1tricolore1Con la stessa profonda convinzione, seppur  velata da tristezza, mi sono rifiutato in questi giorni di esporre il tricolore, e festeggiare i cento50  anni di una Unità d’Italia che nei fatti e nella realtà non esiste e forse non è mai realmente esistita, senza dover inutilmente ricordare la fin troppo usata e celebre frase del D’Azeglio “Abbiamo fatto l’Italia,  ora dobbiamo fare gli italiani”, cosa questa ultima che stiamo ancora disperatamente aspettando. Senza altresì ricordare continuamente i ben noti egoismi nostrani, la scientifica “strafottenza” ed il disinteresse a tutto ciò che non sia essenziale ed utile ai soli personali interessi, ogni giorno assistiamo, ove ce ne fosse ancora il bisogno, ad episodi che manifestano l’assoluto disprezzo verso i diritti del cittadino, con l’arrogante asservimento alle mere esigenze di parte. Evitando di fare un elenco (che sarebbe chilometrico) sui quotidiani malaffare, ben spalmati a Nord come a Sud mi limito, restando in argomento, a registrare episodi vergognosi che dovrebbero far riflettere molti, e vergognare parecchi.

Il Consiglio Regionale della Lombardia (parliamo della regione per ovvi motivi più importante d’Italia, non di un paesino sperduto della ValBrembana) ha aperto i lavori l’altra mattina cantando l’Inno di Mameli, per celebrare i cento50 anni d’unità d’Italia.

Alla cerimonia non hanno partecipato i consiglieri della Lega Nord che sono velocemente tutti usciti per andare al bar del Pirellone. L’unico leghista “costretto a stare, per motivi istituzionali” come da lui stesso affermato, è stato il Presidente del Consiglio Regionale, Davide Boni, che ha ascoltato l’Inno di Mameli a testa bassa, maleducatamente a braccia conserte e con evidente aria infastidita; facevano naturalmente bella mostra, la cravatta ed il fazzoletto verde, al posto del distintivo tricolore.

Ma in questi giorni, in altre importanti città, altrettanti uomini politici di punta della Lega (partito di maggioranza in molte zone del Nord) si sono resi protagonisti di altri simili atti, volgari analisi su Giuseppe Garibaldi o dichiarazioni indecenti, come il segretario nazionale della Lega Veneta e sindaco di Treviso Giampaolo Gobbo che ha detto che “L’Inno d’Italia non serve a niente, e che non ha senso che le bande eseguano l’Inno di Mameli per le cerimonie, neanche quelle per gli spumanti. A limite sarà consentito solo per una inaugurazione di una caserma, ma unicamente per rispetto ai carabinieri.

bandiera_padana_1-300x193Basta con l’Inno Italiano.” Lo ha seguito Manfredini, capogruppo della Lega a Bologna, che ha affermato che loro festeggeranno solo quando ci sarà il federalismo, ma ha anche aggiunto che la bandiera “ l’abbiamo già scelta, ed è quella verde padana”. E così di seguito altre decine e decine di casi più o meno simili, tutti figli di una intima voglia di separazione, di non voler assolutamente condividere niente con la parte meridionale dello stivale.

Naturalmente da parte dei politici della maggioranza di governo (gli alleati della Lega), solo timidissime reazioni, deboli ed impaurite opposizioni, patetiche giustificazioni, vagiti di disapprovazione, tutti dettati dal terrore che il potente e vero capo del barcone Italia, Umberto Bossi, possa legarsela al dito e far cascare da cavallo in men che un minuto il povero Cavaliere

…Ma nel Meridione non è che poi le cose vadano meglio …Qui abbiamo una grandissima quantità di tricolori (molti regalati dai supermercati insieme alla spesa), che sventoliamo fieri con italica virilità solo quando l’Italia va in finale ai Mondiali di calcio (che poi deve vincere, altrimenti sono dolori anche per la …Povera bandiera); per il resto solo una lunga storia di difficili problemi sociali, in parte subiti in parte da noi voluti. Quella continua cantilena di guai, procurati solo e sempre dai “Polentoni”, raramente analizzati come seria autocritica al continuo arte dell’arrangiarsi a spese del prossimo ed a prescindere, anche quando non si vive nell’indigenza (mio Dio, non siamo tutti poveracci noi meridionali …). Poi quella fila continua dal potente o dal politico arraffino di turno, anche quello che sai essere un noto e conosciuto malfattore, per chiedere l’immancabile quanto futile raccomandazione ...E c’è chi ancora rimpiange i Borboni …Di tutto questo pare che già il Sommo Poeta Dante Alighieri avesse avuto tragico sentore, benché in epoca medioevale. Incredibilmente di attualità il grido di dolore di Sordello da Goito nel sesto canto del Purgatorio, anche se il termine “bordello” risulterebbe oltremodo offensivo in un paese dove le prostitute non vengono come tali appellate, bensì con il più delicato ed evanescente titolo di “Escort”, e dove l’uso corrente ha trasformato i “clienti” in “utilizzatori finali”.

danteAhi,  serva Italia, di dolore ostello,

nave senza nocchier in gran tempesta,

non donna di provincia ma “escort house”.

Auguri di cuore, mia cara Italia, quando tra cinquanta anni festeggerai i duecento di unità. Forse sarà una Italia migliore, se non altro perché questi ignobili attori di oggi non ci saranno più.

CALCIO2.CE

Un Commento a “…AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO, NAVE SENZA NOCCHIERO IN GRAN TEMPESTA… di calcio2.ce”

  1. Umberto Campo ha detto:

    Com’è tristemente vero !
    I troppi egoismi personali non ci consentono di fare un’Italia autenticamente unita e solidale soprattutto nelle cose serie e importanti.
    Siamo solo capaci di fare gli italiani per scorrazzare per le strade facendo casino quando vince la nazionale di calcio: che tristezza

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