Leggendo l'articolo sul Venerdì di Repubblica di Valentina Farinaccio , mi sono chiesto se è giusto che parole come selfie, twittare , taggare ecc. entrino nei dizionari della lingua italiana ,come possibili parole di uso comune. La giornalista dice ..." Se vostro figlio scrivesse in un compito che un autoritratto di Van Gogh è nient'altro che un selfie...lo sgridereste ? E il suo insegnante, come la prenderebbe ? "
Personalmente mi scandalizzerei , ma si sa sono vecchio e mi innervosiscono anche tutte le k sparpagliate ovunque, gli X (per), gli anglicismi e i politicismi usati a man bassa ecc. Abbiamo una bellissima lingua , armoniosa e ricchissima di termini , ma perché storpiarla a quel modo ?
La giornalista continua scrivendo che ..." skuole .net (già quel k mi fa girare le p....) ...ha pubblicato una lista di sette parole che accolte dai dizionari ed entrate nella routine del parlato , non dovrebbero più essere malviste dai professori , ma ben accette in compiti scritti e saggi . Le parole sono : selfie - taggare - twittare - postare - bannare - googlare - twerking.
Rosa Mauro, docente e sociologa ...dice " Certe parola entrano nei dizionari perché devono essere condivise da tutti, ma è importante che restino ESPRESSIONI GERGALI. Il parlato ha le sue regole ,diverse da quello scritto ".
Sono assolutamente d'accordo con la professoressa , in uno scritto è impensabile dire "mi sono fatto un selfie" ,quando abbiamo altri modi per esprimerci es. " mi sono fatto un autoscatto " o meglio "mi sono scattato una foto".
Marco Lodoli , scrittore e insegnante di italiano va oltre " Il problema nasce quando si parla di bannare , taggare , ma non si è in grado di capire un sonetto del Petrarca. La lingua è un patrimonio conoscitivo ,se la si svende sulla prima bancarella si rischia l'impoverimento. Sapete perché un autoritratto di Van Gogh non può essere l'antenato del selfie ?Perché il selfie non va a fondo , esclude il mondo interiore , fotografa solo la superfice".
"Le parole sono importanti ....come gridava Nanni Moretti ....in "palombella rossa "!!!!!! E non c'è peggior nemico della lingua italiana calda, completa , armoniosa e musicale dei neologismi di quel genere.
Personalmente mi indigno quando leggo frasi costellate da queste "parole moderne" e mi può anche capitare di esprimere con chiara durezza il mio parere ........al limite.....mi bannerete eh eh eh eh !!!!
Franco
Bravo Franco, condivido . Mi hanno sempre detto che quando si scrive il dizionario dovrebbe essere sempre sulla scrivania.Ad una trasmissione di qualche tempo fa,( La domenica mattina alla TV c’è un illustre personaggio che non ricordo il nome ) diceva che molti segnanti , dovrebbero fare dei corsi di italiano. Cosa grave.E soprattutto, consigliava di evitare tutte definizioni come riportavi nel testo.
Dobbiamo urlare tuttiche in italia, nella nostra nazione e nei nostri confini, vogliamo parlare italianoe solo italiano.
Non ci aiuta neppure il Presidente del Consiglio Matteo Renzi con il suo “jobs Act” quando avrebbe potuto dire “Riforma del lavoro”
C’è da ricordare la politica linguistica del Fascismoche ha messo al bandoogni parola straniera. Una volta si diceva che i politici parlano il politichese, ora parlano anzi vorebbero parlare l’inglese, questo sempre per complicare le cose.
Più che una convinzione la mia è una speranza. Speranza che questo modo, scorretto e assurdo, di esprimersi abbia vita breve. Ma so di sbagliarmi perchè anche se ciò avvenisse, per una strana e artificiosa alchimia, sono certa che quelle parole verrebbero sostituite da altre, sempre più incomprensibili, anzi inutili direi. Il nostro vocabolario è più che fornito! Usatelo ragazzi e voi, insegnanti, pretendete che i vostri alunni non usino “xkè” al posto di “perchè”, “6 stato” al posto di “sei stato”, “cmq” al posto di “comunque” ecc… E’ orribile tutto questo. Vedo già la povera lingua italiana affossarsi sotto macerie causate da…”swampamenti”..
Vorrei proporvi un caso esplicativo….un aforisma del grande scrittore Daniel Pennac:
” Ho fatto delle foto . Ho fotografato invece di parlare. Ho fotografato per non dimenticare. Per non smetter di guardare”.
traduciamolo con linguaggio “moderno”:
“Ho fatto un selfie. Ho fatto un selfie invece di parlare . Ho fatto un selfie per non dimenticare. Per non smettere di guardare.”
Ma mi spingo oltre con uno stralcio:
“Ho fotografato per non dimenticare”
“Ho fatto un selfie x nn dimentikare”.
Di queste amenità ne possiamo inventare quante ne vogliamo e non sarebbe male perchè solo così , con il confronto ,si può cogliere il cattivo gusto.
Non so se ha ragione Francesca dicendo che è moda e che avranno vita breve…… ho paura che invecer siano come le ciliege ….”una tira l’altra”!.
“Qualunquemente” la pensiate sono d’accordo con Franco, la parola ha un valore immenso, va rispettata ed usata con cautela e prudenza….Per ora ho lasciato un piccolo pensiero,tornerò sull’argomento!
Bannare te (ops scusa, bandire..), Franco? Ma neanche per idea, non ci pensiamo proprio. Scherzi a parte, anch’io detesto i neologismi, stanno sostituendo una delle lingue più belle e armoniche esistenti al mondo: l’ITALIANO! D’accordo, il linguaggio evolve rapidamente e tutti vogliono essere in sintonia con i mutamenti usando quei termini di “nuova” generazione (per non sentirsi antiquati, fuori dal mondo ecc..). Ma io mi pongo un interrogativo. Quanto possono durare queste nuove parole? Credo che molte di esse siano destinate a sparire con la stessa facilità con cui sono comparse, perchè rimangono confinate nell’ambito delle mode “culturali” (..culturali..?? Mah..!!). Allora cari amici, cerchiamo di non “imbastardire” il bel linguaggio che abbiamo avuto in “dotazione” quando siamo nati e che abbiamo perfezionato nelle aule scolastiche. Piuttosto aumentiamone il rigore e la precisione, per non far dolere ulteriormente la nostra bella lingua.