Meditation - Musica di KENNY G - One Breath
Qualche tempo fa mi sono trovata in questa stanza con gli amici della sera per la consueta chiacchieratina prima del meritato riposo e, rispondendo alla domanda che mi fece qualcuno sul perché non intervenissi nella discussione, dissi: “sto meditando”. Ne nacque un bel dibattito tra i presenti e in particolar modo tra me e Giuliano. E visto che le nostre opinioni al proposito divergevano ma potevano essere entrambe interessanti e costruttive, decidemmo di metterci a confronto scrivendo, ciascuno per proprio conto, il personale concetto di MEDITAZIONE.
Penso che esistano molteplici forme di meditazione, quella legata al senso della vita, la meditazione in ambito religioso, quella che riguarda la nostra sfera morale ed etica, quella filosofica. Ma c’è poi anche la meditazione da ragionamento che coinvolge una razionalità di azione al fine di risolvere un problema o affrontare un’avversità.
Io propendevo più per il primo gruppo di meditazioni, lasciando da parte però la meditazione religiosa. Per quanto riguarda i problemi che mi si presentano quotidianamente e ai quali devo assolutamente trovare una soluzione penso ci sia poco da meditare; se soluzione c’è è perfettamente inutile che io mediti e se invece soluzione non c’è, è lo stesso del tutto inutile.
Cerco di fare un’analisi delle mie emozioni e delle motivazioni che a volte mi spingono ad agire in un certo modo, faccio insomma una meditazione legata più all’anima e allo spirito che alla reazione della mente che d’istinto mette in moto l’azione.
Sul senso della vita elucubro spesso e tanto ci sarebbe da dire e le domande che mi pongo sono infinite. Qual è il fine dell’uomo e l’essenza della sua mente? Premesso che tutti gli esseri umani sono nati uguali e liberi, non credo che l’uomo sia stato creato per ammassare ricchezze o per creare lotte e mantenere rancori.
Non mi spingo mai a considerare il limite estremo della capacità umana nel produrre guerre ma guardo al mio “orticello”, cioè alle persone che mi circondano. Posso affermare in tutta sincerità di volere il bene di tutti? Certo, io desidero ardentemente il bene delle persone che amo, ma gli altri? Se vedo un’ingiustizia ho la forza, il coraggio e la capacità di intervenire a favore del più debole? Non è la letteratura né l’abbondanza di sapere che fa l’uomo ma la sua educazione alla vita reale.
Non serve essere supereroi, non basta avere tre lauree e onorificenze a iosa, ma è necessario imparare l’arte di vivere in armonia ed amicizia con tutti i nostri simili vivendo in solidarietà e lavorando per il bene comune. Per fare questo non servono i partiti politici, basterebbe ascoltare la propria coscienza.
Ecco che entrano in gioco regole come fare da sé ma cooperare, nonviolenza e autodifesa, lottare anche se si è soli, ricchezza e povertà, progresso materiale e progresso morale, onestà negli affari, relazione fra diritti e doveri, la tolleranza come regola di vita, avere il coraggio di ammettere i propri errori, coltivare e incrementare gli affetti con la fiducia.
E nel mio meditare cerco di trattenere gli impulsi che mi spingono all’immediata azione ma cerco di riflettere sui motivi che hanno spinto il mio prossimo a compiere un atto o a fare una certa affermazione. Con questo meccanismo mentale metto in moto la comprensione.
Insomma, non si può pensare di avere sempre ragione. Se ci capita di avere contrasti in famiglia, di urtarci coi colleghi di lavoro, di scontrarci col vicino di casa, di litigare con la moglie o il marito, con i genitori o i figli, di azzuffarci con il solito autista prepotente, di andare in disaccordo con gli amici, di entrare in conflitto col mondo intero fermiamoci a riflettere: forse un po’ di colpa l’abbiamo anche noi, non sempre e solo gli altri. Meditiamo su questo.
Ora mi interesserebbe conoscere il vostro parere e se, secondo voi, io ho fatto un’introspezione o una meditazione. Grazie.
Accolto l’invito di Franci, con queste poche righe esprimo le mie considerazioni sulla meditazione.
Da parte mia mi sono chiesto: quali benefici l’uomo occidentale può trarre da una pratica come la meditazione, così lontana nel nostro modo di essere, di vivere.
Esistono molti metodi, probabilmente le pratiche della meditazione assumono una connotazione diversa in base alla religione cui appartengono, ma sostanzialmente la base dovrebbe essere comune, più o meno queste:
allenamento della mente, liberarla da pensieri e paure, controllo del proprio corpo, esercizi di respirazione, concentrazione e gioia di vivere.(!?)
Sono abituato a essere pratico e allora domando:
Ho un problema da risolvere dopo aver fatto meditazione, liberata la mente, è più facile la sua risoluzione? O è meglio pensare a quale sia il modo migliore di uscirne?
Esercizi di respirazione apnea ci sono tecniche, scientifiche, di respirazione e rilassamento, con tanto di allenamento dei muscoli che regolano la respirazione.
Concentrazione, chi ha mansioni particolari è sempre concentrato (anche un portiere di una squadra di calcio lo è).
Controllo del corpo si ottiene con lo sport.
Gioia di vivere…non c’è bisogno di ommm ommm ommm… ma di ben altro!
In conclusione preferisco pensare, perché è un’azione che si fa sempre ogni volta che si svolge un’attività cerebrale; si riflette, si analizza e si ripensa a un avvenimento, a quello che devi risolvere, mentre la meditazione è qualcosa di astratto come l’amore o il perché della vita.
Una mente allenata non invecchia.
I primi problemi di attenzione e velocità del pensiero si manifestano già a 60 anni, quelli di memoria intorno ai 65 e quelli di ragionamento complesso intorno ai 70 anni. Per fortuna il cervello può essere tenuto in allenamento e più si usa meglio funziona.
(fonte Web)
Secondo me la meditazione non è una filosofia né una religione, bensì un modo di vivere cercando di dimenticare i problemi quotidiani, senza però risolverli.
Ultima domanda:
Non è egoistico, liberare la mente, dimenticare il mondo e limitarsi a starsene seduti a meditare?
Ho letto per caso queste pagine, sono a casa e sfoglio internet.
Condivido quello che ha scritto Francesca.
Anche a me serve la meditazione, intesa come “prendersi del tempo per pensare prima di agire”.
E’ indispensabile.
E’ una tecnica che acquisisci col tempo.
E’ una forma di consapevolezza.
E’ un esercizio da fare a piccoli passi, un pò alla volta finchè un giorno ti accorgi che viene in automatico, senza pensarci.
E’ diventato un tuo modo di affrontare la vita.
Mi è servita per trovare serenità e accettazione dentro di me.
Ho fatto pace con tutta me stessa.
infatti dear caicco la lettura è il mio miglior svago, non è litigio. è dire ancora na volta ke il mondo è gestito dai maskietti a tante latitudini non solo de l’equatore, anke appunto ne l’ambito religioso le donne sono inferiori nei ranghi, ma non siamo tutti uguali pur nella differenza sessuale? e per cancellà da la mia vita negatività infatti me so definita lieta non vale la pena sta’ mal per meschini, la vita è bella, ma mettere nei recinti adatti ki vuole privare esseri di libertà sarà cosa buona e giusta……saluti mister
Per l’esame di coscienza, signora Lieta, io non mi rivolgevo a lei o alle donne ma a tutti in generale io per primo. Dal suo commento è evidente che lei abbia subito dei torti, e qui mi fermo non voglio entrare nello specifico.
Si tranquillizzi, non sono un sacerdote, la capisco le citazioni sono solo parole ma a volte aiutano a riflettere.
Non addossi tutte le colpe agli uomini si ricordi, ogni tanto, di…Eva!
Sia sempre combattiva ma non litigiosa, la donna psicologicamente energica colpisce molto di più.
Sfogarsi aiuta ad alleviare l’ansia che è dentro di noi, anche la scrittura può aiutare a cancellare il sopraffare delle cose negative che abbiamo nella mente.(vede non serve solo meditare)
Mi auguro che comprenda le mie parole e la saluto con simpatia.
caicco forse non hai capito i cariki ke troppe di noi donne abbiamo sulle spalle, evita di addossarci ulteriori pesi ne siamo schiacciate in questo schifoso mondo moderno maschilista e le parole delle scritture lasciale a parte, per ki non le conosce in modo ossessivo come ce le avete buttate troppo spesso addosso, ci sono anke suore ke si ribellan di dove’ fa suore api operose laboriose, cucì guanti per sacerdoti co perle su dorso, hai mai visto ke strani integralismi moderni, preti ke prendon dallo stato pensioni maggiori di onesti, spesso padri e madri di famiglia ke so quelli ke dando figli al mondo lo fanno continuà, sei un sacerdote dimostra la tua umiltà senza riempirti la bocca di parole di bibbia atavica vedi la dura realtà della maggioranza. le prediche va falle ai rikki contemploni de nullla, noi abbiam discendenti e ascendenti da aiutà, da dargli esempi di concretezza………..chiudo per ora mio sfogo, sei paul forse ciao
Sarebbe molto proficuo fare l’esame di coscienza spesso, signora Lieta, ed anche, con tanta umiltà, affinché le persone vicine a noi ci correggano.
“Se giudicheremo noi stessi, non saremo giudicati.” (I Corinzi 11:31).
Oggi andiamo tutti di fretta. Andiamo tanto di fretta che la nostra vita passa e non ce ne accorgiamo fino a quel giorno…e solo allora ci ricordiamo.
La coscienza è una suocera le cui visite non finiscono mai.
Henry Louis Mencken
l’esame di coscienza ben venga quando è supportato da vere necessità e non da troppi scrupoli, alcuni non se ne fanno proprio e quelli dovrebbe esse quelli ke devon medità ma loro so divini baccanti va be sconcludo un po’ ciao
Meditare non significa imporre uno stato di vuoto alla mente, uno stato senza pensiero né movimento mentale. La meditazione non ha niente a che fare con il fatto di creare un vuoto volontario nella mente: meditare non vuol dire bloccare il movimento dei pensieri, ma restare in uno stato in cui questi pensieri non fanno presa. Se non ci fossero pensieri o movimento concettuale nella mente, chi mediterebbe?
Meditare cercando qualcosa di più all’esterno porta all’insoddisfazione. invece liberarci da ciò che ingombra la mente volgendoci all’interno:
introspezione.
Come scrive,giustamente la signora Rosaria,guardarsi dentro: conoscere sé stessi è basilare per poi affrontare il mondo esterno e per riuscire a gestire il proprio comportamento in maniera degna di un essere umano.
Se lo vogliamo tradurre in parole povere :fare un esame di coscienza.
Secondo me c’è una differenza abbastanza netta tra “meditazione” ed “introspezione”. La meditazione è un qualcosa che ci porta a riflettere non solo su cio’ che è all’interno di noi stessi, ma anche su cio’ che è al di fuori di noi (come oggetti, immagini ecc)
L’introspezione, come suggerisce la stessa parola, riguarda, invece, prettamente una riflessione su cio’ che è dentro di noi (guardarsi dentro), cioè in poche parole si analizza la propria interiorità, rappresentata dai sentimenti, dalle emozioni, dai desideri ecc
ahahha ele anke io purtroppo ora nei miei stati di allentata corsa forzata forse medito ciao
io medito, medito medito.
e fino a ieri non non me ne rendevo conto
buongiorno…………..certo è una bella cosa meditare noi occidentali non sappiamo farlio se non andiamo in centri……….e importante rilassasi parlare con noi stessi ma la nostra cukltura ci fa correre……..che dire meditate meditate
ma bisogna averne il tempo, ki lo fa troppo e per me è un lazzarone e ki non se lo può permettere, ne ho conosciuti purtroppo di essere subliminali e quei ke ho conosciusti io so c.s.i ciao
Guardo sempre le parole nel loro etimo ,perchè da come nascono si comprende meglio il loro significato.
“Meditare” dal latino “mediari”(intransitivo del verbo mederi) che vuol dire “medicare” …medicare il pensiero? Riflettere…ripensare…poi ha preso valenze di tipo religioso e trascendentale.
Personalmente apprezzo tutte e due le versioni ,propendendo maggiormente per Francesca. L’introspezione, la “meditazione” è necessaria non solo per risolvere problemi o per esercitarci al rilassamento , ma per “parlare” con noi stessi, per “medicare” le ferite dell’anima, per ponderare sulle cose .
Forse è un esercizio che dovremmo fare più spesso.