Nessuno si spaventi per questa parolona, "fisiognomica" che sembra uscita da un trattato scientifico e che invece è più semplice di quanto si pensi.
Nell'ultima lezione di storia dell'arte, la prof. (quella "santa donna"), ha spiegato, con facilità di linguaggio e con estrema chiarezza, in modo che io definisco "caroliano" (da Flavio Caroli, il mio mito di storia dell'arte, il mio mentore), come la forza spirituale dell'inconscio guidi le azioni umane modificando l'aspetto fisico, i lineamenti e soprattutto le espressioni del volto. Ritornando a casa, sazia e soddisfatta da tanta "virtute e canoscenza" acquisite, mi fermai alla prima libreria e acquistai il libro di Caroli che tratta proprio questo argomento, per approfondire questo interessante tema.
I moti dell’animo che modificano i tratti del volto danno vita alla scienza fisiognomica sia in campo artistico che psicologico. Leonardo fu scopritore di questo continente sconosciuto usando, come strumento, la pittura.
Ma è questo un tema che ha percorsi vastissimi. Io, che ho poche capacità di dettagliare ma soprattutto di produrre un sunto di tale materia mi limiterò a fare brevi analisi su alcuni dipinti.
Una fanciulla cremonese, poco più che ventenne, prende un pezzo di carta, una matita nera e un carboncino e traccia uno schizzo che finisce sotto gli occhi di un ciclope dell’arte, quel Michelangelo fiorentino. Percependo talento nel disegno della ragazza, il Buonarroti contatta il padre Amilcare, il quale, non intuendo subito il desiderio di protezione del grande artista, ha avuto l’ardire di chiedergli alcuni suoi disegni per farli colorare dalla figlia. Ma ve l'immaginate? Mi viene da sorridere al solo pensiero! Avrete capito, a questo punto che si trattava di Sofonisba Anguissola e del suo disegno “Fanciullo morso da un gambero”.
Fu questo il primo istante in cui si rappresentava, nella storia della pittura, un lancinante moto di dolore fisico che si trasmette alle fattezze del volto esplodendo nell’urlo.
Siamo nella metà del ‘500 e l’altro “immenso” Michelangelo, il Merisi, o da Caravaggio, riprenderà l’intuito della pittrice lombarda con il suo dipinto “Ragazzo morso da un ramarro”.
In questo dipinto, i moti dell’anima rivelano una componente espressiva molto intensa. Dapprima vi è una reazione di sorpresa seguita da un realismo drammatico provocato dal dolore fisico.
L’orrore compare nell’urlante bocca spalancata cedendo il posto ad una nota di disgusto che si intuisce nell’atto di ritrarsi del personaggio.
Complimenti Francesca !
Mi è piaciuto molto il tuo articolo, mi sto avvicinando alla fisiognomica ed il tuo lavoro e gli esempi mi sono stati utili e chirificatori. in particolare vorrei approfondire lo studio dell’anima al volto mi potresti aiutare ? Grazie e in bocca al luponper i tuoi prossimi lavori !
Bell’articolo.
Sì i pittori, gli scultori conoscono la fisiognomica e i volti che ritraggono, i corpi che scolpiscono ‘parlano’.
Dell’articolo mi sono piaciuti soprattutto gli esempi:
il quadro, la scultura e a lato la spiegazione dei moti dell’animo che emergono dai tratti del volto, dalle scanalature del corpo incise nella pietra.
Complimenti a chi l’ha scritto!
Faccio ammenda a Giovanna per l’involontaria svista e confermo le sue precisazioni.
Signor Spitz, più che il sorriso riterrei sintomi di assoluta sincerità, gli occhi.
Gli occhi parlano, gli occhi raccontano, gli occhi abbagliano, gli occhi rivelano. Basta saperli ascoltare, basta saperli leggere. Gli occhi non mentono mai. Può mentire la voce, l’atteggiamento, il tono, lo sguardo. Possono mentire le mani, ma gli occhi no. Questa, per me, è una teoria inconfutabile.
Grazie e buon pomeriggio a Lei.
Franci, per quanto riguarda “la pittura al femminile”, forse ricorderai che incominciai a mostrarla, in Parliamone, con Artemisia Gentileschi,nel giugno 2009, poi con Elisabetta Sirani nel marzo 2010. Come vedi, ne abbiamo trattato da tempo e, naturalmente, occorrerebbe continuare, dando particolare risalto alle immani difficoltà che le donne hanno sempre incontrato misurandosi con aspetti ritenuti da sempre appannaggio maschile in assoluto!!!….
Altro tema interessante: la fisiognomica.
Leonardo, nel suo trattato sulla pittura, consiglia ai pittori di osservare “i moti delle parti del volto:
“Farai delle figure in tale atto, il quale sia sufficiente a dimostrare quello che la figura ha nell’animo: altrimenti la tua arte non sarà laudabile.”
Esistono sei espressioni universali: la tristezza, l’ira, la gioia, la paura, il disgusto e la sorpresa.
Charles Darwin è stato il primo a suggerire le espressioni facciali come linguaggio universale.
L’espressione più facile da riconoscere in assoluto è il sorriso sincero, il bagliore della felicità, ed è un sorriso inconfondibile.
Ultimamente queste teorie sono contestate, ma che mondo sarebbe senza i contestatori?
Per l’autrice:
La passione è amore incondizionato per quello che scrive.
Buona giornata a tutti.
Spitz
Un grazie ad Alba ed Anna.
P.S. per Alba: so che aspetti, da tempo, un mio articolo sulla Reggia di Venaria (..spero di non sbagliarmi!!…uh..uh). Prossimamente…dopo lezione sul campo! Ciao
Giuliano, sulla Sofonisba Anguissola c’è un bel pezzo scritto circa un anno fa da un amico di Eldy, Francesco (Ofonio) all’interno di un articolo che trattava la “Pittura al Femminile”. Questo ne è infatti il titolo per chi volesse visionarlo, sempre in questo blog.
E quale complimento migliore poteva ricevere un’artista come lei da un maestro come van Dyck?
Io mi prendo i tuoi, grazie.
Caro Fernando, quando si parla di arte si parla di VITA. L’arte è cultura, scienza, storia, psicologia, emozione, divertimento, sociologia, pensiero, estetica e chi più ne ha più ne metta. E il teatro è una delle massime espressioni artistiche che questa forma di vita possa offrirci, tu ne conosci bene il senso.
Grazie e un abbraccio. A presto, amico mio.
Franco, grazie innanzitutto. Ho avuto modo di ammirare il dipinto “Ragazzo morso da un ramarro” alcuni anni fa ad Alba, cittadina del cuneese che ha dato i natali a Roberto Longhi, un amante e studioso delle opere e della vita di Caravaggio. E’, appunto, la Fondazione Longhi di Firenze che conserva l’originale di questa tela. Ne esiste un’altra, alla National Gallery di Londra, che ho potuto vedere anni or sono, ma è soltanto “attribuita” al pittore lombardo, pare sia opera di un suo allievo. Grazie del suggerimento per Rimini, ne sono a conoscenza ed è nell’elenco-mostre della mia agenda. Castel Sismondo (o Rocca Malatestiana) da tempo conoscono i miei passi. E anche se non amo molto l’astrattismo di Kandinsky vale la pena di lasciarsi trasportare nella pittura italiana dal ‘400 al ‘600 e in quella fiamminga di Vermeer, e tanto altro ancora.
Franci come solito bravissima!
Ti consiglio due mostre che ho visto in questi giorni, quella al MAR di Ravenna “miserie e splendori della carne” dove puoi ammirare lo spelendido “ragazzo morso da un ramarro ” di Caravaggio, che hai proposto giustamente parlando di fisiognomica. Poi la mostra di Rimini “da Vermer a Kandinsky ” ,veramente eccezionale !
Articolo veramente interessante, complimenti.
Io credo molto alle espressioni facciali che modificano il nostro viso, questo sì. Dalle espressioni, diciamo dalle rughe, si possono capire probabilmente alcune cose caratteriali di una persona.
La prof. di storia dell’arte sarà brava a spiegare, l’allieva apprende bene e ritrasmette con passione, grazie anche al suo entusiasmo…
Gli artisti mi erano abbastanza noti, di nome, ma la signora Sofonisba era per me sconosciuta.
Sono andato subito a documentarmi e ho trovato quest’aneddoto che dice molto sulla bravura di questa donna:
Il pittore fiammingo Anthony Van Dyck, che soggiornò in Italia per studiare l’arte della pittura, ebbe modo di conoscerla ormai ottantenne e cieca e disse:
” Ho imparato di più sull’arte del colore da questa cieca che da tutti gli altri pittori vedenti”.
Sei sempre alla ricerca di nuovi argomenti interessanti,
anche in teatro si cercano i caratteristi legati alle ricerche di Lombroso- il bello -il brutto- il cattivo-
Sei sempre insuperabile amica mia. un abbraccio.
leggendo la parola fisiognomia ho pensato che sarà mai?
poi leggere che è cibo della mente ti fa capire che è la mimica faciale, allora non vi era macchina fotografica per fermare un momento di vita e il pittore usava il suo ingegno, mettendo con un penello le espressioni del volto sembra che parlano se chiudi gli occhi senti la voce in base al ritratto.
mi ha affascinato il mangiatore di faggioli mi sembrava di vedere la scena, una osteria dell’ottocento morto di fame tanto da tenersi il pane con un pugno stretto.
l’ubriaco senza denti che rispecchia la vita dei poveri il solo rimedio è il vino.
L’estasi di Santa Teresa io la vedo come una partoriente che sa di soffrire per amore
Ringrazio Lorenzo, Giovanna, Francesco e Angelo ma il merito è della mia prof. di storia dell’arte che è bravissima a spiegare e sa colmare tutte le mie lacune, che sono tante. E poi ci accompagna spesso a far lezione “sul campo” che è la cosa che più mi appassiona in assoluto.
Franci un bell’argomento, interessante e da valutare come arte realistica. L’espressioni e gli atteggiamenti delle figure fanno leggere il dipinto più profondamente, dando il senzo del segnificato.
Lorenzo,sono totalmente daccordo con te,e anch’io leggendo,..e conscio della mia pochezza mi inchino a tanta scienza e..canoscenza..
Franci, molto bello il tuo articolo sulla Fisiognomica. Seguo spesso il Prof. Caroli, da Fazio. E’ una persona piacevolissima e… preparatissima. Ieri sera ha parlato di Andy Wahrol: riesce a renderti gradevole anche chi non hai mai considerato importante.
Complimenti ancora, contiua così. Un abbraccio
Una meraviglia, Franci, per la scelta dei quadri e per il testo. Rimugino sulla mia pochezza.