica asservita ai potenti, forte con i deboli e debole con i forti, razzismo al nord e monnezza al sud. Direte voi, ma nell’ottocento non tutto era oro, anzi…
…E’ vero, però c’era quell’Italia ancora da fare con tanta gente che sperava e sognava, di tanti progetti per una società libera e uguale al nord come al sud, quella Italia contadina e saggia anche se analfabeta, con i VALORI che ancora contavano qualcosa.
Caro Peppino, già ti vedo sfregare con le dita, muto e pensieroso, la tua barba biondo-rossiccia. Guarderesti profondamente i tuoi mille prodi in camicia rossa, molti dei quali non vedranno più i propri cari, poi penseresti al Grande Fratello, ai nostri politici, ai Padani ed ai Terroni, alle montagne di monnezza, a quanto siamo incredibilmente autolesionisti, stupidi ed ignoranti nelle nostre scelte quotidiane (io per primo). Ti alzeresti in piedi e grideresti ai tuoi mille prodi:
“ Ragazzi fermi tutti, abbiamo scherzato.
Via di corsa, si ritorna a Quarto.
E’ tutto inutile. Se tutto va bene
per fare l’Italia ne riparleremo
tra un paio di secoli! ”.
Speriamo negli Ufo, mio sempre caro Giuseppe.
calcio2.ce
Franco, avevo scritto: Forza, (virgola), Italia. Un abbraccio.
Caro Calcio sono convinto che come in tutte le unificazioni l’Italia si è portata appresso qualche problema, ma vediamo in realtà che cosa valgono le varie contestazioni al 150°….un 11% della Lega?…Uno 0,…% dei neoborbonici….Uno 0,….dei marxisti e vari ? Non si arriva al 12% Poi sono convinto che anche tra i leghisti di “duri e puri “(si fa per dire) alla Borghezio ce ne sia una precentuale non maggioritaria. Vuol dire , che a metterla male almeno l’80% degli italiani si commuove ad ascoltare l’Inno nazionale ed ama il tricolore.
Quindi nessuna paura,il nostro caro Peppino Garibaldi rimane lo stesso ,amato e ricordato in groppa al suo cavallo in tante piazze italiane.
E non come dice Lorenzo “forza Italia” ,che a me suona sempre male, gridiamo uniti “VIVA L’ITALIA”
Mah. Non sono il miglior commentatore possibile per parlare di questo pezzo, scritto, tra il serio ed il faceto, da Calcio, che considero un amico. Mi piace il suo modo di esprimersi, le sue esagerazioni, i suoi radicalismi. Certo, la lettura che dà del Risorgimento è pochissimo esaltante, soprattutto in considerazione dei risultati raggiunti nella dura attualità del momento che attraversiamo. Io, come Calcio sa, mi esalto poco quando si punta il dito, in particolare, su ciò che non va piuttosto che su ciò che va, e preferirei sempre una lettura che, basata, anche, su ciò che non va, tendesse a superarlo verso lidi più accettabili. Ma ognuno sceglie il suo campo in piena autonomia. E Calcio lo fa sottolineando, comunque, aspetti degni di attenzione e risultati di giusta esecrazione. Malgrado tutto mi sento di dire: Forza, Italia, vedrai che gliela fai. Deve passare la nottata.