Ho visto la Cappella degli Scrovegni sia prima che dopo il restauro avvenuto nel 2002 e trovo che il lavoro sia stato fatto in modo assolutamente magistrale, considerando che è stato eseguito da maestri restauratori che hanno recuperato tutto il possibile dalla Basilica Superiore di Assisi dopo il terremoto.
La Cappella degli Scrovegni a Padova ha destato meraviglia in me in quanto trattasi di un piccolo edificio di semplicissima struttura sia all’interno che all’esterno. Le pareti sono quasi completamente libere, vi sono finestre solo nella facciata e sul lato destro.
Gli affreschi sono stati quindi organizzati liberamente, senza essere subordinati a strutture architettoniche.
Voglio fare un brevissimo cenno alla figura di Enrico Scrovegni committente di Giotto in questo lavoro. Egli apparteneva ad una celebre e ricca famiglia di Padova e commissionò a Giotto la costruzione e l’affresco della Cappella per riscattare (..si dice..), il padre Reginaldo che, come usuraio aveva strozzato mezza Padova.
Giotto crea negli affreschi della Cappella un nuovo linguaggio espressivo e, affrontando la realtà, lui guarda al vero, al movimento dei corpi. Osserva lo spazio che ha già la dimensione della profondità e vi inquadra le sue perfette ed equilibrate composizioni di figure.
I personaggi con i loro gesti misurati e solenni raccontano la storia sacra con straordinaria semplicità.
Il tema principale trattato pittoricamente è la storia di Cristo cominciando, prima della sua nascita, dagli eventi che la preparano e terminando, dopo la morte in una trasformazione di figure che rivelano quanto fortemente l’artista abbia sentito l’umanità dei suoi personaggi.
Nella parte bassa della Cappella vi è una balza decorata in monocromo su finto marmo con le allegorie dei Vizi e delle Virtù e le loro conseguenze.
La narrazione si svolge in tre fasce, una sotto l’altra, con inizio in alto a destra. La parete interna della facciata è interamente occupata dal Giudizio Universale.
I riquadri che costituiscono il più importante ciclo di Giotto che, giunto fino a noi ha conservato il suo intero stato, sono molteplici e non mi sarà possibile descriverveli tutti ma vi parlerò solo di alcuni di essi, sacrificandone altri non meno importanti o privi di straordinario livello artistico; la scelta che ho dovuto operare è stata difficile, credetemi.
La strage degli innocenti
Giotto raffigura, in questo affresco, l’esterno della città medievale inserendolo nella Toscana del Trecento. Il cielo ha un bellissimo colore blu-cobalto dentro il quale vi sono impresse due architetture romanico-toscane. I personaggi vengono sapientemente collocati all’interno dello stretto riquadro: le donne piangenti, cui sono stati uccisi i figli, sulla destra. Il carnefice, al centro del riquadro, aumenta la straziante attesa con un gesto crudele del braccio che imprime all’opera una straordinaria potenza espressiva. Da notare quanto le pieghe delle vesti accentuino i volumi dei corpi.
E’ questo un dipinto col quale Giotto racconta la tragedia della violenza che, purtroppo appartiene a tutti i tempi.
Il bacio di Giuda – E’ sicuramente questo uno degli scomparti più famosi, dove, sul retrostante spazio è visibile un gruppo di soldati che muovono verso l’alto, fiaccole e bastoni, mentre uno suona un corno d’avorio. In primo piano, da destra a sinistra, vi sono i personaggi principali: il sacerdote che, con chiaro gesto di mani, ordina l’arresto di Gesù, Giuda che, nell’abbraccio evidenzia chiaramente l’atto del tradimento, Pietro che, in un impeto di ribellione, col coltello taglia l’orecchio al servo del sacerdote mentre, davanti a lui, un altro soldato solleva un lembo di mantello, ripetendo il gesto di Giuda.
La nota coloristicamente più squillante della composizione è senz’altro il grande mantello giallo col quale Giuda avvolge il Maestro ed è anche quella che concentra la mia attenzione sul significato dell’episodio: l’ipocrisia del traditore che circuisce con l’inganno, la vittima. Anche i loro visi esprimono le diverse situazioni psicologiche: da un lato, Gesù, più alto, guarda serenamente e fermamente con la piena consapevolezza del destino liberamente accettato, dall’altro, Giuda, dal volto ambiguo e sfuggente, conscio dell’infamia che sta per compiere.
La Crocifissione – In Giotto il dolore è sempre contenuto e dominato e anche nelle scene più drammatiche del ciclo, come questa Crocifissione, l’artista raggiunge compostezza, solo gli angeli, discendenti a frotte dal cielo, sembrano gridare di fronte al sacrilegio. Sulla destra, i soldati si contendono le vesti del Cristo dividendole in quattro parti, una per ciascuno di loro, ma la tunica non ha cuciture, è tutta d’un pezzo, pertanto se la giocano tirando a sorte.
Inginocchiata ai piedi del Cristo, Maria Maddalena e a sinistra la Madonna, pallida in volto, in procinto di venir meno, sorretta da Giovanni Evangelista e da Maria Cleofe.
Come ho già detto prima, i riquadri sono tanti e tutti degni di speciali riconoscimenti ma è impossibile enunciarli tutti, anche perché finirei sicuramente per annoiarvi.
Ho fatto però un piccolo raffronto tra la decorazione di questo ciclo di Giotto e gli affreschi di Assisi, che ho rivisto successivamente a quelli di Padova. E se le qualità narrative si mantengono intatte, i colori, ad Assisi, più chiari o più scuri, dati per strisce secondo un uso quasi bizantino sono più aspri, a Padova invece il colore crea risalto variando di intensità in relazione alla maggiore o minore quantità di luce che riceve.
Certo è che anche quest’opera è stata fonte, per me, di grande emozione e chiunque di voi l’abbia ammirata credo possa confermare le belle sensazioni percepite e stimolate dalla meravigliosa arte di Giotto.
Franci
GRAZIE FRANCI,HO VISTO MOLTE VOLTE LAQ CAPPELLA SCROVEGNI A PADOVA EGLI AFFRESCHI DELLA BASALICA SUPERIORE DI ASSISI PERCIO’ HO GUSTATO VERAMENTE LA TUA DESCRIZIONE ,CHIUDENDO GLI OCCHI MI E’ SEMBRATO DI RIPROVARE LA STESSA EMOZIONE
Grazie Franci per aver presentato uno dei miei pittori preferiti. Cimabue non ha avuto allievo migliore, Giotto è stato considerato uno dei più grandi pittori italiani, la sua pittura ha rivoluzionato l’arte figurativa, ispirando anche gli altri artisti del Rinascimento. Mi è molto piaciuta la lettura che hai fatto delle opere che hai presentato. Ho avuto l’opportunità di ammirare gli affreschi della Cappella degli Scrovegni a Padova, ma a me cari sono quelli della Basilica Superiore di Assisi con Le storie di S. Francesco. Facci conoscere altre perle dell’arte della pittura.
A Padova ci sono stata due volte…una in concomitanza del lontanissimo viaggio di nozze e l’altra circa 6 o 7 anni fa con un tour organizzato “Venezia e la riviera del Brenta” che comprendeva una breve puntatina anche a Padova. In nessuna delle due volte ho avuto l’occasione di visitare la cappella degli Scrovegni. Vorra’ dire che dovro’ tornarci???????Grazie Franci cmq x questo assaggio.
P.S. C’è anche una terza volta, Franci, quando andai a Vicenza x la 1 volta, ma li’ è tutta un’altra storia….incappai in uno sciopero dei treni e rimasi ferma alla stazione x varie ore, cmq era di sera tardi.
grazie franci mi ai fatto rivere l,emozione che ho provato 2 anni fa quando con amici siamo venute a padova e siamo andate a vedere la capella , è stata una emozione ,le figure ancora ben visibili con i colori splendidi ,spero di ritornarci
Cara Franci, ancora una volta sorprendi tutti, la descrizione dei riquadri, la precisione e la puntualità nel descrivere la cappella degli Scrovegni sono meravigliosi assolutamente degni di lode, tu mi chiami maestro io ti chiamero da ora in avanti Professoressa.
SEI GRANDE BRAVA. ciaooooooo
Come tutti gli ignoranti d’arte, sono rimasto estasiato e ringrazio Franci della bella lezione.