Se pensiamo a Parma automaticamente associamo questa bella città a prosciutto, parmigiano e tortellini, ma Parma non è solo ottima cucina, è molto di più e per una come me che ama l’arte, andando a Parma, in un recente percorso artistico, non mi sono privata del consueto concentrato di emozioni.
Parma è anche la città dei grandi della musica, Giuseppe Verdi e Arturo Toscanini ma anche dell’arte in genere. E’ infatti in questa città che si possono ammirare le più grandi ed importanti opere di quel grandissimo artista che è Antonio Allegri, noto come il Correggio che, con il suo maestro, Andrea Mantegna, precorre audacemente, (di almeno cento anni) tante decorazioni barocche , modificando la solennità del mito e dell’antichità classica, caratteristiche del suo maestro, in modo del tutto personale e cioè con la dolcezza emiliana, sua terra natale.
Da considerare anche, per questo pittore, il passaggio spontaneo da soggetti religiosi a soggetti mitici, con continuo scambio tra sacro e profano affidandosi ad un’intimità raffinata che coglie il senso del piacere sottile; mi riferisco, in particolare, a dipinti come
IO e ZEUS (o IO e GIOVE)
LEDA e il cigno
DANAE
dove la sensualità dei corpi è rappresentata in tutto il loro appassionato abbandono ma in modo quasi elegante.
Nella meravigliosa mostra che ho avuto modo di ammirare qualche tempo fa, Parma onora questo splendido artista, che a lei ha regalato le maggiori imprese murali della sua carriera, con un tributo di grande portata attraverso percorsi e laboratori artistici finalizzati a conoscere ed apprezzare tutti i cicli pittorici e le tecniche di questo grande pittore e di alcuni suoi contemporanei.
Ho avuto modo di ammirare gli affreschi della Cupola del Duomo, della Chiesa di San Giovanni Evangelista e del Convento di San Paolo. Di questi capolavori cercherò ora, malamente e umilmente, di farvi partecipi.
Nella cupola del Duomo, la raffigurazione è l’Assunzione della Vergine.
Essendo il Duomo di Parma, o Cattedrale, la chiesa di tutti, per permettere una visualizzazione completa dei meravigliosi affreschi della cupola, sono state allestite speciali impalcature che ci hanno permesso di godere da vicino di questi capolavori.
Da spettatore è difficile vedere con chiarezza l’atto della traslazione del corpo di Maria, non c’è la dimostrazione oculare perché Maria, trasportata dagli angeli, è confusa in mezzo ad essi in un intrico di corpi volanti.
E’ dominante, invece, il moto ascensionale molto accentuato ed ottenuto con la spirale delle molte figure che sembrano quasi galleggiare sulle soffici nuvole, sempre più leggere, sempre più inconsistenti man mano che salgono verso la luce divina.
L’effetto illusionistico “dal sotto in su” preponderante nel futuro stile barocco, culmina al centro della cupola e si ha l’impressione di essere risucchiati in un cielo infinito, privo di figure e costituito esclusivamente da luce. Il tutto in un inarrestabile e trionfante spettacolo di esaltazione collettiva dove la prodigiosa fantasia del Correggio incontra il suo momento più elevato.
Nella Chiesa di San Giovanni Evangelista la cupola è decorata con la VISIONE DI SAN GIOVANNI . Anche qui abbiamo una visione “da sotto in su” e questo fa riflettere molto su un probabile soggiorno del pittore a Roma, anche se non ne esistono prove documentate.
Il morbido articolarsi dei corpi, lo scorcio possente derivano sicuramente dalla conoscenza delle Stanze di Raffaello e della volta michelangiolesca della Sistina; l’artificiale infrangersi del centro della cupola, quasi a vedere il cielo, è molto simile al soffitto della Camera degli Sposi del Mantegna a Mantova.
In questo affresco il pittore ha una sua personale gioiosa visione del mondo ultraterreno. Nel cerchio inferiore della volta siedono, su solidi strati di nuvole, gli Apostoli, ritratti in diversi atteggiamenti quasi da sembrare, essi stessi, ruotare con cherubini e nubi, sopra di loro, in un vorticoso crescendo fino a giungere al vertice dove il Cristo fluttua, la veste svolazzante, circondato dalla luce solare dorata.
Nel Convento di San Paolo, in un piccolo ambiente, Correggio ha decorato la CAMERA DELLA BADESSA.
Si tratta di una stanza che fungeva da sala di ricevimento di Giovanna Piacenza, la badessa appunto che commissionò al Correggio l’affresco delle sue sale.
Sopra il camino, sulla cappa è dipinta Diana sul suo carro e sulla testa reca una mezzaluna, parziale simbolo allusivo dello stemma della badessa composto da tre mezzelune.
La volta è immaginata come se fosse un pergolato con sottostanti tondi da cui si affacciano dei putti in diversi atteggiamenti. Ancor più sotto vi sono delle lunette con inserite piccole statue, mini-sculture dove il pittore fa evidente uso di chiaro-scuro. Pur essendo spunto religioso, il tema è certamente profano, adatto a ritrovo mondano e letterario degli intellettuali invitati di Giovanna Piacenza.
Concludo notando che Correggio, sia che affronti temi sacri in vasti spazi che temi profani in spazi ridotti, persegue comunque il proprio ideale di bellezza.
E anche in questa “strada dell’arte”, perdendomi in questa contemplazione, ho incontrato emozioni e provato sensazioni straordinarie. Come sempre, l’arte mi “parla” col suo speciale linguaggio che va oltre la mia percezione e la mia limitata capacità di comprendere ma che giunge pura e intatta nel mio intimo fino a toccare la mia anima. Ma l'emozione che provo ammirando queste opere meravigliose non avrebbe senso se non fosse condivisa da chi, come me, ama l'arte in modo totale ed assoluto e nella condivisione l'emozione raddoppia.
Franci
Un abbraccio stritoloso, Franci, con gratitudine.
Franci, la tua preparazione pittorica è sempre spledida precisa ed emozionante!!
Grazie, sai quanto amore ho per la pittura, non finirei mai di leggerti.
Grazie amica MIA.