I terribili avvenimenti di questo ultimo mese dovuti al sisma che, oltre alla distruzione di case e fabbriche, ha seminato tragedie luttuose in Emilia, provocando distruzioni e danneggiamenti ad opere d’arte preziose come la città-gioiello rinascimentale di Mirandola, signoria dei Pico che diede i natali al famoso scienziato Giovanni Pico della Mirandola, la distruzione quasi totale del Duomo tardo-gotico, mi hanno fatto riflettere su questo prezioso patrimonio perso, forse per sempre e che, difficilmente si potrà recuperare, anche in parte.
Penso anche alle chiese di Finale Emilia, ai loro pregiatissimi stucchi settecenteschi, agli affreschi del Guercino e del Carracci, alle sculture lignee del Seicento, alle ceramiche arcaiche del museo del Castello, alla Torre dell’Orologio che contiene la campana di San Zenone, patrono di Finale. Penso a tutto questo patrimonio artistico, culturale, architettonico, opere di incomparabile valore senza più speranza di rinascere e di essere ammirate dagli amanti dell’arte a me simili.
Ma voglio interrompere il mio pensiero negativo convincendomi che, al di là delle distruzioni inevitabili, l’arte finirebbe soltanto se sparisse l’intera umanità. E allora lascio l’inquietudine e permetto alla mia memoria di spaziare, a ritroso nel tempo, percorrendo in una carrellata veloce, gli ultimi settecento anni della nostra storia artistica.
Dal 1300 in poi tutte le innovazioni più significative in campo artistico avvengono tra la fine di un secolo e l’inizio del successivo.
All’inizio del Trecento Giotto dipinge
la Cappella degli Scrovegni
a Padova e per quasi un secolo
tutta l’arte è giottesca.
All’inizio del Quattrocento
Brunelleschi progetta la cupola del
Duomo di Firenze
all’inizio del Cinquecento
Michelangelo dipinge la
Cappella Sistina e vi sono i
capolavori di Giorgione e
di Tiziano.
Nel Seicento Caravaggio segna l’apoteosi
del barocco.
Nel Settecento Tiepolo esplode nella
decorazione del Palazzo Arcivescovile di
Udine
e così via..
E per il nostro nuovo millennio? Più che di creazione parlerei di distruzione. L’immagine più evidente e disastrosa è il crollo delle due torri nel 2001, ma anche l’abbattimento dei Buddha da parte dei talebani, il crollo della volta della Basilica di Assisi e, successivamente delle chiese rinascimentali dell’Emilia, tutto opera dei terremoti. Perché quello che non distrugge l’uomo lo distrugge la natura.
Basta guardare come vengono trattate le opere d’arte dall’uomo.
Atti di vandalismo sono all’ordine del giorno. Tele lacerate da squilibrati sotto l’effetto di sostanze tossiche o in stato di ebbrezza.
Sculture di inestimabile valore artistico prese a martellate da squilibrati in raptus di follia. Fontane colorate, attacchi con bombolette spray, taglierini, liquidi infiammabili. Senza contare che parecchia gente usa i monumenti per fare pic-nic, schiacciare un pisolino, immergere i piedi e bivaccare senza ritegno.
Nadia (Neve)
fortunatamente io non sono a conoscenza di queste persone, che certamente non stimerei, anzi difronte a un quadro o solamente difronte a un rudere antico, io mi inteneresco come avessi un bambino in braccio.
E’ un dolore certamente Alba, quando si perdono opere d’arte, come no! Ma non sono d’accordo quando dici che chi non ama l’arte non ha un cuore sensibile.
Tutti qui sanno che non ”amo” l’arte ma questo non vuol dire che non sono sensibile. Al contrario, invece, conosco persone che amano fortemente l’arte e non amano per niente l’essere umano. Riescono a pensare solamente a se stessi e all’arte, per l’appunto.
La tua affermazione mi sembra troppo azzardata!
Con affetto.
Chi non ama l’arte non ha un cuore sensibile,il dolore lo proviamo difronte alla perdita di una vita umana come alla rovina di un’opera d’arte, tutte e due non torneranno più indietro.
io amo i borghi medievali,dove con la mente galloppo ai tempi lontani, alla fatica dell’uomo che con mezzi primitivi creava opere che ancora ammiriamo.
Anche questo che in confronto all’uomo non è niente, se muore è sempre un dolore
Pasquino, ho incontrato artisti di strada che nulla hanno da invidiare ai più famosi(e fortunati) cantanti, musicisti, acrobati, ballerini e quant’altro. Ho visto alcuni “madonnari” dipingere volti di donna che non erano secondi alle “madonne” di Raffaello. E bene fai tu a protestare contro chi vuol rendere tristi le piazze, sequestrare la fantasia, imbavagliare il pensiero e l’estro e rendere tutto nero.
Anche la strada può diventare lo studio di un artista, e chi si scandalizza non ha capito niente.
Franco, sapessi quanto mi piace quando sento dire che ovunque si scavi si trovano reperti storici. Ne vado pazza! Ma stiamo già maturando, ne sono certa. E la mia non è una battaglia ma un piacere che condivido con molte persone.
Ciao, un abbraccio da una fanatica-innamorata….!
Si Lorenzo, certo che dobbiamo continuare a sperare e ad essere ottimisti. L’abbiamo visto e imparato dalla gente che sta vivendo in prima persona e sulla propria pelle la tragedia. So che forse la distruzione delle opere d’arte può sembrare meno importante delle tragedie umane ma io, considero anche quello e come dice giustamente Ugo, “le bellezze create da alcuni uomini (geni) resistono alla bestialità di molti”.
Grazie ad entrambi.
Questa lunga pasquinata, dedicata agli artisti di strada, quasi messi al bando dalla giunta Alemanno.Non credo sia fuori tema sempre Arte è!
L’ARTE E’ VITA
Agire sulla strada
con l’arte nella voce,
nel gesto, perché vada
un messaggio veloce
per render più sicura
la Città, senza paura.
Una spettral visione
di marca Campidoglio,
ha come soluzione
un solo motto: “Voglio
affamare l’artista,
arricchir il barista!”
Così, se cittadini
non sudditi, turisti
son sempre più vicini
a tutti gli artisti,
dall’alto d’uno scranno
v’è chi vuole far danno.
Musica, canti, cori,
mimica, statue vive,
le recite, son fuori
da quelle prospettive
dal sindaco-pensiero
senza colori, nero.
Artisti della strada
quali poveri Cristi?
No! Sulla croce vada
chi vuole render tristi
le piazze, senza canti,
piene di ristoranti.
Chi vuole sequestrare
strumenti, ma non solo,
chi vuole pur fermare
la fantasia, quel volo
che getta nel terrore
un mini-dittatore.
Loro progetto? Quello
di limitarci pure
nell’uso del cervello,
cercando coperture
nelle stanze nascoste,
ove non dan risposte.
Vogliam che vinca questa
visione medievale?
No, non si può! La festa
della strada che vale
ci rende più sicuri
d’abbatter certi muri.
Una volta ho sentito un costruttore dire con disappunto, …”in Italia non si può scavare un buco in terra che ne esce un capitello , una tomba etrusca, una statua o un’anfora romana…è una indecenza. Non capiva che l’indecente era lui! Franci matureremo, non ti preoccupare, tu continua la tua battaglia .
fortunatamente le bellezze create da alkuni uomini (geni), resistono alla bestialità di molti.
Sì, Francesca, il tuo è un grido alto, accorato, un richiamo all’umanità, alla bellezza, alla ragione del genere umano.C’è da essere ottimisti? Io penso di sì, alla fine. Abbiamo avuto fatti allucinanti in passato, e anche oggi, purtroppo. Ma possiamo e dobbiamo sperare.